Cinema Trevi: Luciano Salce, un regista trasversale
06 Maggio 2010 - 18 Maggio 2010
Dopo di anni di incomprensibile oblio, finalmente si torna a parlare di Luciano Salce grazie alla riscoperta dei suoi film (Colpo di stato presentato nella retrospettiva della Mostra di Venezia 2004Italian Kings of the Bs– Storia segreta del cinema italiano, La cuccagna nella retrospettiva del 2008 Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato) e a una serie di iniziative promosse dal figlio Emanuele insieme allo studioso Andrea Pergolari: il libro Luciano Salce. Una vita spettacolare (Edilazio, Roma, 2009) e il documentario L’uomo dalla bocca storta (2009), che saranno presentati mercoledì 12 maggio. Ma molto bisogna ancora fare per valutare appieno la figura dell’eclettico regista e attore romano (1922-1989), capace di svariare dalla prosa al cabaret, dal teatro al cinema, con una spiccata predilezione per l’umorismo e la satira di costume. Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, Salce esordisce con successo a teatro sia come regista che come attore (sotto la direzione di maestri come Orazio Costa, Fersen, Visconti e Strehler). Nel 1949 si trasferisce a Parigi, dove mette in scena con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli un pirotecnico spettacolo al cabaret “Le rose rouge”, che rinnova completamente il teatro di rivista. L’anno dopo Salce si reca in Brasile, dove la sua creatività ha modo di dispiegarsi in ogni direzione: insegna regia, diviene vice direttore artistico del Teatro Brasileiro de Comédia, fonda il Teatro de Segunda Feira, mette in scena commedie e drammi, esordisce come regista (Uma pulga na balança, Floradas na Serra, entrambi del 1953) e attore cinematografico. Rientrato in Italia, riprende l’attività teatrale e parallelamente compare in vari film. Agli inizi degli anni Sessanta, con Le ore dell’amore, intraprende una lunga e altalenante carriera di regista, nella quale spiccano alcune perle: Il federale, La voglia matta, La cuccagna, Colpo di stato, Basta guardarla, Il… Belpaese, oltre ai primi due Fantozzi, autentici capolavori di comicità. Ma è l’opera complessiva di Salce che va analizzata a fondo (e la presente retrospettiva, quasi completa, ne offre l’occasione) perché tutti i suoi film, anche quelli meno riusciti, non sono mai banali e catalogabili in comodi (e rassicuranti) schemi: c’è sempre una zampata, volta a svelare l’assurdità del mondo che ci circonda, con effetti irresistibilmente comici, che non riescono mai, però, a sopprimere un’irriducibile malinconia di fondo. Le due facce di un regista/attore, la cui grandezza non è stata ancora compresa.
giovedì 6
ore 17.15
Le pillole di Ercole (1960)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: Ettore Scola, Ruggero Maccari, Vittorio Vighi, Bruno Baratti, L. Salce, dalla commedia omonima di Maurice Hennequin e Paul Bilhaud; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Gianni Polidori; costumi: Piero Gherardi, Lucia Mirisola; interpreti: Nino Manfredi, Sylva Koscina, Jeannie Valerie, Francis Blanche, Mitchell Kowal, Vittorio De Sica; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, Maxima Film; durata: 85′
«Sotto l’effetto di un afrodisiaco, il dottor Mino Pasqui (Manfredi) ha cornificato un ricco americano, che pretende di ripagarlo con ugual moneta. La soluzione è spacciare una sciacquetta (Valérie) come propria moglie, alle terme di Salsomaggiore: nulla va come previsto, e arriva anche la vera consorte (Koscina) di Mino. […] Un rodato meccanismo di equivoci forza il comune senso del pudore dell’Italia dell’epoca […]. Solo uno scherzo, ma interpretato con divertimento e girato con la cura formale tipica del primo Salce» (Mereghetti). «Avrei dovuto debuttare con Il federale ma non si riusciva a chiudere la produzione e così feci un film meno impegnativo, Le pillole di Ercole, una farsa per Manfredi, grazie a Manfredi che insisté perché lo dirigessi io contro il parere di De Laurentiis. […] Fu un successo e dimostrai che sapevo dirigere un film» (Salce).
Vietato ai minori di anni 16
ore 19.00
La cuccagna (1962)
Regia: Luciano Salce; soggetto: da un’idea di Luciano Vincenzoni e Alberto Bevilacqua; sceneggiatura: L. Salce, L. Vincenzoni, Carlo Romano, Goffredo Parise; fotografia: Enrico Menczer; scenografia: Nedo Azzini; costumi: Danilo Donati; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Donatella Turri, Luigi Tenco, Umberto D’Orsi, Anna Baj, Emilio Barella, Liù Bosisio; origine: Italia; produzione: Giorgio Agliani Cinematografica, C.I.R.A.C.; durata: 95′
Rossella, una ragazza anticonformista, attraverso il lavoro cerca di fuggire dall’ambiente familiare, ma le occupazioni che trova non la soddisfano. Conosce Giuliano, un giovane contestatore, più a parole che con i fatti, il quale cerca di aprirle gli occhi. La ragazza è contagiata dal pessimismo di Giuliano e i due meditano addirittura il suicidio… «In La cuccagna io anticipavo un personaggio esploso poi nel ’68, il personaggio del contestatore del ’68. Fatto da Tenco, giovane, disadattato, ribelle, anticipatore persino fisicamente» (Salce).
