Incontro moderato da Steve Della Casa con Cristiana Astori
30 Marzo 2018 - 30 Marzo 2018
«Cristiana Astori è una scrittrice di storie lucide e taglienti,
una stella brillante che diffonde rapida il suo chiarore
nei cieli della letteratura»
Joe R. Lansdale
Uno dei pregi dei gialli di Cristiana Astori è quello di aver concentrato il mistero all’interno di pellicole perdute di film “maledetti” o ingiustamente dimenticati. Più vero del vero. Più falso del vero. Una sorta di (docu)fiction su una controstoria del cinema. Non fa eccezione l’ultimo giallo di Astori, Tutto quel buio, dove ritroviamo Susanna Marino, una studentessa squattrinata laureata in cinema, ma anche detective cinefila, che viene incaricata da un misterioso collezionista torinese di ritrovare una preziosa pellicola degli anni Venti, scomparsa durante l’occupazione nazista. Il regista è l’ungherese Károly Lajthay, il titolo Drakula halála. Si dice infatti che sia questo, e non il Nosferatu di Murnau, il primo film in cui compare il personaggio di Dracula di Bram Stoker; nessuno però è mai riuscito a trovarlo, o, se l’ha fatto, non l’ha potuto raccontare. La pellicola pare infatti maledetta e una mano misteriosa uccide chiunque tenti di venirne in possesso. Una volta giunta a Budapest, Susanna dovrà muoversi in una città dalle atmosfere espressioniste, tra tetti acuminati e oscuri sotterranei, in mezzo a cacciatori di pellicole privi di scrupoli, poliziotti sospettosi e ambigui musicisti noise, lungo una pista di sangue che affonda le radici in un tragico passato. E la piccola rassegna collegata alla presentazione del volume non poteva sottrarsi a mostrare alcune chicche vampiresche cinetecarie. Più buio del buio…
ore 19.00 Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau (1922, 81′)
«Scritto da Henrick Galeen che s’ispirò liberamente al romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker, cambiando nomi e posti per non pagare i diritti d’autore: dal suo castello nei Carpazi il vampirico conte Orlok, chiuso nel suo sarcofago, si fa trasportare nel 1838 a bordo di una nave al porto di Brema dove si diffonde la peste. […] È il più grande film vampiresco di tutti i tempi. Senza ricorrere alla manipolazione dello spazio, tipica dell’espressionismo, Murnau sceglie la concretezza e il rischio degli scenari naturali, ricorrendo a mezzi più specificamente cinematografici (angolazioni, montaggio, immagini in negativo, ecc.) e a una fitta rete di richiami metaforici e simbolici. Nella sua complessità si presta a diverse letture in chiave psico-sociologica, metafisico-esistenziale, romantico-dostoevskiana, psicoanalitica» (Morandini).
ore 20.30 Incontro moderato da Steve Della Casa con Cristiana Astori
Nel corso dell’incontro sarà presentato il volume Tutto quel buio (Elliot, 2018).
a seguire Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog (1979, 97′)
Harker (Bruno Ganz) va al castello del conte Dracula (Klaus Kinski) per trattare l’acquisto di una casa. Tutti cercano di fargli cambiare idea, ma lui non ha paura né dei vampiri né dei misteri. Dracula assale Harker, ne fa un vampiro e decide di sedurgli anche la moglie (Isabelle Adjani). La donna (che conosce le debolezze dei vampiri) riesce a intrattenere Nosferatu fino all’alba e ne causa così la morte. «Omaggio al capolavoro muto (1922) di Murnau, non è un film dell’orrore né del terrore: raggiunge il fantastico con le immagini della realtà e per virtù di stile, con l’uso della luce. Del suo eroe, incarnazione del Male, Herzog sottolinea la profonda, insondabile tristezza; della sua triplice qualità di Morto Redivivo, Stregone ed Entità Diabolica privilegia la prima. […] Un Kinski insolitamente sobrio e una sonnambolica, esangue Adjani» (Morandini).
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