“Una grande retrospettiva sul celebre maestro delle luci e delle ombre”
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Sull'onda delle bellissime immagini in movimento del documentario Acqua e zucchero. Carlo Di Palma, i colori della vita è nata, al cinema Trevi, una retrospettiva sul celebre maestro delle luci e delle ombre.
La motivazione è la medesima che ha spinto la produttrice, compagna e moglie del direttore della fotografia, Adriana Chiesa Di Palma, a ideare e a realizzare il film con il regista Fariborz Kamkari: «Riteniamo che questo documentario su Carlo Di Palma sia non solo il racconto della sua vita, ma un vero e proprio percorso all'interno del cinema italiano attraverso più di cento film ai quali ha collaborato, da Ossessione, capolavoro di Luchino Visconti e manifesto del neorealismo, alla brillante commedia all'italiana dei grandi maestri, dai grandi capolavori che hanno segnato la storia della cinematografia mondiale, come i film di Michelangelo Antonioni Il deserto rosso e Blow-up, fino alla lunga collaborazione con Woody Allen. Pensiamo che Acqua e zucchero possa essere un incoraggiamento, un'ispirazione e anche un insegnamento per tutti quei giovani che, spinti da amore autentico e intensa passione per il cinema, attraverso il sacrificio, la coerenza, l'impegno delle scelte artistiche e la conoscenza del mestiere, possono arrivare a raggiungere delle mete mai sperate».
La rassegna è a cura di Adriana Chiesa in collaborazione con la Cineteca Nazionale
martedì 20
ore 17.00 Lauta mancia di Fabio De Agostini (1956, 78')
«Fuggita perché gelosa del bimbo appena nato alla sua padrona (Frances), la cagna Cita viene accolta prima da un artista girovago (Polidor), poi dal piccola Mosca (Orlando). […] Insolito apologo sulla bontà e la cattiveria (o la superficialità) affettiva degli esseri umani, sceneggiato da Anna Maria Ortese con Franco Piccinni, Guido Zurli e il regista. Il bisogno di trarne una morale edificante è fin troppo evidente (sottolineato anche dal commento di Giuseppe M. Perrone, detto da Giorgio Albertazzi) e appesantisce una storia già esile. Più convincenti la lunare malinconia del clown di strada e la commovente immediatezza del piccolo protagonista. Cita è un bell'esemplare di alano tedesco femmina» (Mereghetti). Fabio De Agostini, giornalista e documentarista, qui al suo esordio nel lungometraggio, entrò in contatto con la Ortese tramite un'amica comune, la figlia di Mario Sironi, e dopo la sfortunata uscita del film, che circolò soprattutto nelle sale parrocchiali, la Ortese gli scrisse una lettera in cui dichiarava di aver apprezzato l'opera, uno dei pochi tentativi del cinema italiano di sviluppare un cinema autenticamente per ragazzi. Da riscoprire. Con questo film Carlo Di Palma esordisce come direttore della fotografia.
ore 18.30 La lunga notte del '43 di Florestano Vancini (1960, 106')
Nel novembre del '43 un fascista fa ammazzare il console di Ferrara, facendo ricadere la responsabilità del delitto sugli antifascisti. Riesce così a riappropriarsi della carica di dirigente provinciale del partito e far fucilare alcuni noti antifascisti. Quindici anni dopo i fatti riemergono dall'oblio… Dal racconto Una notte del '43 di Giorgio Bassani, uno dei capolavori del regista ferrarese, nel decennale della morte.
