Cineteca Classic. Dalla Polonia con amore Jerzy Kawalerowicz e Walerian Borowczyk
06 Aprile 2014 - 06 Aprile 2014
Femmine folli e fatali riviste e rilette da due maestri del cinema polacco. Kawalerowicz delinea la figura femminile come elemento di “perdizione”: nella loro esuberante vitalità, nella loro “demoniaca” forza attrattiva, le donne scatenano inesorabilmente nei loro interlocutori maschili lacerazioni e turbamenti, instabilità, passioni travolgenti e gesti estremi. Ne è un esempio eloquente il film girato in Italia, Maddalena. L’erotismo per Borowczyk ha un unico inizio e un’unica fine: la donna, capace, nella sua semplice apparizione, di creare delle atmosfere surreali e oniriche. Inevitabile che il cineasta nella sua filmografia dovesse incontrare un’eroina della perdizione, Lulù, nata dalla penna del drammaturgo Frank Wedekind.
ore 17.00 Maddalena di Jerzy Kawalerowicz (1972, 116′)
Una donna giovane e attraente (Lisa Gastoni) è sposata da qualche anno, quando il marito muore in un incidente d’auto. Dopo un periodo di dolore, comincia riprendersi e a decidere di ritornare a una vita normale. L’incontro con un giovane prete (Eric Woolfe) è fatale. «Stracult alto-erotico con manie di grandezza mistico-contenutistiche che si scontrano con la produzione di cinema seriale italiano» (Giusti). Fotografia: Gabor Pogany. Musica: Ennio Morricone. Montaggio: Kim Arcalli.
ore 19.00 Lulù di Walerian Borowczyk (1980, 86′)
«Angelo sterminatore il cui passaggio fa esplodere conflitti e contraddizioni, causando suicidi e omicidi, Lulu finisce sotto il coltello di Jack lo Squartatore. È un film che va di corsa, ma senza affanno, con un’andatura leggera senza compiacimenti truculenti né pretese metafisiche, scenograficamente incorniciato (dallo stesso regista) in un ambiente déco che ha la grazia perversa di un Klimt. Nella sua apparente futilità decorativa, sottolineata dalla musica di Giancarlo Chiaramello, enuclea diversi temi di Wedekind, rispettandone la complessità. La Bennent non commette l’errore di recitare Lulu come una vamp: la sua dimensione di donna-oggetto è parallela e complementare al suo distruttivo e vendicativo potere erotico che nasce da una complicità totale con la natura» (Morandini).