Il CSC – Cineteca Nazionale è presente al Cinema Ritrovato, tra i più importanti appuntamenti internazionali dedicati alla valorizzazione del cinema di patrimonio, promosso dalla Cineteca di Bologna, con due importanti restauri nella sezione “Ritrovati e restaurati”. Sabato 25 giugno sarà presentato Nostalghia di Andrej Tarkovskij; il restauro è stato realizzato a partire dai negativi scena e colonna messi a disposizione da Rai Cinema S.p.A. e il direttore della fotografia del film Giuseppe Lanci ha supervisionato le lavorazioni di color correction. Introducono la proiezione il presidente del CSC Marta Donzelli, il Conservatore del CSC – Cineteca Nazionale Alberto Anile, l’autore della fotografia e della supervisione al restauro Giuseppe Lanci e Andrej A. Tarkovskij.
Il Conservatore del CSC sul restauro di Nostalghia di Andrej Tarkovskij: Voi non capite niente della Russia”, dice Oleg Jankovskij all’inizio del film. In un momento fra i più difficili per la reciproca comprensione, Nostalghia ci offre della Russia il lato più alto ed esoterico, e dopo quasi quarant’anni ci sfida di nuovo a decifrarlo. La trama, se così si può chiamare, racconta di un poeta russo (Jankovskij) che cerca in Italia tracce di un antico compatriota musicista. Schiacciato dalla lontananza dalla patria e dalla famiglia, resta insensibile alle grazie della sua interprete, la botticelliana Eugenia (Domiziana Giordano), mentre porge orecchio alle profondità del folle Domenico (Erland Josephson). Finisce male: Domenico si dà fuoco a piazza del Campidoglio mentre il poeta russo crolla esanime dopo essere riuscito a percorrere una vasca termale con una candela accesa. Questa è la fabula, il contenuto vero racconta un’altra storia. Lento e denso come una preghiera, il penultimo film di Andrej Tarkovskij è il poema della lontananza e della fede, l’addio del regista a una patria difficile e ingrata, il suo personale elogio della follia, e un incantevole manifesto contro la dittatura della bellezza, scolpito su location mesmerizzanti: la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino, le rovine dell’Abbazia di San Galgano, la cripta di San Pietro a Tuscania, la città arroccata di Calcata, la vasca termale di Bagno Vignoni. Inquadrature geometriche, sguardi in macchina, colonna sonora intrisa di canti, gocciolii, latrati, mentre la scena è continuamente allagata di pioggia, neve, acque termali, pozzanghere, ora in bianco e nero, ora a colori, ora con mezze tinte. Restauro difficilissimo questo della Cineteca Nazionale, reso possibile grazie a Beppe Lanci, il direttore della fotografia del film, che ha seguito e curato i lavori. Il risultato è un canto di lode alla vita, alla poesia, all’amore coniugale, a Dio. Meglio: la fiducia in qualcosa di superiore, a prescindere dal fatto che ci sia davvero. Come grida Domenico arrampicato sulla statua di Marco Aurelio, “qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi. Non importa se poi non le costruiremo, bisogna alimentare il desiderio.