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Ruggero Deodato, Monsieur Cannibal
20 Giugno 2018 - 24 Giugno 2018
Ruggero Deodato è per certi versi la memoria del cinema. Si è fatto le ossa sin da giovanissimo sui set di Roberto Rossellini, Renato Castellani, Carlo Ludovico Bragaglia, Riccardo Freda, Mauro Bolognini, ma ha anche lavorato con Antonio Margheriti, Sergio Corbucci, Mino Guerrini, Giorgio Ferroni. Ruggero Deodato è anche e soprattutto un regista di raro talento: usa il cinema e la televisione come un campo di battaglia dove si annida l’estremo e la macchina da presa diventa pura allucinazione del reale. Come ha scritto giustamente Manlio Gomarasca in un Nocturno Dossier a lui dedicato: «Un regista che difficilmente si riesce a collocare all’interno del panorama di genere italiano. Non si è legato a nessun filone ma ha creato diverse mode, sempre con l’ironia e l’amore dichiarato per la realtà che lo circonda. Il suo linguaggio è fresco e moderno ancora oggi. È fonte di imitazione e ispirazione per tutta una generazione di cineasti e il suo cinema fa ancora a discutere».
 
mercoledì 20
ore 17.00 Fenomenal e il tesoro di Tutankamen di Roger Rockefeller [Ruggero Deodato] (1968, 95′)
«Più un giallo che un superman all’italiana. Al centro c’è la maschera della mummia Tutankamen che è stata rubata. La ritrova il misterioso eroe mascherato Fenomenal, ma la maschera è un falso» (Giusti). «Tanta gente si aspettava da me un debutto come quello di Roberto Faenza o come Bellocchio. Ma io ero giovanissimo, avevo ventitré anni e scelsi di fare Fenomenal e il tesoro di Tutankamen. Debuttare e poi stare fermo, magari un anno o due, non mi andava. Così decisi di fare tutto ciò che mi veniva proposto» (Deodato).
 
ore 19.00 Zenabel di Ruggero Deodato (1969, 97′)
«Secondo (dopo Isabella, duchessa dei diavoli di Bruno Corbucci) e ultimo porno-fumetto di cappa e spada a avere l’onore di un passaggio cinematografico, Zenabel è talmente spinto e pesante nel sesso e nel gore per il tempo da essere un cult assoluto per i pochi fortunati che l’hanno visto. Lucretia Love, moglie del produttore e protagonista maschile del film, Mauro Parenti, è l’eroina Zenabel che muovendosi per la Ciociaria deve vendicare la morte del padre, un nobile spagnolo, punendo un perfido signorotto, John Ireland, che verrà castrato da una specie di trappola posta da lei chissà dove. È la scena più truculenta e assurdamente comica del film, violentino. Le parti di commedia sono affidate al vecchio Lionel Stander e a Fiorenzo Fiorentini, mentre Mauro Parenti è il buon brigante napoletano che alla fine scapperà con Zenabel» (Giusti). «Mi chiamò Mauro Parenti. La storia di Zenabel mi intrigava parecchio ed era pieno di belle ragazze. Mauro, come nel caso di Fenomenal, ha voluto ritagliarsi anche un ruolo d’attore, ma il cast era decisamente più interessante del film precedente» (Deodato).
 
ore 20.45 Ondata di piacere di Ruggero Deodato (1975, 90′)
Giorgio (John Steiner) è un cinico e manesco industriale a cui non piace essere contraddetto, soprattutto dalle sue donne che considera poco più che giocattoli da usare e possedere in attesa di avere qualcosa di meglio. Silvia (Elizabeth Turner), la sua compagna ufficiale, conosce bene le sue tendenze sadiche, ma è una ragazza troppo fragile per ribellarsi alle umiliazioni che l’uomo le infligge sia in pubblico che in privato. L’incontro causale con Barbara (Silvia Dionisio) e Irem (Al Cliver), una giovane coppia dalla sensualità solare che Giorgio ha deciso di invitare sul suo yacht, sfocerà in un prevedibile scambio di partner, ma i nuovi rapporti determineranno anche ribaltamenti di ruoli che l’industriale non sarà più in grado di gestire. «Siccome in quel periodo tutte le attrici avevano cominciato a spogliarsi, dalla Ornella Muti alla Eleonora Giorgi, cioè le rivali principali di Silvia, allora lei mi disse: “È ora che cominci a spogliarmi anch’io, e preferirei farlo con te”. In passato aveva usato una controfigura… Io non mi impicciavo… stavo fuori dalle sue decisioni […]. È difficile parlare con la moglie quando è nuda sul set, perché se le dici: “Guarda che ti devi mettere in quella posizione, invece che in quell’altra”, lei risponde: “Perché, cos’è che non va in questa? Dici che non vado bene?”. Insomma, è stato imbarazzante e ancora più imbarazzante è stato quando ha avuto un successo enorme» (Deodato).
 
