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“Il Nostro Faust”
Centro Sperimentale di Cinematografia
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Alessio Pizzech con gli allievi del secondo anno del corso di recitazione della Scuola nazionale di Cinema e l'adattamento di Alberto Bassetti porta in scena Il lungo monologo del Faust di Fernando Pessoa il 06/08/2012 alle ore 22:45 presso il Cimitero Monumentale di Vetralla, all'interno del Festival 'Quartieri dell'Arte', giunto alla sua sedicesima edizione che collabora ormai da tempo con il Centro Sperimentale di Cinematografia.
L'opera si snoda così attraverso l'interpretazione dei giovani attori e la loro freschezza interpretativa si riappropria del valore della parola, del suo portato mitico e della sua capacità di farsi poesia.
Giovani vite alle prese con i grandi temi che da sempre ci inquietano ; giovani uomini e donne che hanno il coraggio e la forza di chi ha scelto di penetrare domande determinanti per il nostro destino di uomini, di non fuggire ad una indagine severa ed impietosa di nodi cruciali dell'esistere.
Giovani destini che si incontrano per formare una vera comunità che non vuole dimenticare ma che vuole appropriarsi del proprio pensiero profondo, che lontana dai rumori del contemporaneo si ritrova a fare i conti con un silenzio che parla e che ci parla.
Faust è anche questo : riaprire dialoghi profondi quasi dimenticati.
 
Il "Faust" del Festival Quartieri dell'Arte è lo spettacolo più bello dell'estate. A definirlo così sulle pagine nazionali del Corriere della Sera Franco Cordelli, uno dei maggiori critici teatrali. È l'ennesimo riconoscimento per uno dei più "coraggiosi"  Festival internazionali di teatro del paese. "Siamo particolarmente soddisfatti - ha detto Gian Maria Cervo, direttore artistico di Quartieri dell'Arte - perché questa è una produzione nata nelle officine del Festival. L'autore dell'adattamento è infatti il mio condirettore Alberto Bassetti, mentre il regista Alessio Pizzech mette in scena da anni spettacoli per noi.  Ho ricevuto messaggi e telefonate di congratulazioni da tutta Italia".
 
Il lavoro di pedagogia condotto con i giovani interpreti del secondo anno della Scuola Nazionale di cinema, coincide perfettamente con il senso del testo che stiamo portando in scena. Anche nel lavoro formativo abbiamo cercato domande che ci muovessero verso un'attoralità consapevole in cui la storia dell'uomo / attore dialoghi con quella dei personaggi, dei contenuti del testo. Si è lavorato intorno ad un attore che sappia comprendere il senso del suo agire artistico profondo. Un attore che non esibisce ma che rivela la propria anima profonda.
Abbiamo proceduto per echi e la scrittura di Pessoa ci è stata preziosa perché ne ha forniti molti.
Abbiamo creato una composizione scenica, un racconto che parte dalla centralità dell'ascolto, di una parola che ci chiede di essere ascoltata. Una storia scenica che richiede abbandono, sospensione del giudizio.
Quest'opera poetica di Pessoa così profetica rispetto alla crisi dell'uomo novecentesco si è rivelata in tutta la sua poesia una miniera di riflessioni, di spunti di ricerca rispetto al senso della parola, della poesia, della comunicazione, del teatro. Strade diverse che per diverse direzioni ci riportano alla vita nella sua complessità, nella sua stratificazione e che chiedono a noi che li reinterpretiamo per il pubblico, una sincerità, un'autenticità, una passione che spesso spaventa.
I giovani attori in scena saranno sé stessi ed altro da sé,ci diranno della nostra umanità, ci saranno specchi per quanto di noi non vogliamo vedere. Immersi in un tempo dell'anima. In un canto poetico dell'anima ci restituiranno la difficoltà di rifondare una collettività vera, capace di non nascondersi gli uni dietro gli altri, ma dove ognuno davvero è un universo.
Una parola quindi che esce dal quotidiano, che diventa quasi tragedia antica, una parola che lega al mito e che ci chiede di sentire, di riportarci ad un sentire profondo, lontano ma sempre in noi, sopito forse ma pronto sempre a vibrare.
 

 

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