Al Centro Sperimentale di Cinematografia è stato presentato agli allievi di tutti i corsi e annualità Vergine giurata di Laura Bispuri, film tratto da un libro di Elvira Dones, presentato nel 2015 in anteprima mondiale alla Berlinale, in Concorso. E’ la storia di Hana, ragazza che per sfuggire al destino di moglie e serva imposto nelle montagne dell'Albania si appella alla legge arcaica del Kanun che consente alle donne che giurano verginità di vivere liberamente come uomini, divenendo per tutti Mark.
A discuterne con gli allievi sono state la Direttrice Artistica del corso di Recitazione Alba Rohrwacher, protagonista del film, e Francesca Manieri, la sceneggiatrice, anche lei ex allieva del CSC - Scuola Nazionale di Cinema e già docente di Sceneggiatura al CSC.
L’incontro, incentrato sullo studio del personaggio, è stato introdotto dalla docente di Sceneggiatura Gloria Malatesta che ha subito chiesto alla sceneggiatrice cosa rappresenti, per un autore, il confronto con un personaggio protagonista “così diverso e così lontano da noi” come quello raccontato nel libro e nel film della Bispuri. Francesca Manieri ha sottolineato l’importanza del descrivere un personaggio coerentemente alla sua visione del mondo - e non al nostro - ma all’interno di un contesto ben definito, creando dunque un rapporto di prossimità e allo stesso tempo di distanza.
Gloria Malatesta ha sollevato la questione del “giudicare o meno i propri personaggi” e Francesca Manieri ha commentato: «Quando si sceglie una forma di racconto si sceglie una forma di giudizio, c’è sempre un giudizio anche nell’atto stesso del parlare ed è proprio dentro il giudizio che si forma la ‘pietas’ per gli esseri umani che stanno al mondo, con le loro infinite imperfezioni. Da qui dobbiamo costruire personaggi che escano dalla medietà in cui li raccontiamo di solito. Spesso sono rappresentati in modo ordinario, diminuiti in un sistema costrittivo».
Manieri ha quindi consigliato agli allievi: «Create personaggi nuovi e spingeteli al limite. Raccontate donne e uomini come non sono già stati raccontati prima. O quantomeno, provateci sempre!».
Nel raccontare la costruzione del personaggio svolta in fase di preparazione, Alba Rohrwacher ha ricordato il complesso lavoro di “verità e autenticità” per riuscire ad aderire alla visione del mondo di Hana, la ragazza che decide di diventare una vergine giurata. «L’ostinazione e la fiducia della regista mi hanno permesso di avvicinarmi, con questo film, ad una lingua e a una cultura all’inizio impossibili da decifrare. L’universo interiore del personaggio di Hana/Mark richiedeva un allontanamento da me molto importante e ho messo in campo alcuni degli strumenti propri della “bottega degli attori” senza mai abbandonare il personaggio neanche nel mio tempo privato (e non sempre utilizzo questo metodo); credo anche che un attore, rimanendo sempre coerente con il testo, possa permettersi di “spostarlo” riscrivendone alcuni piccoli momenti. La sceneggiatura può essere una base alla quale contribuire con la propria originalità (…) Dopo il periodo di preparazione è accaduta quasi una magia e alla vigilia delle riprese avevo compreso e “fatto mio” il mondo interiore del personaggio, avevo dimestichezza con i suoni della lingua e avevo maggiore consapevolezza della sua immagine a contatto con il mondo esterno».
Ha confermato la Manieri che «tutte le autorialità concorrono, proprio come un’orchestra, alla creazione di un’opera” e che «il copione è come una mappa, un momento di scrittura che ha poi un’ulteriore riscrittura in fase di montaggio».
L’incontro, organizzato dal corso di Regia, è parte del ciclo ‘L’esordio nel cinema italiano contemporaneo’.
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