giovedì 21
ore 17.00 L’ultimo sapore dell’aria di Ruggero Deodato (1978, 97′)
«Strappacore prodotto dai giapponesi che avevano adorato Ultimo mondo cannibale. Così seguiamo le avventure di un giovane nuotatore che ha trovato nello sport la vera famiglia. Potrebbe diventare un campione, ma si scopre un male incurabile» (Giusti). «Un giorno mi chiama mio fratello e mi dice: “Questa volta c’hai fregato… stiamo tutti a piagne!”. Aveva visto L’ultimo sapore dell’aria in televisione con tutta la famiglia e si erano commossi, solo che si erano persi i titoli di testa e non sapevano che stavano guardando una cosa mia. Se ne sono accorti nel finale, quando è uscita la scritta “regia di Ruggero Deodato”. Fu una bella soddisfazione. L’ultimo sapore dell’aria è l’unico film che è piaciuto ai miei parenti. Di solito i parenti stretti non ti fanno mai i complimenti, invece quella fu l’occasione per dimostrare loro che facevo buoni film…» (Deodato).
 
ore 19.00 Uomini si nasce poliziotti si muore di Ruggero Deodato (1976, 100′)
Uomini si nasce, poliziotti si muore è considerato fra i più violenti e anticonvenzionali polizieschi degli anni Settanta. Il merito è da addebitare da una parte al regista Ruggero Deodato e dall’altra alla sceneggiatura scritta da Fernando Di Leo. Risulta inedita la definizione psicologica e comportamentale dei due poliziotti protagonisti, appartenenti a una brigata anticrimine che ha completa libertà d’azione nella lotta contro la delinquenza: Alfredo e Antonio non esitano ad ammazzare a sangue freddo i criminali, mantenendo anche nelle situazioni più trucide un atteggiamento cinico e scanzonato. «L’impronta che volevo dare al film era diversa da quella del poliziesco all’italiana, più simile al modello americano. Era una pellicola molto violenta e usavo le ballate melodiche per alleggerire la tensione. C’era un realismo che potrei definire rosselliniano. Mi ricordo l’ambientazione, ho curato i particolari: quando loro tornavano a casa si sentivano nel chiostro delle scale le voci romane dei dirimpettai. Mi piaceva molto l’idea del contrasto tra la violenza messa in scena e la simpatia che questi due trasmettevano» (Deodato).
 
ore 20.45 Incontro moderato da Orio Caldiron con Lamberto Bava e Ruggero Deodato
 
a seguire Ultimo mondo cannibale di Ruggero Deodato (1977, 93′)
«La storia è quella di due bianchi, un ingegnere di una società petrolifera e il suo amico [Massimo Foschi e Ivan Rassimov, n.d.r.], che nella giungla di Mindanao finiscono nelle mani di una tribù cannibale. Orrende torture e grandi scene splatter come la bimba appena nata gettata in pasto ai coccodrilli e la povera Me Me Lay squartata in due e fatta arrosto per il banchetto cannibale» (Giusti). «Era una situazione selvaggia. Quando abbiamo preso i coccodrilli per legarli e fare i primi piani ci siamo accorti che non avevano le zampe: alcuni cinesi della troupe le avevano tagliate per farci elisir afrodisiaci. Era tutto un mondo così. Siamo finiti in un villaggio dove gli aborigeni non avevano mai visto un uomo bianco e sentito mai una voce straniera. Non avevano le vocali ed emettevano solo dei grugniti che dovevamo interpretare. […] Vivevano in famiglie di diciotto persone, uccidendo le femmine appena nate e mantenendone giusto qualche esemplare per poter procreare… ma non troppe» (Deodato).
 