ore 20.30 "Acqua e zucchero". Carlo Di Palma, i colori della vita di Fariborz Kamkari (2017, 90')
Il documentario non è solo il racconto della vita artistica di Carlo Di Palma, direttore della fotografia, artista-artigiano, ma è un vero e proprio percorso all'interno del cinema italiano attraverso più di cento film ai quali ha collaborato: dal neorealismo di Visconti, De Sica, Rossellini, ai capolavori che hanno segnato la storia della cinematografia mondiale, come Deserto Rosso e Blow-up di Michelangelo Antonioni, fino alla lunga collaborazione con Woody Allen. Aneddoti e commenti di autorevoli eccellenze del cinema mondiale, tra i quali Bernardo Bertolucci, Woody Allen, Wim Wenders, Volker Schlöndorff, Ken Loach, ci accompagnano in questo appassionante viaggio. Nastro D'Argento 2017 come miglior documentario, nomination al David di Donatello 2017 come miglior documentario.Il film è stato presentato in tutto il mondo in sedi prestigiose, come Lincoln Center New York, Museum of Modern Art - Tel Aviv, Institute of Contemporary Arts Londra, e in innumerevoli festival internazionali, tra i quali Mosca, Sofia, Taiwan, Hong Kong, Korea, Buenos Aires.
mercoledì 21
ore 17.00 L'assassino di Elio Petri (1961, 98')
Alfredo Martelli è un giovane antiquario che viene fermato dalla polizia e portato alla Centrale senza avere spiegazioni dagli agenti. Dentro di sé l'uomo fa mille ipotesi sulle ragioni di quell'arresto: non sospetta nemmeno lontanamente che è indiziato di omicidio. La donna uccisa è una sua ex amante che l'antiquario ha incontrato proprio la sera prima della morte per chiederle la dilazione del pagamento di un debito. «È da notare, poi, come ne L'assassino siano contenuti [...] germi delle opere del Petri maturo: la descrizione degli ambienti della questura e della prigione, ad esempio, anticipa Indagine: per inciso, ma non troppo, è da considerare come si trattasse, allora, di argomenti poco meno che tabù [...]; e infatti la censura (non ancora "riformata" dalla legge del 1962) infierì sulla pellicola con un gran numero di piccoli tagli. Superfluo [...] sottolineare [...] la destrezza, la sicurezza del mestiere che il regista debuttante manifesta; l'evidenza del buon rapporto stabilito con gli attori [...]; la cura delle immagini, con l'apporto di un operatore, come Carlo Di Palma» (Savioli). «Lo sceneggiatore (e soggettista) definirà L'assassino (1961) e I giorni contati(stesso anno) "dei buoni film" e nelle sue dichiarazioni non indulgerà mai troppo su di essi come su di essi non insisteranno successivamente i suoi intervistatori. Tanto basta per sospettarli come cose molto sue e anche per ritenerli cose molto pregevoli in una prospettiva generale» (Pellizzari).
ore 19.00 Divorzio all'italiana di Pietro Germi (1961, 105')
«Il barone siciliano Ferdinando Cefalù, soprannominato Fefè, si innamora ricambiato di Angela, sua cugina 16enne. L'unico ostacolo al coronamento del loro amore è il fatto che Fefè sia già sposato con Rosalia, una donna brutta quanto petulante. L'arrivo inaspettato del pittore Carmelo Patanè, che in passato era stato il grande amore di Rosalia, concede grandi speranze alla coppia e Fefè cerca in ogni modo di favorire un riavvicinamento tra i due. Fefè ha ideato un piano perfetto: del resto in Italia, l'articolo 587 del Codice Penale concede miti condanne per i delitti d'onore...» (www.cinematografo.it). «Il merito principale di questo film sta per l'appunto nel clima siciliano nel quale è immerso. Anche se le cose sono tenute alcuni toni più su della realtà, si sente che partono dalla verità e per ciò colpiscono nel segno e addirittura commuovono» (Patti).
ore 21.00 Tiro al piccione di Giuliano Montaldo (1961, 114')
Un giovane aderisce senza particolari convinzioni alla Repubblica di Salò ed è testimone di molteplici orrori che gli faranno aprire gli occhi. «Un film coraggioso e anticonformista, esordio registico con cui Montaldo sottolinea quanto casuali e deboli potessero essere allora le motivazioni di chi doveva scegliere da che parte stare» (Mereghetti). «Il film entrò in una zona d'ombra. Poi fu selezionato a Venezia e subì la fucilazione. La sinistra lo abbandonò; la destra ovviamente non l'amava, il centro era indifferente… morale, pollice verso. […] Solo qualche anno dopo, quando Tiro al piccione passò in tv, ricevetti una telefonata di Giorgio Amendola che l'aveva trovato molto bello; oggi, poi, molti dicono che il film era in anticipo, che tentava una lettura politica che sarebbe divenuta "accettabile" solo in seguito» (Montaldo).
