“Cinema Trevi: per la retrospettiva “Alberto Grimaldi. L’arte di produrre”, martedì 10 e mercoledì 11 marzo giornate dedicate al western, con film di Sollima e Sergio Leone.”
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martedì 10
ore 17.00
Faccia a faccia (1967)
Regia: Sergio Sollima; soggetto: S. Sollima; sceneggiatura: S. Sollima, Sergio Donati; fotografia: Rafael Pacheco, Emilio Foriscot; musica: Ennio Morricone; montaggio: Eugenio Alabiso; interpreti: Gian Maria Volontè, Tomas Milian, William Berger, Jolanda Modio, Gianni Rizzo, Carole André; origine: Italia/Spagna; produzione: P.E.A., Arturo González P.C.; durata: 112'
«Secondo grandissimo western di Sergio Sollima che arriva a un anno di distanza dalla Resa dei conti con Lee van Cleef e Tomas Milian. È il film che Sollima ha amato di più. "Forse anche perché l'idea era mia, il soggetto era mio. C'erano Volonté e Milian, e poi William Berger". Gli unici rimpianti sono legati al tempo, tre ore almeno per dargli un soffio epico, ma il film, come riferisce Sollima, venne tagliato molto, perché era più lungo del previsto. Qui Milian (ancora doppiato da Pino Locchi), non fa esattamente Cuchillo, ma una specie di lontano parente capelluto e baffuto, Solomon Beauregard Bennet, un bandito legato al celebre Mucchio Selvaggio. Se la vede con Gian Maria Volonté, che è Brad Fletcher, professore di città, malatissimo, che, vicino a lui, oltre a guarire diventerà un bandito cinico e spietato [...]. Attorno ai due protagonisti che, ovviamente, arriveranno a una resa dei conti finale, un gruppo di grandi caratteristi. A cominciare da William Berger che fa l'uomo della Pinkerton, Gianni Rizzo, Rick Boyd, José Torres. Nella visione di allora una specie di capolavoro insuperabile [...]. Bellissimi i titoli di testa costruiti con immagini del film. Frasi di lancio: "1965: Per qualche dollaro in più. 1966: Il buono, il brutto, il cattivo. 1967: La resa dei conti... ed ora: Faccia a faccia. - 2 grandi interpreti per 2 indimenticabili personaggi faccia a faccia in un western sconvolgente che ha entusiasmato il pubblico". Il primo titolo era Un uomo e una colt, che verrà poi passato a un altro film della Pea, ma diretto da Tullio Demicheli» (Giusti).
Ingresso gratuito
ore 19.00
La resa dei conti (1966)
Regia: Sergio Sollima; soggetto: Franco Solinas, Fernando Morandi; sceneggiatura: Sergio Donati, S. Sollima; fotografia: Carlo Carlini; musica: Ennio Morricone; montaggio: Gaby Peñava; interpreti: Lee Van Cleef, Tomas Milian, Walter Barnes, Nieves Navarro, Gerard Herter, Maria Granada; origine: Italia/Spagna; produzione: P.E.A., Tulio Demicheli P.C.; durata: 108'
«Grande spaghetti western del periodo d'oro del genere. Tra i preferiti di Tarantino. Il primo, inoltre, che impone come protagonista Tomas Milian (doppiato da Pino Locchi) e che lancia il personaggio fondamentale di Cuchillo Sanchez, proto-Monnezza sessantottino, idolo di una generazione. Sollima, al suo primo western, non fa un sotto-Leone, ma si costruisce un suo cinema, aiutato anche da soggettisti come Franco Solinas e Sergio Donati e dalla grossa produzione Pea. Lee Van Cleef, proveniente direttamente da Per qualche dollaro in più, ne ripete il ruolo, mentre Tomas Milian aveva girato solo lo strano, affascinante The Bounty Killer, ma in una parte molto diversa, più da Actor's Studio e meno picaresca. La sua è una entrata assolutamente nuova, originale nel mondo del western e lascerà il segno. La storia, che magari è meno politicizzata di come credevamo allora, vede Lee Van Cleef (doppiato da Renato Turi) bounty killer al suo ultimo lavoro prima di entrare in politica. Deve liquidare un peone accusato di stupro. Ma non è lui il colpevole e nell'infuocato finale Lee Van Cleef capirà da che parte stare. Sollima ricorda così la genesi del film: "La mia fase western prende piede quando fui presentato da Sergio Leone al produttore Alberto Grimaldi. Era pronto il soggetto della Resa dei conti. Grimaldi ne era entusiasta e così lui aveva contattato James Coburn senza esito. All'epoca nel western gli spagnoli avevano fatto per primi quel tipo di film!. A proposito di ispanici conoscevo già Tomas Milian! Era cubano, un latino vero. A Grimaldi il soggetto era piaciuto, lo sceneggiatore Franco Solinas ci aveva lavorato precedentemente. Il primo titolo della Resa dei conti era Il falco e la preda. [...] Volonté era la scelta iniziale per il messicano, e poi c'era Van Cleef ancora sotto contratto con Grimaldi. Su Tomas Milian invece tutti erano esitanti, perché veniva dal cinema d'arte. L'ho inventato io". [...] Sollima ha più volte dichiarato che lavorò benissimo con Alberto Grimaldi e con la Pea: "Perché lavorai in condizioni davvero eccellenti, non ho mai avuto discussioni di carattere finanziario, c'è stato un rapporto davvero eccellente con Grimaldi, persona di grande civiltà". Da parte sua Grimaldi inizia con La resa dei conti un nuovo modello di produzione in accordo con la United Artists» (Giusti).
