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“È morto a Roma Ugo Gregoretti”
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È morto a Roma Ugo Gregoretti. È un grande dolore per chiunque abbia frequentato, anche marginalmente, il mondo dello spettacolo italiano degli ultimi sessanta-settant'anni. Perché Ugo, nato a Roma nel 1930, non è stato solo un grande regista: è stato autore e conduttore televisivo, regista teatrale, organizzatore culturale, attore, scrittore, giornalista, direttore di festival. Non ha diretto moltissimi film ma alcuni, sia di finzione sia documentari, sono di diritto nella storia del nostro cinema. Ricordiamo "I nuovi angeli" (1962) e "Omicron" (1963), i leggendari documentari militanti "Apollon: una fabbrica occupata" (1969) e "Il contratto" (1970), l'episodio "Il pollo ruspante" nel celeberrimo film collettivo "Ro.Go.Pa.G." (dove lui era l'ultima G del titolo, mentre le altre sigle stavano nientemeno che per Rossellini, Godard e Pasolini) e più recentemente il parzialmente autobiografico "Maggio musicale". Ma è in televisione che Gregoretti è stato un precursore, un inventore di linguaggi e di forme narrative ancora oggi moderne e originali. Entrò alla Rai nel 1953, addirittura prima che nascesse la tv, ma fu all'inizio degli anni '60 - assieme a un gruppo di intellettuali neo-assunti quali Umberto Eco, Furio Colombo, Fabiano Fabiani, Angelo Guglielmi, Gianni Vattimo, Enrico Vaime e Piero Angela - che cominciò a scompigliare le regole di quella che era una Rai monopolista e tradizionalista. "Il circolo Pickwick" (1968) fu uno sceneggiato anomalo e rivoluzionario, nel quale l'Inghilterra di Dickens veniva ricreata in modo ironico e metalinguistico, con lo stesso Gregoretti (in abiti moderni) che si aggirava fra i personaggi come se fosse un inviato nell'Ottocento. Lanciò anche un giovanissimo Gigi Proietti, quel documentario, che sarebbe ritornato con Gregoretti in una buffissima rilettura di Salgari, "Le tigri di Mompracem" (1974). Un altro "sceneggiato" stupendo fu "Uova fatali", da Bulgakov (1977). Ma l'attività di Gregoretti, e la sua vivacità intellettuale, non sono mai venute meno. Era un uomo spiritosissimo. Quando raccontava della sua iscrizione al Pci, nel 1970, raccontava di come altri cineasti già membri del Partito fossero venuti a casa sua per convincerlo, e come lui avesse risposto: "Ma si può iscrivere al Pci uno come me, che ha 800 cravatte?". Citto Maselli gli rispose che il compagno Louis Aragon, del Pc francese, ne aveva più di mille. "A quel punto dovetti arrendermi", chiosava.
Nel 2016 Gianfranco Pannone, ex allievo e attuale docente del Csc, gli ha dedicato il bellissimo documentario "Con Ugo".
Tutti gli studenti, i docenti, i lavoratori, i membri del Consiglio di amministrazione, del Comitato scientifico e del Collegio dei revisori dei conti del Centro Sperimentale si stringono intorno alla figlia di Ugo, Orsetta, ex allieva del Csc, e a suo marito Felice Laudadio, il nostro Presidente.
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