giovedì 22
ore 16.30 La lepre e la tartaruga di Alessandro Blasetti, episodio di Le quattro verità (1962, 35')
Maddalena escogita qualsiasi strategia per riconquistare suo marito e strapparlo all'amante. «Fu Michelangelo [Antonioni] stesso a spingermi verso la commedia. Vi ero come predestinata: il mio maestro all'Accademia, Sergio Tofano, me lo ripeteva sempre: "Sei fatta per la commedia!". Lo capì Blasetti, che mi affidò un ruolo in un film a sketches (Le quattro verità, 1963) accanto a Rossano Brazzi» (Monica Vitti).
a seguire Liolà di Alessandro Blasetti (1963, 101')
Il seduttore siciliano Liolà passa di conquista in conquista, trovandosi coinvolto in situazioni intricate e portando a casa il frutto dei suoi amori (cinque figli da donne diverse). Con Ugo Tognazzi, Giovanna Ralli e Anouk Aimée.
ore 19.00 Le ore nude di Marco Vicario (1964, 88')
«Da cinque anni sposata con l'architetto Massimo, Carla dichiara di non aver mai tradito suo marito per tre ragioni: perché si sente demoralizzata dalla libertà di cui il marito la lascia godere, perché gli vuol bene, perché non ha ancora trovato un uomo con cui ne valesse la pena. Tre ragioni che non sono le uniche componenti psicologiche del complesso ritratto di donna su cui si fonda il racconto di Moravia, Appuntamento al mare, dal quale Marco Vicario ha tratto il film Le ore nude. Esplorarne le radici e le dimensioni, e metterle in conflitto fra loro quando Carla incontra Aldo, un espansivo studente universitario col quale compirà il gran passo, e ciò in modo che trasferendosi sullo schermo la storia conservasse la forza drammatica del racconto e le sue varie implicazioni critiche (persino in direzione dei costumi della ricca borghesia), era compito molto pesante per un regista al debutto. Vicario l'ha affrontato con coraggio, anche per rilanciare sua moglie, l'attrice Rossana Podestà, nel cinema intellettuale. E si deve riconoscere che, seppure ne è uscito con qualche ammaccatura, nel complesso se l'è cavata meglio di altri registi esordienti (anche grazie, diciamo, alla collaborazione che lo stesso Moravia ha dato, con Antonio Guerra, alla sceneggiatura)» (Grazzini).
ore 20.30 "Acqua e zucchero". Carlo Di Palma, i colori della vita (replica, 90')
venerdì 23
ore 16.30 L'armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966, 120')
Nel Medioevo un gruppo di sbandati entra in possesso di una pergamena che li rende proprietari del feudo di Aurocastro nelle Puglie. Guidati da Brancaleone, si mettono in marcia incorrendo in mille traversie. Film epocale, «pirotecnico nelle trovate (la lingua postlatina-viterbese, i costumi di Piero Gherardi, i colori di Carlo Di Palma, la musica di Carlo Rustichelli, i titoli animati di testa e di coda di Gianini e Luzzati), è una delle punte più alte del cinema popolare italiano, un autentico capolavoro di fantasia e avventure farsesche» (Mereghetti). Il «geniale impasto di vari dialetti al quale gli sceneggiatori Age e Scarpelli sono riusciti a dare una patina antica» (Kezich) è degno di approfonditi studi filologici.
ore 18.45 Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni (1964, 120')
Un incidente d'auto provoca in Giuliana uno choc che, aggravato dall'ambiente particolare in cui la professione del marito, ingegnere elettronico, la costringe a vivere, si tramuta in uno stato di nevrosi depressiva. «Ho cercato di sfruttare ogni minima risorsa narrativa del colore in modo che entrasse in armonia con lo spirito di ogni scena, di ogni sequenza. La concordanza tra certi nuovi modi di utilizzare il colore nel cinema moderno - penso per esempio a Resnais, a Bergman - non è casuale. È un'esigenza che abbiamo sentito contemporaneamente perché è legata all'espressione della realtà del nostro tempo […]. Non ho mai pensato: "Adesso metto un blu accanto a un marrone". Ho voluto che l'erba attorno al casotto sul canale fosse colorata per accentuare quel senso di desolazione, di morte. Bisognava rendere una certa verità del paesaggio» (Antonioni).
