«Mentre scriviamo (30 giugno 2019) è verosimile supporre che il film più atteso dell’anno (e il più costoso fra quelli realizzati dal grande regista: 175 milioni di dollari, a quanto si sa), The Irishman di Martin Scorsese, con Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel e Anna Paquin possa essere nel palinsesto della prossima Mostra del cinema di Venezia. O di un altro festival internazionale. La guerra è in corso. Dipende da quando sarà effettivamente pronto. E dopo il lancio festivaliero, probabilmente a distanza di 4 settimane (ma dovrebbero essere 3 mesi) dalla prima mondiale e dall’uscita in sala, il film di Scorsese approderà in autunno su Netflix, che lo ha finanziato. Ci sarà come sempre qualche polemica: “Una volta che ti impegni in un formato televisivo, sei un film per la tv”, ha provocatoriamente dichiarato Steven Spielberg qualche tempo fa. E tuttavia, se il precedente ormai storico rappresentato da Roma di Alfonso Cuarón – Leone d’oro a Venezia 2018 e vincitore di tre premi Oscar – ha un senso (un senso commerciale, intendo), non è difficile presumere che le cose andranno in questa direzione: Venezia, o Toronto, o New York, o Roma, o Londra e subito uscite theatrical pressoché in contemporanea mondiale ma in non moltissime sale (malgrado la resistenza di Scorsese che vorrebbe una distribuzione tradizionale e non in “cinema selezionati”) e con la “finestra” più breve possibile (in contrasto con l’opposto orientamento di Spielberg): per approdare infine, e per l’appunto, su Netflix, in streaming in 190 paesi e per un pubblico potenziale di 139 milioni di abbonati (che nel frattempo e per l’occasione saranno con tutta probabilità ulteriormente cresciuti), in attesa di conquistare nomination multiple e poi gli Oscar, possibilmente anche quello per il miglior film, sfuggito a Roma che comunque ottenne tre Oscar su dieci nomination (oltre alle tre andate al film dei Coen La ballata di Buster Scruggs, un “originale” Netflix). La strategia di “legittimazione” di Netflix è ormai chiara, anzi chiarissima, soprattutto da quando […] si è affiliata alla Motion Pictures Association of America, la potente lobby hollywoodiana dei produttori […]. Una rivoluzione globale che cambierà – e già sta cambiando – il mondo. Quello del cinema e dell’audiovisivo, certo, ma soprattutto quello della ideazione, della drammatizzazione, della scrittura, della produzione, della distribuzione, dell’esercizio, della fruizione individuale, e questo solo per limitarci al “prodotto” tradizionale: il film. Giacché per le serie televisive il mondo è già cambiato, e da un pezzo, e non solo ad opera di Netflix o di Sky ma soprattutto di HBO. Che succederà in questi mesi, in queste settimane, in questi giorni convulsi in cui all’orizzonte si profilano – pronti a sbarcare un po’ dappertutto, e con tariffe low cost, come per gli aerei, i cellulari, i provider internet, i McDonald’s, l’Ikea, i discount, i Black Friday, Uber, Airbnb – giganteschi bastimenti che si chiamano Disney+, Apple, Amazon Prime, Hulu, e magari Facebook e Alibaba, e tutte le altre piattaforme digitali che si vanno attrezzando ma che prima o poi saranno inglobate […] dalle grandi multinazionali che fra non molto si ridurranno a 4-5 potentissimi protagonisti del panorama globalizzato dell’audiovisivo (cinema incluso)? E che fine faranno le sale cinematografiche nelle quali ci piace ancora vedere e rivedere […] i film scritti e pensati e prodotti e diretti e interpretati e illuminati per il grande schermo? E ancora: come (ri)orientare – in ragione di questa rivoluzione in atto – i criteri formativi all’interno della Scuola Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia? In quale direzione bisognerà operare per preparare gli allievi a conoscere e dominare le nuove e radicali trasformazioni in corso nei modi di ideazione, scrittura e produzione, ma anche di fruizione, dell’opera cinematografica ma anche della serialità? Non ignoriamo, ovviamente, che questa esplosione produttiva delle piattaforme […] comporterà una forte e crescente domanda di figure professionali specializzate nella concezione e nella realizzazione di film e soprattutto di serie televisive, in aggiunta alle tante già oggi prodotte per le diverse piattaforme. Non a caso il CSC sta riattrezzando la propria offerta formativa puntando anche sulla ormai ineludibile professione dello showrunner. Che fare dunque, e come? Sono domande per ora senza risposta ma che, da una rivista di cinema come “Bianco e Nero”, reclamano almeno una riflessione quale quella (inevitabilmente incompleta) che tentiamo nelle pagine che seguono» (dall’ Editoriale di Felice Laudadio, «Bianco e Nero» n. 594/595, Netflix e oltre).
ore 15.00 Roma di Alfonso Cuarón (2018, 135′)
Ad oggi il progetto più personale di Alfonso Cuarón sceneggiatore e regista premiato agli Oscar, Roma segue le vicende di Cleo (Yalitza Aparicio) giovane collaboratrice domestica di una famiglia di classe media di Città del Messico, residente nel quartiere di Roma, che con questo film dedica alle donne che lo hanno cresciuto un’originale lettera d’amore, attinge alla propria infanzia restituendo il ritratto vivido ed emozionante dei conflitti famigliari e della gerarchia sociale che caratterizzavano la vita del paese sullo sfondo delle turbolenze politiche del Messico degli anni ’70. Roma costituisce il primo progetto di Cuarón dopo il pionieristico Gravity del 2013, nonché il suo quarto lungometraggio presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dopo Y Tu Mamá También (Leone d’Oro per la miglior sceneggiatura e premio Marcello Mastroianni), Children of Men (Premio Lanterna Magica) e Gravity (premio Film Digital Award).
ore 17.30 Incontro con Alessio Cremonini, Felice Laudadio, Alberto Pasquale, Riccardo Tozzi. Nel corso dell’incontro verrà presentato «Bianco e Nero» n. 594/595, Netflix e oltre, Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con Edizioni Sabinae, Roma, 2019.