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Anton Giulio Majano. Il regista dei due mondi
03 Ottobre 2017 - 08 Ottobre 2017
«Il nome di Anton Giulio Majano (Chieti, 1909 – Marino, 1994) ha un significato importante e profondo per chi ha vissuto, in veste di telespettatore, la grande stagione della televisione italiana degli anni ’60 e ’70. Majano ha firmato alcuni dei grandi capolavori di quel periodo: ha fatto commuovere gli italiani con La cittadella, li ha coinvolti con le avventure di David Copperfield, li ha visti partecipare ai drammi di E le stelle stanno a guardare. Majano, che si è destreggiato con grande abilità negli snodi della storia, reinventando il Medioevo della Freccia nera, il senso della decadenza della Mitteleuropa in Due prigionieri, il Settecento britannico del Signore di Ballantrae, è stato egli stesso un personaggio al crocevia dei tempi, un uomo capace di creare potenti raccordi tra il passato e il presente, tra il cinema neorealista e la televisione, tra la grande tradizione del melodramma e le premesse della docufiction. Capace di orchestrare trame complesse, da dipanare per ore e ore, scavando nella psicologia dei personaggi, raccontandone le loro più intime pulsioni, con una regia meticolosa e confidenziale» (dalla quarta di copertina del libro di Mario Gerosa Anton Giulio Majano. Il regista dei due mondi). Grazie alle ricerche e alle analisi di Gerosa si ritorna a parlare e a vedere le opere di questo grande cineasta, un perfetto incrocio tra Alessandro Blasetti (l’innovazione) e Luchino Visconti (l’accurata messa in scena). La rassegna comprende sia lavori cinematografici e sia televisivi, perché Majano più di ogni altro è riuscito a essere autore di questi due mondi così lontani e così vicini.
Rassegna in collaborazione con Rai Teche
 
martedì 3
ore 17.00 Cento serenate di Anton Giulio Majano (1954, 95′)
«Alle bellezze di Napoli Majano rese omaggio a più riprese: prima di girare Cento serenate, aveva collaborato alla sceneggiatura di Marechiaro di Giorgio Ferroni e a quella di Città canora di Mario Costa, dove si raccontano le meraviglie del capolavoro partenopeo. Quella città che “è tutta musica e poesia”, come spiega una strofa della canzone posta a mo’ di incipit di tutta la storia, in Cento serenate viene descritta con gusto olografico, mostrando una serie di scorci da cartolina. Come certi film di Mario Costa e di Camillo Mastrocinque, Cento serenate fa l’effetto di un’attualizzazione e di una continuazione dell’opera degli artisti ottocenteschi della Scuola di Posillipo, il gruppo di pittori che tra il 1820 e il 1860 immortalarono nei loro dipinti i monumenti, i costumi e i paesaggi di Napoli. […] La storia è semplice, per non offuscare la necessità primaria, che è quella di descrivere la città. Giulio, marinaio e cantante, è fidanzato con Maria, una bella fioraia. Questo idillio di gente comune è minato il giorno in cui giunge in porto dall’America il transatlantico Saturnia» (Gerosa).
 
ore 19.00 La domenica della buona gente di Anton Giulio Majano (1953, 98′)
«L’interesse del regista si rivolge soprattutto alla vita quotidiana nei quartieri INA Casa ai tempi di De Gasperi. La macchina da presa ci porta direttamente nelle case della buona gente del titolo, persone semplici che la domenica vanno allo stadio e che giocano al Totocalcio, che si accontentano di poco e non hanno grandi ambizioni. Subito ci affezioniamo a Giulio (Renato Salvatori) e a Sandra (Maria Fiore), la fidanzata del balcone di fronte, la cui esistenza è scandita da piccoli, importanti, rituali, quali la visita dei parenti “ricchi” che arrivano da Montefiascone, la partita a scopone dopo pranzo, la passeggiata per andare a comprare il gelato. […] Alla serena semplicità di questi due ragazzi di belle speranze fa da sfondo il grande evento della domenica, la partita»(Gerosa).
 