Restauro a cura di CSC - Cineteca Nazionale e Istituto Luce - Cinecittà, in collaborazione con Rti-Mediaset, presentato Mostra di Venezia 2017, realizzato a partire dai negativi scena e colonna messi a disposizione da Rti-Mediaset. La correzione del colore è stata supervisionata dal direttore della fotografia Luciano Tovoli al fine di restituire al film la giusta colorimetria e il tono fotografico voluti all'epoca da Michelangelo Antonioni e Carlo Di Palma. Restauro del suono a cura di Federico Savina. Tutte le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio Fotocinema di Roma.
ore 21.00 Incontro moderato da Enrico Magrelli con Adriana Chiesa e Fariborz Kamkari
a seguire "Acqua e zucchero". Carlo Di Palma, i colori della vita (replica, 90')
sabato 24
ore 17.00 La ragazza con la pistola di Mario Monicelli (1968, 99')
«La ragazza con la pistola è un ardente siciliana che, sedotta e abbandonata da un concittadino, insegue il seduttore fino in Inghilterra per lavare nel sangue l'affronto subito. L'Inghilterra di oggi, però, con i suoi hippies e i suoi beats, può cambiare la testa anche a una ragazza del Sud e a tutte le sue più tradizionali ubbìe, così la nostra siciliana in poco tempo diventa spigliata, libera, disinvolta […]. La favola è stata raccontata da Mario Monicelli con delle buone trovate, soprattutto nelle pagine siciliane, che si accendono non di rado di piacevolissimi toni caricaturali, sorretti da felici impennate di stile e da una gustosa fantasia tecnica e linguistica» (Rondi).
ore 19.00 Amore mio aiutami di Alberto Sordi (1969, 124')
Un direttore di banca, felicemente sposato da anni, si atteggia a uomo moderno e anticonformista, ma quando la moglie gli rivela di amare un altro, dà i numeri, svelando la sua vera maschera. Sordi mette alla berlina i tabù della società e del costume italici, duettando splendidamente con la Vitti, in uno dei suoi film più costruiti, assolutamente privo di "macchiettismi".
ore 21.15 Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola (1970, 107')
«Una farsa un po' amarognola, con sfumature di "grottesco", in chiave tutta caricaturale. Due uomini, Oreste e Nello, una donna, Adelaide. Oreste, romano, è muratore (e comunista), Nello, toscano, è pizzaiolo (e contestatario). Adelaide è fioraia e, presa da grande amore, porta via Oreste a una moglie più vecchia di lui. Poi Nello, amico di famiglia, porta via Adelaide a Oreste. Alla fine esplode nel terzetto il dramma della gelosia. […] Age e Scarpelli, che hanno scritto il testo, e Ettore Scola, che lo ha diretto, hanno svolto l'azione come se uscisse fuori dalle testimonianze del processo subito intentato a Oreste […] e l'hanno perciò colorita con tutte le interpretazioni polemiche, distorte e soggettive, dei singoli protagonisti traendone spesso qualche occasione di satira: quei personaggi, ad esempio, che parlano tutti come nei "fumetti", loro unica lettura quotidiana, quei comunisti alla Guareschi, che si deridono da soli; quei grandi amori da feuilletons naufragati fra i cavoli e le verze dei Mercati Generali, in climi da tranches de vie popolaresche, sorretti in genere da beffe, lazzi e strambotti» (Rondi).
