I grandi maestri non hanno eredi e spesso non hanno neppure allievi. Tranne poche, ispirate, eccezioni. Nel fatidico 1968, Roberto Rossellini viene nominato commissario straordinario del Centro Sperimentale di Cinematografia, e ricopre tale carica con l’idea di mettere in moto ricerche interdisciplinari sull’insieme dei mezzi di comunicazione di massa, con un occhio di riguardo per la televisione. Si propone, inoltre, di ripensare radicalmente i tradizionali corsi. Promuove l’autogestione dei piani di studio da parte degli studenti, sopprime il corso di recitazione e ai corsi tecnici affianca corsi di psicologia, storia, economia e sociologia, in un nuovo ordinamento che non prevede più la parcellizzazione dei diversi mestieri del cinema, ma mira alla formazione di “cineasti globali”. Uno di questi cineasti globali è sicuramente Claudio Bondì, che è rimasto sempre fedele alla lezione del suo maestro, del quale, dopo aver realizzato il backstage dal set di Blaise Pascal, è stato aiuto regista in Agostino d’Ippona, L’età dei Medici, Leon Battista Alberti. Il suo cinema, che comprende tre lungometraggi e numerosi documentari, viaggia sul filo della memoria, ritrovando nel passato i segni del presente.
Claudio Bondì, un cineasta globale
18 Marzo 2015 - 19 Marzo 2015
Rassegna in collaborazione con Blue Film
mercoledì 18
ore 17.00 Il richiamo di Claudio Bondì (1992, 91′)
«Roma – Stato Pontificio, 1780: un nobiluomo di provincia, sovrintendente alla Dogana Pontificia, trascura famiglia e lavoro per dedicarsi allo studio dell’ornitologia in vista della pubblicazione di una enciclopedia, aiutato da un bracconiere, che sa imitare il verso di numerosi uccelli. Il nobiluomo conosce per caso un’affascinante vedova della quale s’innamora» (Lancia). «Bondì con questo film offre un saggio in costume su felicità e infelicità, sogni e bisogni, ricordi e passioni. Chiesa, Stato e popolo in un’opera che indaga fra le maglie del potere mettendo sempre in primo piano l’Uomo coi suoi sentimenti e i suoi desideri» (Fontanini). Con Ivano Marescotti e Silvia Cohen.
ore 19.00 L’educazione di Giulio di Claudio Bondì (2001, 93′)
«Torino, 1831: un giovane diciassettenne copia su un registro le cartelle cliniche delle pazienti ricoverate nel Regio Manicomio Femminile della città. Il lavoro gli è stato affidato dal padre che è economo capo di tutti i manicomi della provincia e che spera che un giorno il ragazzo possa succedergli nella stessa professione. Il ragazzo vive un’esistenza del tutto monotona, fatta di studio al liceo, di cinema al sabato e della copiatura delle schede nella biblioteca; ma, un giorno, viene ricoverata una ragazza di circa vent’anni che provoca in lui i primi turbamenti amorosi e sessuali che porteranno il giovane a staccarsi dalla condizione in cui vive verso una maggiore maturità» (Lancia). «Il film di Claudio Bondì ha il merito di raccontarci, attraverso la presa di coscienza etica e anticonformista del futuro storico dell’arte Giulio Carlo Argan, la Torino degli anni Trenta, con raffinato minimalismo e senza folgore, il liceo Cavour, il primo amore, i “malati” e i borghesi”, Bobbio e Mila, i Levi e gli Einaudi» (Bo).
