I cinecircoli, una memoria condivisa
29 Marzo 2012 - 29 Marzo 2012
Questo mese l’obiettivo si allarga alla storia dei cinecircoli nel bel documentario di Luca Verdone, I circoli del cinema, suddiviso in due puntate (Dagli anni Trenta al 1944 e Dal 1945 ad oggi) trasmesse il 12 e il 19 dicembre 1984. Luca Verdone ricostruisce, supportato dallo storico Mario Verdone, con pignoleria filologica, le origini dei cosiddetti cinecircoli (nati inizialmente a Parigi da un italiano, Ricciotto Canudo), in Italia sviluppatesi soprattutto durante il fascismo e denominati per l’occasione Cineguf. Grazie al supporto della Cineteca Nazionale, i Cineguf riuscirono a far vedere film invisi al regime come L’angelo azzurro di Josef von Sternberg. I Cineguf non solo organizzavano cineforum, ma diventarono centri di produzione di cortometraggi in 16mm, attraverso i quali si formarono le future promesse del cinema italiano come Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli, Luciano Emmer, Carlo Lizzani… Nel dopoguerra i cinecircoli o cineclub si rafforzarono, sponsorizzati da figure come Luis Buñuel, Orson Welles, Georges Sadoul, Jean Cocteau. Verdone è attento nel delineare un ritratto dapprima compatto dei cinecircoli del dopoguerra (tutto era incentrato sul Circolo Romano del Cinema Italiano, poi rinominato Circolo Italiano del Cinema, con presidente Cesare Zavattini), poi la frammentazione in mille entità e altrettante sigle fino al fatidico ’68, dove tutto cambia: gli stessi gusti cinematografici (Chaplin, il cinema muto, soprattutto quello sovietico) cambiano con l’impegno sociale e la militanza. Ma tutto questo scompare quando la televisione diventa essa stessa un comodo cineclub domestico. Lo stesso Massenzio con la trionfale proiezione del Napoleon di Abel Gance al Colosseo, con tanto di orchestra dal vivo, Mitterrand e Jack Lang tra il pubblico, decreta la fine dei cineclub, che avevano avuto fortuna negli anni Settanta – privi di luce, spesso si trattava di cantine adibite a piccole sale cinematografiche -: «Dal Filmstudio al Filmstadio», commentò Enzo Ungari, tra i protagonisti di Quinta parete. Vita in casa e fuori, mandato in onda il 16 dicembre 1976.Già in un clima di bilanci e di rimpianti, una sorta di “come eravamo” attraverso i volti, corpi e le parole di Tatti Sanguineti, Aldo Grasso, Gianni Menon, Alberto Farassino, il programma testimonia che un’intera generazione di cinefili sta per morire o cambiare faccia. Gli anni Ottanta sono ormai alle porte e discutere di John Ford, come di Straub, è semplicemente una perdita di tempo.
ore 17.00
Quinta parete. Vita in casa e fuori (1976)
Regia: Liliana Verga; a cura di: Arturo Carrelli Palombi, Anna Maria De Caro, Salvatore Siniscalchi; conduttore: Mario Maranzana; riprese filmate: Cesare Gatti, Roberto Salmi; servizio filmato: Gianni Menon; musica: Francesco Baseggio; montaggio: Fabio Fabretti; origine: Italia; produzione Rai; durata: 61′
Trasmessa il 16 dicembre 1976, questa puntata di Quinta Parete è tutta dedicata ai cineclub (con particolare riferimento alle realtà di Roma e Milano) e alla questione dell’autoriduzione del prezzo del cinema. In studio: Corrado Bevilacqua, esercente del cinema Quirinetta di Roma, Callisto Cosulich, allora critico cinematografico di «Paese Sera», Enzo Ungari, organizzatore culturale del Filmstudio, Tatti Sanguineti, in qualità di organizzatore del Movie Club di Milano. Tra gli intervistati nell’inchiesta televisiva diretta e condotta da Gianni Menon: Amerigo Sbardella, uno dei fondatori del Filmstudio, Miro Silvera, responsabile dell’attività del salone Pier Lombardo a Milano, un giovanissimo Aldo Grasso e Alberto Farassino, tra gli organizzatori del Cineclub Brera e critico, giornalista de «La Repubblica». L’inchiesta prosegue tra i circoli proletari e giovanili delle periferie milanesi sulle autoriduzioni, ascoltando la viva voce della protesta.
Per gentile concessione di Rai Teche – Ingresso gratuito
a seguire
Presentazione di Luca Verdone
a seguire
I circoli del cinema (1984)
Regia: Luca Verdone; a cura di Francesca De Vita; testo: Mario Verdone; fotografia: Elio Bisignani, Maurizio Calvesi; musica: Mario Molino; montaggio: Marcello Malvestito; voce: Gianni Bonagura; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 57′
La storia dei cinecircoli in Italia. Dall’inaugurazione dei Cineguf nel 1929 con Massimo Bontempelli alle preziose interviste a Mario Chiari, uno dei fondatori dei Cineguf di Firenze, e ad Alberto Bevilacqua che durante gli anni del fascismo militava nei Cineguf di Parma e con l’aiuto di Cesare Zavattini realizzò il cortometraggio La Padania dei lavoratori. Senza dimenticare i cineforum introdotti da Luigi Chiarini e Francesco Pasinetti, le prime case editrici, specializzate in cinema: Poligono, creata da Ugo Casiraghi e Glauco Viazzi, e Bianco e Nero, con una intervista a Giovanni Grazzini, presidente nel 1984 del Centro Sperimentale di Cinematografia. E ancora il toccante racconto di Mario Verdone del giorno in cui il CineGuf di Roma organizzò una proiezione di Ossessione, film inviso al regime, a Palazzo Braschi, sede del cinecircolo capitolino e dopo circa dieci secondi venne interrotto tutto e gli spettatori vennero immediatamente schedati: oltre a Verdone, c’erano Roman Vlad, Cesare Brandi, Vito Pandolfi… E poi il dopoguerra, l’esplosione dei cineclub, le grandi rassegne del cinema, muto fino al ’68, quando tutto cambia e il privato diventa politico. Un’intervista a Nanni Moretti che rievoca l’esperienza di Io sonoautarchico, figlio diretto di quei cineclub, non a caso promosso dal Filmstudio. E ancora il cinema d’artista con Luca Patella, che spiega la sua visione dell’arte: «un incontro con gli specifici per una globalità significativa» , sino alla televisione, a Massenzio, agli anni Ottanta. La fine della fine. Il documentario è stato realizzato per il DSE (Dipartimento Scuola Educazione).
Per gentile concessione di Rai Teche – Ingresso gratuito