Versione restaurata dalla Cineteca Nazionale – Vietato ai minori di anni 14
ore 20.45
Il federale (1961)
Regia: Luciano Salce; soggetto: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia]; sceneggiatura: Castellano e Pipolo, L. Salce; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Alberto Boccianti; costumi: Giuliano Papi; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Ugo Tognazzi, Georges Wilson, Elsa Vazzoler, Mireille Granelli, Stefania Sandrelli, Franco Giacobini; origine: Italia; produzione: D.D.L.; durata: 100′
«Il fascista de Il federale è il frutto di una scuola di ottusità e imbecillità, giocato dai suoi stessi capi furbacchioni. Uno che non capisce perché gli hanno insegnato a non capire. D’altra parte il professore dal solido e chiaro antifascismo ha delle grettezze umane che non ha il suo antagonista. Il film è tutto in questo scontro di caratteri. Fare satira è sempre un esercizio difficilissimo, in un paese dotato di così poco senso dell’umorismo come il nostro, e fa rischiare l’impopolarità. […] Qualcuno rimproverò il film di essere qualunquista, perché si vedeva con occhio umano il personaggio del fascista ottuso e imbecille. L’accusa, d’altronde, mi è stata fatta spesso. Il professore poi, non è che lo considerassi come un buono, era un antifascista storico, vecchio tipo, alla Bonomi Sforza, visto anche lui criticamente» (Salce).
venerdì 7
ore 17.00
Le monachine (1963)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia]; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Aurelio Crugnola; costumi: Giuliano Papi; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Catherine Spaak, Didi Perego, Amedeo Nazzari, Sandro Bruni, Umberto D’Orsi, Sylva Koscina; origine: Italia; produzione: Hesperia Cinematografica; durata: 103′
Due suore partono per Roma per incontrare il direttore di una compagnia d’aviazione responsabile di far volare i propri aerei sopra il loro convento, che rischia di cadere a pezzi. «Noi pensiamo che Salce sia fra coloro che, nel cinema italiano, meglio interpretano alcuni particolari sapori di un nostro clima d’oggi. Salce […] sostiene che […] non si tratta di un “suo” film […]. Si sa […] che doveva segnare […] l’esordio [nella regia, n.d.r.] di due giovani sceneggiatori, Castellano e Pipolo, collaboratori abituali di Salce. È in sostanza, un film di sceneggiatura; è un genere di cinema indissolubilmente legato alle idee, all’inventiva dei dialoghi […]. Le monachine funziona […] è una serie di battute abbastanza divertenti, applicate ad alcune reali situazioni d’oggi con una certa pregnanza, ad alcune analogie abbastanza spiritose» (Gambetti).
ore 19.00
El Greco (1965)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: Guy Elmes, Luigi Magni, Massimo Franciosa, L. Salce; dialoghi: John Francis Lane; fotografia: Leonida Borboni; scenografia: Luigi Scaccianoce; costumi: Danilo Donati; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Mel Ferrer, Rosanna Schiaffino, Mario Feliciani, Giulio Donnini, Adolfo Celi, Renzo Giovampietro; origine: Italia/Francia; produzione: Arco Film (1960), Produzioni Artistiche Internazionali,Films du Siècle; durata: 95′
«Toledo, 1576. Arrivato in Spagna dall’Italia con l’amico Francesco, il pittore Dominikos Theotokopulos (meglio noto come El Greco) è chiamato ad affrescare una chiesa da Don Diego di Castilla. Nonostante la grandezza della sua arte, riesce con difficoltà a far comprendere il suo misticismo pittorico alla rigida ortodossia cattolica. […] Poi, magari, un giorno riusciremo anche a scoprire cosa (o chi) ha convinto Luciano Salce […] a dirigere una biografia del pittore El Greco. […] Il fatto è che un regista, attore e autore di commedie, da sempre (e per sempre) unicamente attivo nel repertorio brillante, sia capace di approntare un film di tale qualità, utilizzando lo schermo panoramico e i colori De Luxe come neanche Richard Fleischer nel suo L’altalena di velluto rosso (1958): guardare per credere il duello tra spadaccini Ferrer e Fantasia (!!). Lento, ieratico e solenne per tutta la prima parte, con la rievocazione del talento pittorico di El Greco, il film acquista il necessario rigore drammatico nella seconda parte, rivelando con pudore i conflitti di una coscienza. Siamo a metà tra Il tormento e l’estasi (1965) di Carol Reed ed Un uomo per tutte le stagioni (1966) di Fred Zinnemann: mai avremmo pensato di dover prendere questi punti di riferimento per un regista come Luciano Salce» (www.cinemedioevo.it).
sabato 8
ore 17.00
Le ore dell’amore (1963)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia], L. Salce, revisione Diego Fabbri; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Nedo Azzini; costumi: Giuliano Papi; musica: Luiz Bonfa e Toledo; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Ugo Tognazzi, Emmanuelle Riva, Barbara Steele, Mara Berni, Umberto D’Orsi, Brunello Rondi; origine: Italia; produzione: D.D.L. Cinematografica; durata: 102′
Il rapporto felice fra una uomo e una donna viene messo in crisi dalla quotidianità del matrimonio, per sfuggire alla quale si ritagliano… le ore dell’amore. «Incapaci di seguire il regista di La voglia matta sul piano dell’ideologia (ce ne eravamo accorti soprattutto con La cuccagna), siamo sempre pronti a divertirci alla sua caustica osservazione della realtà. Finché Salce si mantiene sul piano della nota di costume, del ghiribizzo, della battuta, il suo estro non teme rivali. Davvero sembra di ritrovare, in un film come Le ore dell’amore, la grazia di certe commedie americane degli anni Trenta: c’è la stessa capacità di sorridere dei difetti contemporanei, di mimare atteggiamenti e locuzioni della società d’oggi, di imporre personaggi quotidiani in una dimensione esilarante. Abbiamo di fronte una commedia girata particolarmente bene, con una ricerca di stile tanto apprezzabile quanto inavvertita. La recitazione spiritosa della Riva e di Tognazzi è sostenuta da un montaggio fitto di attacchi insoliti, rimbalzante, piacevolissimo. Si può dire, insomma, che la commedia cinematografica all’italiana sta trovando un suo linguaggio, una sua dignità senza precedenti» (Kezich).
