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Pubblichiamo un report sul talk di ex allievi “Il CSC e le serie TV” nell’ambito del Festival “Custodi di sogni”
Centro Sperimentale di Cinematografia
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24 Aprile 2025

Nell’ambito del Festival “Custodi di sogni – I tesori della Cineteca Nazionale" si è svolto un talk intitolato “Il CSC e le serie TV” con gli ex allievi del CSC - Scuola Nazionale di Cinema Elisa Dondi, Nicolò Galasso, Leonardo Kurtz, Francesca Mazzoleni, Federica Pagliaroli, Giuliano Pannuti, Matteo Paolillo, e Michela Straniero, moderato dagli sceneggiatori Franco Bernini e Gloria Malatesta, rispettivamente docente di sceneggiatura e preside CSC; l’incontro verteva sull’esperienza formativa al CSC - Scuola Nazionale di Cinema e sul successivo lavoro, alle prese con il cinema e le serie TV, per alcuni ex allievi CSC d’eccezione che si sono raccontati e hanno raccontato con grande generosità gli ultimi progetti realizzati.

Grazie anche alle domande "dirette" e "mirate" di Franco Bernini e Gloria Malatesta, è emerso subito quanto è importante sia nel cinema che nella serialità l’impegno collettivo per poter riuscire a mantenere una propria autenticità, sia come autori delle storie che come interpreti. Gli interventi di tutti sono stati principalmente incentrati sulle differenze tra cinema e serie e sul modo in cui cambia il rapporto con il personaggio.

Francesca Mazzoleni – Regista (tra i progetti: documentario “Punta sacra”, serie TV “Supersex”)

«Mi sono diplomata al CSC nel 2014 e le piattaforme sono arrivate e si sono diffuse in Italia subito a seguire, Netflix è arrivata ad esempio nel 2015; questa novità ha rappresentato inevitabilmente per molti un grande opportunità (…) Nella serialità non bisogna perdere l’arco emotivo del personaggio, ed è molto difficile quando si gira per molte settimane. Se uno non ha gli strumenti per capire qual è  il recinto entro il quale lavora è difficile non perdersi all’interno del mondo delle serie. E’ un bel ‘luna park’ in questo senso. Da regista posso affermare che manca un po' di fiducia in noi autori quando si tratta di progetti nuovi, puri, originali. Se dovessi dare qualche consiglio agli allievi del CSC e a giovani autori e registi in generale, suggerirei loro di esercitare lo sguardo, di affinarlo: abituatevi a guardare cosa abbiamo attorno, dalla politica all’attualità passando per le relazioni e a come cambiano tante dinamiche. Forse manca, da parte dei giovanissimi autori, un’attenzione profonda alla realtà; questo si riscontra in alcune serie televisive alle quali manca a mio parere quella piccola ‘scintilla di verità’. E trovo sia ‘tossico’, in un team di autori, il meccanismo del rincorrere cosa ha funzionato in altre serie: quasi tutti i progetti ‘di successo’ provengono da autori che non hanno ‘rincorso’ niente in particolare ma hanno seguito il loro istinto».

Matteo Paolillo – Attore (tra i progetti: serie TV “Mare fuori”)

«Nelle serie spesso si ha poco tempo per la preparazione e la costruzione di un personaggio: il personaggio si scopre e si approfondisce in corso d’opera (…) Ho l’abitudine di scrivere su un foglio – quello che i miei colleghi-amici definiscono scherzosamente ‘la pergamena’ - tutta la serie alla quale sto lavorando in quel determinato periodo: riporto su una colonna tutti gli episodi ed ogni scena dove è presente il mio personaggio per non perdere il contatto emotivo con lui e per poter fare mente locale su cosa gli è capitato, cosa gli sta capitando e le relative motivazioni delle sue scelte e delle sue azioni. Per me è molto importante riuscire a capire dove e a che punto ci si trova nel momento in cui sto girando per evitare che il mio lavoro diventi troppo generico – va ricordato che non si gira mai in modo consequenziale».

