Registi, Sceneggiatori, Drammaturghi
Fondi archivistici e bibliografici – Biblioteca Luigi Chiarini
L’archivio cartaceo è stato donato dai figli di Andreassi nel 2018. Si tratta di oltre duecentocinquanta documenti tra soggetti, trattamenti, sceneggiature, diversi dei quali afferenti programmi televisivi, un materiale ricchissimo di versioni, appunti, notazioni, disegni, edito e inedito. Sono presenti inoltre trentasette cartelle contenenti progetti, idee, spunti, articoli, corrispondenza, documentazione amministrativa, contratti e rassegna stampa dei sui lavori. L’archivio filmico è conservato presso la Cineteca Nazionale dal 2000.
Raffaele Andreassi (1924 – 2008) – Giornalista, regista, sceneggiatore, fotografo, artista e poeta. Fin dal 1948 collabora con diverse testate giornalistiche dal «Giornale del Mattino» alla «Fiera Letteraria», scrive poesie che vengono pubblicate nella raccolta Paesi nel cuore (Cappelli, 1959). Nel 1950 inizia l’attività di regista di cortometraggi e documentari. Nella sua filmografia si contano pochi lungometraggi a soggetto, ma quasi duecento corti e mediometraggi, di cui oltre cinquanta documentari d’arte. Per la televisione, oltre ad alcuni “caroselli”, ha diretto una trentina di servizi a carattere giornalistico e documentaristico. Tra i suoi lavori più significativi ricordiamo, il documentario Antonio Ligabue pittore (1965), i film Flashback (1969) e I lupi dentro (1999). Ha lavorato molto per la Rai, girando inchieste, serie e servizi per diversi programmi.
L’archivio di Lucio Manlio Battistrada, donato dal figlio Duccio nel 2018, ripercorre gli oltre quarant’anni della sua prolifica attività di sceneggiatore e scrittore, nonché l’impegno nella politica. Sono presenti migliaia di appunti, bozze, scalette, soggetti, trattamenti e sceneggiature alcune inedite e altre di noti film a cui ha collaborato, tra cui: L’oro di Roma (1961) di Carlo Lizzani, Macchie solari (1975) di Armando Crispino, Gott mit uns (Dio è con noi) di Giuliano Montaldo (1970) e Il delitto Matteotti (1973) di Florestano Vancini. Nel fondo sono presenti le riscritture delle diverse fasi del processo creativo fino alla versione finale della sceneggiatura. L’archivio è costituito, inoltre, da quindici cartelle che raccolgono: la corrispondenza, i contratti, gli scritti, la rassegna stampa, le lezioni dei suoi corsi di sceneggiatura, i materiali preparatori di programmi televisivi e della pubblicità dell’automobile Alfa Romeo, la partecipazione ad associazioni, festival, rassegne e convegni e l’attività politica. Battistrada dagli anni ’80 in poi si è appassionato allo studio antropologico che, tra i tanti soggetti e scritti prodotti sull’argomento, ha portato anche alla composizione di un saggio inedito “Homo Sapiens”, di cui l’archivio conserva le varie stesure manoscritte e dattiloscritte.
Lucio Manlio Battistrada (1920 – 2017) – noto anche come Lucio Battistrada, sceneggiatore per il cinema e la televisione, scrittore, ha lavorato in stretta sinergia con i registi: Carlo Lizzani, Armando Crispino, Giuliano Montaldo, Florestano Vancini. Nella sua filmografia che spazia dal genere drammatico alla commedia, dal western al cinema di guerra, dal giallo al thriller, troviamo: il soggetto de Il principe ribelle (1947) di Pino Mercanti; la sceneggiatura de Il sole negli occhi (1953) di Antonio Pietrangeli, il soggetto e la sceneggiatura de L’oro di Roma (1961) e la sceneggiatura di Requiescant (1967) di Carlo Lizzani; il soggetto e la sceneggiatura de I fuorilegge del matrimonio (1963) di Paolo e Vittorio Taviani, Valentino Orsini; il soggetto e la sceneggiatura di Gott mit uns (Dio è con noi) di Lucio Manlio Battistrada e Fernaldo Di Giammatteo (1964); il soggetto e la sceneggiatura di Una bella grinta (1965) e la sceneggiatura di Gott mit uns (Dio è con noi) di Giuliano Montaldo (1970); il soggetto e la sceneggiatura de Il nero (1966) di Giovanni Vento; il soggetto e la sceneggiatura di Rififí ad Amsterdam (1966) di Sergio Grieco; la sceneggiatura di Uno straniero a Paso Bravo (1968) di Salvatore Rosso, il soggetto e la sceneggiatura de Il delitto Matteotti (1973) e la sceneggiatura di Un dramma borgese (1974) di Florestano Vancini; il soggetto e la sceneggiatura di John il bastardo (1967), la sceneggiatura di Commandos (1968), il soggetto e la sceneggiatura de L’Etrusco uccide ancora (1972), la sceneggiatura de La badessa di Castro (1974) e di Macchie solari (1975) di Armando Crispino; il soggetto e la sceneggiatura di Un ragazzo di borgata (1976) di Giulio Paradisi; la sceneggiatura di Augh! Augh! (1980) di Marco Toniato, la sceneggiatura di Morte in Vaticano (1982) di Marcello Aliprandi; il soggetto della serie tv La Piovra (1984) di Damiano Damiani; il soggetto e la sceneggiatura della serie tv Silvia è sola (1988) di Silvio Maestranzi; la sceneggiatura della serie tv Appuntamento a Trieste (1988) di Bruno Mattei; la sceneggiatura de La sposa era bellissima di Pál Gábor (1986).