Copia proveniente dalla Cineteca Griffith – Vietato ai minori di anni 14
ore 19.00
Ti ho sposato per allegria (1967)
Regia: Luciano Salce; soggetto: dalla commedia omonima di Natalia Ginzburg; sceneggiatura: Sandro Continenza, N. Ginzburg, L. Salce; fotografia: Carlo Di Palma; scenografia: Piero Poletto; costumi: Luca Sabatelli; musica: Piero Piccioni; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Monica Vitti, Giorgio Albertazzi, Italia Marchesini, Maria Grazia Buccella, Rossella Como, Michel Bardinet; origine: Italia; produzione: Fair Film; durata: 99′
Giuliana, moglie di un avvocato, è totalmente negata per i lavori domestici, specie in presenza della suocera, ma ciò non mette in crisi il suo matrimonio. «Il film si solleva nella scena del pranzo con la suocera. Qui una splendida caratterista, Italia Marchesini, l’unica interprete passata dalla messinscena teatrale al film, dà umore e ritmo a una serie di gag eseguite dalla Vitti con autentico brio. E si delinea, dietro i guizzi di un dialogo spiritosissimo, il tema vero di Ti ho sposato per allegria: la sacrosanta incapacità di una ragazza d’estrazione popolare a inserirsi negli schemi dell’esistenza borghese» (Kezich). «Una commedia spigliata e divertente, diretta con bel ritmo e interpretata da una Vitti in particolare stato di grazia» (Mereghetti).
ore 20.45
Colpo di stato (1968)
Regia: Luciano Salce; soggetto: Ennio De Concini; sceneggiatura: E. De Concini, L. Salce; fotografia: Luciano Trasatti; scenografia: Giulio Cabras; musica: Gianni Marchetti; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Steffen Zacharias, Dimitri Tamarav, Silvano Spadaccino, Orchidea De Santis, Bebert H. Marboutie, Anna Casalino; origine: Italia; produzione: Vides Cinematografica; durata: 105′
La lunga lunga notte dello scrutinio elettorale del 1972 secondo le menti geniali di Salce e De Concini, che immaginano un’impennata imprevista dei voti conquistati dal partito comunista. Libero esperimento cinematografico figlio del ’68 italiano, seriamente danneggiato da una distribuzione a dir poco fantasma che ha portato alla sparizione quasi totale del film. Salce mischia una satira politica beffarda, quasi sempre lontana dagli schemi sicuri della commedia all’italiana del periodo, al cinema-verité, al film-inchiesta, al film nel film, al film corale (con tanto di coro greco a commentare i passaggi narrativi principali), frantumando la trama in un susseguirsi delirante di situazioni, avvenimenti, dinamismi. Prodotto dopo mille difficoltà con un budget ridotto lungo un anno di duro lavoro, Colpo di stato è certamente fra i film più ambiziosi e preziosi di Luciano Salce, da riscoprire urgentemente.
domenica 9
ore 17.00
Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno (1974)
Regia: Luciano Salce; soggetto: da Nel giorno dell’onomastico della mamma di Rafael Azcona, Luis Berlanga; adattamento: L. Salce; sceneggiatura: R. Azcona, L. Berlanga, L. Salce, Massimo Franciosa, Sergio Corbucci; fotografia: Erico Menczer; scenografia e costumi: Fiorenzo Senese; musica: Franco Micalizzi; montaggio: Amedeo Salfa; interpreti: Paolo Villaggio, Lila Kedrova, Eleonora Giorgi, Antonino Faà Di Bruno, Orchidea De Santis, Enzo Spitaleri; origine: Italia; produzione: Rusconi Film; durata: 105′
«Trattato – e vestito – dalla madre (Kedrova) come un bambino, il trentenne Federico (Villaggio) si sfoga con foto oscene e bambole di gomma, finché arriva in casa la cameriera Angela (Giorgi): ma la genitrice non lo lascerà partire. […] L’obiettivo della satira (il decrepito mondo nobiliare) è scontato, ma colpiscono i toni violenti e sgradevoli, l’erotismo ora funereo, ora solare e liberatorio. Villaggio, un anno prima di Fantozzi, se ne va in giro nudo. Memorabile Faà di Bruno (che nella vita era un colonnello dei granatieri in pensione), lo zio che rinfaccia al nipote di essere “un pipetta”» (Mereghetti).
Vietato ai minori di anni 14
ore 19.00
Fantozzi (1975)
Regia: Luciano Salce; soggetto: dal libro omonimo di Paolo Villaggio; sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, L. Salce, P. Villaggio; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Nedo Azzini; costumi: Orietta Nasalli Rocca; musica: Fabio Frizzi; montaggio: Amedeo Salfa; interpreti: P. Viallaggio, Liù Bosisio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Umberto D’Orsi, Plinio Fernando; origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 108′
«Salce dà volto e consistenza a personaggi e fatti caricaturali ed eccessivi, segnati, sulla pagina letteraria, da un gusto del grottesco surreale e iperbolico quasi impossibile da trasporre visivamente. Il regista […] sposta personaggi, confonde i tipi, contamina gli episodi. Nelle due raccolte di racconti di Villaggio, il compagno di disavventure era Fracchia, l’organizzatore di divertimenti e gite aziendali: al cinema diventa l’occhialuto e magro Filini (l’attore Gigi Reder, divenuto proverbiale nel ruolo del personaggio semicieco, che porta “occhiali doppi tipo civetta”), che nei racconti era presentato così: “Quarantasei anni, 99 cm di statura […] completamente calvo”. Acquista consistenza il personaggio di Calboni […]. La rielaborazione degli intrecci dei racconti procede con lo stesso sistema di contaminazione, smussando le iperboli letterarie e accentuando la fisicità farsesca delle situazioni» (Pergolari).