Federica Pagliaroli – Attrice (tra i progetti: serie TV “Mental” e “Che Dio ci aiuti”)

«A scuola al CSC hai mesi di tempo a disposizione per studiare un personaggio – con la possibilità di lavorare alle improvvisazioni e di costruire dei ‘diari emotivi’ - ma sul set hai pochissimo tempo prepararti. La mia esperienza è stata questa, il passaggio da uno studio profondo alla velocità del set. Meno male che di noi attori si dice che siamo molto pigri e che poi improvvisamente tiriamo fuori tutto il meglio... (scherza l’attrice). In ogni contesto per me è importante aggiungere qualcosa di mio, è questo il vero lavoro sul personaggio (…) E anche per me è sempre importante capire dove e a che punto della storia ci si trova in modo da non perdere le coordinate e compromettere la propria interpretazione».

Nicolò Galasso – Attore (tra i progetti: serie TV “Mare fuori”)

«La libertà in scena nasce nel momento in cui finisce la preparazione e quindi sul set bisogna essere preparatissimi. A scuola è stato importante poter imparare diversi metodi, anche odiarne alcuni e poi sceglierne alla fine uno proprio (…) Per me è importante la preparazione ma allo stesso tempo anche il rispetto di cosa è stato pensato e scritto, di cosa è presente in sceneggiatura».

Michela Straniero – Sceneggiatrice (tra i progetti: film “Sul più bello”, “Io e il secco”)

«La serialità richiede velocità, soprattutto velocità di ritmo nel cogliere quello che vuole il regista. Bisogna cercare di rimanere fedele a te stesso, fedele a quello che pensi sia giusto per la tua storia. Io ho scritto progetti diversissimi ma sono sempre riuscita a trovare il divertimento in quello che ho fatto, a trovare me stessa anche nei progetti più ‘commerciali’, dove la committenza era forte e c’era già una storia scelta da altri. Noi sceneggiatori siamo comunque abituati a mettere la creatività al servizio di altri ed è sempre bello trovare qualcosa di interessante per noi anche quando non ci possiamo muovere liberamente».

Giuliano Pannuti – Scenografo (tra i progetti: film “Il signor Diavolo”)

«Io sono nato nel cinema ma ho dovuto naturalmente accogliere l’’ondata’ delle serie TV; qui al Centro Sperimentale di Cinematografia mi hanno insegnato che il ‘miracolo’ avviene quando si crea empatia tra regista e scenografo e nel cinema c’è una componente fondamentale, la sinergia con il regista, che è fondamentale nel processo creativo. Nelle serie, con cui mi confronto oggi, oltre a dover difendere molto di più le tue scelte ed il tuo lavoro devi rendere conto ad una serie di figure come ad esempio lo showrunner, e vai a perdere quello che costruisci con il regista. La tua idea viene letteralmente ‘assaltata’ da troppi sguardi e giudizi oltre che da quello dell’autore».

Leonardo Kurtz – Direttore della fotografia (tra i progetti: serie TV “L’amica geniale”)

«Con Laura Bispuri, con cui ha girato la quarta stagione de ‘L’amica geniale’, non ho avuto la sensazione di allontanarmi dal cinema: si è girato quasi sempre con una macchina perché Laura è una regista che viene dal cinema, dunque sembrava più un set di un film che di una serie TV».

Elisa Dondi – sceneggiatrice (tra i progetti: film “Piccolo corpo”, serie TV “La legge di Lidia Poët ” e “ACAB – La serie”)

«Dopo la Scuola non ho fatto una lunga gavetta come assistente in una squadra di sceneggiatori; sono entrata subito nella serialità e ho dovuto imparare in fretta una cosa basilare: come riuscire a mantenere l’identità, il proprio sguardo e il proprio istinto nonostante il committente sia molto presente dal punto di vista editoriale; bisogna riuscire a mantenere il fuoco emotivo sul racconto non snaturando l’essenza del progetto. Gli sceneggiatori devono restare degli autori senza andare sempre incontro al produttore: bisogna riuscire da subito a trovare una via di mezzo tra le esigenze dei diversi reparti».

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