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Cineteca Classic: Blake Edwards, il genio della commedia
06 Settembre 2015 - 06 Settembre 2015
«Cresce in una famiglia che lavora da sempre nel mondo dello spettacolo: suo nonno, J. Gordon Edwards, è stato un regista all’epoca del muto, mentre suo padre, Jack McEdwards, ha alle spalle una carriera di regista teatrale e produttore. […] È grazie all’amicizia con il regista Richard Quine che può all’inizio degli anni Cinquanta approdare nel mondo del cinema. Tra il 1952 e il 1962, infatti, collabora a molte delle sue sceneggiature – da Marinai a terra (1953) al poliziesco Il terrore corre sull’autostrada (1954) o il giallo L’affittacamere (1962). Nel 1953 sposa Patricia Walker, dalla quale ha due figli: la futura attrice Jennifer e Geoffrey che segue le orme paterne sulla strada della regia. Due anni dopo esordisce dietro la macchina da presa con il musical Quando una ragazza è bella, ma è con i film che hanno per protagonista Tony Curtis – da Le avventure di Mister Cory (1957) a In licenza a Parigi (1958), fino alla commedia antibellica Operazione sottoveste (1959) – che arriva il successo internazionale. Nel 1961 firma quello che viene considerato uno dei grandi classici della commedia sofisticata, Colazione da Tiffany, interpretato da Audrey Hepburn e George Peppard. […] Dopo il noir Operazione terrore con Glenn Ford, e il drammatico I giorni del vino e delle rose, in cui Jack Lemmon e Lee Remick combattono una battaglia senza tregua contro l’alcolismo, nel 1963, con La pantera rosa, interpretato da Peter Sellers nei panni dell’imbranato ispettore Clouseau, inaugura un nuovo filone di commedia. Il film ottiene un successo talmente sconvolgente da spingerlo a idearne un sequel: Uno sparo nel buio (1964) […]. Nel 1965 dirige La grande corsa interpretata da un cast d’eccezione composto da Jack Lemmon, Tony Curtis e Natalie Wood, mentre tre anni dopo è la volta di Hollywood Party, un omaggio al periodo del muto con uno straordinario Peter Sellers. Benché siano destinati a diventare pietre miliari del cinema d’autore, i due film si scontrano con un forte insuccesso che il regista attribuisce senza dubbio alla pressante invadenza degli studios. Nel 1969 decide così di abbandonare Hollywood insieme a Julie Andrews, diventata quell’anno sua moglie, e di trasferirsi in Inghilterra dove nel 1974 realizza la spy story Il seme del tamarindo, interpretata dalla ex Mary Poppins e da un tenebroso Omar Sharif. Il successo degli altri tre film della saga della Pantera Rosa realizzati durante gli anni Settanta, ancora interpretati da Sellers e per settimane in vetta al box office, gli permettono nel 1979 di realizzare la sceneggiatura che fino a poco tempo prima i produttori rifiutavano perché troppo audace. 10 si rivela uno dei maggiori successi degli anni Settanta e lancia Bo Derek verso la sua promettente carriera di “pin up”, spingendo più in là i confini della commedia sexy. Due anni dopo realizza SOB, commedia dal sapore autobiografico interpretata da Julie Andrews, che ritrae una Hollywood cinica e crudele. Nel 1982 Victor Victoria, per il quale ottiene una nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura, si rivela l’ennesimo successo di critica e pubblico. Negli anni Novanta, dopo aver diretto Ellen Barkin in Nei panni di una bionda (1991) e Roberto Benigni in Il figlio della Pantera Rosa (1993), decide di lasciare il mondo del cinema. Sale ancora su un palcoscenico nel 2004 quando si vede tributare dall’Academy l’Oscar alla carriera. Muore all’età di 88 anni in seguito alle complicazioni di una polmonite» (www.cinematografo.it).
 
ore 17.00 Il figlio della pantera rosa di Blake Edwards (1993, 90′)
«Quando la Principessa Yasmin di Lugash viene rapita, il Presidente in persona affida il caso al Commissario Dreyfus. A Dreyfus viene assegnato un giovane poliziotto locale che dovrebbe aiutarlo nelle indagini. Ben presto, però, Dreyfus comincia a notare alcune particolari ed allarmanti caratteristiche del suo nuovo agente: egli pronuncia male le parole, è immancabilmente leale e coraggioso, è tragicamente portato ad essere vittima e provocatore di incidenti, e per l’appunto si chiama Jacques. Effettivamente, le coincidenze sono troppe … e in Dreyfus compare quel “tic familiare” all’occhio. Jacques presenta Dreyfus a sua madre Maria che gli conferma i suoi peggiori sospetti: il “gendarme” è il figlio illegittimo di Jacques Clouseau… » (www.cinematografo.it). «È un patchwork di elementi presi in prestito qua e là: inseguimenti, autoscontri, un pizzico di spregiudicatezza anni ’90 (come nella gag del preservativo) e una serie di omaggi al giallo-rosa anni ’60. Chiaro che in tanta disinvoltura gli attori di contorno restino, appunto, di contorno, compresa una solare Cardinale nei panni della madre» (Ferzetti).
 
Capolavori restaurati
ore 19.00 Colazione da Tiffany di Blake Edwards (1961, 115′)
L’insicura, vitale, nevrotizzata texana Holly Golightly si innamora di un giovane scrittore in una New York magica. Gli anni Sessanta sono appena iniziati e John Fitzgerald Kennedy è insediato da pochi mesi: in un’America che si prepara al cambiamento, Blake Edwards fa le prove generali per le sue successive follie mentre i diamanti della leggendaria gioielleria Tiffany, gli abiti di Givenchy, l’acutezza di Truman Capote e la memorabile sfacciataggine di Audrey Hepburn fanno il resto. Il risultato è una commedia sofisticata tra satira e sentimenti che getta un ponte tra passato e presente e “ispira” direttamente milioni di donne, prima che la Manhattan glamour dell’epoca si trasformi nell’irriconoscibile inferno contemporaneo di Il diavolo veste Prada e Sex and the City. Audrey intona l’eterna Moon River al davanzale, ma il resto della colonna sonora di Henry Mancini non è da meno. Delle cinque nomination all’Oscar, due si trasformano infatti in statuetta: per le migliori musiche e la migliore canzone. Quando a Givenchy fu detto che la «signorina Hepburn» voleva vederlo, lo stilista francese credeva di dover incontrare Katharine Hepburn: ma la delusione si trasformò in un’amicizia e un sodalizio professionale che sarebbero durati tutta la vita.
Prezzo unico: 4 euro
 
ore 21.00 Victor Victoria di Blake Edwards (1982, 130′)

«Siamo a Parigi nel 1934 e Victoria, una cantante ridotta alla fame, incontra un artista di cabaret, Toddy, licenziato per la lite con un amichetto, che ha provocato una gran rissa. Siamo nel mondo “gay”. Toddy e Victoria decidono di creare un personaggio di successo. Victoria diventerà Victor, un nobile polacco, molto femmineo, con buone doti di ballerino e di cantante. In breve, la Parigi dei nights è conquistata dalla nuova stella. Tra i suoi ammiratori vi è un boss affarista di Chicago, King Marchand, che dubita della identità di Victor, e assolda un detective privato per accertarsi se è veramente un uomo o una donna» (www.cinematografo.it).

Date di programmazione