ore 21.00
Il secondo tragico Fantozzi (1976)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: Paolo Villaggio, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, dai libri di P. Villaggio Fantozzi e Il secondo tragico Fantozzi; collaborazione alla sceneggiatura: L. Salce; fotografia: Erico Menczer; scenografia: Carlo Tomassi; costumi: Orietta Nasalli Rocca; musica: Fabio Frizzi, Franco Bixio, Vince Tempera; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: P. Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Ugo Bologna, Mauro Vestri, Plinio Fernando; origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 110′
«Ripetere giova. E del resto, anche Paolo Villaggio, autore di una prima raccolta di novellette intitolata Fantozzi, gliene aveva fatta seguire un’altra intitolata Il secondotragico libro di Fantozzi. A tutte e due quelle raccolte si era ispirato il primo film, Fantozzi, scritto con Villaggio, da Benvenuti e De Bernardi e diretto da Luciano Salce. A quelle medesime raccolte si ispira anche il film di oggi, realizzato, ovviamente, dalla stessa équipe. Con una costruzione narrativa più robusta, questa volta, e, soprattutto, con una scelta più decisa e meditata nei confronti del tipo di comicità che, escludendo quasi del tutto la farsa (soprattutto quella “all’italiana”), punta adesso apertamente al paradosso surreale, in linea con i giochi stralunati dei più recenti entertainers americani, da Woody Allen, a Mel Brooks, a Gene Wilder.
La maggiore solidità di racconto deriva dal fatto che gli autori, pur rifacendosi alle novellette dei due testi, le hanno riunite qui secondo un piano che dà lo spazio giusto, e ragionato, alle gesta più tipiche del ragionier Ugo Fantozzi, campione altrettanto tipico di un sistema impiegatizio beffato in letteratura dai tempi di Kafka, di Courteline e di Bersezio e che ha raggiunto adesso, in una società stravolta dalle gerarchie e dai consumi, dimensioni davvero… galattiche» (Rondi).
La maggiore solidità di racconto deriva dal fatto che gli autori, pur rifacendosi alle novellette dei due testi, le hanno riunite qui secondo un piano che dà lo spazio giusto, e ragionato, alle gesta più tipiche del ragionier Ugo Fantozzi, campione altrettanto tipico di un sistema impiegatizio beffato in letteratura dai tempi di Kafka, di Courteline e di Bersezio e che ha raggiunto adesso, in una società stravolta dalle gerarchie e dai consumi, dimensioni davvero… galattiche» (Rondi).
lunedì 10
chiuso
martedì 11
ore 17.15
Oggi, domani, dopodomani (1965)
Episodio L’uomo dai cinque palloni
Regia: Marco Ferreri; soggetto e sceneggiatura: M. Ferreri, Rafael Azcona; fotografia: Aldo Tonti; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Luciana Marinucci; musica: Teo Usuelli; montaggio: Renzo Lucidi; interpreti: Marcello Mastroianni, Catherine Spaak
Episodio L’ora di punta
Regia: Eduardo De Filippo; soggetto: dall’atto unico di E. De Filippo Pericolosamente; sceneggiatura: E. De Filippo, Isabella Quarantotti; fotografia: Mario Montuori; scenografia: Ferdinando Scarfiotti; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Marcello Mastroianni, Virna Lisi, Luciano Salce
Episodio La moglie bionda
Regia: L. Salce; soggetto: Goffredo Parise; sceneggiatura: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia]; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Luigi Scaccianoce; costumi: Cesare Rovatti; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Marcello Mastroianni, Pamela Tiffin, Lelio Luttazzi, Raimondo Vianello, L. Salce
origine: Italia/Francia; produzione: Compagnia Cinematografica Champion, Les Films Concordia; durata: 97′
Film nota alle cronache per le vicende legate a L’uomo dei cinque palloni di Ferreri, nato come lungometraggio, ridotto a 25′ per volere del produttore e accorpato a due episodi girati velocemente per ovviare alla situazione. L’episodio di Salce è incentrato su uno scambio di persone: un uomo decide di vendere a un emiro la bella moglie, che lo sta rovinando, ma scoprirà che la donna non è di suo gradimento…
Copia proveniente da Cineteca Griffith
ore 19.00
Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue (1969)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: Alberto Sordi, Sergio Amidei; fotografia: Sante Achilli; scenografia: Franco Bottari; costumi: Bruna Parmesan; musica: Piero Piccioni; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Alberto Sordi, Evelyn Stewart [Ida Galli], Pupella Maggio, Claudio Gora, Alessandro Cutolo, Nanda Primavera; origine: Italia; produzione: San Marco Cinematografica; durata: 104′
«Si tratta del bis di un successo dell’anno scorso, Il medico della mutuadi Luigi Zampa; ma per staccarsi dal modello, Luciano Salce ne ha esasperato gli umori polemici. Non pago di accumulare mutuati con l’avidità di un vampiro della medicina, il dottor Guido Tersilli ha industrializzato lo sfruttamento delle malattie e delle previdenze fondando una clinica di lusso. A vedere qual è la sorte dei ricoverati nelle mani di Tersilli e della sua banda c’è da farsi venire i brividi al primo sintomo di raffreddore. L’effetto è lo stesso di certe inchieste giornalistiche o televisive che aggrediscono una piaga sociale purtroppo esistente. A parte le deformazioni farsesche […], è innegabile che il film raggiunge il suo scopo di torvo e macabro avvertimento» (Kezich).
