XXXIII edizione del Fantafestival: Spaghetti Horror
14 Giugno 2013 - 15 Giugno 2013
«Quest’anno in occasione della XXXIII edizione del Fantafestival presentiamo, in collaborazione con il Centro Sperimentale – Cineteca Nazionale e con Spaghetti Horror Tv, una minirassegna dal titolo Spaghetti horror con uno sguardo al cinema di genere italiano degli anni Sessanta e Settanta, amato e studiato in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti da registi quali Martin Scorsese e Quentin Tarantino. Abbiamo selezionato alcuni autori, a partire dai maestri del genere Riccardo Freda, Mario Bava e Lucio Fulci, con titoli meno visti nelle varie rassegne di genere presentate in passato. Pur nel poco spazio a disposizione, il programma vuole essere una carrellata attraverso venticinque anni di produzione fantastica, dal 1961 – quando il cinema italiano era ancora sotto l’influenza del peplum – e poi gli anni Sessanta e Settanta, gli anni d’oro degli spaghetti-western che, come gli horror all’italiana (gli spaghetti-horror che danno il titolo a questa rassegna) avevano uno spiccato “sapore” e degli stilemi tutti loro, fino ad arrivare agli anni Ottanta, quando ormai il filone mostra segni di “sfinimento” e preannuncia diversi interessi da parte della produzione»
Adriano Pintaldi & Alberto Ravaglioli
Direttori del Fantafestival
Rassegna a ingresso gratuito
venerdì 14
ore 17.00
Danza macabra (1963)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: da un racconto di Edgar Allan Poe; sceneggiatura: Jean Grimaud [Gianni Grimaldi], Gordon Wiles jr. [Bruno Corbucci]; fotografia: Richard Cramer [Riccardo Pallottini]; scenografia: Walter Scott [Ottavio Scotti]; musica: Riz Ortolani; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Barbara Steele, Georges Rivière, Margaret Robsham, Montgomery Glenn [Silvano Tranquilli], Henry Kruger [Umberto Raho], Raoul H. Newman; origine: Italia; produzione: Vulsinia Film; durata: 90′
Edgar Allan Poe non si considera un romanziere, quanto un cronista. Le vicende che racconta non sono frutto di fantasia, ma fatti realmente accaduti. Da questo assunto comincia l’avventura di Alain Foster, un giornalista giunto nella provincia per intervistare il celebre scrittore. Per orgoglio e scetticismo accetta la sfida di trascorrere la notte del 2 novembre (il giorno dei morti) nel castello abbandonato di Lord Blackwood. «Uno dei migliori gotici italiani dell’epoca, dove l’eleganza classica della messa in scena (con una prodigiosa fotografia contrastata di Riccardo Pallottini e abbondanza di piani-sequenza) fonde il romanticismo macabro con temi sottilmente morbosi, creando un clima sinuoso e suggestivo, senza il lieto fine d’obbligo» (Mereghetti). Margheriti lesse la sceneggiatura e accettò subito: «Nella vita di un regista, capita poche volte di avere tra le mani una grande sceneggiatura. Quella di Danza macabra fu la migliore che mi sia mai capitata». «Sceneggiato da Gianni Grimaldi e Bruno Corbucci, fu diretto per pochi giorni da Sergio Corbucci che poi lasciò il posto a Antonio Margheriti che diresse in effetti tutto il film. Considerato uno dei migliori horror fantastici italiani degli anni Sessanta, il film si avvale di una suggestiva fotografia e di particolari effetti speciali curati dallo stesso Margheriti. Grande, come sempre, Barbara Steel!» (Pintaldi & Ravaglioli).
ore 19.00
Ercole al centro della terra (1961)
Regia: Mario Bava; soggetto e sceneggiatura: Alessandro Continenza, M. Bava, Franco Prosperi, Duccio Tessari; fotografia: Ma. Bava; scenografia: Franco Lolli; costumi: Mario Giorsi; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Reg Park, Leonora Ruffo, Christopher Lee, Giorgio Ardisson, Evelyn Stewart, Franco Giacobini; origine: Italia; produzione: SPA Cinematografica; durata: 91′
Dopo aver assassinato il re d’Ecalia, Licos fa prigioniera Deianira, che impazzisce di dolore. Ercole vuole aiutarla e insieme a Teseo si reca nell’Averno: solo lì, infatti, cresce un’erba che può ridare la ragione alla donna. Negli Inferi Ercole conquista l’erba, ma Teseo s’innamora di Proserpina, sposa di Plutone, e la porta con sé sulla Terra. L’ira del dio rischia di mandare a monte il piano architettato da Ercole per salvare la sua fidanzata. «È un film peplum contaminato con l’horror, considerato come un vero e proprio apice nel contesto della ricca filmografia del genere peplum. Il film all’epoca fu un piccolo campione d’incasso e riscosse anche un grande successo all’estero. Nel cast figura un’icona internazionale del cinema di genere: Christopher Lee, che nella versione italiana fu doppiato dal nostro Nando Gazzolo» (Pintaldi & Ravaglioli).
