Romano Scavolini
06 Settembre 2011 - 06 Settembre 2011
Retrospettiva “Orizzonti 1960-1978”. Festival di Venezia 2011
Proiezioni il 6 settembre, alle 17.00 in sala Volpi, con replica il 9, alle 15.00 sempre in sala Volpi.
La quieta febbre (1964, cm)
Diario Beat (1967, cm)
L.S.D. (1970, cm)
Attacco! (Zen Shin) (1970, cm)
Nel fervore del cinema italiano anni Sessanta cortometraggi e documentari sono terreni di sperimentazione per cineasti fantasiosi come Romano Scavolini, che lavora sulle immagini contaminandola con fotografie, fumetti, illustrazioni e sovvertendola con passaggi dal positivo al negativo e improvvise zoomate. Sperimentazioni non per puro gioco cinefilo o artistico, ma per ri/definire temi e ossessioni cari al regista: la guerra, la violenza insita nella società, la solitudine, il rapporto uomo-donna, fondamentalmente la sopravvivenza dell’individuo, sotto il peso delle tragedie che sconvolgono il Novecento, con l’occhio sempre rivolto alla storia americana raccontata attraverso le sue ferite sempre aperte (l’omicidio Kennedy, il Vietnam e il razzismo).
A Orizzonti 1960-1978 vengono presentati quattro lavori rappresentativi del “metodo” scavoliniano: La quieta febbre, documentario basato in gran parte su fotografie di violenza, soprusi, crimini e genocidi avvenuti nel mondo, accompagnate dai versi di Dylan Thomas («Le mani non hanno lacrime da spargere»); Diario Beat, nel quale una bellissima ragazza (Gabriella Boccardo, sorella di Delia), intervista e «provoca i passanti con domande ex-temporanee sulla felicità, lei così libera, disinibita. Diario Beat è una specie di prolungamento “espanso” di una sequenza del mio film La prova generale. In Diario Beat come in moltissime altre sequenze de La prova generale, il paesaggio stride radicalmente con il contenuto dell’intervista» (Scavolini); L.S.D., viaggio allucinato e psichedelico di un giovane poeta tossicodipendente, sotto gli effetti dell’acido: «Osservando i disegni realizzati mentre il poeta si trovava sotto l’effetto dell’L.S.D. si assiste ad una progressiva disintegrazione degli atomi dell’Essere. Il commento scritto da Valentino Zeichen è molto chiaro in questo senso: “Non dirò più io sono .. anche se fossi”» (Scavolini); Attacco! (Zin Shin), documentario sperimentale sul karate: tramite didascalie, voce over, citazioni di scritti arcaici giapponesi e fumetti si esplora l’immaginario delle arti marziali: « Attacco! è un film in cui ho cercato di mettere in aperta contrapposizione fra loro due aspetti della violenza: il primo, rappresentato dall’istinto primario della violenza stessa e della ricerca di un linguaggio corporale che finisce però per sfociare in una grottesca mimesi fumettistica fine a se stessa. Con il secondo aspetto invece, osservando come sia possibile dominare la violenza attraverso la ricerca di una “disciplina” interiore che conduce però ad una forma di ascesi impraticabile nella vita quotidiana. Le società moderne hanno esplorato ogni tipo di strategia alternativa per contenere la pulsione primitiva della violenza, ma a tutt’oggi non è stata trovata nessuna tecnica capace di eliminare del tutto la violenza insita nella natura umana se non si parte dalla radicale modifica del substrato che la nutre: la coscienza» (Romano Scavolini).