Al cinema Trevi “Amore, piombo e furore: il cinema di Fabio Testi”. Venerdi 12 alle 20.45 incontro moderato da Steve Della Casa con Fabio Testi e Enzo G. Castellari
09 Ottobre 2018 - 14 Ottobre 2018
Il volto inconfondibile di Fabio Testi da anni popola i sogni cinefili degli spettatori del Cinema Trevi, avendo vissuto da protagonista assoluto l’ultima stagione d’oro del cinema italiano, gli anni Settanta, le cui molteplici declinazioni, tra generi e autorialità, ne hanno esaltato la presenza carismatica. «A Fabio Testi è toccato il compito di interpretare l’uomo violento del cinema italiano. Il ragazzo con la pistola. Ha passato più tempo lui con un’arma (anche impropria) in mano, che Edwige Fenech sotto la doccia! Sigaretta alla Humphrey Bogart, appena appena attaccata alle labbra, sopracciglia sempre corrucciate in un momento di concentrazione, sguardo intenso, ma pur sempre intimidatorio. Pirata, dongiovanni, pistolero, marinaio, pilota di formula uno e soldato. Ruoli da macho, ruoli che difficilmente esistono ancora nel cinema italiano ma che, nei b-movie anni Settanta lo vedevano protagonista. Cattivo o buono, non importa. L’importante è sparare. […] I personaggi interpretati da Fabio Testi sono sempre uomini duri: spalle larghe e ghigno terribile sulla faccia. L’aspetto è quello di un uomo bellissimo, ma che dentro cova malvagità, crudeltà e spietatezza, miste talvolta a un sentimento di vendetta. Un cattivo dalla faccia d’angelo» (Fabio Secchi Frau).
martedì 9
ore 16.30 Un amore così fragile così violento di Leros Pittoni (1973, 97′)
«Visto che il romanzo è in crisi e il cinema gode di buona salute, gli scrittori sempre più volentieri si danno alla regia. E appunto il caso di Leros Pittoni, autore di Tante sbarre, da cui Damiano Damiani trasse L’istruttoria è chiusa: dimentichi; stavolta è lo scrittore stesso a portate sullo schermo il proprio romanzo Un amore così fragile, così violento(Mursia editore), candidato al Premio Strega. Siamo sull’isola di Lipari, dove ha trovato rifugio un architetto deciso a respingere, per fede anarchica, i coinvolgimenti consumistici della sua professione. Ma vivere da pittore senza padroni non è facile neppure alle Eolie: il protagonista suscita antipatie e risentimenti, finisce in mezzo a una faida rusticana che non lo riguarda, viene perfino arrestato come sospetto di omicidio; e quando per fame accetta di fare il Cristo nella processione del paese, rischia di venir crocifisso davvero» (Kezich).
ore 18.15 Enigma rosso di Alberto Negrin (1978, 85′)
Il commissario Di Salvo è chiamato a indagare sull’omicidio della sedicenne Angela, primo di una serie di misteriosi delitti compiuti nell’ambiente di un collegio femminile. Doveva essere il terzo capitolo della trilogia lolitesca che Massimo Dallamano avrebbe dedicato al tema dello sfruttamento sessuale delle minorenni, trattato precedentemente in chiave gialla (Cosa avete fatto a Solange?) e poliziesca (La polizia chiede aiuto). Purtroppo, a causa della morte prematura, di Enigma rosso il regista rimane solo sceneggiatore. Alberto Negrin, preso in mano il progetto, gira comunque una versione ancor più efferata, malsana e morbosa dell’epocale Solange, con un’audacia visiva e una libertà di sguardo oggi assolutamente irriproducibili nel cinema italiano.
ore 20.00 Cosa avete fatto a Solange? di Massimo Dallamano(1972, 106′)
«Un ignoto assassino, forse un maniaco sessuale, uccide barbaramente tre allieve di un collegio londinese, tra le quali l’amante dell’insegnante di italiano, Enrico Rosseni. Scagionato da ogni sospetto e riconciliatosi con la moglie Herta, che decide di aiutarlo, il professore comincia a indagare tra le amicizie delle ragazze assassinate. Scopre così che le vittime avevano in comune una vita sregolata, cui partecipava una misteriosa Solange» (cinematografo.it).
mercoledì 10
ore 17.00 Vai gorilla di Tonino Valerii (1975, 100′)
La guardia del corpo Marco Sartori (Fabio Testi) viene assunto come guardia del corpo per difendere l’imprenditore edile Sampioni (un indimenticabile Renzo Palmer) dalle minacce di un gruppo di rapitori violenti e senza scrupoli. Ottimo esempio di action movie che preannuncia per temi e per atmosfere Il grande racket (1976) di Enzo G. Castellari e I padroni della città (1976) di Fernando Di Leo. Per Mereghetti: «Truce e tagliato con l’accetta, ma meno cretino ed efferato di tanti prodotti analoghi».