Il materiale, donato dal regista nel 2014, è costituito da più di cento tra libri, riviste, cataloghi di mostre e una collezione di dischi. Di notevole interesse sono le sceneggiature originali dei film “Un señor muy viejo con unas alas enormes” (1988), “El siglo del viento” (1999), “El Fausto criollo” (2011); i materiali preparatori per il volume El alquimista democratico, compreso il carteggio con Marti Soler Vinyes e Guadalupe Ortiz Elguea, responsabili delle edizioni messicane Siglo XXI; la raccolta di versi Condecoraciones del otoño; il testo El tiempo, todo el tiempo; il prologo per Una historia del cine político y social en Argentina; i progetti Ser un ser humanoe Panflorilegio. Tra la documentazione è presente quella utilizzata per i corsi universitari da lui tenuti, in particolare al Center for the Humanities at Tufts, Medford (MA) nel 2009 e quella relativa alle partecipazioni a festival e convegni.
Fernando Birri (1925-2017) – Regista cinematografico argentino, è stato allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia e in seguito tra i fondatori della Escuela International de Cine y TV de San Antonio de los Baños a Cuba. Ha contribuito al rinnovamento del cinema sudamericano con i suoi film e la formazione di nuove generazioni di autori.
Il fondo è costituito da venticinque fra sceneggiature e soggetti originali di Fabio Carpi.
Fabio Carpi (1925-2018) – Sceneggiatore e regista cinematografico e televisivo. Critico per “l’Unità”, dopo un soggiorno in Brasile, dove lavorò per Luciano Salce “Uma pulga na balança” (1953), tornò in Italia per scrivere i testi dei film di Antonio Pietrangeli, Nelo e Dino Risi, Vittorio De Seta. Scrisse in collaborazione con Zavattini, Malerba, Continenza. Tra i film cui partecipò come sceneggiatore, “Bronte: Cronaca di un massacro” (1972) di Florestano Vancini; tra le sue regie “Corpo d’amore” (1973), “L’età della pace” (1974), “Quartetto Basileus” (1982).
Il fondo, donato da Alfredo Baldi nel 2003, consiste in soggetti, trattamenti, sceneggiature, articoli e brevi racconti. Il ‘corpus’ documentario si presenta di notevole importanza sotto il profilo degli studi cinematografici. Si tratta infatti dei dattiloscritti originali di film di grande successo quali “I due marescialli”, “La fortuna di essere donna”, “Totò Le Moko’” ed altri, ma anche di sceneggiature assolutamente inedite, che non furono mai realizzate. A questi dattiloscritti se ne aggiungono altri la cui paternità a Continenza è controversa e spesso non trova riscontro nelle fonti bibliografiche più accreditate.
Sandro (Alessandro) Continenza (1920-1996) – Giornalista per il «Marforio», il «Marc’Aurelio» ed altre testate umoristiche, fu autore fra i più prolifici del nostro cinema, eccellendo nella commedia all’italiana – e in genere nella produzione comico-farsesca – e nella realizzazione di testi per il filone storico-mitologico. Lavorò con registi quali Blasetti, Steno, Camerini, Mattoli, Mastrocinque, divenendo noto per aver sceneggiato molti dei film interpretati da Totò ed Alberto Sordi. Fu attivo anche in Spagna e in Francia dove si accostò al cinema d’autore collaborando con Claude Sautet e con Pierre Granier-Deferre.
Il fondo, già conservato presso il CSC per varie donazioni effettuate nel corso degli anni da De Agostini stesso, si è notevolmente arricchito della documentazione cartacea pervenuta dalla moglie Liliana Fontana nel 2009 e nel 2019, raccoglie oltre 200 tra racconti, sceneggiature, trattamenti, soggetti e 16 cartelle di corrispondenza, contratti, poesie, appunti manoscritti, recensioni e documentazione varia, 231 tra monografie e periodici. L’Archivio fotografico conserva circa seimila fotografie (stampe e negativi). Nell’Archivio filmico e in Videoteca sono depositati i suoi materiali filmici e video.
Fabio De Agostini (1933-2009) – Sceneggiatore, scrittore e regista italo-svizzero, nel 1968 iniziò la collaborazione con la Radiotelevisione Svizzera. Autore di racconti, sceneggiati e radiodrammi, si è occupato in modo particolare di adattamenti radiofonici di classici svizzero italiani. Ha prodotto quaranta storie originali nelle quali inserisce creatività e ironia. La decennale esperienza radiofonica lo portò a cimentarsi anche nella regia dei suoi testi tra i quali: “Lauta mancia” (1957), “Belle d’amore” (1970), “Le lunghe notti della Gestapo” (1977).
