A tu per tu con il produttore: Roberto Levi
14 Gennaio 2016 - 14 Gennaio 2016
Un nuovo appuntamento per spaziare sempre di più nell’orizzonte cinematografico, alla ricerca di storie e personaggi che sfuggono alla luce, e al clamore, dei riflettori. Specie se il personaggio in questione fa di tutto per non apparire, com’è il caso di Roberto Levi, che ha sempre lasciato parlare la sua lunga filmografia, sottraendosi alle pur rare pubblicazioni sui produttori. Un uomo nascosto dietro le sigle delle sue società, la Tangram Film e la 11 marzo Film. Laureato in diritto internazionale, Levi ha lavorato per il Comitato nazionale per l’Energia nucleare e poi per il Ministero della Ricerca Scientifica. Nel 1976 diventa Amministratore delegato dell’Italtelevision, società del gruppo Polytel. Nel 1981 ha fondato la Tangram Film, di cui è tuttora amministratore unico. In parallelo opera come presidente dell’11 marzo Film, che ha fondato nel 2003, attualmente gestita dal figlio Matteo. Dal 2000 al 2002 è stato presidente dell’Associazione Produttori Televisivi.
ore 16.30 Il gabbiano di Marco Bellocchio (1977, 127′)
«Dramma in 4 atti (che Cechov chiamò “commedia”), segna un momento cruciale nella vita artistica di Anton Cechov. Scritto infatti dopo anni di apparente disinteresse per il teatro e rappresentato nel 1894 al Teatro Aleksandrinskij di Pietroburgo, fu sonoramente fischiato dal pubblico; deluso, Cechov cominciò a dubitare delle proprie capacità di autore drammatico. Ma due anni più tardi, ripresentato al Teatro d’Arte di Mosca, Il Gabbiano ebbe un successo trionfale. Il titolo è ispirato da un gabbiano ucciso per svago da Triepliov, e la cui vita spezzata casualmente viene paragonata a quella di Nina. S’intersecano nel dramma i destini di Costantino e di Nina, due giovani assetati di successo e di gloria. Figlio di un’attrice famosa, Irina, Costantino aspira a diventare scrittore di teatro anche per conquistare l’amore di Nina, che ha la vocazione del palcoscenico» (www.cinematografo.it ). «Pur seguendo fedelmente il testo dello scrittore russo Bellocchio ne dà una versione molto personale e moderna, che si appropria della vicenda – qui ambientata in terra padana – sino al punto di farne una sorta d’ideale prosecuzione del discorso avviato con I pugni in tasca. I rapporti di amore-odio […] sembrano rimandare agli analoghi rapporti che il film degli esordi del regista piacentino individuava all’interno di una famiglia borghese, utilizzandoli con polemica veemenza e straziata partecipazione» (Dario Zanelli).
ore 19.00 Nelle tue mani di Peter Del Monte (2007, 100′)
«Teo, brillante studente di astrofisica, viene investito dall’auto guidata da Mavi, una ragazza di Spalato che, insieme al padre, vive da diversi anni in Italia. Dopo aver prestato soccorso e donato il sangue a Teo, Mavi sparisce nel nulla, ma qualche anno dopo i due si ritrovano e ben presto si innamorano l’uno dell’altra. La loro vita insieme scorre felice, si sposano, hanno una figlia, Caterina, ma quando Teo trova un nuovo lavoro che lo porta spesso in viaggio, tra lui e Mavi, che inizia a dare segni di squilibrio, sorgono una serie di problemi che sfociano in liti furibonde». (www.cinematografo.it ). «Crisi del settimo anno per Peter Del Monte, un cineasta di sensibilità estrema, attratto dalle psicologie speciali e contorte, il cui candore da poeta viene spesso maldestramente isolato e qualche volta più che criticato nei suoi drammi (mai mélo), sempre dissonanti. Il che ne fa un autore indigesto e non popolare anche quando si accosta a tematiche non proprio sovversive come la voglia di alcuni giovani, dal sesso opposto, di andar via di casa, mettere su famiglia e fare dei figli, possibilmente con la benedizione dei genitori e della società. Ma non è così facile, e non solo per gli affitti impossibili…» (Silvestri). Con Marco Foschi e Kasia Smutniak.
ore 20.45 Incontro moderato da Marco Giusti con Roberto Levi
a seguire Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway (1987, 118′)
«Un architetto americano cinquantenne, Stourley Kracklite, più teorico che realizzatore, viene a Roma, accompagnato dalla giovane moglie Louisa per allestire la mostra celebrativa di Etienne-Louis Boullée, uno degli architetti utopisti dell’illuminismo francese del ‘700, verso il quale nutre un’enorme ammirazione. Tra le persone che lo aiuteranno nel lavoro c’è Casparian Speckler, un bel giovane, pure lui architetto, ma di scarso talento. Mentre i preparativi hanno inizio e l’entusiasmo di Kracklite è grande, questi incomincia a soffrire di forti dolori al ventre. Nel frattempo, Roma, così ricca di architetture splendide, lo ha affascinato profondamente: egli, come il suo maestro Boullée, predilige le forme sferiche, in particolare le cupole; nell’Urbe, quindi, ha di che esaltarsi. Fra l’altro, sembra che l’artista francese si fosse ispirato alla cupola del Pantheon per il monumento funebre a Isacco Newton. Ma l’architetto americano trova interessante anche il Vittoriano (tanto vituperato dai romani), anzi è proprio nel suo interno che la famosa mostra viene allestita, con i sorprendenti disegni in cui Boullée eccelleva, e i plastici delle poche opere che era riuscito a realizzare» (www.cinematografo.it ). «Quarto film di Greenaway, cineasta anomalo e sperimentale: il più semplice e sanguigno. Una Roma come non s’era mai vista al cinema e un protagonista truculento alla Welles» (Morandini).