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Cinema Trevi: “Don Milani, un prete scomodo (anche) al cinema”
17 Maggio 2009 - 17 Maggio 2009
Ci si è spesso posti un quesito non solamente cinefilo sulla trasposizione cinematografica di figure scomode, complesse, realmente vissute. Spesso il passaggio dal corpo reale a quello fantasmatico del film ha nuociuto, come se la macchina da presa rendesse in un unico colore, banalizzando personaggi che meriterebbero una lettura meno superficiale. È dunque (quasi) una missione (im)possibile raccontare per immagini una figura così poliedrica come Don Lorenzo Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923 – Firenze, 26 giugno 1967), figura controversa della Chiesa cattolica negli anni Sessanta e Settanta, oggi rivalutata per il suo impegno civile nell’educazione dei poveri e per il valore pedagogico della sua esperienza d’insegnante? Curiosamente, ad eccezione del conosciuto e abbastanza recente film televisivo Don Milani, il priore di Barbiana di Andrea e Antonio Frazzi, interpretato da Sergio Castellitto, andato in onda in due puntate nel dicembre 1997 su Rai Due, i film di Don Milani sono degli autentici (In)visibili italiani degli anni Settanta. Oltre quindi a far riemergere alla luce opere nascoste, nel consueto interesse cinetecario, l’omaggio della Cineteca Nazionale al priore di Barbiana può essere una riflessione utile sul perché i due film Un prete scomodo e Don Milani sono degli oggetti smarriti. Erano così impari rispetto al modello reale da meritare un oblio non solo cinefilo? In tale contesto si è voluto inserire anche Proibito rubare di Comencini, visto come archetipo neorealista al futuro Don Milani. Chicca d’inestimabile valore storico ma anche emotivo è il cortometraggio Lettera da Barbiana che descrive in soli ma intensi 10 minuti la scuola di Barbiana nel 1963. Ma Don Milani che idea aveva del cinema e, in special luogo, di quello religioso? In una lettera del 15 febbraio 1953 in merito a un film sulla vita di Gesù e indirizzata al regista Maurice Cloche che avrebbe dovuto realizzare il progetto, Don Milani scriveva: «La mia preparazione è esclusivamente ecclesiastica (rurale!) e non ho la più elementare nozione d’arte o di cinema. Tutto quello che potrei fare è di studiare uno schema generale (indicando i caratteri essenziali della vita di Gesù) dal punto di vista catechistico e dell’apostolato […]. Faccia dunque, la prego, un film che abbia l’austerità di un documentario scientifico, fonte d’informazione utile per lo specialista e nello stesso tempo appassionante testimonianza per l’analfabeta. Il ricco e il povero (di cultura) hanno lo stesso diritto di conoscere il loro Maestro com’era, “senza glosse” […]. Lo scopo del film deve essere, secondo me, catechistico […]. Immagini di Palestina (paesaggi, case, strade, mercati, lavori, visi, […] miseria, sporcizia, ecc.) daranno una idea più precisa che molte parole. Andare a fotografare dal vero la fame che tormenta oggi la Palestina ci darà il più giusto sfondo alla Vita del Signore. Un popolo di schiavi, folle senza pane, bambini rachitici, sofferenze di tutti i generi […], ecco il mondo che Gesù ha abbracciato. Il disoccupato e l’operaio d’oggi dovranno uscire dal cinema con la certezza che Gesù è vissuto in un mondo triste come il loro, che ha come loro sentito che l’ingiustizia sociale è una bestemmia, come loro ha lottato per un mondo migliore […]. Se al contrario non fosse possibile fare il film in Palestina si potrebbe tentare un film tutto differente: abiti moderni, visi europei. L’esattezza scientifica solamente nello studio psicologico (conosce il quadro moderno francese Jésus et la samaritaine (in un bar!)? Non mi ricordo l’autore, ma l’ho visto su Le Christ dans l’art français del padre Doncoeur. Lo cerchi, La prego». Per l’omaggio a Don Milani un sentito ringraziamento va a Graziano Marraffa, presidente dell’Archivio storico del cinema italiano, che ci ha gentilmente concesso la copia del film Un prete scomodo.

 

 

 
ore 17.00
Proibito rubare (1948)
Regia: Luigi Comencini; soggetto: Suso Cecchi d’Amico, L. Comencini, da un’idea di Gigi Martello; sceneggiatura: Aldo Buzzi, S. Cecchi d’Amico, L. Comencini, Armando Curcio; fotografia: Aldo Tonti; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Adolfo Celi, Tina Pica, Mario Russo, Luigi Dermastro, Antonio Cirelli, Clemente De Michele; origine: Italia; produzione: Carlo Ponti e Gigi Martello per Lux Film; durata: 82′
«Nella Napoli del primo dopoguerra un padre missionario veneto, in procinto d’imbarcarsi per il Kenya, si accorge che è meglio portare il Vangelo tra gli scugnizzi napoletani che tra gli africani, e fonda una piccola Città dei ragazzi. 1° film di L. Comencini, buon esempio di neorealismo minore in rosa. Vivace descrizione di una Napoli alla Marotta, sagace equilibrio tra toni drammatici e sorridente ottimismo, qualche concessione al folclore, un bel crescendo nella 2ª parte. 1° ruolo importante per il giovane A. Celi. Scritto dal regista con Suso Cecchi D’Amico esordiente» (Morandini). «Il produttore [l’ingegner Gatti della Lux] mi disse: “Facciamo una Città dei ragazzi all’italiana”. A questo punto scoprii in me la vocazione a un linguaggio che si serve del paradosso per rappresentare la realtà: posto di fronte al compito di fare a Napoli, dove le condizioni di vita nel dopoguerra erano ben diverse da quelle americane, una versione italiana del film di Taurog (Bogs Town è del 1938), mi sono lasciato suggerire dalla realtà napoletana lo spunto per capovolgere la situazione. Proibito rubare racconta la storia non di un prete caritatevole verso poveri ragazzi perduti ma quella di un gruppo di ragazzi perduti che diventano caritatevoli verso un povero illuso» (Comencini).
 
