Un mercoledì da Leone
06 Febbraio 2019 - 06 Febbraio 2019
«Spettacolo, mito, favola. Se queste sono le principali coordinate all’interno delle quali la produzione filmica di Sergio Leone è stata tradizionalmente collocata, è tuttavia necessario evidenziare come tale orizzonte trovi la sua principale ragion d’essere in una corposa istanza politica articolata su più livelli. Il cinema leoniano è anzitutto la testimonianza di uno sguardo profondamente critico tanto nei confronti della materia raccontata quanto nei riguardi degli stessi dispositivi linguistici e drammaturgici che ne presiedono la messa in forma. Lontana da qualsiasi intenzionalità “militante” e sfuggente a qualunque classificazione ideologica, quella abbracciata da Leone è una prospettiva profondamente problematica e non riconciliata poiché intimamente fondata sulla compresenza di istanze in perenne, ma produttiva, tensione e instabilità. L’aggettivo politico assume ulteriore significato nel momento in cui segnala una lucida capacità di raccontare e interpretare aspetti salienti dell’identità e della storia italiane. Il carattere fondamentalmente astratto della sua produzione, emergente da un impiego tutto personale dei generi, costituisce in tal senso la prospettiva ideale in cui il regista inserisce riferimenti simbolici alla storia e all’attualità, mentre sul piano stilistico la continua rottura dei moduli classici e la costante necessità di rivoluzionare la forma appaiono mossi, pur all’interno di una concezione spettacolare e industriale della settima arte, da una volontà tutta autoriale di fare film politicamente» (dalla quarta di copertina del libro di Christian Uva Sergio Leone. Il cinema come favola politica, Ente dello Spettacolo, 2013).
ore 16.30 Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone (1966, 175′)
Mentre divampa la Guerra di Secessione, tre uomini privi di scrupoli e di ideali vivono ai margini della legalità: Tuco “il brutto”, Joe “il buono” e Sentenza “il cattivo”. «Profanatore del western, il più tipico genere del cinema USA, ma anche risolutamente critico perché quasi sempre ha tradito la vera storia della nazione, trasformandola in mito, Leone chiude la “trilogia del dollaro” con il suo film più ambizioso e costoso, più ironico e beffardo» (Morandini).
ore 20.30 Incontro moderato da Gianluca Arnone con Laura Delli Colli, Christian Uva, Luca Verdone
a seguire Per un pugno di dollari di Sergio Leone (1964, 97′)
Pistolero solitario, Joe arriva a San Miguel, cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico divisa dalla lotta per il monopolio di due famiglie, i Rojo e i Baxter, che commerciano rispettivamente in alcol e in armi. Fingendo di vendersi ai primi, Joe fa in realtà il doppio gioco con lo scopo di mettere gli uni contro gli altri e trarre profitto dalla reciproca eliminazione delle forze antagoniste. Straordinario successo al botteghino, Per un pugno di dollari inaugura la fruttuosa stagione del cosiddetto “spaghetti western” e costituisce la prima mossa di quella “trilogia del dollaro” che, insieme a Per qualche dollaro in piùe Il buono, il brutto, il cattivo, consegnerà il cinema di Sergio Leone alla storia del cinema. Da un soggetto fortemente ispirato a La sfida del samurai di Akira Kurosawa, che fece causa e fu risarcito con i diritti esclusivi di distribuzione in Estremo Oriente, Leone mette a punto, di fatto, un nuovo linguaggio, in cui la fanno da padrone nichilismo e pessimismo, raggelante ironia e una generale brutalità a livello visivo, ritmico, recitativo.