Gianni Martucci: un professionista dei generi
05 Aprile 2016 - 06 Aprile 2016
«Alto e dalla camminata morbida, viso allungato e sigaro sempre in bocca, occhio furbo e baffo fino a matita. Chi scrive, quando telefonò a Gianni Martucci per concordare un’intervista, di certo non immaginava di trovarsi davanti un italico Vincent Price. Questo gentiluomo, posato ma energico, indubbiamente è stato poco prolifico ma i suoi cinque film da regista sembrano comporre – per i generi a cui appartengono e per i rispettivi anni di realizzazione – una sorta di piccola mappa sull’andamento dell’industria cinematografica italiana di quel periodo. Martucci esordisce nel 1975 con La collegiale, dopo anni da aiuto regista e sceneggiatore (Ragazza tutta nuda assassinata nel parco – 1972; Il fiore dai petali d’acciaio – 1973; Il giudice e la minorenne – 1974), spesso in coppia con l’enigmatico e misterioso Peter Skerl. Alcuni elementi presenti nel suo primo film – in bilico tra la goliardia ruspante della commedia sexy e un erotismo casalingo di stampo “samperiano” – sono riscontrabili in successive sue regie: storie che ruotano intorno a nuclei ristretti, una certa dose di morbosità, ma soprattutto uno sguardo attento alle evoluzioni sociali e di costume. Infatti a seguire troviamo un ventaglio di generi e suggestioni che riassumono i bisogni di un’affannosa industria sempre più in difficoltà: una commedia sexy pura con protagonista la sfortunata Karin Schubert (La dottoressa sotto al lenzuolo – 1976); un poliziesco dalle forti tinte noir (Milano… difendersi o morire – 1978); il bizzarro giallo Trhauma (1980), oggetto di gran culto tra gli appassionati, e infine il film che fa incontrare Martucci con Lucio Fulci (I frati rossi – 1988). La carriera di Martucci cristallizza alla perfezione l’approccio alla regia come un mestiere, portato avanti con coerenza e grande professionalità» (Ercolani). Le dichiarazioni di Gianni Martucci sono tratte dall’intervista di Eugenio Ercolani sul sito www.fascinationcinema.it.
Rassegna a cura di Eugenio Ercolani con la Cineteca Nazionale
martedì 5
ore 17.00 Il giudice e la minorenne di Franco Nucci (1974, 89′)
Il giudice istruttore Marco Serra (Chris Avram) è chiamato a occuparsi di un caso di violenza carnale nei confronti di una minorenne (Romy Schell). Il colpevole, l’anziano idraulico Mariani (Piero Mazzarella), si difende affermando che è stata la ragazzina a provocarlo, e chiamando in causa il comportamento delle sedicenni d’oggi. Il giudice e la minorenne è «un altro film che scrissi per un altro regista di Milano, Franco Nucci. Il titolo originale era La legge è uguale per tutti e anche qui poi feci l’aiuto. In quel momento a Milano c’era un sindaco tra i più apprezzati, Aniasi, e Franco Nucci lo conosceva, ci era amico; fummo presentati e facemmo questo film. L’idea era di questo giudice integerrimo che cade in una trappola e si trova suo malgrado invischiato in una situazione che mostra la sua ipocrisia. Era un’idea giusta, che anticipava anche tanti scandali che sarebbero avvenuti più in là. Per essere un film che è stato scritto nell’71/72… non c’erano state tante cose ancora» (Martucci).
ore 19.00 La collegiale di Gianni Martucci (1975, 91′)
Tornata in famiglia dal collegio, Daniela scopre di avere un padre preoccupato solo del denaro, una madre che lo tradisce, una zia ninfomane e un cugino ricattatore. Daniela, scandalizzata, se ne va prima con il giardiniere e poi con l’amante della matrigna. «La collegiale fu un progetto messo in piedi e poi distribuito, questo sì che ce l’aveva la distribuzione, da Maggi. Erano tre i fratelli Maggi: avevano prodotto Ilcolosso di Rodi ed erano grosse figure del cinema italiano dell’epoca» (Martucci).
