In ricordo di Gianfranco Parolini
01 Giugno 2018 - 01 Giugno 2018
L’irrefrenabile, incontenibile, Parolini, che inseguiva i suoi progetti con l’entusiasmo di un ragazzo. Nel 2013 gli dedicammo un breve omaggio. Le parole scritte all’epoca suonavano già come un necrologio, ma fino all’ultimo Gianfranco ha colorato di cinema i suoi sogni: «Agente Jo Walker, Johnny West il mancino, Sartana, Sabata, Indio Black: Gianfranco Parolini non sbagliava mai il nome dei personaggi dei suoi film e i titoli erano altrettanto incisivi, fin dall’esordio, a soli 23 anni, François il contrabbandiere. Ma il vero capolavoro di Parolini è il nome d’arte: Frank Kramer, che evocava quello di Stanley Kramer, il grande produttore e regista di L’ultima spiaggia, Vincitori e vinti e Indovina chi viene a cena?. Era addirittura più incisivo e immediato, quel Frank Kramer, passaporto per la gloria internazionale, che arrise a Parolini in modo sorprendente e con pochi eguali nel cinema italiano. Negli anni d’oro dei film nostrani esportati in tutto il mondo – gli anni Sessanta e Settanta – Frank Kramer era un marchio di successo, conosciuto in Germania come in Oriente, sinonimo di azione e ritmo, conditi dalle geniali trovate, le famose “parolinate”, colpi di scena improvvisi che conferivano ai suoi eroi un’aria scanzonata e stemperavano i lati drammatici della vicenda. Perché Gianfranco Parolini in arte Frank Kramer giocava con il cinema e, forse, con la vita, divertendosi come un bambino in un’immensa stanza dei giochi».
ore 17.00 Yeti. Il gigante del XX secolo diGianfranco Parolini (1977, 115′)
A causa di un terremoto sottomarino viene rinvenuto uno yeti, rimasto ibernato dentro un iceberg. L’industriale Hunnicut decide di servirsene per pubblicizzare le sue aziende e lo porta a Toronto. Le società concorrenti, però, faranno di tutto per attaccare lo yeti e questi risponderà di conseguenza.
ore 19.00 Ehi amico… c’è Sabata, hai chiuso! di Gianfranco Parolini (1969, 105′)
«Il dopo Sartana di Parolini si chiama Sabata, ma anche Lee Van Cleef e, soprattutto, Alberto Grimaldi. […] Per Sandro Mancori, direttore della fotografia abituale di Parolini, il film era bellissimo. “Grimaldi prese Parolini dopo aver visto il suo Sartana. Gianfranco è un po’ il rovescio della medaglia di Sergio Leone. Lui riesce con l’intelligenza a rovesciare le situazioni più violente. Io con Grimaldi avevo fatto l’operatore in una serie di piccoli western con Robert Hundar. Ormai aveva fatto i soldi con i film di Leone”. Grandi i titoli di testa, che scorrono mentre entra in scena Sabata e si accende un sigaro. Il titolo del film è scritto e recitato, come se fosse un video, mentre per la regia leggiamo: “È un film di Frank Kramer”, con il nome di Frank Kramer scritto in rosso. Tutto il film è pieno di continue trovate, di regia, di fotografia, di montaggio, di musica, che sottolineano le invenzioni del regista» (Giusti).
ore 20.45 Incontro moderato da Andrea Schiavi con Sal Borgese, George Hilton, Vassilli Karis, Davide Mancori, Rollo Martins
a seguire Frank il legionario di Rollo Martins, Giovanni Lupi (2010, 26′)
A oltre 80 anni Gianfranco Parolini, in arte Frank Kramer, decide di andare in Cina per cercare le tracce della legione romana di Crasso scomparsa duemila anni fa. Perché? Una giovane ragazza cinese, Valentina, glielo chiede nel documentario e la risposta sarà una sorpresa…
a seguire È tornato Sabata… hai chiuso un’altra volta! diGianfranco Parolini (1971, 107′)
«Sequel del primo Sabata, sempre diretto da Parolini […]. La storia vede l’ex ufficiale sudista Sabata e i suoi uomini alle prese con un irlandese, tal McLintock, che intende depredare i cittadini di Hobsonville dei soldi che hanno messo da parte per la ricostruzione del paese. […] Trionfo di parolinate. La pistola di Sabata, per esempio, spara anche dal calcio […]. Il film ebbe un ottimo incasso, 568 milioni. J.M. Sabatier scrive su “Saison ’74” che il film è “un eccellente divertissement nell’ottica delle precedenti opere di Gianfranco Parolini”. Per Sabatier c’è anche un chiaro omaggio agli horror di Mario Bava, facendo riferimento in particolare alla folle scena iniziale con colori bizzarri dove Sabata fa fuori una serie di pistoleri per poi rivelare che era solo un’esibizione da circo […]. Girato, ricorda Mancori, in esterni a Paclemica, a venti chilometri da Zara. Interni alla De Laurentiis» (Giusti).