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Il perturbante nell’arte: i sogni di Federico Fellini
19 Ottobre 2013 - 19 Ottobre 2013
Il sogno, “via regia all’inconscio”, secondo la nota e fortunata formula freudiana, costituisce da sempre un fertile terreno di incontro tra psicoanalisi e cinema. L’autore che forse ha maggiormente rappresentato questo connubio è stato senza dubbio Federico Fellini, che con il suo discorso visionario ha mostrato fantasie, desideri, immagini che dal sogno passano a volte alla realtà, confondendola e deformandola. Nella giornata a lui dedicata, oltre ad alcuni dei suoi film più “onirici”: La voce della luna, Toby Dammit, La città delle donne, verrà presentato l’e-book Il libro dei miei sogni da Italo Moscati (critico e scrittore), Fabio Castriota (psicoanalista) e da Paolo Fabbri, curatore della nuova edizione edita da Guaraldi. L’incontro, organizzato dalla Cineteca Nazionale con la SPI (Società Psicoanalitica Italiana) sarà moderato da Andrea Baldassaro (psicoanalista, segretario scientifico del CPdR).
 
ore 17.00 La voce della luna di Federico Fellini (1989, 121′)
«Due pazzi, in un’epoca non più di “mostri”, come nella Dolce vita, ma di pazzi: per analizzare il tramonto della ragione e la fine delle età lucide; a favore forse della poesia. […] Roberto Benigni, davvero alla lettera, Pierrot lunaire, sempre su note trepide, sognanti, incantate, Paolo Villaggio, doloroso, fosco, con echi di demenza attraversati però da lampi di saggezza. La saggezza “folle” del film» (Rondi).
 
ore 19.15 Incontro moderato da Andrea Baldassarro con Fabio Castriota, Paolo Fabbri, Italo Moscati
 
a seguire Toby Dammit di Federico Fellini (ep. di Tre passi nel delirio) (1968, 44′)
«Toby Dammit è un famoso attore inglese chiamato a Roma da un produttore italiano. Toby è un dipsomane allucinato; vede continuamente il diavolo in forma di bambina che gioca con un pallone. […] C’è una Roma infernale, dai colori mafaiani: c’è il mondo del cinema coi suoi mostri e la sua atmosfera mostruosa; ci sono infine la sensibilità e la disperazione di un’artista rivoltato e impotente ottimamente impersonato da Terence Stamp» (Moravia).
Ingresso gratuito
 
a seguire La città delle donne di Federico Fellini (1980, 148′)
«Per Fellini la donna è ciò che per Balzac era il denaro: la chiave per disserrare la porta altrimenti ermetica del reale. Ma quanta immaginazione al di là di quella porta!» (Moravia). «Il dramma del protagonista è nel constatare che le donne sfuggono alle sue proiezioni, rifiutano il ruolo che, in virtù di una tradizione millenaria, egli vorrebbe loro affidare. È come se le due metà di una mela di allontanassero senza più esercitare alcuna attrazione l’una sull’altra. È la fine della forza della gravità. È la fine del mondo, insomma» (Fellini).
Ingresso gratuito
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