ore 21.00
Per qualche dollaro in più (1965)
Regia: Sergio Leone; soggetto: S. Leone, Fulvio Morsella [da un soggetto di Fernando Di Leo ed Enzo Dell'Aquila]; sceneggiatura: Luciano Vicenzoni, Sergio Donati, S. Leone [e Fernando Di Leo]; dialoghi: L. Vicenzoni; fotografia: Massimo Dallamano; musica: Ennio Morricone; montaggio: Eugenio Alabiso, Giorgio Serralonga; interpreti: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté, Mara Krup, Luigi Pistilli, Klaus Kinski; origine: Italia/Germania Occidentale/Spagna; produzione: P.E.A.,Constantin Film, Arturo González P.C.; durata: 132'
«Il secondo western di Sergio Leone con Clint Eastwood è anche più bello del primo. O, almeno così ci sembrò allora, di fronte allo schermo gigante coi faccioni dei nostri eroi. [...] Ovviamente non ci sono più Papi e Colombo, i due produttori di Per un pugno di dollari, con i quali Leone sta in causa. I due sostengono che il personaggio dello Straniero senza nome è roba loro, viene dal primo film. Leone risponde legandosi ad Alberto Grimaldi e alla Pea e mette in piedi questo western per fare un dispetto ai suoi due precedenti produttori, come ha raccontato più volte. [...] Ufficialmente il soggetto è firmato da Fulvio Morsella e dallo stesso Leone e si intitola Two Magnificent Strangers (o Two Magnificent Rogues), basato su un altro trattamento chiamato The Bounty Killer. Il tutto diventa Per qualche dollaro in più. [...] La sceneggiatura porta invece la firma di Sergio Donati, pubblicitario e giallista, già legato ai progetti di Papi e Colombo degli anni precedenti, e di Luciano Vincenzoni, gran professionista celebre per la sceneggiatura della Grande guerra. I due, però, per molto tempo non sanno che stanno lavorando in due allo stesso copione. E, alla fine, sui titoli dell'edizione americana, per esempio, si legge solo il nome di Vincenzoni. [...] Per qualche dollaro in più, che uscì a Natale 1965, ebbe un successo strepitoso e divenne prestissimo il film italiano più visto di ogni tempo, anche della Dolce vita.
ore 17.00
Registrazione dell'incontro di Sergio Leone con gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia (1988, durata 120' circa)
Ingresso gratuito
ore 19.00
A perdifiato - Storia di Michele Lacerenza (2007)
Regia: Giuseppe Sansonna; fotografia: Andrea Cammertoni; operatori: Valentina Summa, Elena Cappanera; origine: Italia; produzione: Cortolab Productions; produttori esecutivi: Giacomo Lacerenza, Michele Giuseppe Lacerenza, Daniele Tarantino; durata: 49'
Il trombettista Michele Lacerenza fu l'esecutore dell'indimenticabile assolo di Per un pugno di dollari. Ennio Morricone lo ricorda come «un trombettista sublime. Lo conoscevo dai tempi del conservatorio. Ho composto quell'assolo pensando al suo modo di suonare. Sergio Leone, sulle prime, voleva Ninì Rosso e Michele lo sapeva. Suonò mettendoci l'anima, con le lacrime agli occhi. E anche Sergio rimase sedotto da quel suono struggente, dall'irripetibile intensità dolorosa». Vinicio Capossela, estimatore di Leone e del suo universo musicale, rivela: «Quella tromba è lo strumento che gli invidio di più. Lacera i lunghi silenzi leoniani, come un grido che sale dalla pietra e dal deserto. La tromba del Signore chiama al giudizio le anime, quella di Lacerenza chiama alla resa dei conti». Roy Paci racconta quanto sia stato importante Lacerenza nella sua formazione di trombettista: «Quel suono lirico e infuocato mi ha sedotto fin da bambino». Lacerenza entrò nelle grandi orchestre di Gorni Kramer e Armando Trovajoli e nell'orchestra radiofonica della Rai. Seguì Josephine Baker nella sua memorabile tournee italiana. Nel 1964, dopo l'exploit di Per un pugno di dollari, divenne la tromba feticcio di moltissimi spaghetti western. La tromba di Lacerenza evoca immediatamente il West sudato e feroce di Sergio Leone ed epigoni vari. Sguardi taglienti, risate beffarde, voci roche, frasi a effetto, case bianche: un West familiare, molto vicino al Sud d'Italia. Del resto Leone era di Torella dei Lombardi, pieno entroterra campano. La musica di Morricone scandiva sonorità meridionali: quei fischi, quegli sciocchi di frusta evocavano i duelli rusticani di Verga, più che gli attacchi degli apache. E poi c'era quella tromba vibrante, infuocata. Un modo di suonare che ha radici lontane. Come il siciliano Roy Paci, anche Michele Lacerenza, pugliese di Trinitapoli, si è formato nella banda cittadina, ereditandone la passionalità popolare. Negli anni '30 Giacomo, padre di Michele, "ricamava in oro" con la sua tromba. Stimato da Re Vittorio Emanuele III, era il maestro della banda di Trinitapoli. A quei tempi era un ruolo di prestigio nazionale: Giacomo trascinava la sua banda di picari affamati di gloria e cibo per tutto il sud. Lanciati a rotta di collo su strade sterrate, a bordo di diligenze sconnesse. Era quello il retroterra di Michele, la sua prima e fondamentale formazione. Poi, negli anni '40, verranno per lui l'approdo a Roma, il diploma al conservatorio Santa Cecilia, i grandi teatri italiani, l'orchestra della Rai, la collaborazione con Ennio Morricone e Nino Rota. Michele era una "prima tromba", adorata dai re della rivista come Vanda Osiris, Carlo Giuffré, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Carlo Dapporto e Alberto Rabagliati. Poi, nel 1964, arrivò il momento di Per un pugno di dollari.
