I Vesuviani
30 Marzo 2012 - 06 Aprile 2012
Il rinnovamento del cinema italiano agli inizi degli anni Novanta trae ispirazione, in buona parte, dai fermenti della scena teatrale e artistica di Napoli, una delle poche metropoli uscite culturalmente vive dagli anni di piombo anni Settanta e dall’effimero benessere anni Ottanta, dal quale è stata toccata solo tangenzialmente. Il forte contatto con la realtà, nelle sue più recondite e contraddittorie sfaccettature, e la capacità di trascenderla ironicamente creano l’atmosfera ideale per un processo collettivo di dialogo e confronto, in cui le arti si supportano e si fondono in un impasto di sentimenti e passioni, che nascono anzitutto da una coscienza sociale, dalla speranza o illusione di poter cambiare il mondo. Con la forza espressiva della parola, con la quale gli artisti, in campi e modi diversi, raccontano a modo loro la realtà, facendola rivivere e nel contempo ricreandola magicamente. Realismo e invenzione.
Il cinema che (ri)nasce a Napoli, sulle ceneri, ancora vive, dei polizieschi e delle sceneggiate, che hanno attraversato trasversalmente due decenni, è un’esperienza unica, un marchio inconfondibile, che assurge a fenomeno di costume con il film collettivo I vesuviani, film-manifesto di una generazione di cineasti che hanno posto la loro città al centro del mondo. Con uno sguardo al passato, sensibile agli echi provenienti da altre culture, traendo spunto da una città multietnica per tradizione e spirito.
La Cineteca Nazionale rende omaggio, tra marzo e aprile, ai “vesuviani”: Antonietta De Lillo, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Stefano Incerti e Mario Martone, che hanno riscritto la storia del cinema napoletano e italiano. Con alcune apparenti digressioni: Volpe a tre zampe di Sandro Dionisio, coprodotto da Teatri Uniti, Autunnodi Nina Di Majo e L’uomo in più di Paolo Sorrentino, tre film densi di presenze, influenze, volti vesuviani.
domenica 1
ore 17.00
I buchi neri (1995)
Regia: Pappi Corsicato; soggetto e sceneggiatura: P. Corsicato; fotografia: Italo Daniele Petriccione; scenografia e costumi: P. Corsicato; montaggio: Fabio Nunziata; interpreti: Iaia Forte, Vincenzo Peluso, Marinella Anaclerio, Manuela Arcuri, Anna Avitabile, Maurizio Bizzi; origine: Italia; produzione: Filmauro; durata: 93′
In un paesino della costa campana Adamo è un giovane camionista che aiuta una prostituta, Angela, dall’aggressione di un cliente. La donna si innamora di lui, ma non è ricambiata. Quando involontariamente Adamo commette un omicidio, Angela rifiuta di mentire per salvarlo. Nel frattempo la vita di Angela e delle altre prostitute è segnata da strani accadimenti. «Un’opera bella, ammirevole, intrigante: dove tutto è possibile e una gallina può assurgere al simbolo di generazione e di eternità. Si passa dalla fantascienza alla mitologia, dai dischi volanti ai fiumi dell’Ade. Un gioco leggero, ma non solo, di un estroso e grande talento visivo» (Spiga).
ore 19.00
Pianese Nunzio – 14 anni a maggio (1996)
Regia: Antonio Capuano; soggetto e sceneggiatura: A. Capuano; fotografia: Antonio Baldoni; scenografia: Mario Di Pace; costumi: Loretta Calvanese; musica: Umberto Guarino; montaggio: Giogiò Franchini; interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Alberto Gimignani, Alessandro Haber, Lorenza Indovina, Daniele Liotti, Maddalena Maggi; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film, Istituto Luce, Mediaset, G.M.F. – Genial Movies Financing; durata: 114′
Don Lorenzo è un giovane sacerdote a cui viene assegnata la parrocchia di Santa Maria delle Monteverginelle nel quartiere Sanità a Napoli. Da subito cerca un rapporto diverso con le persone del quartiere, da un lato aprendo la chiesa ai giovani in difficoltà, dall’altro opponendosi in modo chiaro alla camorra e alla mentalità che la sottende. La sua posizione diventa scomoda e i camorristi della zona invece di eliminarlo fisicamente preferiscono screditarlo e per questo utilizzano la relazione particolare che don Lorenzo ha con Nunzio, un ragazzino dalla difficile situazione familiare.