venerdì 22
ore 17.00 Concorde Affaire ’79 di Ruggero Deodato (1979, 96′)
Durante un volo di collaudo, un Concorde precipita rovinosamente in mare vicino alle coste delle Antille. Un giornalista giunge sul luogo del disastro per scoprire il motivo dell’incidente. Grazie all’aiuto dell’unica superstite l’uomo scopre che responsabile di tutto è una multinazionale interessata a screditare il nuovo apparecchio. «La Universal aveva fatto questo film con Alain Delon, sul Concorde, con l’Air France. Quando Rossi [Giorgio Carlo, n.d.r.] voleva fare anche lui il film sul Concorde, chiese il permesso all’Air France che però glielo negò. Allora si è rivolto alla British, che invece gliel’ha concesso. A quel punto c’erano due film: quello con Delon e il nostro, che aveva il titolo internazionale S.O.S. Concorde. Senonché, mentre il film di Delon fu un flop, subito dopo distribuirono il mio che invece ebbe successo. Un film costato due lire che è andato meglio di quell’altro. In effetti, rivedendolo, mi rendo conto che era un film sfizioso, non giocato solo sull’aereo, c’erano ambienti diversi, era piacevole…» (Deodato).
 
ore 19.00 Inferno in diretta di Ruggero Deodato (1985, 91′)
Frances Houdson, giornalista di una televisione statunitense, viene incaricata di un importante servizio in una regione dell’Amazzonia. L’accompagnerà Mark, un efficiente cameraman. Si tratta di individuare ed intervistare un certo colonnello Horn, già implicato in un feroce massacro in Guyana. I due arrivano in un campo-base di produttori di droga, dove casualmente si trova anche il giovane figlio del proprietario della compagnia televisiva, fuggito di casa per sete di avventure, ma oramai pentito e tutto preso dall’idea di tornarsene in seno alla famiglia. Quando il piccolo aereo noleggiato da Frances arriva sul posto… «Più che altro, lì c’erano degli indios comandati da uno spacciatore di cocaina, quindi più crudeli, diversi, rispetto a quelli bonari di Cannibal. E poi, io cercavo sempre di allontanarmi al massimo da Cannibal: ogni volta che ci volevano entrare, io ne uscivo… Mi aveva troppo spaventato quell’esperienza, non avevo nessuna voglia di rifarla» (Deodato).
 
ore 20.45 Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (1979, 95′)
Quattro giovani reporter, tre uomini e una donna, si inoltrano nella giungla amazzonica che realizzare un documentario sugli usi e i costumi delle tribù locali. Dopo due mesi di silenzio e nessuna notizia da parte dei giornalisti, la BBC, che aveva sostenuto economicamente la spedizione, decide di inviare un antropologo sulle loro tracce. Il professor Monroe (Robert Kerman) riesce a conquistarsi le simpatie degli indios, ma questo gli servirà solo per capire che i quattro sono stati uccisi. «Il più celebre cannibal-movie mai girato in Italia, crudelissimo, con scene orripilanti di violenze sugli uomini e sugli animali. A un passo dallo snuff-movie» (Giusti). «Mentre Ultimo mondo cannibale è una storia di cinema, d’avventura, anche se ispirato al fatto reale del figlio di Rockfeller che sparì nella giungla, un po’ inverosimile, in Cannibal Holocaust ho fotografato il mondo del momento, dove la violenza dilagava dappertutto e la televisione era la cassa di risonanza che restituiva immagini sempre più cruente. Era il film della porta accanto, nel quale la gente poteva riconoscersi…» (Deodato).
 
sabato 23
ore 17.00 Un delitto poco comune di Ruggero Deodato (1988, 92′)
«Film di Deodato meno conosciuto di alcuni suoi titoli precedenti (Ondata dipiacere, Cannibal Holocaust, La casa sperduta nel parco) ma comunque interessante sotto diversi punti di vista. La trama è scritta da Gianfranco Clerici, che aveva già collaborato con Deodato per i suoi titoli più famosi; si tratta di una variazione del tema classico del doppio sviluppato egregiamente per esempio nel romanzo TheStrangeCaseof Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Robert Stevenson. Il protagonista, il promettente giovane pianista Dominici, contrae una malattia orrenda la progeria – che lo fa invecchiare a tempo record deturpando il suo aspetto fisico e rovinandogli la carriera artistica; man mano che il male si protrae anche la sua mente vacilla sempre più, portandolo a commettere orribili delitti. In qualche modo Clerici e Deodato possono aver spunto anche da The Picture of Dorian Gray di Oscar Wilde per la caratterizzazione di Dominici, ribaltando però il fatto che qui a differenza del romanzo l’invecchiamento non avviene sul quadro ma sul volto stesso del protagonista. Un’altra possibile ispirazione per Un delitto poco comune è da ricercare nel cinema di David Cronenberg, in particolar modo in TheFly (1986) […]. A interpretare il dramma umano ed esistenziale del protagonista ci pensa egregiamente Michael York; a coadiuvarlo ci sono una Edwige Fenech ormai nella sua parabola discendente (ma sempre bellissima) e l’onnipresente Donald Pleasence, qui nei panni del commissario di turno» (Marco Maculotti).
 