ore 21.00
Il coltello di ghiaccio (1972)
Regia: Umberto Lenzi; soggetto: U. Lenzi; sceneggiatura: U. Lenzi, Antonio Troisio; fotografia: José F. Aguayo; scenografia: Wolfgang Burman; costumi: Silvio Laurenzi; musica: Marcello Giombini; montaggio: Enzo Alabiso; interpreti: Carroll Baker, Alan Scott, Evelyn Stewart, Eduardo Fajardo, Georges Rigaud, Franco Fantasia; origine: Italia/Spagna; produzione: Tritone Filmindustria, Mundial Film, San Bernardo; durata: 92′
Martha è una donna rimasta muta in seguito a un trauma. Nella villa, in cui abita con lo zio, Martha si trova al centro di agghiaccianti delitti che sembrano opera di un maniaco satanista. «”La paura è un coltello di ghiaccio che lacera i sensi fino al fondo della coscienza”: con questa frase, attribuita a Edgar Allan Poe, ma probabilmente apocrifa, subito dopo i titoli di testa […] si apre un thriller alquanto anomale e interessante. Anomalo perché, a differenza degli altri del periodo, rinuncia a far leva sull’iperrealismo sanguinario dei delitti […], per concentrarsi, invece, sulla costruzione di una suspense di stampo quasi classico e di un’atmosfera sinistra fatta di nebbie e notti di tempesta. Del resto, […], lo spunto di partenza è effettivamente classico e Lenzi si limita ad ammodernare con qualche variazione la storia celebre de La scala a chiocciola, ma con l’intuizione felice di giocare sulle aspettative dello spettatore […] per poi brutalizzarlo violentemente con il colpo di scena finale» (Bruschini-Tentori). «Il coltello di ghiaccio (1972) di Umberto Lenzi (regista che ha trattato un po’ tutti i generi cinematografici) è un film che stuzzica la curiosità dello spettatore provocando spesso reazioni di brivido con un’efficace ricerca di effetti speciali e che ha come protagonista una star americana come Carrol Baker» (Pintaldi & Ravaglioli).
sabato 15
ore 17.00
Camping del terrore (1987)
Regia: Ruggero Deodato; soggetto: Alessandro Capone; sceneggiatura: A. Capone, Dardano Sacchetti, Luca D’Alisera; fotografia: Emilio Loffredo; scenografia: Paolo Biagietti; musica: Claudio Simonetti; montaggio: Mario Morra; interpreti: Bruce Penhall, Mimsy Farmer, David Hess, Luisa Maneri, Andrew Lederer, Nicola Farron; origine: Italia; produzione: Racing Pictures; durata: 87′
Un gruppo di ragazzi si reca in un camping per trascorrere un periodo di vacanza. Due anni prima due fidanzati erano stati lì uccisi. La medesima sorte li attende… «È la stessa storia dei centoventimila film del genere che hanno già fatto in America. L’unica cosa nuova è che c’è una specie di zombi, che poi uno zombi non è… […] Girando un film del genere, l’unica cosa che puoi fare è girarlo bene, in maniera tecnicamente ineccepibile. E basta. Posso dire che l’ambientazione, quella sì, è straordinaria e che sembra un film fatto in America [il film è stato girato a Campo Imperatore]» (Deodato). «Film in cui appare una bellissima e giovanissima Nancy Brilli, accanto alla già nota Mimsy Farmer, girato con molta perizia nei boschi abbruzzesi spacciati per americani. Deodato, con accorti movimenti di macchina, riesce a creare delle affascinanti atmosfere soprattutto nelle sequenze degli inseguimenti nel bosco, serrati e spettacolari. La colonna sonora è di Claudio Simonetti, con brani efficaci sulla scia di quelli scritti per Argento» (Pintaldi & Ravaglioli).
