"Stardom" è una parola difficile, un termine tecnico degli studi accademici sul cinema. Non è sinonimo di "star system", espressione che definisce una struttura industriale, una cinematografia che basa sulla costruzione e sulla popolarità delle star la propria potenza artistica e industriale (la Hollywood classica, per intenderci). Stardom indica al tempo stesso la presenza dei divi e gli studi che li riguardano, la loro ricezione da parte del pubblico e della critica. Stardom sarà anche una parola arcana, ma senza di essa il cinema non sarebbe quello che è.
In questo numero intervistiamo due personaggi del nostro cinema: un produttore-distributore che ha cominciato come attore e qualche anno fa sarebbe potuto diventare un divo, Andrea Occhipinti; e una giovane attrice che nell'Italia degli anni '50 sarebbe sicuramente stata una diva, Valentina Lodovini (diplomata al Csc, tra l'altro). Alla domanda se esiste in Italia, oggi, uno star system (e di conseguenza uno stardom) la loro risposta è secca: "No". Per la serie: se lo dicono loro… In realtà, come dicono gli studi pubblicati in questo stesso numero, la faccenda è molto più complessa perché il cinema ha perso la centralità che aveva un tempo nell'insieme delle forme di spettacolo e di intrattenimento, e perché molti nuovi media (dalla tv a pagamento alla rete, fino al magmatico universo dei social network) creano divi di nuovo tipo. Non stupitevi, quindi, vedendo su «Bianco e Nero» un saggio su Fabrizio Corona o un altro sullo stardom indotto da Romanzo criminale - la serie tv, non il film! I nuovi confini del divismo sono molto più ampi e indefinibili che in passato, la partita si gioca su terreni diversi, con regole ancora da definire.
“Sarà presentato l’8 settembre presso l’Hotel Excelsior, nello spazio dell’Ente dello Spettacolo, il nuovo numero di “Bianco e Nero”, trimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia”
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Come stiamo cercando di fare sempre più spesso, le foto che illustrano questo numero raccontano una storia parallela. Come spiega Alfredo Baldi nel suo intervento, da ottant'anni il Centro Sperimentale di Cinematografia contribuisce a innervare lo stardom italiano, istruendo e diplomando attrici e attori che a volte sono diventati star di livello mondiale. Basta guardare la foto di una Claudia Cardinale bella al di là di ogni parola, per averne la conferma: sì, è stata una diplomata del Csc, e come lei quasi tutti i volti che ammirerete nelle prossime pagine. Ma abbiamo voluto affiancare a queste immagini anche le foto di alcuni giovanissimi che al Csc si proposero, fecero l'esame di ammissione… e non furono ammessi! Anche fra di loro ci sono delle future star, con una carriera e un'aura divistica degna della Cardinale: basti pensare a Sophia Loren! Del resto, tutte le istituzioni commettono errori: Alberto Sordi fu scartato dall'Accademia perché non sapeva dire, da bravo romano, la doppia "erre". Nessun risentimento in quelle foto, nessuna malignità: solo (concediamocelo) il rimpianto per un'epoca in cui i futuri divi erano così numerosi che anche il Csc poteva lasciarsene sfuggire qualcuno. E la speranza che un'epoca simile possa tornare presto. (Alberto Crespi)
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