Linvenzione cinematografica. Donne che scrivono personagge
01 Marzo 2014 - 02 Marzo 2014
Attraverso la visione e la discussione del lavoro di alcune sceneggiatrici italiane si vuole mettere in luce la peculiarità del rapporto autrice/personaggia (tematica che la SIL sta sviluppando da alcuni anni) per verificare il valore aggiunto che tale costruzione può rappresentare anche in campo cinematografico. Tra i molti percorsi che il cinema offre, ci si soffermerà su due in particolare: la scrittura amorosa e il mondo del lavoro.
Ingresso ridotto per i membri della Società Italiana delle Letterate
sabato 1
Scritture d’amore
ore 16.30 Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci (1999, 93′)
«Quando scopre che l’amato maestro-regista (Serbedzija) è anche gay, Sofia (Neri) scappa. Sul treno incontra Lolita (Celentano) che partorisce nel gabinetto e abbandona il neonato. Sofia lo raccoglie e lo battezza Bruno. Cinque anni dopo rivede il maestro e gli fa sospettare che il bambino sia suo. […] Titolo preso da un verso di Sandro Penna e da un altro di Attilio Bertolucci, padre del regista che ha scritto la sceneggiatura con Lidia Ravera e Mimmo Rafele. Nel continuare il discorso sulla diversità femminile, con una strumentazione più poetica che psicologica, G. Bertolucci fa un conciso melodramma decostruito in cadenze di favola, creando “una sorta di curiosa suspense dove il caldo della memoria affettiva si mescola con la freddezza del congegno” (T. Masoni). Ne deriva – attraverso l’uso di colori forti e di piani sghembi – una patina visionaria che dà nell’onirico» (Morandini).
ore 18.10 Incontro moderato da Giuliana Misserville con Lucilla Albano,Pina Mandolfo, Lidia Ravera
ore 19.40 Viola di mare di Donatella Maiorca (2009, 107′)
Viola di mare è la storia d’amore di due giovani donne, Angela e Sara, cresciute nel medesimo microcosmo, arcaico ma suggestivo e di superba bellezza. Viola di mare parla d’amore, di quell’amore intenso e urgente che è proprio della giovane età e anche di chi sfida i codici sociali. Il film racconta sopraffazioni, ingiustizie e soprusi contro cui la protagonista, Angela, oppone una irriducibile resistenza. Liberamente tratto dal libro Minchia di re di Giacomo Pilati.
ore 21.40 La bestia nel cuore di Cristina Comencini (2005, 121′)
«Il film è tratto dal mio ultimo romanzo. Racconta la storia di Sabina, un’attrice che non ha avuto molto successo e lavora come doppiatrice. Vive insieme a Franco, anche lui attore, sono innamorati l’una dell’altro e la loro vita è abbastanza serena. Una notte, Sabina ha un incubo che la riporta indietro nel tempo. Il sogno sembra rimandare a un episodio angoscioso, terribile e violento, avvenuto quando lei era ancora una bambina» (Comencini).
domenica 2
Donne che lavorano
ore 17.00 La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni (1953, 102′)
Clara Manni, commessa in un negozio di tessuti, grazie alla sua bellezza viene scelta per interpretare un film che ha molto successo. Le vengono subito offerti altri ruoli in cui potrà mettere in risalto le sue doti fisiche, ma un produttore, Gianni Granchi, s’innamora di lei e la sposa, impedendole di girare quei film. Lui vuole che sua moglie si faccia notare per le doti di artista, ma il film Giovanna d’Arco, che ha realizzato per lei, risulta un fiasco.
ore 19.00 Incontro moderato da Giuliana Misserville con Wilma Labate, Costanza Quatriglio
ore 20.30 Signorinaeffe di Wilma Labate (2008, 95′)
Torino, settembre 1980. Emma Martano, proveniente da una famiglia operaia di origine meridionale, ha davanti a sé un ottimo futuro: laureanda in matematica, ha già un impiego nel settore informatico della Fiat ed è in procinto di sposare Silvio, un suo collega dirigente, vedovo con una bambina. Tuttavia… «E una strana storia “non d’amore” Signorinaeffe, il film che Wilma Labate ha scritto e ideato con un gruppo di compagni (anche del movimento di allora, come Francesca Marciano e Domenico Starnone) perché lo sfondo emozionale non disperda la sostanza conoscitiva di un “film operaio”, quello che il resto del cinema italiano di solito nasconde con disinvoltura per piacere alle commissioni statali che sganciano soldi ideologici e alla critica pre-moderna, fanatico-chic» (Silvestri).
ore 22.10 Mi piace lavorare – Mobbing di Francesca Comencini (2003, 89′)
«Francesca Comencini e i suoi collaboratori sono bravissimi nel mettere in scena una storia di mobbing che è un montaggio di tante vicende vissute e un ponteggio, avveduto e partecipe, tra documentario e finzione: attori e non attori, regia e pedinamento di azioni, copione ed esperienze personali rielaborate per la macchina da presa. L’editing della trama e la circolarità tra cinema e fuoricampo hanno un unico limpido punto di vista. Il lavoro continua a nobilitare le persone e a renderle meno fragili» (Magrelli).