“Si è svolto con successo al cinema Trevi l’omaggio a Sergio Nuti”
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All'incontro svoltosi al cinema Trevi era presente Manfredi Marzano, produttore e interprete dell'unico film diretto da Nuti, Non contate su di noi (1978). Nel corso della serata è stato letto un commosso ricordo di Nuti inviato da Marco Tullio Giordana, suo grande amico, che qui riproponiamo integralmente:
«Conobbi Sergio Nuti nell'ottobre del 1979, dopo aver cercato ingenuamente di montare da solo il mio primo film. Goffaggine e inesperienza mi avevano fatto credere di poter metter mano al materiale semplicemente rispettando le intenzioni con cui l'avevo girato. Non avevo capito che il montaggio serve a riscrivere il film da capo a fondo, a rovesciarlo come guanto esplorando possibilità sconosciute al suo stesso autore.
«Conobbi Sergio Nuti nell'ottobre del 1979, dopo aver cercato ingenuamente di montare da solo il mio primo film. Goffaggine e inesperienza mi avevano fatto credere di poter metter mano al materiale semplicemente rispettando le intenzioni con cui l'avevo girato. Non avevo capito che il montaggio serve a riscrivere il film da capo a fondo, a rovesciarlo come guanto esplorando possibilità sconosciute al suo stesso autore.
Bene, dopo qualche tentativo fallimentare, mi risolsi a chiedere aiuto. Roberto Perpignani mi fece il nome di Sergio e l'idea mi piacque, avevo appena visto Non contate su di noi, mi sembrava di avere molte cose in comune. Ci separavano solo 5 anni, avevamo conosciuto le lusinghe e i veleni del nostro tempo, masticato gli idiomatismi, gli slogan e le fughe in avanti, ricavandone una saturazione che mai divenne abiura ma nemmeno nostalgia. Una sorta di tenero disincanto che mi apparve evidente nel suo sguardo, una disillusione nata da troppo amore, mai commutata in cinismo o rancore. Intui questo e mi sentii dalla sua parte. Avevamo visto e amato gli stessi film, tanto bastò per riconoscersi. Diventare amici a quel punto fu questione di un attimo.
Tutto quello che ho imparato del cinema lo devo a lui, l'ho appreso sul campo vedendo dove sceglieva di tagliare, cosa gli piaceva e cosa condannava implacabile al cestino. Non si perdeva in chiacchiere, non gli piaceva teorizzare. Faceva prima a mostrare, anche se costava una fatica in più. Si lavorava ancora in pellicola e i tagli andavano meditati prima di massacrare la copia a furia di segnacci e incollature. Sergio meditava la mossa, come un giocatore di scacchi o il gatto che punta la preda. Poi agiva fulmineamente, a furia, i gesti quasi artigianali, come misurare a braccio la pellicola piuttosto che contarne i fotogrammi come un ragioniere.
Abbiamo lavorato insieme ai miei primi due film e poi, dopo una parentesi di dieci anni, ancora su un episodio de La domenica specialmente. Abbiamo passato un sacco di tempo seduti a fianco, se penso a lui lo ricordo di profilo. Anche in macchina eravamo seduti a fianco, lo sguardo oltre il parabrezza invece che puntato sulla schermo. Ci piacevano le vecchie macchine e nei momenti di grama abbiamo fatto anche il mestiere di compararne e rivenderne dopo averle restaurate. Eravamo paralleli, non frontali, alleati non antagonisti, appunto come due spettatori al cinema o passeggeri di una vecchia Jaguar. Guardo il sedile vuoto, mi torna in mente uno dei primi consigli che mi diede: non pensare solo a questo film che stiamo facendo ma a quelli che farai, a quelli anche solo pensati, a quelli che non vedranno mai la luce. In ognuno di loro c'è la sequenza prediletta, quella riuscita meglio, quella dove ti sei congiunto agli astri. Il tuo vero film è la somma di tutte queste sequenze, un'unica grande opera che attraversa tutto il tuo lavoro e ti rappresenta e scorre parallela alla tua vita e ci racconta chi sei...».
In ricordo di Sergio Nuti
marco tullio giordana, dicembre 2012
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