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Pubblicato il nuovo numero di “Bianco e Nero”, il 605, dedicato a Gianni Amelio
Centro Sperimentale di Cinematografia
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02 Maggio 2023


E’ disponibile in libreria e nel nostro bookshop il nuovo numero di “Bianco e Nero”, il 605, intitolato Gianni Amelio. Le chiavi del cinema e curato da Emanuela Martini. Pubblichiamo qui l'editoriale di Alberto Crespi, direttore della rivista.

Prima, durante, dopo il cinema. Gianni Amelio e un amore che non finisce mai

Dopo i numeri dedicati a Liliana Cavani e alla coppia composta da Marco Bellocchio e Francesca Calvelli, «Bianco e Nero» continua nella sua indagine sul cinema italiano con­temporaneo, che è anche un modo di celebrare le eccellenze del Centro Sperimentale di Cinematografia (che assieme a Edizioni Sabinae edita la rivista […]). Nel caso di Cavani, Bellocchio e Calvelli ci trovavamo di fronte a tre diplomati del CSC; nel caso di Gianni Amelio, si tratta di un grande regista che è stato anche, a più riprese – e come la stessa Calvelli –, insegnante nella scuola di via Tuscolana. Un’esperienza che Amelio stesso definisce formativa ed emozionante. Nella lunga intervista che ha con­cesso al sottoscritto e a Emanuela Martini, che cura questo numero dopo aver scritto il “Castoro Cinema” a lui dedicato e dopo aver lavorato al suo fianco per quattro anni al Torino Film Festival, Amelio dice: «Da giovane non ho nemmeno provato a entrare nella scuola, perché non avevo i mezzi per mantenermi a Roma. Ma ai tempi del liceo in realtà non sognavo di diventare regista, sognavo di frequentare il CSC. Ed ero abbonato a “Bianco e Nero”... Dopo Colpire al cuore, quando Giovanni Grazzini mi ha chiamato per un ruolo da insegnante, ho vissuto un’emozione difficile da raccontare». E più avanti analizza il difficile lavoro di insegnante di Regia, tema al quale ha dedicato un libro scritto a quattro mani con Francesco Munzi, suo allievo: L’ora di regia (pubblicato dal CSC e Rubbettino nel 2016): «Non esistono due registi che insegnino allo stesso modo. La regia è un mestiere misterioso, che “non si tocca”, mentre se studi montaggio tocchi la mo­viola, se studi fotografia tocchi la macchina da presa, per non parlare del suono, dei co­stumi, delle scenografie... Ma proprio perché la regia non si tocca, ci sono mille modi di insegnarla».

Forse, uno di questi modi è parlare. Parlare di cinema. A 360 gradi, anzi, “a 380 gradi”: il paradossale, azzeccatissimo titolo che Giuseppe Gaudino – altro magnifico regista che si è diplomato al CSC, ma in Scenografia, e che proprio come scenografo ha lavorato con Amelio – ha voluto dare all’intervento in cui rievoca la propria esperienza sui set di Il ladro di bambini e Lamerica. Per come Amelio vede il cinema, 360 gradi non bastano: ne servono almeno una ventina in più. Lavorare su questo numero ci ha confermato che per Gianni Amelio il cinema è un’arte complessa che racchiude in sé mille discipline: ovviamente la regia, ma anche la scrittura, la lettura dei romanzi dai quali a volte si parte per andare in tutt’altre direzioni, la recitazione e la complicità con gli attori, e prima an­cora la produzione, i rapporti con i finanziatori, e poi a riprese finite la promozione, la cura delle locandine e dei manifesti (per i quali Amelio ha un amore viscerale)... e a monte di tutto ciò c’è l’amore per il cinema degli altri, che Amelio ha visto, divorato e digerito, che ricorda come nessun altro, nel quale continua a vivere non con la superfi­cialità citazionista del semplice cinefilo ma con l’immersione di chi sa che il cinema e la vita tendono a sovrapporsi.

Tutto questo, conoscendolo da anni, lo sapevamo. Ma lavorando a questo numero, ab­biamo toccato con mano un altro tratto di Amelio, che Emanuela Martini già conosceva avendolo avuto come prezioso collaboratore in riviste come «Film Tv» e «Cineforum»: Gianni Amelio è il più formidabile dei redattori. Ha un occhio infallibile, è un implacabile cacciatore di refusi, non gli sfugge nulla. Se avesse voluto, avrebbe potuto fare il critico (per nostra fortuna il cinema l’ha fatto, da regista). Trattandosi di un numero dedicato a lui, è stato anche un inestimabile compagno di strada: ci ha fornito quasi tutte le foto […], e possiamo tranquillamente confessare che contributi pre­stigiosi come quelli di Marco Tullio Giordana, di Luigi Lo Cascio, di Chiara Valerio, di Franco Piersanti, di Massimiliano e Gianluca De Serio, di Daniele Vicari, di Gian Antonio Stella, del suo allievo Simone Bozzelli e del citato Giuseppe Gaudino non sarebbero stati possibili se tutti loro non avessero con Gianni un rapporto speciale. Per non parlare del disegno di Altan che chiude il presente volume e del pezzo più inaspettato e spiazzante, quello di Enrico Vanzina: un artista apparentemente lontanissimo da Amelio ma unito a lui – parole sue – da «un’inspiegabile amicizia» e da un amore appassionato per il ci­nema in tutte le sue forme, dalle più altezzose alle più popolari.

Per questo motivo, crediamo che questo numero di «Bianco e Nero» sia una nuova, entu­siasmante lezione di regia che regaliamo al pubblico e a chiunque – compresi gli studenti del CSC – vorrà approfittarne. Oltre a Emanuela Martini e allo stesso Amelio, ringraziamo di tutto cuore Claudio Iannone, fotografo di scena di molti suoi film, e i suoi fedeli uffici stampa da quasi una ventina d’anni, Viviana Ronzitti e Fabrizio Giometti. E infine, un ul­timo ringraziamento a suo figlio, Luan Amelio Ujkaj, che dal set di Lamerica in poi ha per­corso tutta la trafila per diventare direttore della fotografia di Hammamet e di Il signore delle formiche, e che ci ha concesso un’intervista a ciglio asciutto, che chiude degnamente il volume. Questo numero di «Bianco e Nero» è veramente fatto in casa: e la casa è quella di Gianni Amelio, divenuta una felice propaggine del Centro Sperimentale.

Alberto Crespi

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