Abbattuti i confini tra realtà e finzione, tra narrativo e antinarrativo, tra riproduzione e rielaborazione, il cinema ha allargato i suoi orizzonti, inseguendo nuovi linguaggi, più adatti a fronteggiare e a dare senso al flusso incessante delle immagini che investe, da ogni latitudine, le nostre vite. Il documentario, grazie a meccanismi di produzione e realizzazioni più agili, è da alcuni anni, non solo nel nostro Paese, il terreno privilegiato della ricerca cinematografica, fertile di idee e spunti, che si spera possano essere messi in circolo per rivitalizzare anche il cinema più propriamente commerciale. Uno sguardo quindi sull’Italia che incessantemente produce (e si autoproduce…) storie e immagini con una capacità unica di (ri)lettura del territorio e dei suoi, spesso oscuri, protagonisti.
Si parte con la storia di un profugo istriano, divenuto prete-operaio: una storia di confini, geografici ed esistenziali, dove la fede si intreccia con l’impegno civile, sfociando drammaticamente nelle sfere della psichiatria. Sconfinato di Ivan Bormann: titolo emblematico per intraprendere questo viaggio oltre i nostri personalissimi, e rassicuranti, orizzonti. A seguire un ciclo di dieci brevi documentari, The Nature of Images, frutto di un workshop tenuto da Michelangelo Frammartino in Basilicata: un viaggio nel e sul territorio, colto con sguardi, nel contempo, tradizionali e innovativi: da un lato il legame con i costumi, i riti, le tradizioni, dall’altra la necessità di raccontare situazioni radicate nel tempo con sguardi originali. Guardare la (stessa) realtà con occhi nuovi. In fondo, cos’è il cinema, se non questo?…
ore 20.45
Presentazione di Ivan Bormann
a seguire
Sconfinato – Storia di Emilio (2010)
Regia: Ivan Bormann; soggetto I. Bormann: sceneggiatura: I. Bormann, Sara Beltrame; fotografia: Daniele Trani; musica: Etoile Filante; montaggio: Fabio Toich; editing suono: Francesco Morosini; origine: Italia; produzione: Orione Cinematografica, Drop Out; durata: 52′
Emilio Coslovi, nato a Momiano, nella Comunità degli Italiani in Istria, nel 1938, a 13 anni viene a Trieste per studiare in seminario. Il confine si chiude alle sue spalle e si converte in un rifugiato, in un prete prima e un prete-operaio poi, scegliendo di lavorare in fabbrica per condividere la fatica del lavoro con i suoi compagni. Emilio è strano, radicale, non accetta compromessi, tanto da dover essere aiutato e curato. Inizia un viaggio attraverso vari trattamenti psichiatrici, tra cui l’elettroshock. Non è un eroe. È un uomo semplice che viene dalla campagna e che trasmette un forte approccio evangelico alla vita. Un documentario sul passaggio, nella nostra storia e nel nostro territorio, di un essere umano fragile, segnato nel corpo e nella mente. Un film tra follia, fede e profezia. «Il titolo gioca tra sconfinamenti fisici e mentali, di un uomo che ha giocato sul crinale tutta la vita, non appartenendo, non resistendo a nessun incasellamento, sconfinando appunto. Anche nei luoghi più bui. Quanto l’esodo, lo sradicamento da un ambiente rurale in direzione di uno cittadino, le vicende familiari, l’esperienza del campo profughi, la difficoltà di integrazione abbiano giocato lo posso solo immaginare. È una di quelle derive che questa storia mi offriva, e ho cercato di non approfondire, ma semplicemente di evocare, con la scena iniziale e la prima intervista ad un altro esule come Emilio» (Bormann). Miglior documentario della sezione Zone di Cinema del Trieste Film Festival 2011.
Ingresso gratuito
a seguire
Presentazione di Antonello Faretta
a seguire
The Nature of Images (2010)
A cura di Noeltan Film Studio; montaggio: Valeria Sapienza, Emanuele Svezia; origine: Italia; produzione: Antonello Faretta, Adriana Bruno per Noeltan Film Studio, Comunità Montana Alto Sinni; Gepa; durata (complessiva): 65′
Dieci cortometraggi realizzati da filmaker internazionali durante il workshop The Nature of Images tenuto da Michelangelo Frammertino a Teana dall’11 al 19 dicembre 2010.
«Girare a Teana ha significato immergersi in un luogo dove la natura non è indifferente, e nemmeno tu puoi ignorarla. A Teana, devi confrontarti con la luce e le sue variazioni, con il freddo e i suoi effetti sul tuo corpo e sulle macchine. In questo paese nel cuore del Pollino lucano, la cinepresa è costretta a ripensare il ruolo che ha sempre affidato all’uomo, eterno centro delle sue inquadrature, è costretta a mettere in discussione l’idea che l’uomo non possa che essere il protagonista della scena, mentre tutte le altre presenze sono relegate al ruolo di sfondo. Il cinema inteso come macchina della visione figlia della prospettiva quattrocentesca ha fortemente contribuito alla costruzione di questa ideologia. Durante il workshop abbiamo provato a metterla in crisi proprio con il mezzo che maggiormente ha contribuito a formarla. Ne sono scaturiti lavori molto differenti tra loro, ma tutti ugualmente intensi e spiazzanti» (Frammartino).
Titoli dei cortometraggi:
Il desiderio di Matteo Colombo
Novanta miliardi di passi di Bruno Di Lecce
Mímìsisdi Marcella di Palo
La linea d’ombra di Johanne Haaber Ihle
Vento Forte di Giovanni Lancellotti
Aqua – running time di Raha Shirazi
Tragedia del Panisi di Shane Sutton
Paesaggio con figure di Maximilien Van Aertryck
Neve a Teana. La magia della neve di Thomas Wangsmo
Apedi Ita Zbroniec-Zajt
Ingresso gratuito