Nel documentario sono presenti alcune testimonianze dell'epoca, conservate dalla famiglia del trombettista, in non perfette condizioni audio.
Ingresso gratuito
ore 20.00
Sergio Leone (1996)
Regia: Luca Verdone; consulenza di Callisto Cosulich; fotografia: Giulio Pietromarchi; produzione: Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Editoria, realizzato da Agi; durata: 52'
La conquista di un ruolo di primo piano nel panorama del cinema internazionale da parte di Sergio Leone è il tema del documentario di Verdone che propone gli aspetti più significativi del suo cinema, dall'esordio come regista di peplum fino alla rivisitazione degli archetipi del cinema americano in C'era una volta in America. Attraverso le testimonianze dei suoi familiari, degli amici, e dei collaboratori, il documentario traccia un profilo completo del grande regista.
Leone commenta anche alcune sequenze dei suoi film, mettendo a fuoco i punti salienti della sua poetica, e il suo pensiero è integrato dagli interventi degli attori che hanno interpretato i suoi film, come Eli Wallach, Rod Steiger, Clint Eastwood, Jason Robards, e alcuni collaboratori italiani, come Dario Argento e Bernardo Bertolucci. Claudia Cardinale e Carlo Verdone raccontano il grande regista nei risvolti meno noti.
Ingresso gratuito
ore 21.00
Il buono, il brutto, il cattivo (1966)
Regia: Sergio Leone; soggetto: Luciano Vicenzoni, S. Leone; sceneggiatura: Age-Scarpelli, L. Vicenzoni, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli, Eugenio Alabiso; interpreti: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef, Aldo Giuffré, Luigi Pistilli, Rada Rassimov; origine: Italia; produzione: P.E.A.; durata: 174'
«Il buono, il brutto, il cattivo è l'atto conclusivo della cosiddetta "trilogia del dollaro", costituita anche da Per un pugno di dollari (1964) e da Per qualche dollaro in più (1965), film nei quali Sergio Leone fissa gli elementi ricorrenti nel filone del western all'italiana [...]. Il regista si affida a una programmatica esasperazione della violenza, temperata dal costante ricorso a un registro ironico, che nel film, sceneggiato da due maestri della commedia all'italiana come Age e Scarpelli, sfocia in vero e proprio gusto per il comico» (David Bruni). Il restauro del film è stato effettuato sulla base dei negativi scena "2p" (cioè a due perforazioni, anziché le 4 normali, per fotogramma, sistema noto come Techniscope, inventato per la Technicolor da Giovanni Ventimiglia) e colonna. L'edizione corrisponde a quella originaria del 1966, testimoniata dalla copia d'archivio conservata alla Cineteca Nazionale. Dopo il confronto fra tutti gli elementi disponibili (oltre ai negativi originari e alla copia già citati, anche un duplicato negativo conservato presso la Alberto Grimaldi Production, partner del progetto di restauro, e una copia positiva dei tagli del 1969, anche questi affidati a titolo di deposito alla Cineteca), è stato stampato presso il laboratorio Studio Cine un interpositivo in formato scope standard. Da questo è stato ricavato il duplicato negativo, mentre un positivo della colonna è stato ritrascritto su un nuovo negativo ottico, previo restauro digitale effettuato presso il laboratorio di Cinecittà Studios; dai nuovi duplicati negativi scena e colonna è stato possibile stampare, con successive, progressive correzioni, sotto la guida di Tonino Delli Colli, le nuove copie positive. Il restauro è stato presentato alla Mostra di Venezia nel settembre 2000.
Vietato ai minori di anni 14
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