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“21-22 aprile al cinema Trevi, “Fratelli nel cinema: Manetti e Mazzieri”
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«L'invenzione del cinematografo è legata al nome di due fratelli: Auguste e Louis Lumière. Da allora, nella storia del cinema, sono stati tanti i fratelli che, in collaborazione o in competizione, si sono dedicati a questo mestiere. I mestieri del cinema sono tanti e, in certi settori, si sono formate nel tempo vere e proprie dinastie di artigiani e professionisti. Questo aspetto, che caratterizza in maniera particolare il cinema italiano, rimasto, sostanzialmente, un cinema artigianale, è al centro della presente rassegna con cui ci si propone di mettere a confronto opere legate ai nomi di fratelli o sorelle, per comprendere meglio il peso che i rapporti umani, personali e familiari, hanno avuto nello sviluppo e nella qualità del nostro cinema» (Amedeo Fago).
Gli appuntamenti di questo mese sono dedicati ai fratelli Manetti, Antonio e Marco, e ai fratelli Mazzieri, Luca e Marco.
Rassegna a cura di Amedeo Fago
 
martedì 21
ore 17.00 Piano 17 dei Manetti Bros. [Antonio e Marco], (2005, 105')
Mancini deve posizionare una bomba negli uffici della direzione di una grande banca per distruggere alcuni importanti documenti scomodi ad un losco committente. Camuffato da uomo delle pulizie e con la bomba innescata da un timer, rimane però bloccato in ascensore insieme a due ignari impiegati. «I fratelli Antonio e Marco Manetti romani […] azzeccano una regia esemplare descrivendo ciò che può succedere quando la malavita si inerpica fino al Piano 17 di un edificio per innescare una bomba. Con un sapiente gioco di luci ed ombre, alternando gli esterni di notte, l'abitacolo di un'autovettura, il caveau della banca e le traballanti immagini di una videocamera schiusa su clienti e guardie in pericolo, gli autori intessano una trama efficace. […] le varie sequenze assumono un tono metaforico, completando e forse spiegando i fattacci di cronaca nera che leggiamo sui giornali» (Napoli).
 
ore 19.00 L'arrivo di Wang dei Manetti Bros. [Antonio e Marco], (2011, 80')
Gaia, un'interprete di cinese, viene chiamata per una traduzione urgentissima e segretissima. Si troverà di fronte Curti, un agente privo di scrupoli, che deve interrogare un fantomatico signor Wang. Ma per la segretezza l'interrogatorio avviene al buio e Gaia non riesce a tradurre bene. Quando la luce viene accesa Gaia scoprirà perché l'identità del signor Wang veniva tenuta segreta. «I fratelli Manetti fanno cinema di genere. Da Zora la vampira a Piano 17 fino a L'arrivo di Wang, perseguono con coerenza un'idea di cinema a basso costo (solo 500.000 euro il budget del loro ultimo lavoro...) ma ad alta tecnologia (tutte le immagini dell'alieno sono state disegnate in post-produzione digitale). Un cinema che provoca. Che scalpita. Che punta dritto al bersaglio. Non consola, questo cinema. Non rassicura. È volutamente spiazzante e, insieme, ludico e popolare. Ma propone un progetto molto più radicale e dissidente di tanto celebrato (e spesso snervato ed esausto e sfibrato...) cinema d'autore» (Canova).
Proiezione a ingresso gratuito
 
ore 20.45 Incontro moderato da Amedeo Fago con i Manetti Bros. e Marco Giusti
 
a seguire Song'e Napule di Manetti Bros. [Antonio e Marco], (2013, 114')
Napoli, oggi. Paco, dopo il diploma al conservatorio, è un pianista raffinato e disoccupato. La mamma trova una raccomandazione per farlo entrare nella polizia, ma la sua totale inettitudine lo relega in un deposito giudiziario. Un giorno arriva il commissario Cammarota, un mastino dell'anticrimine sulle tracce di un pericoloso killer della camorra, detto o'fantasma perché nessuno conosce il suo vero volto. «I Manetti Bros., Marco e Antonio, sembrano destinati a coronare con un successo finalmente rotondo - per il veramente godibile Song' e Napule - una lunga militanza tra cinema popolare e di genere, risorse della tecnologia e relative economicità produttive, serialità, fumetto, musica (hanno realizzato molti videoclip). Una Napoli che non tace le sue magagne ma è osservata sotto una luce benevola» (D'Agostini).
Proiezione a ingresso gratuito
 
mercoledì 22
ore 17.00 I virtuali di Luca Mazzieri (1996, 80')
«In una Parma ferragostana bruciata dal sole, un aspirante regista (Marco Mazzieri) e uno sceneggiatore proveniente da Roma (Galeazzi) cercano di portare a termine una sceneggiatura commissionata loro da una televisione. La vicenda che narrano è (quasi) in presa diretta: Luca, Marco e il fedele complice Galeazzi (autori del soggetto e della sceneggiatura), all'epoca delle riprese, stavano scrivendo davvero un copione, Il goal del Martin pescatore, una produzione Raiuno con Mara Venier. Svagati, simpatici e surreali seguono le tracce di Zavattini - vate della loro terra e ampiamente omaggiato finanche da una tappa al cimitero dov'è sepolto - aggiornandolo con tic e vezzi morettiani» (Mereghetti).
 
ore 18.30 Voglio una donnaaa! di Luca e Marco Mazzieri (1997, 87') 
Il trentacinquenne Marco Becchi, accusato di esibizionismo e tentata violenza carnale, viene processato e condannato ad otto mesi. In carcere incontra Marta, la psicologa incaricata di stabilire se il detenuto può essere ammesso o meno alle attività di gruppo. Mario e Marta cominciano così una serie di sedute, durante le quali lui cerca di spiegare, attraverso il racconto della propria vita, perché ha avuto problemi in amore. «Tra Totò il buono e Toto l'heros, tra Forrest Gump e Ivo iltardivo, i gemelli Luca e Marco Mazzieri proseguono - dopo l'esordio a bassissimo costo de I virtuali - la loro fraterna incursione nella commedia surreale e grottesca di matrice risolutamente zavattiniana» (Bo).
 
ore 20.30 Giovani di Luca e Marco Mazzieri (2003, 90')
«Un piccolo, bel film italiano girato come uno zavattiniano "pedinamento" della macchina da presa sui personaggi. Accomunati dalla responsabilità di scegliere tra la vita e la morte, Matteo e Juliette non si conoscono, s'incontrano, si ritrovano alla fine dei rispettivi percorsi. Un film avvolto nella sofferenza, in cui però tutti i personaggi, giovani e meno giovani, hanno tratti di umanità che invitano alla speranza» (Nepoti). «Figli di Zavattini, che non è affatto una bella presentazione, […] i gemelli Mazzieri ci stupiscono con un piccolo film poco costoso e molto sincero […]. Pochi personaggi, storie comuni. Minimali. Ma naturalmente c'è minimalismo e minimalismo, e tutto dipende dall'occhio, dal sentimento, dalla cultura del singolo autore. In questo caso, i Mazzieri hanno trovato una tonalità e una misura lodevoli» (Fofi).
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