ore 19.00
Un prete scomodo (1975)
Regia: Pino Tosini; soggetto: P. Tosini, Enzo Allegri; sceneggiatura: Luciano Lucignani; fotografia: Giuseppe Aquari; musica: Michele Francesio; montaggio: Mario Morra; interpreti: Enrico Maria Salerno, Giuliana Rivera, Ugo Bologna e attori non professionisti; origine: Italia; produzione: Film Boxer Italiana; durata: 101′
«Già applaudito dalla critica al festival di Taormina del luglio dell’anno scorso, il film si presenta di facile lettura per il pubblico. Sottolineando l’aspetto umano di Don Milani, e in particolare esaltandone il valido e rivoluzionario metodo didattico, il regista riesce a far convergere l’attenzione sull’aspetto “politico” del priore di Barbiana: i suoi interventi presso i padroni delle fabbriche del luogo, le proteste contro l’autorità ecclesiastica, compresa quella contro il proclama militarista dei cappellani militari riunitisi a Firenze (che gli costò un’assoluzione in vita nel ’66 e una condanna in appello nel ’68, un anno dopo la morte). Salerno si rivela un abile e misurato interprete, anche se talvolta eccede in pathos. Non ci sembra comunque che alcune pecche “tecniche” del film e l’accento più umano che politico siano sufficienti a intaccare un film che ha il pregio di testimoniare, con serietà e fedeltà agli scritti, l’opera umile e intelligente di Don Lorenzo Milani» (Ferraù). «Il curriculum professionale non incoraggiava liete speranze sull’attitudine del regista Pino Tosini a fare un film su don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana. Invece Un prete scomodo […] si rivela opera di notevole interesse in quanto riesce a legare l’attenzione dello spettatore ai dati di una complessa esperienza religiosa, sociale e psicologica. […] Non è cosa da poco. E gran parte del merito va ad Enrico Maria Salerno, il quale interpreta don Milani con grande misura, senza cedere alle facili tentazioni del carattere puntiglioso e aggressivo del personaggio» (Meccoli).
Copia proveniente dall’Archivio storico del cinema italiano – Ingresso gratuito
 
ore 21.00
Lettera da Barbiana (1963)
Regia: Ennio Lorenzini; fotografia: Giuseppe Pinori; commento: Mario Curti; origine: Italia; produzione: Topazio; durata: 10′
Imprescindibile e raro documentario che ritrae e descrive la quotidianità della scuola di Barbiana. Parlano gli allievi di allora. Appare un Don Milani sorridente e col cappello. Uno dei primi documentari di Ennio Lorenzini (Roma, 1934-1982). Dopo un periodo in cui è preponderante nei suoi lavori l’impegno politico e sociale come Lettera da Barbiana, Lorenzini si dedica a lavori commissionati da varie industrie, prime fra tutte la Fiat. Anche il suo esordio al lungometraggio è un documentario: Les algerins (1965). Il suo primo film a soggetto è Cronaca di un gruppo (1968), realizzato per gli “sperimentali” televisivi. Lavorerà sempre in televisione con l’eccezione del suo film più conosciuto Quanto è bello lu murire acciso. Morirà a soli quarantotto anni in un incidente stradale.
 
a seguire
Don Milani (1976)
Regia: Ivan Angeli; soggetto: I. Angeli, Bruno Paolinelli; sceneggiatura: I. Angeli, B. Paolinelli, Pier Paolo Capponi; fotografia: Roberto D’Ettorre Piazzolli; musica: Alessandro Alessandroni; montaggio: Vincenzo Verdecchi; interpreti: Edoardo Torricella, Claudio Gora, Marina Berti, Renato Pinciroli, Mariangela Giordano, Winni Riva; origine: Italia; produzione: Saba Cinematografica; durata: 98′
«Le tappe nell’itinerario di vita di don Lorenzo Milani (1923-67), una delle rare figure profetiche espresse dal cattolicesimo italiano del Novecento e l’ispiratore (e regista) di Lettera a unaprofessoressa (1967), straordinaria, inquietante descrizione e valutazione dal basso del sistema scolastico e della società italiana, scritto dai ragazzi della scuola di Barbiana. Film d’esordio dell’attore e documentarista Angeli, è – come Un prete scomodo (1975) – una biografia di taglio televisivo più attendibile dell’altra, più precisa nella descrizione del contesto storico e sociale, meno vittimistica, ma anch’essa impari al modello e priva di quella brusca ironia toscana che era di don Lorenzo. Già Paolo di Tarso in Atti degli Apostoli (1968) di Rossellini, Torricella è un don Milani fisicamente più attendibile e sobrio di E.M. Salerno […]. Vi figurano nella parte di sé stessi Gaetano Arfé, Ernesto Balducci, Giorgio La Pira» (Morandini). «Nel 1976 uscirono ben due film su Don Milani, il parroco di Barbiana spentosi nel 1967. Questa è la biografia migliore, se non altro perché il regista è tornato sui luoghi dell’azione e ha ripreso le colline toscane con apprezzabile gusto figurativo» (Farinotti).
 

 

 

Date di programmazione