ore 21.00
Prima del tramonto (1999)
Regia: Stefano Incerti; soggetto: Eugenio Melloni; sceneggiatura: S. Incerti, E. Melloni; fotografia: Pasquale Mari; scenografia: Renato Lori; costumi: Metella Roboni; musica: Pino Donaggio; montaggio: Carlotta Cristiani; interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Alberto Gimignani, Alessandro Haber, Lorenza Indovina, Daniele Liotti, Maddalena Maggi; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Group Fin.Ma.Vi, Tele +; durata: 95′
Puglia, Alì, un giovane marocchino che lavora per un boss locale, è atteso alle nozze che lo uniranno alla figlia del boss. Lui però non si presenta e si nasconde con la ragazza che veramente ama, una connazionale. Vengono scoperti da due scagnozzi e la ragazza scompare. Nel frattempo due delinquenti locali decidono di derubare i migranti che arrivano sui barconi; e due impiegati dell’ufficio postale del paese vivono un grosso conflitto con il loro direttore. Le tre storie si incroceranno proprio all’ufficio postale per la resa dei conti finale.
lunedì 2
chiuso
martedì 3
ore 17.00
Racconti di Vittoria (1996)
Regia: Antonietta De Lillo; soggetto e sceneggiatura: Filippo Pichi, A. De Lillo; voce narrante: Renato Carpentieri; fotografia: Cesare Accetta; scenografia: Tata Barbalato, Paola Bizzarri; costumi: Daniela Ciancio; montaggio: Giogiò Franchini; interpreti: Enzo Decaro, Enzo Moscato, Vittoria Belcastro; origine: Italia; produzione: AnGio Film, Bianca Film; durata: 78′
Diviso in tre parti, incrocia una parte documentaria con due di finzione e affronta un tema importante quanto difficile: la nostra relazione con la morte. Enzo Moscato recita un suo monologo sul tema della morte, Pozzi d’amore; Enzo Decaro interpreta un figlio che fa i conti con la scomparsa del padre in In alto a sinistra, tratto da un racconto di Erri De Luca; l’oncologa calabrese Vittoria Belcastro racconta la sua esperienza con il cancro e il suo rapporto con i pazienti affetti dallo stesso male.
a seguire
Rasoi (1993)
Regia: Mario Martone; soggetto e sceneggiatura: dallo spettacolo di M. Martone e Toni Servillo su testi di Enzo Moscato; fotografia: Pasquale Mari; scenografia: M. Martone; costumi: Metella Raboni; accompagnamento al pianoforte: Manuela La Manna; montaggio: Jacopo Quadri; interpreti: Enzo Moscato, Marco Manchisi, Tonino Taiuti, Vincenza Modica, Iaia Forte, Licia Maglietta; origine: Italia; produzione: Teatri Uniti; durata: 55′
Versione cinematografica dell’omonimo spettacolo teatrale. Su un palcoscenico con il sipario chiuso, che lentamente arretra, si susseguono alcuni personaggi, “tipicamente” napoletani, che raccontano brani della loro storia ad un autore-testimone presente sulla scena «Nello spettacolo come nel film non c’è trama, forse non ci sono nemmeno personaggi, ma “corpose presenze, carnali fantasmi” a volte identificabili con figure storiche o mitiche, come il re borbone Ferdinando e la regina Maria Carolina, a volte vibrante di una più sfuggente allusività, come quel vagabondo cieco, quella statua della madonna parlante, quel sabbioso scugnizzo in mutande che vedremo incamminarsi alla fine» (Anselmi).
ore 19.30
Autunno (1999)
Regia: Nina Di Majo; soggetto e sceneggiatura: N. Di Majo; fotografia: Cesare Accetta; scenografia: N. Di Majo; musica: Davide Mastropaolo, Giulio Di Majo, Leandro Sorrentino, Stefano Ulisse; montaggio: Giogiò Franchini; interpreti: Giovanni Bruno, Francesca Caracciolo, Paolo Piccolomini, Marco Mario De Notaris, Angelica Di Majo, N. Di Majo; origine: Italia; produzione: Dodici Dicembre, Rai, Tele +; durata: 98′
Napoli, in un giorno qualunque della fine del millennio, tre storie e tre generazioni affrontano la propria e altrui incapacità di vivere con e per gli altri. Matteo è un sedicenne oppresso da una madre nevrotica, Costanza ha venticinque anni, una grande passione per la scrittura, ma altrettanta paura di affrontare il futuro; Betta, zia quarantenne di Costanza, in fuga da un matrimonio sbagliato. «Quello della ventiquattrenne Nina di Majo è uno dei pochi film “generazionali” che il nostro cinema abbia prodotto in questi ultimi anni: uno sguardo autunnale, meglio invernale, sulla borghesia italiana di fine millennio nelle sue varie generazioni» (Nepoti).