Copia proveniente da Archivio storico del cinema italiano – Associazione cultarale Onlus Ingresso gratuito
mercoledì 12
ore 17.00
Professor Kranz tedesco di Germania (1978)
Regia: Luciano Salce; soggetto: ispirato al personaggio omonimo creato da Paolo Villaggio; sceneggiatura: Ugo Liberatore, Fabrizio Zampa, Augusto Caminito, Giuseppe Catalano, revisione e collaborazione di Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, P. Villaggio, Costa Serran; fotografia: Danilo Desideri; scenografia: Fernando Cardejas; costumi: Marcelo De Barros; musica: Piero Piccioni; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Paolo Villaggio, José Wilker, Vitoria Chamas, Maria Rosa, Walter D’Avila, Adolfo Celi; origine: Italia/Brasile; produzione: Effe Esse, Brasfilm; durata: 115′
«La storia è ambientata in Brasile, tra le favelas di Rio De Janeiro, e segna il ritorno cinematografico di Salce nello stato sudamericano a trentacinque anni di distanza. L’immagine è tutt’altro che oleografica: la Rio del film è una città popolare, la mdp gira tra quartieri brulicanti di persone indigenti, disoccupati indolenti, prostitute, bicocche cadenti. […] Sotto la statua del Corcovado si svolge un grottesco e scatenato ballo di ladri. La banda di malfattori, che crede di aver rapito lo sceicco del Qatar, mentre invece ne ha rapito l’autista, è la più disastrata e inetta banda che si sia mai vista nel cinema italiano. […] A ribadire il carattere memoriale del film c’è la partecipazione come attore (in un cast quasi totalmente brasiliano), nel ruolo del carcamano, di un perfido Adolfo Celi: amico di Salce, con cui aveva condiviso, al cinema e al teatro, la precedente esperienza brasiliana» (Pergolari).
ore 19.10
Rag. Arturo De Fanti bancario-precario (1980)
Regia: Luciano Salce; soggetto: L. Salce; sceneggiatura: Ottavio Alessi, Augusto Caminito, L. Salce; fotografia: Sergio Rubini; scenografia: Elio Micheli; costumi: Giulietta De Riu; musica: Piero Piccioni; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Paolo Villaggio, Catherine Spaak, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Enrica Bonaccorti, Anna Maria Rizzoli; origine: Italia; produzione: P.A.C.; durata: 92′
Il ragionier De Fanti e la moglie vivono in condizioni di ristrettezze economiche, alle quali cercano di sopperire ospitando i rispettivi amanti, ma la situazione ben presto si complica e la loro casa si trasforma in un porto di mare. […] Lo scaltro mestiere di Luciano Salce riesce dal suo canto a salvare l’allegra pochade dai rischi insiti in una formula alquanto scontata, reggendone le fila con spigliatezza, concedendosi qualche gag azzeccata […], e offrendo a Villaggio il destro di confermare le sue doti di comico sempre simpatico, a tratti esilarante» (Zanelli).
ore 21.00
Incontro moderato da Arnaldo Colasanti con Emanuele Salce, Andrea Pergolari. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro di Andrea Pergolari e Emanuele Salce, Luciano Salce. Una vita spettacolare (Edilazio, Roma, 2009)
a seguire
L’uomo dalla bocca storta (2009)
Regia: Emanuele Salce, Andrea Pergolari; origine: Italia; produzione: Baires; durata: 59′
Il documentario racconta la vita e la carriera di Luciano Salce, a vent’anni dalla sua scomparsa, attraverso le testimonianze di colleghi ed amici (tra gli altri, Paolo Villaggio, Franca Valeri, Catherine Spaak, Paolo Ferrari, Giorgio Albertazzi, oltre al critico Alberto Pezzotta) e materiale di repertorio, per catturare la personalità dirompente di un uomo di spettacolo che non si è mai negato nulla. Con il sorriso stampato sulla bocca e lo sguardo pungente sul mondo che lo circondava. «Quando ho scoperto che c’era una persona, Andrea [Pergolari], che sapeva tutto su mio padre anche più di me, ho capito che c’era la possibilità di scrivere in due una biografia su Luciano Salce, anche perché finora non esisteva una monografia completa su mio padre […]. Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino fisicamente nel momento dell’apertura degli scatoloni, per me era impensabile scrivere il libro da solo come era impensabile farlo scrivere ad un altro, volevo starci, esserci, vedere da vicino ma far operare da un chirurgo… Com’è avvenuto con il documentario, ogni fotogramma, allo stesso modo per la biografia ogni pagina, ogni foto è stata scelta, scritta assieme, ma io sempre con un vicino distacco, infatti sentivo la necessità che si creasse un’occasione di questo tipo, avevo bisogno per la delicatezza della materia trattata di aprire gli scatoloni insieme, di frugarci dentro, di riordinare il materiale ecc… Aprire da soli gli scatoloni è più triste, più malinconico» (Emanuele Salce).
Ingresso gratuito
giovedì 13
ore 17.00
Dove vai in vacanza? (1978)
Episodio Sarò tutta per te
Regia: Mauro Bolognini; soggetto: Roberto Gianviti; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Iaia Fiastri; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Piero Tosi; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Ugo Tognazzi, Stefania Sandrelli
Episodio: Sì, buana
Regia: Luciano Salce; soggetto: Furio Scarpelli; sceneggiatura: F. Scarpelli, Alessandro Continenza; fotografia: Danilo Desideri; scenografia: Francesco Chianese; costumi: Bona Nasalli Rocca; musica: Franco Bixio, Fabio Frizzi, Vince Tempera; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Paolo Villaggio, Anna Maria Rizzoli;
Episodio: Le vacanze intelligenti
Regia: Alberto Sordi; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego, A. Sordi; collaborazione alla sceneggiatura: Silvia Napolitano; fotografia: Sergio D’Offizi; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Bruna Parmesan; musica: Piero Piccioni; montaggio: Tatiana Morigi; interpreti: A. Sordi, Anna Longhi
origine: Italia; produzione: Rizzoli Film; durata: 153′
«Dove vai in vacanza? va benissimo per chi va in vacanza al cinema. Rispetta la tradizione proponendo un film che, per lo stile degli autori, avrebbe potuto esser fatto una decina d’anni fa, e mette di buon umore tornando a offrire i vecchi sapori di casa: quegli intingoli a base di satira di costume, di farsa surreale e di frusta al pepe per cui il cinema italiano, quando è volto ai consumi popolari, in patria regge a ogni crisi e all’estero produce tesi di laurea. Tre episodi, e tre gradi di sorriso. […] Nel secondo episodio Sì buana si contemplano le catastrofi di un Paolo Villaggio che, fallito come imbalsamatore di animali, si spaccia per africanista e si fa assumere come animatore di safari per ricchi. Naufrago in una taverna, il citrullo racconta a chi non dovrebbe come qualmente, dopo essere stato costretto a danzare sul fuoco e a mangiare topi, concupendo la bellona Anna Maria Rizzoli si trovò coinvolto in un delitto mentre fingeva d’andare a caccia di leoni. Tentando la parodia dei racconti di Hemingway, e puntando soprattutto sulla farsa, il regista Luciano Salce e Villaggio, qua e là ancora impagabile, procurano buone risate di cui fanno equamente le spese i capponi lombardi e i vendifrottole romaneschi» (Grazzini).
