(In)visibile italiano: Amasi Damiani
14 Novembre 2015 - 15 Novembre 2015
Regista di cinema e teatro, sceneggiatore, scrittore. Livornese, persona colta e brillante, ha spaziato in tutti i generi cinematografici «con una filmografia – almeno quella legata agli anni Sessanta e Settanta – perlopiù invisibile: pellicole, nella migliore delle ipotesi, entrate e uscite dal circuito distributivo alla velocità della luce; nella peggiore, neppure arrivate al vaglio della censura né, tantomeno, a una prima proiezione pubblica: a tal punto da spingere qualcuno a mettere in dubbio persino il fatto che siano mai esistite» (Pulici). Ma Amasi Damiani, che ha lavorato con maestri come Roberto Rossellini e con attori come Totò, Macario, Silvio Noto, verso la seconda metà degli anni Ottanta, realizza film neo-neorealistici e progressivamente sempre più autarchici (con tematiche scomode come la tossicodipendenza, la terza età, l’autismo, il trapianto di rene, l’anoressia). E, nonostante sia un autore ingiustamente “invisibile” ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e molti suoi film sono stati proiettati in importanti festival internazionali e trasmessi in televisione: La regia è finita (1977) ha vinto l’Ippocampo d’oro, L’ultimo giorno (1985) la Targa d’oro per la regia e la targa d’argento per l’attrice protagonista al Festival Laceno d’oro (presidente Carlo Lizzani), Una storia invisibile (1988) il premio Beppe Viola al Festival di Agrigento. E ancora: L’albero dei sogni (2012), presentato al Festival Roma Art Meeting e in quell’occasione il regista (in)visibile è stato premiato alla Protomoteca del Campidoglio come “Eccellenza Culturale” 2013; L’ultimo volo di una rondine (2013) è stato premiato dalla Regione Toscana per «aver saputo portare avanti, negli anni, con molteplici difficoltà, una proposta artistica aliena alle logiche commerciali». Dopo cinquant’anni è tornata nella sua città natale per dirigere una scuola di cinema. Cogliendo l’occasione di presentare in anteprima a Roma il suo ultimo film, senzAmori, si è voluto esplorare alcune opere della sua filmografia più oscura e fantasmatica.
sabato 14
ore 17.00 I nuvoloni di Amasi Damiani (1964, 86′)
«I nuvoloni sono coloro che nella vita – ha detto un noto umorista – camminano con gli occhi rivolti al cielo, e… vanno a finire nei tombini! Ciò è divertente, ma non è tutto vero. I nuvoloni sono, questa volta, giovani pieni di ingegno e anche di capacità che, nella Capitale, proprio a Roma, lottano, si danno da fare per realizzare qualcosa che a lungo hanno sognato nella vita e questo con il cuore gonfio di speranza. Amasi Damiani, regista del film, ci ha confidato che il film non è altro che la cronistoria degli ultimi quattro anni della sua vita, da quando cioè, nuvolone a sua volta, venne a Roma con pochissimi mezzi e moltissime idee per realizzare il suo grande sogno» («Intermezzo», 31 marzo 1963). Fra gli interpreti: Erminio Macario, Silvio Noto, Leopoldo Valentini. Il film non uscì mai in sala, pur essendo passato in censura, il 30 giugno 1964.
ore 19.00 L’unghiata del gigante di Amasi Damiani (1976, 81′)
In realtà, il film è I fantasmi di Omah-ri, con Richard Harrison, Josiane Gilbert e Lucy Bomez. «I fantasmi di Omah-ri era un western molto particolare, nel quale avevamo tenuto in molta considerazione sia l’ambientazione che i costumi, perché era una favola. Una compagnia di attori shakespeariani, col loro carro, arrivano in un paese abbandonato, perché tutti gli abitanti sono andati a cercare l’oro. Esiste solo un saloon, con quattro donne e il padrone, che quando vedono arrivare gente si illuminano, visto che non stanno lavorando assolutamente. Si instaura così un rapporto fra gli attori shakespeariani e questi quattro o cinque malcapitati. La compagnia recita Otello, però non arriva alla fine, perché quando Otello cerca di strozzare Desdemona, tutti si incazzano come belve e vanno a picchiare Otello… Era un film grottesco, se vogliamo…» (Damiani). «Un film – inutile aggiungerlo – mai uscito e del quale sono sempre stati ignoti genere e trama…» (Pulici).
ore 20.45 Incontro moderato da Marco Giusti con Amasi Damiani
a seguire senzAmori di Amasi Damiani (2015, 90′)
«Racconta la Livorno di oggi e quella degli anni ’40, con la guerra, la deportazione degli ebrei, i bombardamenti, con tre personaggi: un cieco, un ipovedente e un amico, che parlano di come la città sia preoccupata dal furto dei 4 Mori. […] Il film è stato realizzato senza risorse» (Damiani).
domenica 15
ore 17.00 Un brivido sulla pelle di A. Van Dyke [Amasi Damiani] (1966, 78′)
«Pazzesca storia di spionaggio e controspionaggio, con tanto di formula segreta e ambientazione in una centrale nucleare. Il tutto frullato dalla regia di Amasi Damiani al suo secondo film, budget ridicolo e cast cult che va da Femi Benussi a Maria Virginia Onorato, poi diventata regista. Da recuperare. Non l’ha visto nessuno» (Giusti).
ore 19.00 L’amantide di Amasi Damiani (1976, 88′)
«Curioso, introvabile film di Amasi Damiani sui guai della famiglia Santoro, dominata da una madre oppressiva. Si va avanti con corna e perversioni nella loro casa di campagna, fino alla liquidazione della mammina. Per “Delirium” soffre di una “sorprendente mancanza di nudità o di attività sessuale”. Annunciato come Teodora Santoro (titolo sublime) ha poi avuto altri titoli» (Giusti). «Mi ritrovai di fronte a un film che non sentivo, e ricordo che mi dissi, davanti allo specchio: “Se ti vuoi salvare… devi fare finta di essere Ingmar Bergman nel girare questo film!”… e cominciai così a togliere tutte le cose che Bergman non avrebbe accettato. Ne venne fuori, secondo me, stilisticamente, un film abbastanza curato» (Damiani).
ore 20.45 L’anno dei gatti di Amasi Damiani (1979, 99′)
«Piccolo dance music-movie girato da Amasi Damiani dopo il successo di La febbre del sabato sera. Un semidisastro anche per il titolo, che lo fa sembrare un horror. Così, dopo tre giorni d’uscita e il record di 710 spettatori paganti, il film è ritirato e presentato in sala come I ragazzi della discoteca. La storiella è quella del figlio di un tranviere pazzo per la dance music che si innamora della figlia di un professore. Straculto? Il futuro regista Michele Soavi interpreta l’amico imbecille del protagonista. Ma è soprattutto il primo film del mitico Luca Laurenti, futura spalla televisiva di Gianni Ippoliti e poi di Paolo Bonolis» (Giusti).