Cinema Trevi: Germi ritrovato. Alle 20.30 incontro con Claudio Bondì, Maria Assunta Pimpinelli, Sergio Toffetti e un rappresentante di The Keats and Shelley House
17 Giugno 2009 - 17 Giugno 2009
Durante il lavoro di controllo e identificazione che la Cineteca Nazionale svolge costantemente sui materiali conservati nei propri archivi, è stato recentemente individuato un documentario diretto da Pietro Germi intitolato Scrittori e poeti anglosassoni a Roma, la cui realizzazionesi colloca presumibilmente nella seconda metà del 1946, essendo il relativo visto di censura (n. 1645) del 21 gennaio 1947.
Sconosciuto alle filmografie e agli studi correnti, questo cortometraggio costituisce, allo stato attuale delle conoscenze, l’unica opera “non-fiction” realizzata dal regista genovese, apprezzato autore di film a soggetto, in veste di sceneggiatore e/o di regista, oltre che interprete asciutto e spigoloso nei film propri o di altri.
Scrittori e poeti anglosassoni a Roma costituisce inoltre una delle prime opere realizzate da Germi, che, diplomato in recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1938, si mette in luce nel 1939 come sceneggiatore e aiuto regista di Alessandro Blasetti in Retroscena, poi esordisce come regista nel 1945 con Il testimone e l’anno successivo interpreta un piccolo ruolo (quello di un profugo) in Montecassino, di Arturo Gemmiti, docu-fiction sulle vicende della distruzione dell’abbazia da parte degli alleati durante la seconda guerra mondiale.
È quindi in una fase di personale sperimentazione creativa e in una temperie storica di totale rivolgimento che il trentatreenne Germi si misura con il documentario. Suoi compagni di ventura, in questa realizzazione, sono, nel ruolo di operatore (e unico collaboratore accreditato), Carlo Nebiolo, diplomato in fotografia al Centro Sperimentale nel 1938, stesso anno di Germi, e, nel ruolo di autore del commento, grazie alle informazioni reperite nell’Archivio della Revisione Cinematografica (Direzione Generale per il Cinema del MiBAC), Anton Germano Rossi, scrittore e umorista, all’epoca redattore della rivista «Marc’Aurelio».
Il documentario in questione vuole essere un omaggio agli Alleati, inglesi e americani, liberatori dell’Urbe. Forse ebbe un qualche ruolo la partecipazione di Germi al film su Montecassino, avvenuta all’incirca negli stessi mesi, o forse fu la gratitudine nei confronti degli alleati ad offrire lo spunto per celebrare il legame storico e culturale che, fin dal Settecento, aveva unito intellettuali inglesi e americani alla Città Eterna. Oppure, più concretamente, è probabile che il documentario sia stato commissionato dagli Alleati a un gruppo di giovani cineasti in perenne ricerca di lavoro. Una conferma di ciò potrebbe venire nel fatto che, nel giugno 1947 fu autorizzata dalla censura anche una versione in inglese, più lunga dell’originale di cento metri circa (v.c. n. 2543 del 27/06/1947), con titolo English and American Artists in Rome.
Alla presentazione del documentario sono abbinati tre film diretti dal grande regista ligure, girati negli anni immediatamente successivi.
Programma a cura di Maria Assunta Pimpinelli
ore 17.00
La città si difende (1951)
Regia: Pietro Germi; soggetto: Federico Fellini, Tullio Pinelli, Luigi Comencini; sceneggiatura: F. Fellini, T. Pinelli, con la collaborazione di P. Germi, Giuseppe Mangione; fotografia: Carlo Montuori; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Rolando Benedetti; interpreti: Gina Lollobrigida, Renato Baldini, Cosetta Greco, Fausto Tozzi, Paul Müller, Patrizia Manca; origine: Italia; produzione: Cines; durata: 90′
Quattro malviventi occasionali, un operaio disoccupato, un pittore squattrinato, un calciatore ritiratosi per un incidente e un ragazzo di periferia, rubano l’incasso dello stadio durante una partita di calcio. Influenzato dal poliziesco americano del dopoguerra come The Naked City di Dassin, Germi prova anche in un contesto italiano a fare della città la protagonista del film, spazio fisico e mentale che, con le sue leggi ineluttabili, lascia i quattro personaggi senza vie di fuga. La città si difende vinse il premio come miglior film italiano alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1951.
