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Nero su bianco. Scrittori di cinema: Massimo Gaudioso
24 Gennaio 2019 - 24 Gennaio 2019
«Autore di circa una trentina di sceneggiature (cui partecipa a vario titolo) e di quattro film da regista – ma solo uno firmato in solitaria -, Massimo Gaudioso è probabilmente lo sceneggiatore più “meridionalista” del nostro cinema contemporaneo. Oltre l’80% dei titoli che ne compongono la filmografia hanno infatti un’ambientazione nel mezzogiorno, con una forte prevalenza nella città d’origine (Napoli) e in quella d’adozione (Roma) che non sono mai un semplice sfondo alla narrazione. Pur collaborando con diversi registi, è con Matteo Garrone – di cui Gaudioso firma tutti gli script a partire da Estate romana (2000) e rappresenta di fatto l’anima napoletana del suo cinema – che trova il suo rapporto più duraturo e originale, stabilendo uno dei più importanti sodalizi del nostro cinema recente» (Crispino).
Rassegna a cura del SNCCI – Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
 
ore 17.00 Il caricatore di Massimo Gaudioso, Eugenio Cappuccio, FabioNunziata (1996, 95′)
«Cinema e vita. Cinema fai da te. Film nel film. Commedia all’italiana, stra-riveduta e corretta, eccentrica, stravolta. Sarebbe un errore di valutazione e una leggerezza imperdonabile, scambiare Il caricatore per un prodotto d’intrattenimento, per un divertito gioco sul (e con il) cinema. La vicenda dei tre protagonisti, tre dropouts del mondo della celluloide, tre sognatori precari del sottobosco cinematografico romano che cercano disperatamente di girare il loro primo film e si sottopongono ad ogni sorta di umiliazione e compromessi non è solo una sgangherata serie di sketches, né una caricatura. Ma anzi un film che, via via, va impregnandosi di uno spleen più intenso, di un sottotesto quasi cupo, di un discorso sul tempo che passa, si deteriora, si estingue. Popolato di zie, parenti e amici, intercalato dalle musiche indovinatissime di Daniele Sepe, ambientato tra una Roma off e periferica e una Foce Verde tristissima, il film ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo cult, un Clerks tutto italiano» (Bo).
 
ore 19.00 Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio (2008, 75′)
«È talmente sincero questo piccolo presepe ferragostano in una Roma deserta, tra le mura di una antica casa trasteverina, con la cucina dai vecchi fornelli, il tavolo di marmo, il salotto buono e le posate d’argento tirate fuori dall’astuccio per le “Ferie di Augusto” che guai se non si festeggiano soprattutto all’ombra del Cupolone… Sono così straordinariamente divertenti le quattro vecchiette ultraottantenni che per un caso si ritrovano proprio lì, tutte insieme e amiche da qualche ora a mangiare il pesce pescato nel Tevere e la lasagna che è veleno per una di loro perché c’è il formaggio e il pomodoro che dà acido… Ed è altrettanto sincero anche lo spunto dal quale il regista e interprete, Gianni Di Gregorio, parte per raccontare un ritaglio di quotidiano talmente speciale e arguto e tenero e spassoso che per la proiezione di PranzodiFerragosto tutti volevano partecipare al Pranzo più passaparolato della Mostra [di Venezia, n.d.r.]. Ci si ritrova il sapore di vecchi film della Roma assolata e popolarmente elegante, c’è la solidarietà furbesca delle maschere eduardiane, si respira un po’ di Emmer e torna alla mente la grazia comica dell’arte di Nanni Loy». (Jattarelli).
 
ore 20.30 Incontro moderato da Francesco Crispino con Massimo Gaudioso
 
a seguire Gomorra di Matteo Garrone (2008, 137′)
«Ho dovuto lavorare per sottrazione scegliendo solo alcune storie. Il film è in 5 episodi con protagonisti e comprimari che animano un film corale, come per l’America di Altman, l’Italia del Rossellini di Paisà, rendendoci complementari al libro. È come se lo raddoppiassimo, ogni luogo ha una sua storia e i personaggi assumono una forza inedita. […] Ma non pensate a un film di denuncia tradizionale con la classica divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi, perché in realtà le cose sono più complicate e i confini più confusi. Mi interessa l’aspetto umano di queste persone, le loro contraddizioni» (Garrone). «Soprattutto un film d’antropologia sociale. Gomorra si distingue e si distacca dal libro da cui è tratto: non è un’opera di informazione né di rivelazione, né di denuncia né di protesta. Come in un formicaio superattivo, la gente è sempre in movimento alla ricerca di un’occasione. I camorristi sparano come se allontanassero le mosche, con una frequenza e impassibilità da massacro: i colpi sono secchi, senza eco. Nel paese del sole il cielo è grigio, opprimente. La regia di Matteo Garrone e gli interpreti sono ammirevoli» (Tornabuoni).
 
Date di programmazione