Incontro con il critico Paolo Vecchi che ha recentemente dedicato una monografia István Gaál, dal titolo Radici. Radici, riprendendo il titolo del documentario su Bartók.
István Gaál, dopo la sua formazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, è sempre rimasto legato all’Italia e a Roma, a cui ha dedicato il bellissimo documentario Római Szonáta (1996): «Sono arrivato a Roma più di trent’anni or sono. L’incontro assomigliava a uno sposalizio e da allora sono rimasto un innamorato fedele». Il regista ungherese tornerà al CSC tra il ’78 e ’79 come visiting professor su invito di Guido Cincotti, da regista affermato: nel 1970 il suo Magasiskola – I falchi aveva vinto il premio della giuria a Cannes. In patria aveva esordito nel 1963 con quello che forse è il suo capolavoro, Sodrásban (Corrente), film che segna la nascita della novelle vague danubiana. Sin da allora si occupa sia della sceneggiatura che del montaggio di ogni suo film, alternando film di narrazione e documentari. Oltre ad essere fotografo di pregevole valore, ha profondo interesse per la musica, cui dedica diversi lavori, tra cui la notevolissima messa in scena dell’opera di C.W. Gluck Orpheusz és Eurydiké (1985) o i documentari su Béla Bartók.