Il fondo, donato nel 2012 dagli eredi, è costituito da 208 documenti: sceneggiature, soggetti, trattamenti, copioni teatrali, monografie, volumi di rassegna stampa, pressbook e una cartella di corrispondenza. L’archivio si compone delle testimonianze documentarie inerenti alla sua carriera cinematografica, ma anche a quella di scrittore, di giornalista e di docente del Centro Sperimentale di Cinematografia. A ciò si aggiunge una discreta collezione di fascicoli di riviste italiane e straniere, soprattutto edite nei paesi dell’Est europeo, e un esiguo corpus di libri. Le fotografie sono conservate presso l’Archivio fotografico della Cineteca Nazionale.
Ennio De Concini (1923-2008) – Sceneggiatore, regista cinematografico, commediografo, laureato in filosofia, si dedicò per lungo tempo al giornalismo soprattutto per la rivista «La fiera letteraria». Dopo essere stato aiuto regista di Vittorio De Sica in “Sciuscià” (1946), cominciò a lavorare come sceneggiatore. Nel 1960 ottenne il Nastro d’argento per “Un maledetto imbroglio” (1959) di Pietro Germi e un altro Nastro d’argento nel 1962 per “Divorzio all’italiana” (1961), sempre diretto da Germi, per il quale ricevette, nello stesso anno, anche l’Oscar per la migliore sceneggiatura. Autore particolarmente fecondo, ha scritto oltre duecento sceneggiature per i più importanti registi del cinema italiano e internazionale, cimentandosi in diversi generi dallo storico-mitologico all’horror, dal melodramma alla commedia all’italiana.
Il fondo è stato donato dalle figlie Daniela e Carola nel 2019. Si tratta di circa quaranta documenti: tra soggetti, trattamenti, sceneggiature, copioni teatrali, molti dei quali inediti e manoscritti, due pressbook. In particolare sono presenti i soggetti di “Uomini e cielo” e de “Il mulatto”, le sceneggiature de “Gli amanti di Ravello” e “Uomini ombra”. Molti i progetti non realizzati, come ad es. le sceneggiature “Oa-Mon”, “Cagliostro”, “Guglielmo Marconi” e numerosi soggetti come “Il tempo felice”, “Cielo stellato”, “La corda del coltello”, “Stelle alpine”, i pressbook di “Carica eroica” e “Mizar”. Arricchiscono il lascito cinque suoi disegni originali, tra i quali spiccano tre figurini che sono stati eseguiti per i costumi dei personaggi dello spettacolo teatrale “Hàtama” (1936), di cui è anche il regista, undici fotografie di suoi disegni, oltre a una macchina fotografica d’epoca anni Trenta, la Voigtländer Superb Reflex.
Francesco De Robertis (1902-1959) – Regista, sceneggiatore e soggettista. Ufficiale della Regia marina, si dedicò al cinema con particolare attenzione alle storie e di guerra, affermandosi come uno dei precursori del Neorealismo. I suoi interessi artistici lo spinsero inizialmente verso il teatro, dove negli anni Trenta fu impegnato nell’allestimento di quattro dei suoi otto drammi, “La pagina degli scandali”, “La luce sul fondo”, “Civiltà”e “Hàtama”, e poi definitivamente verso il cinema. Negli anni Quaranta fu responsabile del centro cinematografico del Ministero della Marina, da lui stesso voluto, con l’intento di produrre opere per risollevare il morale dell’Arma dopo l’esito delle campagne di guerra in Albania. Dopo il cortometraggio d’esordio “Mine in vista” (1940), realizzò nel 1941 il lungometraggio “Uomini sul fondo”, interpretato, come i successivi suoi lavori, esclusivamente da ufficiali, sottufficiali ed equipaggi della Regia marina. Nel medesimo anno realizzò “La nave bianca”, firmato da De Robertis come supervisore e da Roberto Rossellini come regista (ruolo molto controverso come supervisore). I lavori successivi confermarono la natura antiretorica dell’ispirazione di questo comandante-regista, attento al risvolto umano delle vicende: “Alfa Tau!” (1942), “Uomini e cieli” (1946),”La vita semplice” (1946) e “Marinai senza stelle” (uscito nel 1949). Nel dopoguerra si congedò definitivamente dalla Marina e realizzò numerosi film tra cui i più noti furono “Carica eroica” (1952), “Mizar” (1953), “Uomini ombra” (1954).
Il nucleo più consistente del fondo, acquisito nel 2000, è costituito da 176 fra sceneggiature, soggetti, trattamenti originali – spesso manoscritti – di film realizzati e non, e dall’archivio privato del regista. Esso comprende la corrispondenza intrattenuta dalla fine degli anni ’40 fino ai suoi ultimi momenti di vita. Si tratta di lettere, telegrammi e cartoline ricevute da amici, attori e registi (citiamo solo ad esempio Raf Vallone, Serge Reggiani, Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, Bertolt Brecht, Joris Ivens), da numerosi intellettuali italiani e stranieri (Libero de Libero, Pietro Ingrao, Georges Sadoul, Jorge Amado ed altri) conosciuti e frequentati durante la sua lunga e multiforme attività artistica.