ore 18.45
In nome della legge (1949)
Regia: Pietro Germi; soggetto: Giuseppe Mangione dal romanzo Piccola pretura di Giuseppe Guido Lo Schiavo; sceneggiatura: Mario Monicelli, Federico Fellini, Tullio Pinelli, G. Mangione, P. Germi; interpreti: Massimo Girotti, Charles Vanel, Camillo Mastrocinque, Saro Urzì; origine: Italia; durata: 99′
Un giovane pretore, inviato in un paese della Sicilia, combatte la mafia, ma si scontra con l’omertà della popolazione. La morte di un ragazzo con il quale ha stretto amicizia lo spinge ad andare avanti. «Il film unisce uno schema narrativo “all’americana”, di dichiarata ispirazione fordiana, al tentativo di porre le basi ideologiche e linguistiche di un cinema populista e civile» (Mereghetti). In un colpo solo Germi anticipa il cinema di impegno civile e il western all’italiana.
ore 20.30
Incontro con Claudio Bondì, Maria Assunta Pimpinelli, Sergio Toffetti e un rappresentante di The Keats and Shelley House
a seguire
Scrittori e poeti anglosassoni a Roma (1947)
Regia: Pietro Germi; commento: Anton Germano Rossi; operatore: Carlo Nebiolo; origine: Italia; produzione: Cinereportage Produzione Cortimetraggi Roma; durata: 9′
Il documentario si apre con immagini di repertorio della loro entrata in Roma (nel giugno 1944), dalle vie Appia e Casilina, attraverso Porta San Giovanni e Porta Maggiore. Seguendo percorsi speculari, i poeti e gli scrittori inglesi e americani arrivavano a Roma, “come vecchi amici…” (così recita il commento), dalle vie Salaria e Cassia, passando da Porta Flaminia. Dopo il prologo, in cui la realtà storica delle immagini di repertorio si dissolve nel passato, in una scena in cui una carrozza attraversa la campagna romana e giunge a Porta Flaminia, il documentario si svolge per nuclei e citazioni di personaggi, luoghi, testi poetici d’intellettuali inglesi e americani che vissero a Roma. Uno spazio privilegiato è riservato, in apertura, alle vicende dei tre grandi romantici inglesi che cantarono ed ebbero ispirazione da Roma: Keats, Shelley e Byron. Sono percorsi e descritti i luoghi cui i tre poeti furono legati: piazza di Spagna, dove abitarono (e dove oggi sorge la Keats and Shelley House), le terme di Caracalla, il Colosseo e il Foro Romano.
Questo cortometraggio è stato preservato trasferendo i negativi originali in nitrato (infiammabili), su matrici di sicurezza e stampando da queste due nuove copie positive. Il materiale di partenza, in particolare il negativo scena, è stato trovato in condizioni di conservazione discrete, anche se leggermente segnato da rimaneggiamenti dovuti a tagli, aggiunte e/o spostamenti, probabilmente per la realizzazione della versione inglese, che è più lunga di cento metri, ma per la quale è stata reperita soltanto la colonna e non le scene in più. Inoltre, rispetto alla colonna italiana, la scena presenta, nel punto dedicato alla campagna romana, una lacuna di circa quindici secondi che non è stato possibile integrare, non avendo finora reperito ulteriori materiali utili. Le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio Studio Cine di Roma.
Ingresso gratuito
a seguire
Gioventù perduta (1947)
Regia: Pietro Germi; soggetto: P. Germi; sceneggiatura: Mario Monicelli, Antonio Pietrangeli, Enzo Provenzale, Leopoldo Trieste, Bruno Valeri, P. Germi, Enrico Ribulsi [non accreditato]; fotografia: Carlo Montuori; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Renato May [Patucchi]; interpreti: Carla Del Poggio, Massimo Girotti, Jacques Sernas, Franca Maresa, Diana Borghese, Nando Bruno, Leo Garavaglia; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 80′
Le indagini di un giovane poliziotto, reduce di guerra, su una banda di rapinatori guidati da un universitario, che ruba e uccide per pagarsi i debiti di gioco e mantenere l’amante. Grazie alla sorella del giovane il poliziotto arriverà alla soluzione del caso. Il film viene inizialmente bloccato dalla censura, ma raccoglie gli apprezzamenti della critica dell’epoca, come dimostrano le parole di Chiarini: «Pietro Germi è al suo secondo film e mostra già una padronanza del linguaggio cinematografico che, per un giovane, possiamo dire davvero eccezionale. Gioventù perduta è girato con una precisione e una sicurezza da far invidia agli uomini di mestiere più scaltriti: ha un ritmo preciso di montaggio, una buona recitazione e un’ottima caratterizzazione nella scelta dei tipi».
Ingresso gratuito