mercoledì 4
ore 17.00 La rivale di Anton Giulio Majano (1955, 81′)
«Protagonista della Rivale, ambientato in Italia nel 1908, è il maggiore Roberto Serni (Gérard Landry), ufficiale di un reggimento di lancieri, uomo elegante dall’impeccabile aplomb e di nobili origini […], fidanzato con la contessa Agnese Marchi (Maria Mauban), donna altera e molto fine della stessa genia delle protagoniste del Piacere e del Fuoco. […] Incrina questo sogno d’amore snob l’arrivo della giovane Barbara Candi (Anna Maria Ferrero), la figlia del prefetto. […] È una storia raccontata negli anni Cinquanta ma dal gusto fané, che fa parte di un cinema un po’ retrodatato che sa di alchermes e di punch, che fa l’impressione di una vicenda del periodo dei telefoni bianchi. […] Un soggetto un po’ anacronistico, in un momento in cui Michelangelo Antonioni raccontava le incomprensioni e l’incomunicabilità della borghesia di allora, e Fellini rileggeva in chiave onirica l’esistenza stralunata di Gelsomina e Zampanò. Majano comunque va dritto per la sua strada e persegue metodico l’ideale di un cinema coerente e forse un po’ fuori contesto. Ne deriva un film intriso di melodramma e nobiltà che nell’insieme ricorda un romanzo di Liala, ma che in alcune singole sequenze appare molto più ambizioso» (Gerosa).
 
ore 19.00 I fratelli corsi di Anton Giulio Majano (1961, 115′)
«Buona parte della produzione di Anton Giulio Majano è legata a doppio filo con il XIX secolo. La grande narrativa di Victor Hugo, di Alexandre Dumas e di Honoré de Balzac ha molto in comune con il gusto ampio e magniloquente di molti sceneggiati del regista di Jane Eyre. […] Appare quindi interessante […] I fratelli corsi, un film uscito nel 1961 e tratto dall’omonimo romanzo di Alexandre Dumas padre, che testimonia l’approccio del regista nei confronti di un’opera classica, di ampio respiro, della grande letteratura francese ottocentesca. […] Dal canto suo, Majano resta aderente al romanzo e crea un solido film di cappa e spada con amori, passioni contrastate, duelli e banditi mascherati sullo sfondo di paesaggi spettacolari, un’opera sul genere dei film d’avventura di Christian-Jacque, nella linea di Fanfan la Tulipe. Ma I fratelli corsi è significativo anche per un altro motivo: con questo film Majano dà il definitivo addio al cinema per consacrarsi a tempo pieno alla televisione» (Gerosa).
 
ore 21.00 L’ammiraglio di Anton Giulio Majano (1965, 93′)
«La vicenda del film – tratto dal romanzo Il clandestino di Mario Tobino […] – è ambientata a Medusa, un comune immaginario della Versilia, nel quale però si può ravvisare Viareggio. Qui, all’indomani dell’8 settembre 1943, un gruppo di cittadini uniti dagli stessi ideali decide di contrastare gli ultimi fuochi del Fascismo, formando un gruppo di combattimento che possa dar man forte alla Resistenza, con azioni che possano indebolire gli avversari, sabotando ponti, ferrovie e depositi di armi» (Gerosa).
 
giovedì 5
ore 18.00 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Tutto di lei tranne il nome di Anton Giulio Majano (1973, 66′)
«La serie Qui Squadra Mobile, composta da due stagioni, andate in onda nel 1973 e nel 1976 è indicativa sia della vena giornalistica di Majano, sia dell’intenzione di girare serie poliziesche con un format inedito, che esulasse dalla pura descrizione delle imprese dei tutori della legge. […] Il taglio della regia di questi episodi è decisamente giornalistico. È come se per ogni storia Majano con Massimo Felisatti e Fabio Pittorru, gli autori degli soggetti, avessero attinto da fatti da cronaca, trasformati poi in docufiction. Il senso delle trame di Qui Squadra Mobile è di una forte aderenza alla realtà» (Gerosa).
 