domenica 25
ore 17.00 Noi donne siamo fatte così di Dino Risi (1971, 112')
«Noi donne siamo fatte così è in pratica un omaggio alla Vitti, e un'altra variazione sull'argomento dei sessi così caro alla commedia. E lo stampo è sempre quello: solo che la galleria è tutta e solo di "mostre". Risi si avvale di un ricchissimo parco sceneggiatori, forse desideroso di ottenere il massimo di varietà. Il movimento femminista non è evidentemente ancora molto cosciente né combattivo: l'immagine femminile che ne esce non è edificante. Gli episodi più gustosi, nella loro superficialità, sono quelli contenenti riferimenti riconoscibili all'attualità. Vietnam è la parodia di Oriana Fallaci, corrispondente di guerra a tempo pieno. ChiamateRoma 21-21 lo è della famosa trasmissione radiofonica: una donna s'inventa uno stupro subìto con la speranza di subirlo veramente» (D'Agostini).
ore 19.00 La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci (1981, 117')
L'industriale parmense Primo Spaggiari assiste, impotente, al rapimento del figlio Giovanni. Dopo qualche giorno però apprende che suo figlio è morto. Incapace di dare la tragica notizia a sua moglie, decide di far finta di niente. Ma nel frattempo c'è un'indagine parallela dell'antiterrorismo che sospetta della veridicità della morte di Giovanni, essendo questi simpatizzante di certi gruppi radicali. Il sospetto è che Giovanni avrebbe potuto essere complice dei rapitori, al fine di colpire il proprio padre padrone. «Nel suo primo montaggio il film durava 3 ore e 15' […]; poi è diventato di 2 ore e 40'; adesso è di un'ora e 55'. In una di queste versioni, seguivamo [Tognazzi] mentre tornava a casa per prendere lo champagne; attraversava la strada e veniva investito da un camion. L'autista si fermava, scendeva dal camion per vedere che cosa era rimasto di Ugo, ma non c'era alcun cadavere; allora l'autista, assolutamente terrorizzato, risaliva sul camion e si dava alla fuga. A questo punto ritrovavamo [Ugo] in ufficio, che finiva di sognare - "Aaah!" -, prima di svegliarsi del tutto! Era un altro finale. I miei film, di solito li lascio andare da soli, ma qui ho pensato che dopo la sequenza della balera, dove l'emozione era così forte con la resurrezione di Giovanni, non c'era più bisogno di proseguire» (Bertolucci). Con Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Ricky Tognazzi, Laura Morante e Victor Cavallo.
ore 21.00 Identificazione di una donna di Michelangelo Antonioni (1982, 129')
Regista alla ricerca di un personaggio femminile per un suo film conosce due giovani donne con le quali, a distanza di poco tempo, vive travagliate storie d'amore. Il film gli sfugge di mano e, con esso, la sua esistenza. Antonioni gira attorno al vuoto cercando di colmarlo con le emozioni, ma i sentimenti si negano al suo alter ego. Premio per il 35° anniversario del Festival di Cannes nel 1982. «La novità di Identificazione rispetto ai miei film precedenti sta nel fatto che non ci sono crisi nei personaggi, ma conflitti. Nel momento in cui scoppiano, tali conflitti trovano una soluzione» (Antonioni).
martedì 27
ore 16.30 Teresa la ladra di Carlo Di Palma (1973, 128')
«Ispirandosi al bel romanzo di Dacia Maraini Memorie di una ladra uscito l'anno scorso da Bompiani, [...] Di Palma e la Vitti ci danno infatti un film vivo e vivace, che assicura uno spettacolo molto ricco di luoghi, di personaggi e situazioni: un film che svaria dal comico al sentimentale, però tutto incentrato su una figura di donna cui vanno cordiale pietà e indulgente simpatia. L'innocenza di chi è nata in miseria, la capacità di sorridere anche nei frangenti più dolorosi, il serbarsi sempre giovane sono appunto le virtù di Teresa, una figlia di contadini che la vita cerca di punire ma alle cui offese risponde con il coraggio dei poveri e il candore di chi non può permettersi il lusso dell'onestà. [...] Le corde di Di Palma sono d'altronde assai estese: sapido nel grottesco e giocoso nel patetico, il film offre, soprattutto per quanto attiene le patrie galere, squarci drammatici di buon valore documentario, e soluzioni scenografiche sempre molto ariose, servite da una fotografia a colori (di Dario Di Palma, nipote del regista) di notevole eleganza e dalla lieta musica di Ortolani. L'elemento che meglio riunisce i vari motivi sparsi nel film e li riassume in un segno brillante è tuttavia l'interpretazione di Monica Vitti» (Grazzini).