Giuseppe De Santis (1917-1997) – Regista e sceneggiatore. Diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, attivo collaboratore della rivista «Cinema» si accosta fin dagli anni ’40 a un gruppo di intellettuali antifascisti che approderanno alla militanza nel PCI. Dopo alcune collaborazioni con Luchino Visconti e Roberto Rossellini, debutta nella regia nel 1948, e firma alcuni tra i film più importanti del neorealismo italiano: “Caccia tragica” (1947), “Riso amaro” (1949), “Roma ore 11” (1952). Per molti anni è stato docente di Regia e Recitazione del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Si tratta di settantadue dattiloscritti tra soggetti, trattamenti, sceneggiature, alcuni di film mai realizzati, altri corredati da note manoscritte e finali diversi, che vanno a integrare un centinaio di titoli già posseduti dalla biblioteca. Si evidenziano le sceneggiature scritte in collaborazione con i registi: Alberto Lattuada per La cicala (1979); Elio Petri per il progetto incompiuto Chi illumina la grande notte (1980); Carlo Vanzina per Sotto il vestito niente. L’ultima sfilata (1988), Peter Del Monte per Etoile (1989); Claudio Bonivento per Altri Uomini (1997); Dario Argento per gli Occhiali neri (2002).
Franco Ferrini (1944) – Sceneggiatore, regista e scrittore italiano, ha esordito nel cinema nel 1972 come attore nel film Le notti peccaminose di Pietro l’Aretino (Mario Scarpellini), per poi proseguire la sua carriera come sceneggiature di Poliziotti violenti (Michele Massimo Tarantini, 1976), Enigma rosso (Alberto Negrin, 1978). La cicala (Alberto Lattuada, 1980), Io, Chiara e lo Scuro (Maurizio Ponzi, 1983) e Acqua e sapone (Carlo Verdone, 1983). Nel 1984 è co-sceneggiatore, accanto a Sergio Leone, di C’era una volta in America con Robert De Niro, che lo ha reso noto a livello internazionale. Nello stesso anno, inizia la collaborazione con Dario Argento per Phenomena, proseguendola nella maggior parte dei suoi film da Opera (1987) a Occhiali neri (2022). Ha sceneggiato in coppia con Dardano Sacchetti Demoni (1985), Demoni 2 (1986) di Lamberto Bava, e insieme ad Argento, il film La chiesa (Michele Soavi, 1989); per Soavi firma, inoltre, lo script di Arrivederci amore, ciao del 2005. Come regista ha diretto nel 1987 un thriller sulla prostituzione Caramelle da uno sconosciuto. Ha continuato sul genere del thriller, scrivendo in collaborazione, Sotto il vestito niente (1985), Squillo (1996) di Carlo Vanzina e Occhi di cristallo (2004) di Eros Puglielli. Nella sua filmografia sono presenti, inoltre, diverse commedie: oltre il già citato Acqua e sapone, anche Vacanze di Natale ’90 (1990), Fratelli coltelli (1997) di Maurizio Ponzi, Un bugiardo in paradiso (1998) di Enrico Oldoini. Per la tv ha collaborato a serie come Benedetti dal Signore (2002), O la va, o la spacca (2004) di Francesco Massaro e Il giudice Mastrangelo 2 (Enrico Oldoini, 2007). È tra i docenti ai corsi di sceneggiatura presso la Scuola di Cinema di Sentieri Selvaggi e giornalista sulla rivista omonima.
Il fondo, donato nel 1998, consta di oltre quattrocento tra soggetti, sceneggiature, radiodrammi, romanzi, racconti, comprendenti varie stesure e una raccolta di suoi articoli pubblicati su varie testate.
Massimo Franciosa (1924-1998) – Scrittore, sceneggiatore, regista e commediografo è stato assistente presso l’Università di Roma e redattore e collaboratore di varie testate tra le quali «Il Momento», «Il lavoro illustrato» e «La Fiera letteraria». Nel cinema esordisce con il soggetto e la sceneggiatura de “Gli Innamorati” (1955) di Mauro Bolognini, scritta con Pasquale Festa Campanile, primo esempio di un lungo sodalizio, cui si aggiungeranno altre collaborazioni con noti personaggi del mondo del cinema, che daranno vita a sceneggiature di film di successo come “Poveri ma belli” (1956) di Dino Risi, “Giovani mariti” (1958) di M. Bolognini, “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e “Il Gattopardo” (1963) di Luchino Visconti, “Le quattro giornate di Napoli” (1962) di Nanni Loy, ” Le voci bianche” (1964) di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, “Il viaggio” (1974) di Vittorio De Sica; e alla commedia musicale Rugantino realizzata da Garinei e Giovannini nel 1962. Ha diretto anche alcuni film comico-sentimentali, tra cui “Il morbidone” (1966), “Pronto, c’è una certa Giuliana per te” (1967), “Quella chiara notte d’ottobre” (1974). Ha pubblicato inoltre numerosi romanzi e scritto diversi radiodrammi.