ore 21.15
Polvere di Napoli (1998)
Regia: Antonio Capuano; soggetto: A. Capuano, Tonino Taiuti; sceneggiatura: A. Capuano, Paolo Sorrentino; fotografia: Pasquale Rachini; scenografia e costumi: Mario Di Pace; musica: Marco Zurzolo; montaggio: Giogiò Franchini; interpreti: Silvio Orlando, Alan De Luca, Lola Pagnani, T. Taiuti, Gigio Morra, Gianni Ferreri; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film, G.M.F. – Genial Movies Financing, Rai Cinemafiction; durata: 104′
«Un sole caldissimo e velato. Strade deserte. Chiese buie. Palazzi cadenti. Periferie angoscianti. Improvvise apparizioni. Allucinazioni deliranti. Un senso di vuoto e di sospensione del tempo. Questi sono alcuni degli elementi utilizzati da Antonio Capuano per raccontare un’inusuale e affascinante Napoli. Nel suo ultimo film, l’autore di Pianese Nunzio e Vito e gli altri ha cercato di descrivere una città in cui alcuni personaggi assurdi sono protagonisti di avventure irreali e grottesche. Tutto è avvolto in una polvere misteriosa trasportata dal vento del deserto, un vento che porta con sé sogni, incantesimi, miraggi, speranze, ma anche follia e tristezza. Polvere di Napoli è un film basato su una comicità non diretta e anticonvenzionale. I cinque episodi che lo compongono sono il risultato della scelta operata da Capuano di filtrare la sua concezione di Napoli attraverso uno sguardo che non ci propone la solita rappresentazione folcloristica ma ci fa vedere una metropoli decisamente “anormale”» (De Bonis).
mercoledì 4
ore 17.00
Teatro di guerra (1998)
Regia: Mario Martone; soggetto e sceneggiatura: M. Martone; fotografia: Pasquale Mari; scenografia: Giancarlo Muselli; costumi: Ortensia De Francesco; montaggio: Jacopo Quadri; interpreti: Andrea Renzi, Anna Bonaiuto, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Marco Baliani, Toni Servillo; origine: Italia; produzione: Teatri Uniti, Lucky Red, Rai Cinemafiction; durata: 116′
Nel 1994 in una sala malmessa tra i vicoli dei quartieri spagnoli il giovane regista Leo con un gruppo di amici-attori prova Sette contro Tebe da mettere in scena a Sarajevo, grazie al suo legame d’amicizia con un regista bosniaco. Gli echi lontani dell’assedio di Sarajevo, così come la guerra a bassa intensità dei quartieri spagnoli, si intrecciano con i frammenti della messa in scena della tragedia eschilea e le vite personali dei membri della compagnia.
ore 19.00 Incontro moderato da Enrico Magrelli con Antonio Capuano, Antonietta De Lillo, Mario Martone
ore 20.30
Morte di un matematico napoletano (1992)
Regia: Mario Martone; soggetto e sceneggiatura: Mario Martone, Fabrizia Ramondino; fotografia: Luca Bigazzi; scenografia: Giancarlo Muselli; costumi: Metella Raboni; montaggio: Jacopo Quadri; interpreti: Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Renato Carpentieri, Toni Servillo, Antonio Neiwiller, Licia Maglietta; origine: Italia; produzione: Teatri Uniti, AnGio Film, Rai, Banco di Napoli; durata: 106′
La figura di Renato Cacciopoli, illustre ed eccentrico matematico, raffinato pianista, nipote di Bakunin e militante comunista, viene liberamente ricostruita sulla base delle testimonianze di chi lo aveva conosciuto. O meglio essa viene delineata con la descrizione della sua ultima settimana di vita fino al suicidio e al successivo funerale. Il personaggio affiora attraverso una trama di comportamenti, dettagli, frasi appena accennate, che ne rivelano brandelli di passato senza mai troppo spiegare. Ma è soprattutto, in relazione a Napoli, città-personaggio al contempo spazio dell’anima e complessa realtà storica e umana, che il ritratto si struttura.