ore 19.45
Andata e ritorno (1974/2002)
Un videofilm di Michelangelo Buffa; origine: Italia; durata: 42′
«Un “film” di montaggio. Tutte le immagini sono state girate in 16mm a Torino all’inizio degli anni Settanta, ad eccezione delle sequenze d’apertura e di chiusura, e poi telecinemate e musicate in questi ultimi anni. Il documentario, senza commento, vive del rapporto fra le immagini e la musica e costruisce un viaggio verso la città da un punto di vista tutto soggettivo. La dimensione pubblica, sociale, si contrappone a quella privata, ritrovando un tempo passato che si fa tempo fuori del tempo, temporalità metafisica così come il paesaggio rurale dell’inizio e della fine si contrappone alla discesa “infernale” nel paesaggio urbano. Nella costruzione delle sequenze domina un punto di vista che coglie l’angosciante artificialità della vita in città espressa qui in successioni di inquadrature tendenzialmente ossessive e che veicolano un malessere esistenziale inesauribile, nonostante i volti amici, la cinefilia condivisa, i cortei di protesta, gli amori… un mondo che precede il ritorno “a casa” che però non è più un ritorno reale, è un ritorno fantasmatico, disegna ormai un’assenza, una lontananza…» (Buffa).
Ingresso gratuito
ore 20.45
Il… belpaese (1977)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia], L. Salce, Paolo Villaggio; fotografia: Ennio Guarneri; scenografia: Ezio Altieri; costumi: Orietta Nasalli Rocca; musica: Gianni Boncompagni, Dario Farina, Paolo Ormi; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Paolo Villaggio, Silvia Dionisio, Massimo Boldi, Gigi Reder, Raffaele Curi, Pino Caruso; produzione: Italian International Film; origine: Italia; durata 116′
Il ’77 secondo Luciano Salce e Castellano e Pipolo. Dopo anni passati a lavorare su una piattaforma petrolifera nel Golfo Persico, Paolo Villaggio torna a Milano per aprirsi un negozio con i suoi risparmi, ma troverà un’Italia completamente cambiata, invivibile, immersa in un clima di violenza e contestazione che la mano di Salce fumettizza con toni parossistici e grotteschi. L’unica speranza viene dalla giovane femminista Silvia Dionisio, che usa il piccolo borghese protagonista per i suoi progetti concepitivi. Speculare a Un borghese piccolo piccolo di Monicelli, la commedia plumbea di Salce è emblematica di come il cinema popolare rifletteva (su)gli anni di piombo, contribuendo a suo modo a formulare in diretta una lettura critica della società. Come sottolinea Marco Giusti, «teoricissimo».
Per gentile concessione di Fulvio Lucisano e della Italian International Film
Ingresso gratuito
venerdì 14
ore 17.00
Alta infedeltà (1964)
Regia: Franco Rossi, Elio Petri, Luciano Salce, Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] & [Furio] Scarpelli, Ruggero Marcelli, Ettore Scola; fotografia: Ennio Guarnieri, Gianni Di Venanzo (per Gente moderna); scenografia: Gianni Polidori, Mario Garbuglia (per Gente moderna); costumi: Lucia Mirisola; interpreti: Nino Manfredi, Fulvia Franco, Charles Aznavour, Claire Bloom, Monica Vitti, Ugo Tognazzi; origine: Italia/Francia; produzione: Documento Film, S.P.C.E.; durata: 121′
«Se riuscite a vincere il fastidio di una satira che ormai in troppi film, rispecchiando la bassa moralità e il declinante buon gusto, sconfina nel mercato boccaccesco, Alta infedeltà, film a episodi che fin dal titolo si dichiara un giuoco di parole e di situazioni, potrà divertirvi. Benché i registi siano quattro, e quanto diversi di indole, non deve essere stato difficile per loro trovarsi d’accordo nel rinunciare a certe ambizioni e nell’uniformarsi al gusto dominante, che chiede appunto avventure erotiche variamente disposte come in un vassoio di antipasti, presentate con uno stile dinamico, attori popolari, e uno spolvero di pepe. […] La sospirosa, di Luciano Salce, è un recitai personale di Monica Vitti, una moglie altrettanto mentecatta della precedente, ma che soffre di inibizioni inverse: convinta che il marito la tradisce, e sentendosi trascurata, la falsa candida caldamente si raccomanda al miglior amico di lui con argomenti assai convincenti. Meno persuade la recitazione, che questa volta ha un’accentuazione parodistica ai limiti con l’istrionismo: e ciò sottrae all’episodio un po’ della sua carica ironica» (Grazzini).