Il fondo di Ernesto Gastaldi, donato nel 2022 al Centro Sperimentale, è costituito da oltre 400 unità bibliografiche tra soggetti, trattamenti, sceneggiature, alcuni inediti di film mai realizzati, sedici romanzi e tre cartelle di contratti, frutto di oltre sei decenni di lavoro. Gli scritti, in gran parte dattiloscritti rilegati e alcuni stampati, sono di notevole interesse storico, in quanto Gastaldi ha al suo attivo una carriera di successi con il coinvolgimento in oltre cento film e sei anche diretti, interpretati da attori di fama internazionale come: Robert De Niro, Anthony Quinn, Henry Fonda, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Edwige Fenech, Lee Van Cleef, Giuliano Gemma, Tomas Milian, Terence Hill, Giancarlo Giannini. Noto al grande pubblico per i suoi contributi al genere giallo e spaghetti western, Gastaldi ha scritto sceneggiature per alcuni dei film più iconici del cinema italiano, oltre ad aver collaborato alla stesura del trattamento originario di C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone. In particolare, nell’Archivio troviamo: L’orribile segreto del dr. Hichcock (1962) di Riccardo Freda, La decima vittima (1965) di Elio Petri, Arizona Colt di Michele Lupo (1966), I giorni dell’ira (1967) e Il mio nome è Nessuno (1973) di Tonino Valerii, La coda dello scorpione e Lo strano vizio della signora Wardh (1971), Tutti i colori del buio di Sergio Martino, Il grande duello (1972) di Giancarlo Santi, Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1972) Giuliano Carmineo, Milano odia: la polizia non può sparare (1974) di Umberto Lenzi, La pupa del gangster (1975) di Giorgio Capitani.
Ernesto Gastaldi (Graglia, 10 settembre 1934), sceneggiatore, scrittore e regista italiano, entra al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1955 per diplomarsi in Direzione e Sceneggiatura nel 1957, dove conosce l’attrice Mara Maryl (pseudonimo di Mara Chianetta), che sposerà nel 1960 e da cui avrà tre figli. Nel 1967 si laurea anche in Economia e commercio all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Tra i più prolifici sceneggiatori italiani esistenti è attivo nel cinema dal 1954, nel ventennio 1960-1980 lavora a oltre cento pellicole, collaborando, tra gli altri, con Mario Bava, Riccardo Freda, Sergio Leone, Umberto Lenzi, Sergio Martino, Tonino Valeri. Dirige sei film: Passeggiata in Spagna (co-diretto Alberto Romano Benois, 1957), Libido (co-diretto Vittorio Salerno, 1965), Cin… Cin… Cianuro (1967), La lunga spiaggia fredda (1971), Notturno con grida (co-diretto Vittorio Salerno, 1982), L’uovo del cuculo (1994). Ha scritto diversi di libri, per lo più di genere thriller, fantascientifico o umoristico, usando vari pseudonimi e le autobiografie “Mira Mara como marea” (2019) nel quale racconta i 60 anni d’amore con la moglie e “Come entrare nel cinema e restarci fino alla fine” (Il Foglio, 2017), edizione rivista e aggiornata di “Voglio entrare nel cinema. Storia di uno che ce l’ha fatta” (Mondadori, 1991).
Gherardo Gherardi (1891-1949) – Commediografo e sceneggiatore, nonché traduttore.
Nel maggio del 2018 sono stati donati al Centro Sperimentale di Cinematografia ventinove scritti inediti e un nucleo di fotografie appartenenti al regista, scrittore e sceneggiatore Umberto Lenzi. Il prezioso lascito costituito nello specifico di un romanzo e di soggetti, trattamenti e sceneggiature è andato a integrare la collezione già presente in biblioteca per deposito di legge, fornendo agli appassionati e studiosi di cinema una documentazione di eccezione sul talento creativo del cineasta, Lenzi nella sua ricca filmografia che annovera ben sessantacinque titoli tra cinema e tv, ha fatto emergere il suo gusto e la sua cultura, rivelando una natura irrequieta, non convenzionale e ironica. Le sue regie spaziano nei film di genere, dall’avventuroso, a cappa e spada, dal peplun e fanta-spionistici, a gialli-sexy, per poi divenire tra i più gradi esponenti del genere poliziottesco all’italiana.
Umberto Lenzi (1931-2017) – Regista, sceneggiatore e scrittore toscano, esordì dietro la macchina da presa nel 1956 con il cortometraggio – saggio di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia – “I ragazzi di Trastevere”. Nel 1961 firma la sua prima regia cinematografica con il lungometraggio di cappa e spada “Le avventure di Mary Read” (1961), dirige in seguito film d’avventura e riletture di alcuni classici di Salgari come “Sandokan la tigre di Mompracen” (1963), “I pirati della Malesia” (1964). Negli anni successivi si dedica ai film spionistici e ai film di guerra Attentato ai tre grandi (1967) e “La legione dei dannati” (1969). Nel 1966 dirige “Kriminal” ispirato a un famoso fumetto. Nel 1969 dà il via alla lunga produzione di gialli-erotici, firmando la trilogia composta da “Orgasmo”, “Così dolce… così perversa” (1969) e “Paranoia” (1970). A partire dagli anni ’70 alternando thriller a poliziotteschi, è autore di alcuni tra i film di culto del genere: “Milano odia: la polizia non può sparare” (1974), “Napoli violenta” (1976), “Roma a mano armata” (1976) e “Il cinico, l’infame e il violento” (1977). In questi anni il regista instaura un legame artistico con Tomas Milian, col quale inventa il personaggio de “Er Monnezza” (presente ne “Il trucido e lo sbirro” e “La banda del gobbo”, rispettivamente del 1976 e 1977). Dai primi anni ’80, con “Mangiati vivi!”, il regista si dedica alla tematica del cannibalismo. Il più estremo di questi film, “Cannibal Ferox” del 1981. Alla fine degli anni Ottanta torna al genere thriller/horror, l’ultimo film è “Hornsby e Rodriguez – Sfida criminale” del 1992, mentre “Sarajevo, inferno di fuoco” esce nel 1996 direttamente per l’home video. Lenzi è stato autore di romanzi gialli di successo come: Delitti a Cinecittà (2008), Terrore ad Harlem (2009), Scalera di sangue (2011), Roma assassina (2012), Il clan dei miserabili (2014), Cuore criminale (2015).