ore 19.00 Speed Cross di Stelvio Massi (1980, 106′)
«Due motociclisti, Paolo e Nicola, partecipano ad una gara in Germania. Pur essendo amici fraterni decidono di combattersi per la vittoria finale. Uno dei due (di professione poliziotto) è anche costretto ad indagare sulle sporche manovre di un boss delle scommesse. Dopo qualche incomprensione (si contendono la stessa donna) i due finalmente gareggiano» (Poppi-Pecorari).
ore 21.00 Speed Driver di Stelvio Massi (1980, 114′)
«Rudy Roffo, corridore motociclista, sfida quotidianamente la morte per guadagnare i soldi necessari a curare il fratello tossicodipendente, ricoverato in ospedale. Notato da un ambiguo personaggio del mondo dei motori (che si rivelerà essere uno spacciatore di droga), Rudy viene avviato ad una promettente carriera di pilota automobilistico. Inconsapevolmente “usato” dai suoi manager per i suoi illeciti traffici, infine Rudy trova il coraggio per reagire» (Poppi).
giovedì 11
ore 17.00 Sterminate “Gruppo Zero” diClaude Chabrol (Nada, 1974, 97′)
Un gruppo di terroristi sequestra in una casa di appuntamenti l’ambasciatore americano e lo nasconde in una fattoria di campagna in attesa che venga pagato un riscatto di dieci milioni di dollari per finanziare la rivoluzione. Ovviamente lo Stato francese non si fa intimidire e reagisce con la forza. «Questi pseudo-rivoluzionari non sono né di destra né di sinistra. Non hanno niente da perdere e niente da guadagnare. A guadagnarci sono soltanto i loro avversari i quali possono così vantarsi di averli domati con un ennesimo massacro. È la riprova di come il terrorismo dei terroristi può essere utilizzato dalla polizia a scopi politici. Mi sono limitato a fare un racconto da “serie nera”. Un chiaro-scuro che sollecita il nostro divertimento. In fondo è un intrattenimento» (Chabrol).
ore 19.00 Amore piombo e furore di Monte Hellman (1978, 98′)
«L’incontro tra il grande regista americano di culto Monte Hellman e lo spaghetti western. […]. Recentemente, in un incontro a lui dedicato a Torella dei Lombardi, proprio il regista ha raccontato la genesi del film. “Dopo aver fatto film abbastanza crudi volevo fare un western più tradizionale”. […] Nel bene e nel male, questo spaghetti western che vanta la firma, almeno all’estero, di Hellman, […] è come lo girò il regista e non come, secondo molte critiche del tempo, lo vollero i produttori. […] Il problema nacque perché sui titoli italiani, e spagnoli, non compare la regia di Hellman, ma dell’aiuto regista Antonio Brandt […]. Resta comunque uno degli spaghetti western più bizzarri mai girati e una vera occasione per il nostro cinema e per Fabio Testi» (Giusti). Con Warren Oates, Jenny Agutter e Sam Peckinpah.
ore 20.45 I quattro dell’Apocalisse di Lucio Fulci (1975, 103′)
«Scampati ad un massacro compiuto da un gruppo di precursori del “giustiziere della notte” ai danni della malavita di Salt Flat, quattro lazzaroni, più disgraziati che colpevoli, si aggirano per il west in cerca di un approdo sicuro. Trovano invece un infido messicano che sfoga su di loro il suo gusto per la violenza e poi li abbandona nel deserto. […] Ennio De Concini, lo sceneggiatore, e Lucio Fulci, il regista, evidentemente sensibili alle esigenze commerciali e alle mode correnti hanno infatti realizzato un’opera traboccante di violenza appena appena addolcita da alcuni risvolti patetici, e nel contempo abbastanza slegata» (Leo, «Il Messaggero»).
venerdì 12
ore 17.00 La via della droga di Enzo G. Castellari (1977, 94′)
Roma: col suo look pittoresco, l’agente Fabio (Testi) si infiltra in una banda di spacciatori, e per conquistarsi la loro fiducia ruba addirittura la droga custodita in pretura. Castellari, seguito dai fidi stuntmen, cerca di stabilire nuovi record di spettacolarità (l’inseguimento finale in aereo).
ore 18.45 Il grande racket di Enzo G. Castellari (1976, 106′)
«Un solido Castellari-movie del periodo d’oro. Violenza scatenata, ma anche azione, divertimento, battute mica male. E grande cast di cascatori, cattivi di ogni tipo, Fabio Testi è un maresciallo deciso a sgominare a qualsiasi costo una banda di taglieggiatori» (Giusti).
ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Fabio Testi e Enzo G. Castellari
a seguire Addio fratello crudele di Giuseppe Patroni Griffi (1971, 111′)
«Giovanni e Annabella sono fratello e sorella, ma nonostante ciò si amano. È un amore passionale ma disperato. Giovanni si confida con un frate che lo obbliga a ripensarci. Questi gli prefigura peccato e sventure. Ma l’amore dei due è troppo forte» (Arcagni). «Ho amato molto il teatro elisabettiano e Addio fratello crudele è un omaggio a questa mia passione. Mi ha ispirato […] un testo teatrale di Ford, Peccato che sia una puttana. Credo che Addio fratello crudele costituisca una specie di tragedia moderna rielaborata da quel testo, di cui ho preso solo alcuni personaggi, che ho amato moltissimo. È la storia di quattro ragazzi, cui ho cercato di dare spessore, dignità e importanza» (Patroni Griffi).
sabato 13
ore 17.00 Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci (1981, 97′)
«Vecchia e nuova mala si fronteggiano all’ultimo sparo e tranello mortale in una Napoli dove l’arte di arrangiarsi è la regola di sopravvivenza. Ma giunge “il Marsigliese”, un losco figuro che vuol prendere in mano le redini del contrabbando e iniziare su larga scala un traffico di droga. Egli, dapprima, cerca di convincere Luca, il contrabbandiere, a unirsi a lui. Luca è un giovane ribaldo, ma nel fondo onesto. […] Diretto con mano veloce e mestiere smaliziato da Lucio Fulci, il film annovera purtroppo truculenti effettacci. Ma le sequenze degli inseguimenti dei motoscafi sono efficaci e il disegno di una certa Napoli è colorito» (Grassi). «È un film che mi piace, un buon film nero» (Fulci).
ore 19.00 Camorra di Pasquale Squitieri (1972, 114′)
Scalata al potere da parte di Tonino, un giovane figlio di proletari napoletani, fidanzato con un’operaia, che ha la fortuna di essere benvoluto da un camorrista. Quando Tonino decide di entrare nell’organizzazione malavitosa, il suo unico scopo è raggiungere il potere, incurante di tutto, sentimenti compresi. Per Roberto Chiti: «Camorra ha una sua vigorosa, seppur rudimentale, presa spettacolare. […] La descrizione dell’ambiente e della malavita partenopea è stata resa dal regista con magistrale e centrata efficacia».
ore 21.00 I guappi di Pasquale Squitieri (1974, 133′)
Secondo episodio di una ideale trilogia sulla camorra, inaugurata da Squitieri con Camorra e conclusa con L’ambizioso, I guappi è ambientato alla fine dell’800 e racconta la storia di due singolari figure, il guappo don Gaetano Fungilo e l’avvocato Nicola Bellizzi, legati da un indissolubile rapporto di amicizia. Attraverso di loro il regista napoletano descrive un mondo che non c’è più, basato sull’onore e mette in scena il conflitto tra la giustizia e la criminalità, attraverso una coinvolgente narrazione ricca di colpi di scena. Scritto da Ugo Pirro e interpretato da un cast eccezionale: Fabio Testi, Franco Nero e Claudia Cardinale.
domenica 14
ore 17.00 L’importante è amare di Andrzej Zulawski (1975, 110′)
«Da un romanzo (1972) di Christopher Frank: Nadine, attrice fallita e sposata con il debole Jacques, s’innamora del fotografo Servais che, per aiutarla a montare uno spettacolo, s’indebita, ma, dopo aver rifiutato una commissione umiliante, è massacrato di botte. […] 1° film francese del polacco Zulawski: violento, aggressivo, parossistico, una vera stagione all’inferno di cui sono prigionieri esseri deboli, infelici, disillusi oppure furbi, laidi, feroci» (Morandini).
ore 19.00 Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica (1970, 95′)
Tratto dal fortunato romanzo omonimo di Giorgio Bassani, pubblicato nel 1962, il film narra le vicende di un gruppo di giovani della borghesia ebraica di Ferrara, che vede la sua vita agiata travolta dalle leggi razziali, dalla guerra e infine dalla deportazione. «Se la partenza del film costruisce atmosfere in una qualche misura aderenti al libro di Bassani, i suoi sviluppi cercano una più lunga gravitazione. Suddiviso complessivamente in due grossi quadri sequenziali, il racconto di immagini s’accosta alle esperienze private dei personaggi ma si allarga alle vicende politiche e storiche che con quelle hanno continuità. Di qui forse discende la perdita di circolarità (che Giorgio Bassani aveva ricavato da Proust), con l’acquisto invece di una spiccata linearità» (De Santi).
ore 20.45 L’eredità Ferramonti di Mauro Bolognini (1976, 118′)
Nella Roma dei primi del Novecento, il fornaio Ferramonti dopo anni di lavoro e dopo aver accumulato una fortuna decide di ritirarsi. Esclude però tutti i familiari dall’eredità. Irene, la moglie di uno dei suoi figli, sembra essere un elemento pacificante all’interno della famiglia, ma in realtà trama per poter mettere le mani sull’eredità. «Da un bel romanzo breve (1883) di Gaetano Carlo Chelli, Bolognini ha tratto un film elegante, decorativo ma intenso, sulla volgarità della piccola borghesia emergente nell’Italia umbertina» (Morandini).