Vietato ai minori di anni 18
ore 19.15
Le fate (1966)
Episodio Fata Sabina
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: Ruggero Maccari, Luigi Magni; fotografia: Carlo Di Palma; scenografia e costumi: Luca Sabatelli; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Monica Vitti, Enrico Maria Salerno
Episodio Fata Armenia
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Tonino Guerra, Giorgio Salvioni; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico; fotografia: Dario Di Palma; scenografia e costumi: Piero Gherardi; musica: A. Trovajoli; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Claudia Cardinale, Gastone Moschin
Episodio Fata Elena
Regia: Mauro Bolognini; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Leonida Borboni; scenografia e costumi: Pier Luigi Pizzi; musica: A. Trovajoli; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Raquel Welch, Jean Sorel
Episodio Fata Marta
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia e costumi: Mario Chiari; musica: A. Trovajoli; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Alberto Sordi, Capucine
origine: Italia/Francia; produzione: Documento Film, Columbia Films; durata: 118′
«Con Le fate si torna ai film a episodi, di bell’aspetto per l’ottimo uso dei colori e della fotografia, per l’imponenza del casi, per la ricchezza dei mezzi scenografici, ma di poco fiato e di vizzi ingredienti. Che i nostri soggettisti e sceneggiatori abbiano poca simpatia per le donne si sapeva da tempo. Qui Luciano Salce, Mario Monicelli, Mauro Bolognini e Antonio Pietrangeli ce lo confermano con quattro figure femminili che hanno in comune, oltre alle abbondanti scollature, il gran vizio dell’ipocrisia. La prima, Monica Vitti, è una ragazza moderna, vestita di abiti provocanti, che passa dall’uno all’altro automobilista chiedendo soccorso per essere stata aggredita da un maniaco, e ogni volta, per il modo come racconta le sue disavventure, si procura nuovi guai (finché tocca a lei, entrata in smanie, rincorrere l’ultimo che l’ha assistita). Il film è soprattutto ciò che vuole essere: una mostra personale di attori molto popolani. Il pubblico ride, per merito di Sordi, all’ultimo episodio, ma il più fine è quello di Bolognini, e lo show più frizzante quello della Vitti, e la figura più nuova quella della Cardinale. L’attrice più bella sceglietela voi» (Grazzini). «Sabina, Armenia, Elena e Marta, ovvero le fate e il loro mondo: una ninfa concupita da un bruto, una zingara corteggiata da un medico, una moglie infedele, una moglie capricciosa e psicopatica. 4 episodi per 4 registi e 4 attrici, una più brava dell’altra» (Morandini).
Vietato ai minori di anni 14
ore 21.15
Basta guardarla (1970)
Regia: Luciano Salce; soggetto: Iaia Fiastri; sceneggiatura: I. Fiastri, L. Salce; fotografia: Aiace Parolin; scenografia: Luciano Spadoni; costumi: Luca Sabatelli; musica: Franco Pisano; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Maria Grazia Buccella, Carlo Giuffré, Franca Valeri, Mariangela Melato, L. Salce, Pippo Franco; origine: Italia; produzione: Fair Film; durata: 106′
«Il film narra le piccole avventure della contadinella Richetta, che per amore pianta lo zio prete e passa dai verdi prati della Ciociaria alle tavole miserelle dei palcoscenici di paese, ammaliata dal fascino dei capocomico, il canterino Silver Boy dall’aria tenebrosa. […] Cucendo, senz’altra pretesa che lo spasso delle platee, l’antica ironia per i fumetti e l’affettuosa caricatura dell’avanspettacolo, Basta guardarla è un colorito rametto di vischio spruzzato d’umor facile, il quale ricava vivaci riflessi dai mestiere d’un regista che ben conosce il gusto popolare per i tortini di zucchero e pepe, accompagnati da qualche battuta grassoccia» (Grazzini).
Copia proveniente dalla Cineteca Griffith – Vietato ai minori di anni 14
domenica 16
ore 17.00
Slalom (1965)
Regia: Luciano Salce; soggetto e sceneggiatura: [Franco] Castellano e Pipolo [Giuseppe Moccia]; fotografia: Alfio Contini; scenografia: Arrigo Breschi; costumi: Giuliano Papi; musica: Ennio Morricone; montaggio: Marcello Malvestito; interpreti: Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Daniela Bianchi, Beba Loncar, Loubna A. Aziz, Emma Danieli; origine: Italia/Francia/Egitto; produzione: Fair Film, Les Film Cocinor, Copro Film; durata: 108′
Un italiano, in vacanza al Sestrière, viene coinvolto in un complotto internazionale, e si ritroverà a vivere numerose avventure in Egitto accanto a un’agente che si spaccia per sua moglie. «Nel vasto processo di ridimensionamento del fenomeno Bond, anche Gassman, per mezzo di Salce, è riuscito a scavalcare i termini di un facile sommovimento di mezzi scientifici posti al servizio del crimine. […] Grazie a Salce e alla sua intelligente prova, si è aperto un nuovo filone, forse» (Dorigo).
ore 19.00
Riavanti… marsch! (1979)
Regia: Luciano Salce; soggetto: Teodoro Agrimi, Augusto Caminito; sceneggiatura: A. Caminito, L. Salce; fotografia: Sergio Rubini; scenografia: Carlo Leva; costumi: Giulietta Deriu; musica: Piero Piccioni; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Alberto Lionello, Aldo Maccione, Carlo Giuffré, Stefano Satta Flores, Renzo Montagnani, Sandra Milo; origine: Italia; produzione: P.A.C.; durata: 119′
«Costretti a tornare in caserma per un corso di aggiornamento, cinque quarantenni si ritrovano vent’anni dopo. Vivono così nuove avventure, sopportano scherzi, incontrano donne» (Poppi/Pecorari). «Le situazioni canoniche dell’umorismo da caserma ci sono – gli scherzi beffardi agli ufficiali e quelli goliardici ai pari grado – ma si stemperano nell’idea centrale del film. Il ritorno alla vita militare è l’ultima occasione per modificare il corso della propria esistenza: in questo consiste la grande differenza con Amici miei, in cui i protagonisti non prendevano mai sul serio la vita, nemmeno di fronte alla morte. In Riavanti… marsch! c’è un punto in cui il gusto della beffa si arresta. È quando i cinque quarantenni fanno i conti con la propria vita sentimentale» (Pergolari).