Nel maggio del 2019 è stata donata dalla compagna Elvira Cartney la parte di documentazione e di fotografie dell’archivio di Loy, da lei conservate. Si tratta di un centinaio tra soggetti, trattamenti e sceneggiature, copioni teatrali, pressbook, una cartella di scritti inediti e una proposta per serie tv, un piccolo nucleo di corrispondenza afferente in particolare il film “Le quattro giornate di Napoli”, tre cartelle di rassegna stampa dei suoi film, articoli sulla sua attività e interviste, la sua tesi di laurea in filosofia su Bergson del 1946, una cartella amministrativa contenente lettere-accordi di film realizzati e non, due disegni. Le fotografie (circa trecento) sono conservate presso l’Archivio fotografico della Cineteca Nazionale.
Nanni Loy, all’anagrafe Giovanni Loy (1929-1995) – Regista cinematografico italiano. Dopo essersi diplomato in regia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma nel 1949, inizia un lungo apprendistato come aiuto di registi, soprattutto di Luigi Zampa, per poi esordire con due primi lungometraggi comici “Parola di ladro” (1957) e “Il marito” (1958) diretti insieme a Gianni Puccini, e poi realizzare il sequel del capolavoro di Mario Monicelli “L’audace colpo dei soliti ignoti” (1959). Negli anni ’60 i suoi migliori lavori sono entrambi sulla Resistenza, ossia “Un giorno da leoni” (1961) e “Le quattro giornate di Napoli” (1962), ma soprattutto diviene noto per “Specchio segreto” in TV, la prima candid camera italiana. Tornerà al cinema con: “Detenuto in attesa di giudizio” (1971), “Sistemo l’America e torno” (1973), “Cafè Express“ (1980), “Mi manda Picone” (1984), “Amici miei – Atto III” (1985, ancora un sequel di Monicelli), “Scugnizzi” (1989), “Pacco, doppio pacco e contropaccotto” (1993).
Il fondo, pervenuto in donazione nel 2013, è costituito da oltre 100 documenti. A un piccolo nucleo librario si aggiunge una significativa parte archivistica: soggetti e sceneggiature inedite; documentazione e rassegna stampa relative ai film “Anni ribelli” e “Riconciliati”; corrispondenza privata ricevuta dalla regista da parte, in particolare, dell’attrice e regista teatrale argentina Inda Ledesma (nel cast di “Anni ribelli”) e dell’attrice argentina Gloria Ugarte; interventi e articoli relativi alla partecipazione a festival e convegni; documentazione relativa alle composizioni di tango utilizzate dalla Polizzi in ambito cinematografico, televisivo e teatrale con le traduzioni originali di Daniel Tedeschi; documentazione relativa alla sua attività teatrale, in particolare le recensioni e un quaderno (manoscritto) su Ardente pazienzae i programmi di sala della compagnia di Jorge Salcedo; articoli scritti da Rosalia Polizzi e rassegna stampa su documentari e trasmissioni televisive da lei curati; documentazione di carattere amministrativo sulla casa di produzione Paranà Film, costituita nel 1974 e avente come amministratore unico Rosalia Polizzi.
Rosalia Polizzi (1934-2011) – Regista e sceneggiatrice italo-argentina, nata a Buenos Aires, compie gli studi nella sua città natale. Dal 1961 vive a Roma, dove frequenta il Corso di Regia del Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 1965 collabora con la RAI e si occupa anche di cinema come segretaria di edizione (con Bruno Corbucci e Luigi Zampa). Tra gli anni ’60 e ’70 lavora per l’Unitelefilm, la società di produzione legata al PCI. Ha realizzato numerosi documentari e inchieste a sfondo sociale, con ritratti di personaggi femminili. Si è dedicato anche al teatro dirigendo nel 1989 “Ardente pazienza”, un testo di Antonio Skarmeta. Il suo primo film, girato a Buenos Aires, è “Anni ribelli” (1994); il suo secondo lungometraggio, dedicato agli anni di piombo, è “Riconciliati” (2001).