ore 18.45 Mimì Bluette, fiore del mio giardino di Carlo Di Palma (1976, 109')
«Figlia di una prostituta bellunese, la ballerina Mimì Bluette è l'idolo dei parigini. La corteggiano i più bei nomi della politica e della finanza, ma quando sta per sposarsi incontra un uomo misterioso col quale vive tre giorni di amore appassionato» (www.movieplayer.it). «La storia scorre in superficie, arrivando perfino a disegnare figure suggestive e complesse. Da trompe-l'oeil. Fuori da questo schema è comunque Monica Vitti. Sullo schermo, malgrado l'esperienza di Shelley Winters (la madre di Mimì) e i numeri di ballo di Tommy Tune (coerografo della soubrette), resta soltanto lei. Con la sua capacità di dar anima, spessore e misura a un personaggio carico di tensioni interiori: senza un eccesso, una sbavatura, un gesto di troppo» (Trionfera).
ore 20.30 "Acqua e zucchero". Carlo Di Palma, i colori della vita (replica, 90')
mercoledì 28
ore 17.00 Hannah e le sue sorelle di Woody Allen (1986, 103')
Le tre sorelle Hannah, Holly e Lee vivono a New York. La prima è la simpatica moglie di Elliott, un consulente fiscale e, qualche anno prima, è stata la moglie di Mickey, un ipocondriaco ed irrequieto creatore di script televisivi, che l'ha lasciata perché il medico gli aveva diagnosticato l'incapacità di generare. Hannah, che ora di bambini ne ha quattro, è però rimasta in ottimi rapporti con il suo ex e sarebbe lieta che si sposasse con la sorella Holly, insoddisfatta come donna e come cantante e velleitaria scrittrice. La terza sorella è la giovane Lee, che convive con Frederick, un pittore più anziano di lei e piuttosto scontroso. «"Famiglia vi amo, ma come siete pesanti" è la morale di Woody Allen in una commedia seria, ma non solenne, divertente ma non buffa e di una irresistibile amabilità. Molto bella la fotografia di Carlo Di Palma» (Morandini).
ore 19.00 Settembre di Woody Allen (1987, 82')
«Per due giorni e una notte in una villa del Vermont, alla fine d'agosto, sei personaggi si confrontano, si scontrano e soffrono. Il nucleo segreto della storia è un rapporto tra madre e figlia; il suo schema di base: A ama B che ama C che ama D. Sotto il segno della malinconia, questa convalescenza della tristezza dalle ombre troppo lunghe, è un dramma crepuscolare a mezze tinte e a porte chiuse […]. Film d'atmosfera, documentario sui sentimenti, il 16° film di W. Allen ha 2 coautori: le luci e i colori di Carlo Di Palma e le vecchie nostalgiche musiche di Loesser, Berlin, Porter, Kern con Art Tatum e Bernie Leighton al piano» (Morandini).
ore 21.00 Radio Days di Woody Allen (1987, 89')
«L'opera meno lineare di Allen, che ammucchia in (apparente) ordine sparso fatti, fantasie, notazioni curiose, battute, divagazioni: la struttura e la voce narrante (in originale dello stesso Allen, a sottolineare la valenza autobiografica del film) giocano a frantumare il film e l'America, che ritrovano la loro coesione solo nella radio e nella memoria di chi ha vissuto i suoi giorni migliori. Film nostalgico di un mondo più ingenuo ma più spontaneo, dove la parola era la regina. Eccellenti il cast, la scenografia di Santo Loquasto e la fotografia di Carlo Di Palma, ora vivace ora fredda secondo le esigenze della storia giocata su due piani, reale e fantastico. Gli esperti potranno divertirsi a cogliere i rimandi tra le parole delle (bellissime) canzoni e le simultanee situazioni del film. Nella parte della signora Waldbaum c'è Judith Malina del Living Theatre» (Mereghetti).
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