ore 20.45 Incontro con Claudio Bondì e Franco Montini
a seguire De reditu – Il ritorno di Claudio Bondì (2003, 100′)
«Il titolo De Reditu significa in latino il ritorno, e il ritorno è doppio: all’inizio del V secolo dopo Cristo, il patrizio pagano Claudio Rutilio Namaziano, che aveva ricoperto una delle più alte cariche come Prefetto di Roma, decise di tornare nella Gallia dov’era nato e di saggiare, insieme con amici incontrati nel viaggio, la possibilità d’un ritorno dell’impero romano, d’una restaurazione della sua forza e importanza. L’impero era infatti al culmine di quella decadenza che lo avrebbe portato a dissolversi: con l’imperatore installato a Ravenna, i Goti reduci dal sacco di Roma, i cristiani dominanti divenuti prepotenti e intolleranti, le milizie armate locali, caos e sangue dominavano il territorio. Rutilio Namaziano intraprese il viaggio non sulle strade consolari rischiose e impraticabili, ma su una imbarcazione a remi e a vela: descrisse il percorso incompiuto in versi, in un diario in parte ritrovato nel 1400 al quale si è rifatto Claudio Bondì per il suo film diverso da tutti. […] Film insolito, affascinante e interessante, girato con la magnifica fotografia di Marco Onorato in uno stile non solenne ma nobilmente pacato, ha interpreti molto bravi, soprattutto Roberto Herlitzka nel personaggio del suicida e il protagonista Elia Schilton»(Tornabuoni).
Proiezione a ingresso gratuito
giovedì 19
ore 17.30 Backstage di Blaise Pascal di Roberto Rossellini di Claudio Bondì (1971-rev. 2006, 31′)
Gli ambiente del palazzo secentesco Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano furono scelti da Rossellini come set per il suo Blaise Pascal, terza biografia storica girata per la televisione dopo La presa di potere di Luigi XIVe Socrate. Il documentario segue la lavorazione del film.
Del materiale girato in 16mm durante le riprese del film rimaneva solamente la copia lavoro, malridotta in molte parti. Con il sostegno economico della Regione Lazio e il patrocinio della Fondazione Roberto Rosselini, il materiale originario è stato completamente restaurato e Bondì ha curato una nuovo edizione, che contiene sequenze inedite rispetto al precedente montaggio.
a seguire La balena di Rossellini di Claudio Bondì (2010, 47′)
28 ottobre 1971. Un quotidiano cileno riporta la notizia di una balena sulla spiaggia di Playa de Los Vilos. Rossellini, che in quel periodo si trovava a Santiago per un’intervista a Salvador Allende ne trae spunto per un soggetto cinematografico, da affidare al suo allievo Claudio Bondì. Il film non fu girato. Il documentario racconta, a distanza di quarant’anni, quest’opera mai realizzata.
Per gentile concessione di Blue Film
19.00 Lando Buzzanca: uno nessuno centomila di Claudio Bondì (2012, 70′)
Lando Buzzanca, ha attraversato dal lontanissimo 1959, con una piccola parte in Ben Hur di William Wyler, tutto il cinema italiano. È stato il grande protagonista di una variante della commedia italiana degli anni Sessanta e Settanta, in cui la comicità incrociava il sesso, creando un larghissimo pubblico di aficionados in tutto il mondo. Buzzanca è stato soprattutto un attore a tutto tondo che ha lavorato, proprio in quegli anni, con autori come Germi, Lattuada, Pietrangeli, Festa Campanile, Salce, Magni. Il documentario ripercorre, attraverso la divertente testimonianza dell’attore, il materiale di repertorio dell’Istituto Luce, la partecipazione di Tatti Sanguineti e gli interventi di registi, attori e giornalisti, questo percorso accidentato ma straordinario che lo ha portato, in seguito, al teatro di Eduardo, di Pirandello, di Molière, di Shakespeare, e alle celebri serie radiofoniche e televisive.
Per gentile concessione di Blue Film
ore 20.30 Pietro Germi: il bravo, il bello, il cattivo di Claudio Bondì (2009, 85′)
C’era una volta un uomo. Un uomo diffidente, che aveva paura di attraversare una piazza o di entrare in un bar, timoroso di ritrovarsi al centro di una molteplicità di sguardi, sconosciuti e indagatori. C’era una volta “un regista all’antica”. Un regista che possedeva una morale del suo lavoro, un professionista scrupoloso, un sapiente artigiano del linguaggio delle immagini, rispettoso dei desideri del pubblico e fiducioso nella “comunicazione con le masse”. C’era una volta Pietro Germi…
Per gentile concessione di Blue Film
Giornata a ingresso gratuito