Il fondo, donato dalla moglie Diana Donatella nel 2015, è costituito da 73 tra soggetti, trattamenti e sceneggiature; circa 50 lettere di lavoro; 8 testate di riviste; rassegna stampa e documentazione sui suoi film; articoli sulla sua attività editoriale e cinematografica; i suoi scritti, alcuni inediti anche di fine anni quaranta.
Giulio Questi (1924 – 2014) – Regista, sceneggiatore e attore cinematografico. E’ stato partigiano nelle montagne bergamasche, dopo la laurea in Lettere si dedica all’attività di giornalista e critico de «La cittadella» di Bergamo, pubblica i suoi racconti su «Il Politecnico» diretto da Elio Vittorini. Passato al cinema si segnala come uno dei migliori documentaristi degli anni Cinquanta.A Roma diventa aiuto regista di Valerio Zurlini, Ettore Giannini e Francesco Rosi, attore nei film “La Dolce vita” (1960) di Federico Fellini e “Signore & Signori” (1966) di Pietro Germi. Dirige tre lungometraggi: “Se sei vivo spara”(1967), spaghetti-western epocale; “La morte ha fatto l’uovo”(1968), giallo sui generis e il gotico “Arcana” (1972). Dal 1979 lavora per la televisione, dirigendo fra gli altri “L’uomo della sabbia” (1975), “Vampirismus” (1982) e “Il segno del comando” (1989). Tra i suoi cortometraggi ricordiamo gli otto che spaziano dall’horror al fantasy: “Doctor Schizo” e “Mister Phrenic” (2002), “Lettera da Salamanca” e “Tatatatango” (2003), “Mysterium Noctis” (2004), “Repressione in città” e “Vacanze con Alice” (2005), “Visitors” (2006). Tra i suoi numerosi scritti citiamo i 15 racconti sul tema della Resistenza pubblicati in Uomini e Comandanti (Einaudi, 2014).
Il fondo è stato donato dal regista del 2009, successivamente integrato nel corso del 2011. E’ composto da n. 346 tra: monografie, soggetti, trattamenti, sceneggiature, tesi, press book, dvd e cartelle di corrispondenza prodotta e ricevuta dal regista; rassegna stampa (articoli di quotidiani su e di Folco Quilici), brochure promozionali e inviti relativi a film e libri presentati durante conferenze e festival cinematografici.
Folco Quilici (1930-2018) – Documentarista cinematografico e televisivo e scrittore italiano. Ha frequentato il Corso di Regia del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il suo primo lungometraggio è stato “Sesto continente” (Premio Speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954); il volume con lo stesso titolo vince il Premio Marzotto. Seguono negli anni a venire cortometraggi e film che hanno fatto storia, tra i quali: “L’ultimo paradiso” (1956), “Dagli Appennini alle Ande” (1959), “Ti-Koyo e il suo pescecane” (1961), “Oceano” (1971), “Fratello mare” (1974), “Il Dio sotto la pelle” (1974), “Cacciatori di navi” (1991). Ha alternato la documentaristica cinematografica con l’attività giornalistica, segnalandosi per le inchieste ed i servizi speciali riguardanti l’ambiente e la civiltà. Nel periodo che va dal 1966 al 1978 realizzò quattordici documentari, aventi come titolo “L’Italia vista dal cielo”, affiancati da volumi illustrati, scritti e filmati con i maggiori nomi della letteratura italiana contemporanea. Dal 1971 al 1989 ha diretto e curato la rubrica Geo rete Rai 3. Ha pubblicato numerosi testi di narrativa tra i quali “Cielo verde” (1997). Nel 2002 ha ricevuto il premio NEOS dell’Associazione Giornalisti di Viaggio, per la sua attività di scrittore. Dal febbraio 2003 al giugno 2006 ha presieduto l’ICRAM (Istituto Centrale per la ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare), ente pubblico di ricerca sul mare vigilato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il fondo, acquistato nel 1999, è costituito da materiali di diversa tipologia appartenuti a Roberto Rossellini, che risultano di estremo valore per l’approfondimento del suo pensiero teorico e della sua attività artistica. Si compone di sceneggiature di film realizzati e non (per un totale di 45 pezzi); dattiloscritti: testi inediti, appunti, prime bozze e varianti di saggi (per un totale di 1800 pagine circa); rubriche tematiche (9); documenti vari (tra cui diplomi e attestati); corrispondenza: telegrammi e lettere (350 pezzi circa); libri, riviste, press book (per un totale di 1200 pezzi circa). La corrispondenza, riguardante non solo Roberto Rossellini, ma anche altri componenti della famiglia (il figlio Renzo, la prima moglie Marcella De Marchis, la seconda moglie Ingrid Bergman) ordinata cronologicamente a partire dal 1946 fino al 1978. Fra i corrispondenti molte firme importanti come quelle di Jean Cocteau, Sergio Amidei, Marlene Dietrich, Frank Capra, Jean Renoir, Vittorio Gassman, Umberto II di Savoia, Amintore Fanfani.
Roberto Rossellini (1906-1977) – Regista, nonché Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia dal 1969 al 1974.