giovedì 5
ore 17.00
La volpe a tre zampe (2003)
Regia: Sandro Dionisio; soggetto: dal romanzo omonimo di Francesco Costa; sceneggiatura: S. Dionisio, Pier Paolo Palladino; fotografia: Cesare Accetta; scenografia: Giancarlo Muselli; costumi: Catia Dottori; musica: Giuliano Taviani; montaggio: Jacopo Quadri; interpreti: Miranda Otto, Nadja Uhl, Angela Luce, Tomas Arana, Antonello Scarano, Antonia Truppo; origine: Italia; produzione: Cattleya, Teatri Uniti; durata: 90′
Napoli, 1956. Una città che più delle altre vive sospesa fra tracce di guerra e speranze di un futuro diverso; un anno più degli altri destinato ad essere ricordato. Nel campo sfollati della periferia di Napoli, il piccolo Vittorio si divide tra lo squallore della sua realtà e il sogno di una vita migliore oltre Oceano. Il suo rifugio, il luogo della fantasia e dei sogni, è la sala cinematografica dove i primi piani della splendida Susan Hayward si confondono con il profilo di Ruth, la dolce americana sposata con un generale della Nato che per Vittorio diventa il legame con quel mondo dorato, e il simbolo di una femminilità delicata ed elegante che lo seduce.
ore 19.00
L’amore molesto (1995)
Regia: Mario Martone; soggetto: dal romanzo omonimo di Elena Ferrante; sceneggiatura: M. Martone; fotografia: Luca Bigazzi; scenografia: Giancarlo Muselli; costumi: Metella Raboni; musica: Alfred Shnitke, Steve Lacy; montaggio: Jacopo Quadri; interpreti: Anna Bonaiuto, Angela Luce, Gianni Cajafa, Licia Maglietta, Carmela Pecoraro, Anna Calato; origine: Italia; produzione: Lucky Red, Teatri Uniti, Rai; durata: 104′
Delia, quarantenne autrice di fumetti a Bologna, torna nella sua città natale, Napoli, per la morte della madre. Morte misteriosa su cui Delia comincia ad indagare, inizialmente con insofferenza, per poi essere risucchiata in una ricerca che coinvolge il suo passato, quello della madre, il suo e il corpo di lei, e la città pulsante di una sensualità al contempo attraente e malsana.
«Raramente, o forse mai, si era vista una Napoli così vera e nello stesso tempo anche frutto di rivisitazioni quasi arcane, raramente l’accento realista era riuscito a scontrarsi ed a fondersi con gli spettri di un inconscio riletto spesso come un incubo, raramente un groviglio di fatti concreti fino allo spasimo era arrivato a vestirsi senza strappi di invenzioni e forse persino di sogni; per merito anche della splendida fotografia di Luca Bigazzi, magicamente in equilibrio fra l’allucinato e il cronistico» (Rondi).
«Raramente, o forse mai, si era vista una Napoli così vera e nello stesso tempo anche frutto di rivisitazioni quasi arcane, raramente l’accento realista era riuscito a scontrarsi ed a fondersi con gli spettri di un inconscio riletto spesso come un incubo, raramente un groviglio di fatti concreti fino allo spasimo era arrivato a vestirsi senza strappi di invenzioni e forse persino di sogni; per merito anche della splendida fotografia di Luca Bigazzi, magicamente in equilibrio fra l’allucinato e il cronistico» (Rondi).
ore 21.00
I vesuviani (1997)
Regia: Pappi Corsicato, Antonietta De Lillo, Antonio Capuano, Stefano Incerti, Mario Martone; soggetto: P. Corsicato, Marcello Garofalo, A. Capuano, S. Incerti, M. Martone; sceneggiatura: P. Corsicato, A. De Lillo, Laura Sabatino, S. Incerti, M. Martone, Fabrizia Ramondino; fotografia: Luca Bigazzi, Cesare Accetta, Antonio Baldoni, Pasquale Mari, Pasquale Mari; scenografia: P. Corsicato, Paola Bizzarri, Renato Lori; costumi: P. Corsicato, P. Bizzarri, Mario Di Pace, Metella Raboni, Ortensia De Francesco; musica: Antonello Paliotti, P. Corsicato, Flavio Brunetti, Lelio Di Tullio, Pasquale Catalano; montaggio: Jacopo Quadri, Giogiò Franchini; interpreti: Iaia Forte, Enzo Moscato, Tonino Taiuti, Antonio Pennarella, Toni Servillo, Cristina Donadio; origine: Italia; produzione: Megaris, Mikado Film, Rai, Telepiù; durata: 126′
«Esperimento: cinque registi napoletani quasi tutti giovani si uniscono in un film a episodi per raccontare la loro città ma attraverso fiabe, sogni, immaginazioni fantasiose. Quasi un film-manifesto d’un gruppo culturale-creativo importante, se non di una vera scuola napoletana di cineasti: e in questo senso I vesuviani è riuscito, la presentazione d’una aggregazione attuale a Napoli di mestiere e talento anche tecnico del cinema che non s’era mai vista, unica in Italia (il gruppo dei toscani è composto quasi esclusivamente di registi, i filmakers milanesi o torinesi non sono sempre arrivati alle sale cinematografiche, agli spettatori)» (Tornabuoni).
