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Carl Theodor Dreyer, l’unica mia grande passione
05 Giugno 2015 - 05 Giugno 2015
L’opera di Dreyer è stata spesso sottoposta a una lettura banalmente contenutistica, «con il conseguente rifiuto o sottovalutazione di alcune opere, considerate a torto minori a causa del loro apparente minor impegno spirituale. In realtà, Dreyer, prima che un “mistico”, un “umanista”, un “metafisico”, è un grande formalista, concentrato innanzitutto sull’espressività e il significato profondo delle inquadrature, del montaggio, del ritmo cinematografico. Non è infatti da attribuirsi semplicemente a progressiva maturazione il linguaggio di volta in volta diverso (non costante) di certi suoi film o gruppi di film, ma a una sua continua ricerca di corrispondenza tra stile e materia trattata. “Dallo stile” sostiene Dreyer “traspare l’anima dell’opera d’arte… Lo stile la penetra, l’impregna, rimanendo invisibile e indimostrabile”. La sua ricerca di questa stretta connessione non si attesterà mai sugli altissimi livelli di volta in volta raggiunti, ma proseguirà con ferrea coerenza fino all’ultima opera» (Emanuela Martini). Rivedere dunque alcuni suoi film, “illuminati” dal toccante “lavoro devozionale” di Luca L. Krstic ne L’unica mia grande passione, significa provare una strana e bella sensazione, come ha scritto Sergio M. Germani alcuni anni fa, ovvero «che oggi i film di Dreyer si possano rivedere anche come un cinema americano “bigger than Hollywood”, destino professionale che egli ha desiderato senza poterlo vivere. Non quindi opere a cui avvicinarsi con cerimonioso rispetto e timore di annoiarsi, ma film da godere pienamente, anche se ci conducono su terreni traumatici, affrontati con profondo rigore».
Si ringrazia per la collaborazione Istituto Luce Cinecittà
 
ore 17.00 La passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer (La passion de Jeanne d’Arc, 1928, 95′)
«Processo e morto sul rogo di Jeanne d’Arc (1412-31), giovane contadina lorenese, concentrati in una sola giornata (14 febbraio 1431): la Pulzella d’Orléans raccontata come vittima e martire, donna che soffre, opponendo intelligenza, umiltà e la sua solitudine ai giudici di Rouen. Uno dei capolavori del muto, e un vertice nella carriera del danese Dreyer che si serve del primo piano (quasi metà del film) per risolvere l’arduo problema del film storico: col primo piano compensa il tempo con lo spazio e riporta al presente lontani fatti storici: il volto umano come specchio dell’anima e del suo destino. Fondato sulla plasticità dell’inquadratura e sui valori ritmici del montaggio, è in un certo senso il capolavoro dell’espressionismo e, forse, l’unico film espressionista non contaminato da elementi letterari e teatrali. Splendido bianconero di Rudolf Maté» (Morandini).
Versione originale
 
ore 19.00 Incontro con Luca L. Krstic, Adriano Aprà, Alessandro Cappabianca, Sergio M. Germani
 
a seguire L’unica mia grande passione di Luca L. Krstic (1979, 71′)
Lunghe sequenze dai capolavori dreyeriani con citazioni di scritti del grande cineasta con particolare riferimento di brani e testi di film non realizzati: Gesù e Medea. Un’immersione nel mondo di Dreyer senza fine e senza inizio. Un inedito labirinto sinestetico.
Ingresso gratuito
 
ore 21.15 L’angelo del focolare di Carl Theodor Dreyer (Du skal aere din hustru, 1925, 81′)
L’orologiaio Viktor Frandsen in famiglia è un vero despota. La moglie Ida è dolcissima, e attende con cura e affetto ai bisogni del marito e dei figli. Ma questo non basta perché l’uomo si addolcisca. «Il film segna, dopo Michael, un nuovo passo verso quello che sarà il realismo psicologico di La Passion de Jeanne d’Arc. Il bric-à-brac decadente imposto a Michael dal suo soggetto lascia ora lo spazio all’osservazione minuziosa di una realtà insieme precisa e fuori dal tempo» (Jean Sémolué).
Accompagnamento musicale del M° Antonio Coppola – Didascalie in francese
 
Date di programmazione