Il Fondo di Furio Scarpelli, tra gli autori più importanti della commedia all’italiana, è stato donato dai figli Giacomo e Matteo alla Biblioteca Luigi Chiarini e al Centro Studi Commedia all’italiana nel 2019. La donazione alla Biblioteca del Centro Sperimentale di Cinematografia è finalizzata alla preservazione e alla massima diffusione degli scritti del grande sceneggiatore, giornalista e disegnatore dei fenomeni di costume del Novecento italiano. Si compone di circa sessanta tra sceneggiature, trattamenti e scritti originali, sia in formato cartaceo, sia in digitale (attività svolta dal Centro Studi Commedia all’Italiana di Castiglioncello).
Furio Scarpelli (1919 – 2010) – figlio di Filiberto Scarpelli fondatore del giornale umoristico romano «Il travaso delle idee», affina nel tempo il proprio talento per il disegno e per la scrittura satirica. Inizia, così già prima della guerra, a lavorare come illustratore per il «Marc’Aurelio», celebre rivista satirica, dove conosce Agenore Incrocci, con cui forma la coppia storica Age & Scarpelli. Sin dagli anni quaranta, firmano i primi successi di Totò e poi della commedia all’italiana, di cui segnano l’inizio (I soliti ignoti, 1958, e La grande guerra, 1959, di Mario Monicelli, Tutti a casa, 1960, di Luigi Comencini), il periodo d’oro (I compagni, ancora di Monicelli, 1963; I mostri di Dino Risi, 1963; Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, 1964, L’armata Brancaleone, 1966 e Brancaleone alle crociate, 1970 di Monicelli), e la fine (C’eravamo tanto amati, 1974 e La terrazza, 1980 di Ettore Scola). Lavorano con i maggiori registi che hanno portato il genere al massimo successo, delineando le contraddizioni dei personaggi dell’Italia del boom. Sempre in coppia con Age, scrive la sceneggiatura de “Il buono, il brutto, il cattivo” per Sergio Leone (1966). Concluso il sodalizio con Age, Scarpelli prosegue a collaborare in autonomia con Ettore Scola e con giovani autori e registi, nascono così i primi film di Francesca Archibugi e Paolo Virzì, stringe il rapporto con i giovani sceneggiatori dell’Anac (Associazione Nazionali Autori Cinematografici) e del Centro Sperimentale di Cinematografia dove Scarpelli insegnerà per anni.
Costituito da 76 sceneggiature provenienti dall’archivio del Premio Solinas – premio istituito in onore del noto sceneggiatore italiano – che raccoglie le sceneggiature finaliste e premiate a partire dal 1986, in deposito dal 1994.
Il Premio Solinas è il più importante premio italiano per sceneggiature inedite. Fondato nel 1985 da Felice Laudadio a La Maddalena, è intitolato allo sceneggiatore Franco Solinas.
Il fondo, donato nel 2014 dalla sorella Eugenia, è costituito da lettere e cartoline ricevute da amici e personaggi di rilievo come Vittorio Gassman, Ermanno Olmi, Mario Serandrei, Goffredo Lombardo, Raffaele La Capria, Silvano Agosti e attestazioni di stima, come quella di Antonioni che lo definisce “il nostro Jacques Tati”. Sono presenti tesi di laurea e tre cartelle dedicate ai film realizzati contenenti documenti amministrativi e contabili, corrispondenza, documentazione sui film, rassegna stampa, pressbook.
Augusto Tretti (Verona, 1924-2013), uno dei più originali registi italiani, fu autore in 25 anni di carriera di soli tre film, “La legge della tromba”(1961), “Il potere”(1972) e “Alcool”(1980) e del mediometraggio “Mediatori e carrozze”(1985) benché il suo talento fosse riconosciuto dalle figure più rilevanti della cultura italiana. Il corpus di documenti costituenti il fondo a lui intitolato testimonia le complesse peripezie produttive e distributive affrontate dal regista e le oggettive difficoltà di un cinema fatto “lontano da Roma” e dalle logiche di sistema. Di particolare interesse sono i progetti non realizzati come, la sceneggiatura “La lite”, scritta con Tonino Guerra e il film a episodi “Duemila inquieto” (o “Avvenire inquieto”), in particolare l’episodio “La battaglia di Lissa”, inizialmente pensato per un lungometraggio.
Il fondo, donato dal regista nel 2014-2015, è costituito da oltre 300 documenti: oltre 100 libri di cinema e fotografia, 28 testate a carattere fotografico, 13 cartelle di documentazione relativa ai suoi lavori, i progetti, la relativa rassegna stampa e la corrispondenza.
Giorgio Turi (1925-2015) – Regista di documentari e film sperimentali, direttore della fotografia. Laureato in chimica, si occupa ben presto di fotografia. Entra in contatto con l’ambiente del New American Cinema, è operatore del film “Goodbye in the mirror” diretto da Storm De Hirsch (1964). E’ ricercatore dell’Istituto di Pedagogia della Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, si occupa della documentazione cinematografica per conto del CNR, è docente di Fotografia presso l’Istituto statale di arte di Roma, collabora ai programmi sperimentali della Rai. Autore di film sperimentali, alcuni in collaborazione con Roberto Capanna, fa parte della Cooperativa cinema indipendente. Ha realizzato numerosi documentari di carattere scientifico, antropologico, pedagogico.