venerdì 6
ore 17.00
La vita come viene (2003)
Regia: Stefano Incerti; soggetto: S. Incerti; sceneggiatura: S. Incerti, Eugenio Melloni; fotografia: Pasquale Mari; scenografia: Renato Lori; costumi: Raffaella Fantasia; musica: Paolo Buonvino; montaggio: Claudio Di Mauro; interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Alberto Gimignani, Alessandro Haber, Lorenza Indovina, Daniele Liotti, Maddalena Maggi; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Group Fin.Ma.Vi, Videomaura; durata: 123′
Film altmaniano con alcuni personaggi dalle storie intrecciate dal caso o dagli eventi. Un racconto corale sugli snodi e sui momenti in cui il senso delle nostre vite e delle nostre relazioni con gli altri assume maggiore chiarezza. Paola, dopo una noiosa cena con i colleghi del marito, torna a casa e scopre che i suoi figli sono scomparsi, questa tragedia la porta a un confronto serrato con il marito; il concerto di un giovane musicista di talento segna un momento di svolta e consapevolezza per un jazzista di mezza età che si credeva ormai irrimediabilmente fallito; un professore americano di filosofia, lasciato anni prima dalla moglie, sembra destinato a una vita solitaria fino ad un incontro inaspettato.
ore 19.15
Chimera (2001)
Regia: Pappi Corsicato; soggetto e sceneggiatura: P. Corsicato; fotografia: Cesare Accetta; scenografia e costumi: P. Corsicato; montaggio: Fabio Nunziata; interpreti: Iaia Forte, Tommaso Ragno, Tomas Arana, Marit Nissen, Cristina Donadio, Fabio Sartor; origine: Italia; produzione: Hathor Film, Mediatrade, Telepiù; durata: 85′
Tomas, un illusionista, cerca di spiegare la sua arte alla moglie, partendo dall’assunto che anche nella vita e soprattutto i rapporti umani sono costruiti su un’illusione, sulla finzione. Per convincere la moglie racconta la storia di Sal e Emma, del loro amore ormai al tramonto e del tentativo di farlo rivivere attraverso la fantasia. «Pappi Corsicato, napoletano, 41 anni, già autore di Libera, uno dei giovani registi italiani più interessanti e seducenti, parla d’amore in un film di stile perfettamente postmoderno. […]. Bellissime scenografie e musiche nello stile degli anni 50, ammirevole Iaia Forte in una parte e in un modo di recitare per lei inedito» (Tornabuoni).
ore 21.00
L’uomo in più (2001)
Regia: Paolo Sorrentino; soggetto e sceneggiatura: P. Sorrentino; fotografia: Pasquale Mari; scenografia: Lino Fiorito; costumi: Silvia Nebiolo; musiche: Pasquale Catalano; montaggio: Giogiò Franchini; origine: Italia; produzione: Indigo Film, Keyfilms,Tele +; durata: 101′
Due uomini, distanti e diversi, uniti dallo stesso nome e dai capovolgimenti del destino. Entrambi uomini di successo negli anni Settanta: l’uno (Tony Pisapia) come cantante e l’altro (Antonio Pisapia) come calciatore vedono bruscamente interrotte le loro carriere. Proveranno a riprendersi quello che avevano perso e a realizzare i propri sogni, ma non a tutti la vita offre una seconda possibilità.
«Con personaggi simili, e una struttura “forte” come quella delle vite parallele, era facile cadere nel meccanico o nel patetico. Ma Sorrentino ha estro e durezza sufficienti per guardare i protagonisti dall’esterno, dettagliando con bel gusto per ambienti e comprimari la rete di incontri, relazioni, debolezze, casualità, che farà di loro ciò che sono» (Ferzetti).
«Con personaggi simili, e una struttura “forte” come quella delle vite parallele, era facile cadere nel meccanico o nel patetico. Ma Sorrentino ha estro e durezza sufficienti per guardare i protagonisti dall’esterno, dettagliando con bel gusto per ambienti e comprimari la rete di incontri, relazioni, debolezze, casualità, che farà di loro ciò che sono» (Ferzetti).