ore 20.45 Incontro moderato da Eugenio Ercolani con Gianni Martucci
a seguire Milano… difendersi o morire di Gianni Martucci (1977, 99′)
Uscito di prigione dopo sei anni, il siciliano Pino Scalise (Marc Porel) emigra a Milano dove viene accolto in casa di uno zio. Di lì a poco, scopre che una delle sue cugine, Marina (Annamaria Rizzoli), di cui è segretamente innamorato, viene costretta a prostituirsi dagli uomini di don Ciccio (Guido Leontini). Il commissario Morani (George Hilton), sicuro che Pino non tarderà a seguire la sua indole, è convinto che pedinandolo, prima o poi lo porterà dritto proprio dal pericoloso malavitoso. «Marc Porel era reduce del grande successo del film televisivo Ilmarsigliese e fu grazie a lui che riuscimmo a chiudere il progetto. Poi c’era George Hilton in un ruolo per lui anomalo, dato che lui era noto per ruoli ambigui ed erotici. Stava cercando di buttarsi nella commedia in quel periodo […]. Quindi gli misi sti baffoni e gli feci fare il commissario. Poi c’era Al Cliver che ancora cavalcava l’onda del successo de Il saprofita e lui davvero lo stravolsi sul piano estetico. Il suo personaggio si chiamava…Dominò! (ride). Una figura un po’ da… Sai che io quel film l’avrei voluto girare in bianco e nero. Volevo fare un noir. Comunque, quello è un film che mi è venuto bene» (Martucci).
mercoledì 6
ore 17.00 La dottoressa sotto il lenzuolo di Gianni Martucci (1976, 91′)
«Una dottoressa apocrifa, cioè non uno dei film regolari di Laurenti e soci per Martino, ma una piccola produzione della Flora Film diretto da Gianni Martucci alla sua seconda regia dopo La collegiale. Karin Schubert tenta senza gran successo di prendere il posto della Fenech, aiutata da Orchidea De Santis come infermiera. Per fortuna c’è Alvaro Vitali. Il tutto in quel di Pisa!» (Giusti). «La Schubert veniva da un successo clamoroso con Barbablù con Richard Burton. Grazie a quel film, scelsi di metterci lei. […] Lei era molto bella, di una bellezza che rimane impressa, forte. Caratteristica fondamentale, prima ancora delle capacità recitative. Se non hai una fotogenia forte, un’importanza visiva, non vai da nessuna parte» (Martucci).
ore 19.00 Trhauma di Gianni Martucci (1980, 81′)
« C’era un altro film in fase di lavorazione con lo stesso titolo. Per non incappare in problemi abbiamo storpiato il nostro aggiungendo un ‘h’. […] Un altro film fatto a costo bassissimo e realizzato grazie alla chiusura delle vendite all’estero. […] Era una storia claustrofobica, circoscritta ad un luogo specifico in cui si aggira un mostro che, però, è sempre stato sotto gli occhi di tutti: un ragazzo con disturbi mentali a cui nessuno dava importanza. Il soggetto di partenza era, perdona la parola, intrigante. L’ambizione era quella dell’intreccio psicologico fuso al giallo» (Martucci).
ore 21.00 I frati rossi di Gianni Martucci (1988, 86′)
1988: un aristocratico acquista un’antica villa in campagna e mentre sta girando nel giardino, incontra una misteriosa donna col viso coperto; poco dopo vede una giovane nuda che si dirige negli scantinati della villa, la segue e viene da questa decapitato. La storia passa al 1938, quando Roberto Gherghi, proprietario della villa, incontra nel suo giardino una giovane intenta a dipingere, i due si innamorano e si sposano. Ben presto, però, il comportamento di Roberto diviene misterioso. «Lucio Fulci […] non partecipò alla realizzazione, lo presentò e basta, ma questo faceva gioco ai distributori, che avevano bisogno di un nome di peso per la vendita all’estero. […] Il film veniva da un storia di una giovane (Luciana Anna Spacca n.d.r.), che ho perso di vista, ma che aveva una grande visionarietà, seppur di natura letteraria più che cinematografica. Il produttore […](Pino Burricchi n.d.r.) era un tipo molto simpatico che aveva bisogno di fare film per pagare i debiti. Altro non c’è da raccontare. Sicuramente io avevo voglia, ma già da tempo, di cimentarmi in questo genere, perché innanzitutto piace a me. Il produttore scelse questo soggetto piuttosto che un altro e il film si è realizzato» (Martucci).