ore 19.00 La casa sperduta nel parco di Ruggero Deodato (1980, 91′)
«Girato in 19 giorni in America, tutto di notte (e ovviamente in interni a Roma). Lo stupro iniziale, gratuito e violentissimo come tutto il film, David Hess (noto per L’ultima casa a sinistra) lo fa con la moglie vera. Il resto del film vede un gruppo di ricchi borghesi finire ostaggio in una casa del pazzo Hess e del suo socio, un semi-ritardato interpretato da Giovanni Lombardo. Lì ci aspettano, ovviamente, altre scene di orrore e di tortura, soprattutto col coltello, e un po’ di stupri, anche se non guasta un sottile legame omo tra i due maniaci» (Giusti). Per Deodato è una delle sue opere preferite: «perché è riuscito un ottimo film, sia come riprese, sia come cast… c’è una bella fotografia. Lo abbiamo girato in tre settimane, tutto in notturna. Ero ancora molto gasato per Cannibal, quindi non avevo timore alcuno, per niente. Ed era la prima volta che facevo due film uno di seguito all’altro. Tra la fine di Cannibal e questo passò, credo, non più di un mese. […] Giravamo in una villa all’Olgiata».
 
ore 20.45 Camping del terrore di Ruggero Deodato (1987, 87′)
Un gruppo di ragazzi si reca in un camping per trascorrere un periodo di vacanza. Due anni prima due fidanzati erano stati lì uccisi. La medesima sorte li attende… «È la stessa storia dei centoventimila film del genere che hanno già fatto in America. L’unica cosa nuova è che c’è una specie di zombi, che poi uno zombi non è… […] Girando un film del genere, l’unica cosa che puoi fare è girarlo bene, in maniera tecnicamente ineccepibile. E basta. Posso dire che l’ambientazione, quella sì, è straordinaria e che sembra un film fatto in America [il film è stato girato a Campo Imperatore]» (Deodato).
 
domenica 24
ore 18.00 Minaccia d’amore di Ruggero Deodato (1988, 98′)
«Minaccia d’amore è un film che mi è piaciuto molto fare. Anzitutto, era una grande scommessa: perché far diventare assassino un telefono, che si vendica per essere stato respinto dall’amata, è una di quelle scommesse vere. E poi ho avuto la possibilità di andarmi a scegliere l’attrice in America […]. Il film è bello, e in particolare c’è un’ottima ambientazione, curata da Antonio Geleng, che è veramente uno scenografo eccezionale. […] Mi piaceva tutto del film, anche perché per la prima volta giravo a Roma, quindi potevo usufruire di tutti gli ambienti che di solito usano i registi impegnati. Io li ho potuti sfruttare in un thriller e mi ha fatto molto piacere» (Deodato).
 
ore 20.00 Mamma ci penso io di Ruggero Deodato (1992, 98′)
Mentre attendono all’aeroporto di Caracas l’aereo che li riporterà negli Stati Uniti, Jane Morris e i suoi figli Danny e Pearl, vengono coinvolti in una drammatica avventura. Un artigiano locale, che si serve di bambole fatte a mano per contrabbandare diamanti, regala a Pearl una bambola, ma quando questa casca per terra, i diamanti si spargono sul pavimento sotto gli occhi della polizia. Jane viene arrestata e i bambini affidati a un funzionario dell’Ambasciata americana. Ma Danny fugge perché vuole ritornare all’aeroporto e rintracciare l’artigiano che ha donato la bambola. «Subito dopo Cannibal Holocaust avevo pensato a un film che doveva intitolarsi Los Gamines. Doveva essere un film molto crudo e realistico, perché a Bogotà avevo visto questi ragazzi (losgamines) allo sbando, che rubavano e scippavano la gente per la strada […]. Mamma ci penso io lo hanno prodotto Giovanni Bertolucci e André Kobb. Era un periodo della mia vita in cui avevo bisogno di denaro e andai da Kobb con un’idea per un film, per farmi dare un anticipo. Non avendo per le mani niente, ripensai alla storia di Los Gamines e in una notte, prigioniero a casa di Kobb, scrissi tutto il soggetto di Mamma ci penso io» (Deodato).
 
Date di programmazione