Nel 2012 è uscito un libro importante, nato dallo sforzo di Centro Sperimentale di Cinematografia e Cinecittà Luce, insieme all'impegno della casa editrice Edizioni Sabinae. Il libro in questione è Pop film Art. Visual Culture, moda e design nel cinema italiano anni '60 e '70, curato da Stefano Della Casa e Dario E. Viganò, con la collaborazione di Pierpaolo De Sanctis. Spiega Viganò: «Con Pop film Art prosegue la nostra ricognizione nelle stagioni d'oro del cinema italiano. Dopo il fenomeno della Hollywood sul Tevere, analizzato nell'omonimo volume, sempre a cura del sottoscritto e di Stefano Della Casa (Electa, 2010), è la volta dell'influenza della Pop Art e del design nel cinema italiano dalla metà degli anni '60 alla metà degli anni '70. […] Pop film Art è il primo volume che affronta sistematicamente i rapporti tra cinema italiano, Pop Art e design, finora sviscerato in singoli saggi […] e nella presentazione dei singoli film. Significative, in tal direzione, le scelte operate nel 2003 da Stefano Della Casa per la retrospettiva della Mostra del Cinema di Venezia L'industria dei prototipi, con titoli pop fondamentali come Diabolik e Terrore nello spazio di Mario Bava, La morte ha fatto l'uovo di Giulio Questi, Toby Dammit di Federico Fellini, di cui Della Casa ha colto la centralità nei processi produttivi ed estetici degli anni '60. Da quelle scelte siamo ripartiti». Ma al di là dei saggi di Vittorio Sgarbi, Gianni Canova, Bruno Di Marino, Dario E. Viganò, Luca Barra, Domenico Monetti, Luca Pallanch, senza dimenticare l'apporto fondamentale nell'ideazione del volume di Pierpaolo De Sanctis, così come le preziose interviste ad alcuni protagonisti dell'epoca (i registi Roberto Faenza, Giulio Questi, Tinto Brass, Franco Brocani, Franco Rossetti, Piero Schivazappa, il trailer-maker Miro Grisanti, lo scenografo Pier Luigi Pizzi, il produttore Ettore Rosboch), a fare da protagonista nel volume Pop film Art sono proprio le immagini, provenienti dall'Archivio Fotografico del Centro Sperimentale di Cinematografia. Immagini che «estrapolate dal loro contesto, avulse da qualsiasi logica narrativa, si stagliano come quadri in un'ideale galleria d'arte, perfettamente pop, grazie all'opera di viraggio di Romana Nuzzo, che ha isolato, evidenziandoli, i dipinti, gli oggetti, i vestiti, in un gioco di scomposizione, analogo al processo creativo dei maestri della Pop Art» (Viganò). Ed è per questo motivo che per festeggiare questo importante evento editoriale, insieme alla rassegna Pop al cinema Trevi, si potrà vrimirare nella Galleria dell'incantevole Biblioteca Angelica (via di Sant'Agostino 11, Roma), dal 23 maggio al 30 giugno, la mostra fotografica curata da Simone Casavecchia (Edizioni Sabinae).
“Oggi, 6 giugno, al cinema Trevi, nell’ambito dell’omonima rassegna, presentazione del volume “Pop film Art”
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ore 21.00
Incontro moderato da Marco Giusti con Steve Della Casa, Pierpaolo De Sanctis, Corrado Farina, Miro Grisanti,Romolo Guerrieri, Giulio Questi, Ettore Rosboch
Nel corso dell'incontro sarà presentato il volume Pop Film Art a cura di Stefano Della Casa e Dario E. Viganò, con la collaborazione di Pierpaolo De Sanctis (Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà Luce, Edizioni Sabinae, 2012)
a seguire
Toh, è morta la nonna! (1969)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Luisa Montagnana; sceneggiatura: Luigi Malerba, L. Montagnana, Stefano Strucchi, M. Monicelli; fotografia: Luigi Kuveiller; scenografia e costumi: Paolo Tommasi; montaggio: Ruggero Mastroianni; musica: Piero Piccioni; interpreti:Carol André, Valentina Cortese, Riccardo Garrone, Ray Lovelock, Sergio Tofano, Sirena Adgemova; origine: Italia; produzione: Vides; durata: 87'
La vera protagonista del film è la villa di nonna Adelaide, al cui capezzale i parenti si riuniscono senza sapere di andare incontro allo stesso destino. Attorno ad essa, Monicelli sperimenta un tipo di visualità sopra le righe mai tentato altrove nella sua filmografia: scegli punti di vista e angolazione grandangolari per esaltare i volumi e le linee squadrate della casa, i suoi pieni e i suoi vuoti, le geometrie ortogonali, le pareti divisorie scorrevoli e a griglia che imprigionano i personaggi inquadrati attraverso di esse. Nonostante l'alto numero di cadaveri, i toni di questa commedia sono decisamente grotteschi, eccessivi, astratti, a cominciare dalle immagini che precedono i titoli: un carosello per promuovere l'insetticida Ghia, assolutamente pop per i colori, le sovrimpressioni grafiche e gli slogan linguistici.
Ingresso gratuito
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