ore 21.15
La presidentessa (1977)
Regia: Luciano Salce; soggetto: dalla commedia omonima di Pierre Veber e Maurice Hennequin; sceneggiatura: Ottavio Jemma; fotografia: Ennio Guarnieri; scenografia: Dante Ferretti; costumi: Gianfranco Carretti, Paola Comencini; musica: Lelio Luttazzi; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Johnny Dorelli, Mariangela Melato, Gianrico Tedeschi, Vittorio Caprioli, L. Salce, Elsa Vazzoler; origine: Italia; produzione: Capital Film; durata: 105′
«A venticinque anni di distanza dall’edizione che ne curò Pietro Germi, torna sugli schermi un cavallo di battaglia del teatro burlesco; quella commedia di Hennequin e Veber che ha fatto il solletico, con le sue situazioni piccanti, a nonni e nipoti. Dove si contemplano i buffissimi guai provocati da una canzonettista tentata dalla danza: la capricciosa Yvette, che passando da un letto all’altro otterrà finalmente il successo dopo aver scoperto gli altarini dei potenti. In questo remake, […] l’azione si svolge nell’Italia degli anni Cinquanta, e prende le mosse da una villa vicentina, d’improvviso messa a soqquadro da un quiproquo tanto più malizioso quanto più il padrone di casa è un severo presidente di tribunale, amico di notabili corrotti, ma finalmente deciso a denunciarne le magagne. Impresa impossibile, perché Yvette, fingendosi sua moglie, seduce il ministro della giustizia, e il nostro magistrato, all’oscuro della tresca, accarezza l’idea di far carriera. […] Siamo nel surreale, nel cinema al pepe che dietro il paravento degli anni Cinquanta scotta ancor oggi. E siamo alle prese con attori ormai bravi professionisti del brillante: una effervescente, aguzza, spiritosa Mariangela Melato, un disinvolto Johnny Dorelli nella doppia parte del ministro e del nipote, un Gianrico Tedeschi argutamente pittoresco. Fra i simpatici comprimari merita un occhio di riguardo Elsa Vazzoler, anch’essa, giacché occorre, spinta allo spogliarello. Nelle soffitte del ministero, dove sono ammucchiate celebri opere d’arte, i topi chi preferiscono? Ma diamine, il Parmigianino» (Grazzini).
lunedì 17
chiuso
martedì 18
ore 17.00
Vediamoci chiaro (1984)
Regia: Luciano Salce; soggetto: Franco Verucci, Romolo Guerrieri; sceneggiatura: Franco Bucceri, Roberto Leoni; fotografia: Danilo Desideri; scenografia: Claudio Cinini; costumi: Silvio Laurenzi; musica: Fabio Liberatori; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti Johnny Dorelli, Eleonora Giorgi, Janet Agren, Angelo Infanti, Milly D’Abbraccio, Giacomo Furia; origine: Italia; produzione: Adige Films ’76; durata: 106′
«Ideatore di un programma televisivo, col quale spera di aver successo, perde la vista in un incidente d’auto. Poi la riacquista, ma fingendo la cecità scopre che la moglie lo tradisce e che l’assicurazione non gli crede. Se c’è una cosa che Salce conosce molto bene sono i tempi: quelli per ridere e quelli per smettere. J. Dorelli lo asseconda con la solita misura» (Morandini). «Vediamoci chiaro ostenta la propria morale in una battuta di Alberto: “Io ho visto. Ma adesso non voglio più vedere. Perché non bisogna mai guardare quello che gli altri non vogliono tu veda”. A differenza delle precedenti pochade, Vediamoci chiaro è una commedia morale: è il suo pregio e anche il suo limite. […] I momenti più felici sono quelli più meccanici, i giochi degli equivoci: la figlia Monique che fa l’amore davanti al padre Alberto che non la può vedere, lo squallido ricovero per ciechi presentato ad Alberto come luogo idilliaco. […] In fondo Vediamoci chiaro è l’ultimo sguardo che Salce presta alla famiglia borghese, ai suoi problemi amorosi, alle difficoltà della vita di coppia» (Pergolari).
ore 19.00
El Greco (replica)
ore 21.00
Io e lui (1973)
Regia: Luciano Salce; soggetto: dal racconto omonimo di Alberto Moravia; sceneggiatura: Fulvio Gicca Palli, Nino Marino, Enzo Siciliano, L. Salce; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Francesco Bronzi; costumi: Mario Ambrosino; musica: Bruno Zambrini; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Lando Buzzanca, Bulle Ogier, Gabriella Giorgelli, Vittorio Caprioli, Mario Pisu, Antonia Santilli; origine: Italia/Francia; produzione: De Laurentiis Inter Ma.Co., Columbia; durata: 108′
Uno sceneggiatore alle prese con il film della sua vita, dialoga col suo sesso, dal quale è ossessionato… «A Salce riesce l’autoritratto sarcastico di un ambiente di cinematografari che cianciano di dialettica tra opposizione parlamentare e ultrasinistra, mentre in testa hanno una cosa sola. E mette in scena una sessualità grottesca e surreale senza precedenti, con trovate ardite, immaginose e disturbanti che anticipano il Fellini del Casanova e di La città delle donne. […] Prodotto da Dino De Laurentiis (che avrebbe voluto Lattuada e Tognazzi), e poi scomparso dalla circolazione. Salce doppia il regista intellettuale» (Mereghetti).
Vietato ai minori di anni 18