Luca Ferri, il soccombente
17 Febbraio 2016 - 17 Febbraio 2016
Tutto sarà chiaro, di una chiarezza sempre più alta
e sempre più profonda, e tutto sarà freddo,
di un freddo sempre più terribile.
Avremo in futuro l’impressione di una perpetua giornata,
perennemente chiara e perennemente fredda.
Thomas Bernhard
Luca Ferri, nato a Bergamo nel 1976, si occupa di immagini e parole. «Luca Ferri», scrive Alessio Galbiati, «è un mistero. Naïf e intellettualistico, sfuggente nell’eloquio ma preciso nei proclami, amabile nel rapporto faccia-a-faccia ma spietato nell’osservare e giudicare il mondo e i suoi abitanti. Luca Ferri è un insieme di contraddizioni che si risolvono col riso. Ci sarebbe però poco da ridere coi suoi film, sorta di autopsie spietate del contemporaneo così eccentriche e solitarie nel panorama cinematografico italiano da apparirmi geniali e cialtrone allo stesso tempo. Luca Ferri, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo».
Si ringrazia per la gentile collaborazione di Lab 80
ore 17.30 Magog [o epifania del barbagianni] di Samantha Angeloni, Luca Ferri (2011, 66′)
La pianura padana come luogo dell’assurdo. Groviglio incestuoso di stratificazioni architettoniche e fallimenti edilizi. Palme, vuoti urbani, pieni urbani e palme al neon. Piscine montate in cinque giorni. Villaggi neogotici ricostruiti. Villette su villette. Cumuli di ulivi e abusi decorativi.
ore 18.40 Ridotto Mattioni di Luca Ferri, Giulia Vallicelli (2014, 10′)
Utilizzando un supporto cinematografico quale la pellicola in bianco e nero, i registi indagano l’opera dell’architetto Luigi Mattioni, figura di primo piano per la trasformazione di Milano nel secondo dopoguerra.
a seguire Curzio e Marzio opera picaresca in 2 atti per nastro magnetico di Dario Agazzi cinematografata da Luca Ferri (2014, 41′)
Curzio e Marzio sono due picari. Sono morti e non lo sanno. Nel primo atto si conoscono, si presentano, comprendono di essere entrambi alla ricerca di Sant’Alessio. Nel secondo atto, dopo il “lazzaretto sonoro dei dannati” scoprono di essere morti.
a seguire Caro Nonno di Luca Ferri (2014, 20′)
Tre nipoti accumunate dalla stessa voce meccanica scrivono al loro “caro nonno”. Forse sono gemelle, di certo si assomigliano come sorelle. Confessano le loro misere e paralizzate esistenze al loro despota ottuagenario, padre dei loro molli genitori. Chiedono al caro nonno il perché di tanto rancore nei confronti di Goethe ed il perché di un amore inconfessato e inconfessabile per Stravinsky. L’apparizione del caro nonno chiarirà ogni dubbio mettendo fine alla speranza.
a seguire Cane caro di Luca Ferri (2015, 18′)
Un anziano signore porta il suo amato cane in una severa clinica da un dottore russo somigliante ad Adorno. Il sangue del suo quadrupede deve essere pulito attraverso alcune macchine automatiche. Nella lunga ed estenuante attesa osserva i procedimenti medici e tutti i movimenti degli infermieri mentre riflette sul piacere che prova nell’affidarsi agli automatismi dei procedimenti meccanici.
ore 20.30 Incontro con Luca Ferri
a seguire Tottori di Luca Ferri (2015, 7′)
A Tottori in Giappone, nel territorio desertico più piccolo del mondo con una superficie di 30 km², dove venne girato il film La donna di sabbia di Hiroshi Teshigahara: ogni anno più di 2 milioni di persone si recano in visita di questo luogo in continua trasformazione, modellato dalle correnti marine e dal vento.
a seguire Una società di servizi di Luca Ferri, Enrico Mazzi (2015, 35′)
In un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi ed attività umane. Flussi di persone scorrono in una dimensione architettonica asettica, come le relazioni dei suoi passanti che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive e sedanti.
In un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi e attività umane. Flussi di persone scorrono in una dimensione architettonica asettica come le relazioni di coloro che ci passano, che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive e sedanti. In un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi e attività umane. Flussi di persone scorrono in una dimensione architettonica asettica come le relazioni di coloro che ci passano, che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive e sedanti.
a seguire Abacuc di Luca Ferri (2014, 83′)
Abacuc è un uomo di quasi 200 chili, che passa il suo tempo in una immobilità distaccata da qualsiasi emozione, si reca prevalentemente al cimitero, in parchi tematici dell’Italia in miniatura o vicino ad architetture utopiche. Vive in una casa ferroviera e non proferisce mai parola.