ore 19.00
Estratto dagli archivi segreti della polizia (1972)
Regia: Riccardo Freda; soggetto e sceneggiatura: Mario Bianchi, Leonardo Martin, José G. Maesso; fotografia: Francisco Fraile; scenografia: Rafael Ferri; musica: Stelvio Cipriani; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: Camille Keaton, Luciana Paluzzi, Maximo Valverde, Luigi Pistilli, Giovanni Petrucci, Pepe Calvo; origine: Italia/Spagna; durata: 82′
Misconosciuto film di Freda, uscito in poche sale e poi sparito nel nulla, fino alla riscoperta veneziana nel 2004, all’interno della retrospettiva Italian Kings of the B’s. «I quattro ragazzi, figli-dei-fiori à la bourgeoise, hippy coi soldi du papa, dopo essersi imbattuti in alcuni strani epifenomeni che hanno del paranormale, trovano rifugio, sotto una pioggia battente, nel solito castello abitato da nobili annoiati amanti dei riti satanici e dei sacrifici umani. E qui, ad un tratto, l’accelerazione improvvisa, il momento più frediano e geniale del film: la carneficina gore ante-litteram, calata in un prisma visionario e distorcente che si mette ossessivamente a ripetere le stesse azioni, gli stessi movimenti, analizzati anche da punti di vista diversi. […] Cinema di serie B. Indubbiamente. Ma con momenti di pura avanguardia, anche concettuale, e di inconsapevoli incroci con il surrealismo, la body art e il dada-pop. Chiamatelo come volete, ma non cinema trash» (De Sanctis). «Film che a prima vista potrebbe sembrare un poliziesco invece si rivela un horror in piena regola, con tanto di ambientazioni gotiche e feroci sequenze splatter nella più classica tradizione» (Pintaldi & Ravaglioli).
ore 21.00
Non si sevizia un paperino (1972)
Regia: Lucio Fulci; soggetto: L. Fulci, Roberto Gianviti; sceneggiatura: L. Fulci, R. Gianviti, Gianfranco Clerici; fotografia: Sergio D’Offizi; scenografia: Pier Luigi Basile; costumi: Marisa Crimi; musica: Riz Ortolani; montaggio: Ornella Micheli; interpreti: Tomas Milian, Irene Papas, Barbara Bouchet, Florinda Bolkan, Georges Wilson, Marc Porel; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 105′
«In un piccolo paese del profondo Sud d’Italia regna il terrore. Nel giro di pochi giorni sono stati compiuti alcuni omicidi, tutti eseguiti con la medesima tecnica, tutti di carattere primordiale, crudeli. E tutti apparentemente inspiegabili, ingiustificati. I sospetti si accentrano di volta in volta sull’uno o l’altro personaggio, una rete di accuse, di diffidenze, di timori, di rancori si va stendendo su tutto il paese: l’intera comunità è sotto accusa. Ognuno guarda al suo vicino come al possibile assassino, ma al tempo stesso l’inchiesta giudiziaria urta contro il muro invalicabile dell’omertà e s’impiglia nella rete degli interessi personali» (www.anica.it). «Un film importante per la genesi del thriller italiano, in cui Fulci dimostra di conoscere perfettamente i meccanismi della paura; con in più il merito di discostarsi dai canovacci del cinema alla Argento, all’epoca già inflazionati, puntando invece sull’ambientazione insolita (con gli omicidi compiuti alla luce del sole) e su un’atmosfera morbosa tra sacro e peccato originale. Memorabile la barbara esecuzione della Bolkan sulle dolci note di Quei giorni insieme a te, cantata da Ornella Vanoni. Il film ebbe problemi con la censura (per la scena in cui la Bouchet si mostra nuda a un bimbo, in realtà un nano maggiorenne) e venne duramente attaccato dai cattolici. È arduo vederlo integrale in tv» (Mereghetti). «Un piccolo cult-movie, con un cast di tutto rispetto come Irene Papas, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet e Tomas Milian; il film ebbe delle noie giudiziarie per una lunga sequenza in cui appariva la Bouchet nuda con un bambino. Ma poi fu provato che il bambino era in realtà un attore nano maggiorenne…» (Pintaldi & Ravaglioli).