Andy Luotto, il cugino americano
04 Novembre 2018 - 04 Novembre 2018
Una giornata dedicata ad Andy Luotto, personaggio eclettico (ora si cimenta con creatività ai fornelli), che ha lasciato il segno in televisione e si è fatto apprezzare, con la sua vena surreale, anche sul grande schermo. «Fondamentale nell’albero genealogico dei Luotto è stato nonno Andrea, il primo italiano in America titolare di un’emittente radiofonica. Fino a 15 anni è vissuto negli States con la mamma e con il ricordo di quel nonno pioniere dell’etere, che aveva ospitato nella sua radio italiani vip del calibro di Pirandello, Caruso o Toscanini. Un Andy comunque ribelle, cresciuto senza la figura paterna (papà era tornato a lavorare in Italia) e agitato al punto di farsi mandare spesso in collegio per punizione. […] Per il resto Luotto jr. era il classico adolescente americano, che si arrangiava distribuendo giornali. […] Nel 1976 si ritrova in una tivvù privata. “Lì ero una specie di Chiambretti. Insomma andavo in giro con la telecamera ben in vista e scocciavo le persone con le richieste più bizzarre. Ho fatto fumare uno spinello a un carabiniere e ho ordinato quindici Mercedes a un concessionario dando un anticipo di 50 mila lire”. Il giovanotto viene segnalato a Renzo Arbore, che lo vuole nel cast de L’altra domenica. Con il ruolo del cugino americano, che diceva solo “bbuono” o “no bbuono”, arriva la popolarità e una proposta cinematografica da dimenticare: “Il mio Super Andy è uno dei film più brutti del mondo”. Da ricordare la partecipazione a Mortacci di Citti e a Bellavista di De Crescenzo. Ancora tivvù con Quelli della notte e Fantastico 10. All’improvviso si allontana dal piccolo schermo e come regista fa finalmente scorpacciate di documentari e di spot pubblicitari, senza abbandonare il doppiaggio» («Il Messaggero»). Si ringrazia per la collaborazione Enrico Mangini
ore 17.00 Mortacci di Sergio Citti (1989, 104′)
In un camposanto i morti freschi e antichi raccontano la propria storia: essi sembrano vagabondare senza uno scopo e una meta in questa “vita sospesa”, in questa sorta di purgatorio-parcheggio. C’è Lucillo Cardellini (Sergio Rubini), il quale, ritenuto dai suoi compaesani più utile da morto che da vivo, è stato costretto a suicidarsi. C’è Mister Williams (Donald O’ Brien), un povero defunto americano, che è stato sepolto al posto di un emigrante italiano. C’è Angelo Cuoco, detto “Scopone” (Andy Luotto), un donnaiolo assatanato, che è morto di vergogna facendosela addosso. Ci sono Felice e Giggetto (I Gemelli Ruggero), due suonatori ambulanti finti ciechi, che sono morti investiti da un treno, mentre fuggivano dopo un furto. C’è Edmondo (Malcom McDowell), brillante attore tragico, che ha ucciso per errore la sua compagna di lavoro Alma (Carol Alt). E poi ci sono altri personaggi, Nicolino, Virgilio e Tommaso Grillo (Galeazzo Benti), il “decano” dei morti, un gentiluomo del Settecento…
ore 19.00 Corse a perdicuore di Mario Garriba (1979, 97′)
«Prima che da una storia sono partito da un’idea. Volevo fare un film sulla timidezza. La timidezza che fa sembrare ogni cosa troppo grande o difficile. La timidezza che finisce per disturbare e diventare ridicola con quella stupida mania di non disturbare e sembrare ridicoli. La timidezza dei ragazzi di fronte alla donna. Ma allora il mio diventava anche un film d’amore. Così ho inventato un personaggio che fosse insieme tutte queste cose. Ma non ho voluto assolutamente fare un film realistico, sociologico o generazionale, anzi la mia storia si muove in un contesto piuttosto rarefatto, costruito su luoghi comuni, addirittura finti, sempre esemplificati. Anche perché la comicità sta più nel comportamento del personaggio, nei suoi incontri, nel modo di parlare che non risolta in gag clamorose. Non solo, ma attorno a lui ho costruito una serie di figure strane e diverse per distribuire in parti uguali la sua follia. E questo anche per lasciare al film un carattere di “gioco”, quasi di favola» (Garriba). Con Andy Luotto e Mirella D’Angelo.
ore 21.00 Incontro moderato da Andrea Schiavi con Andy Luotto, Mirella D’Angelo, Maurizio Ferrini