ore 19.15 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Rapina a mano armata di Anton Giulio Majano (1973, 73′)
Copie provenienti da Rai Teche
 
ore 20.30 Incontro moderato da Orio Caldiron con Oreste De Fornari, Mario Gerosa, Mita Medici, Giuseppe Pambieri, Biagio Proietti, Vito Zagarrio
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Mario Gerosa, Anton Giulio Majano. Il regista dei due mondi (Falsopiano, 2016).
 
a seguire La voce nel bicchiere diAnton Giulio Majano (1959, 69′)              
«Forse non è noto come il dottor Andrew Manson [il protagonista de La cittadella, n.d.r.], ma il professor Annibale Anselmi, insegnante di lettere e filosofia al Liceo Ariosto di Roma, il protagonista de La voce nel bicchiere, è uno dei personaggi più riusciti e complessi della produzione televisiva di Majano. Quel professore dal piglio autorevole, interpretato con maestria da Aldo Fabrizi che in quell’occasione, nel settembre del 1959, fece il suo esordio in televisione, inaspettatamente, per uno scherzo del destino, si trova al centro di una vicenda non meno poetica che malinconica. Una sera, in tinello, mentre si applica con dedizione a uno studio sull’empirismo inglese, comincia a sentire una voce di donna, cosa molto strana giacché nel suo appartamento di scapolo non c’è nessuno» (Gerosa).
Copia proveniente da Rai Teche
 
venerdì 6
ore 17.00 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Un caso ancora aperto di Anton Giulio Majano (1973, 74′)
 
ore 18.15 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Il saltafossi di Anton Giulio Majano (1973, 61′)
 
ore 19.20 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Un’indagine alla rovescia di Anton Giulio Majano (1973, 68′)
 
ore 20.45 Qui Squadra mobile – Cronache di polizia giudiziaria: Senza difesa di Anton Giulio Majano (1973, 85′)
Copie provenienti da Rai Teche
 
sabato 7
ore 17.00 Quell’antico amore di Anton Giulio Majano (1981, prima puntata, 76′)
«Si ha l’impressione che con Quell’antico amore, tratto dal romanzo omonimo di Carlo Laurenzi, Majano, a settant’anni compiuti, volesse rivisitare il genere dello sceneggiato. Venticinque anni dopo i suoi primi grandi teleromanzi storici, Majano alleggerisce la carica melodrammatico-sentimentale della sua regia per strutturare una narrazione più neutra e lineare, la recitazione non è più “televisivamente retorica” come una volta, ma più asciutta e cinematografica. La storia, che si svolge tra il 1852 e il 1854, racconta una passione clandestina di Carlo III, duca di Parma (Giuseppe Pambieri), per una giovane donna, la marchesa Emma Vernaldi (Isabella Goldmann), conosciuta in Versilia» (Gerosa).
 
ore 18.20 Quell’antico amore di Anton Giulio Majano (1981, seconda puntata, 72′)
 
ore 19.40 Quell’antico amore di Anton Giulio Majano (1981, terza puntata, 75′)
 
ore 21.00 Quell’antico amore di Anton Giulio Majano (1981, quarta puntata, 76′)
 
ore 21.30 Quell’antico amore di Anton Giulio Majano (1981, quinta puntata, 76′)
Copie provenienti da Rai Teche
 
domenica 8
ore 16.30 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (prima puntata, 1975, 72′)
«La struttura di questa “storia del Trecento cavata dalle cronache del tempo” si riallaccia in maniera abbastanza lineare ai film in costume di Alessandro Blasetti, oltreché al Marco Visconti di Mario Bonnard. È uno sceneggiato importante, perché reinterpreta in chiave televisiva il cinema storico italiano degli anni ’30 e ’40. È come un revival sotto forma di sceneggiato, un doppio revival, giacché si sommano la rievocazione storica di Tommaso Grossi, che nell’800 fece rivivere un importante capitolo della storia di Milano, e la rivisitazione di Majano della cultura cinematografica italiana sviluppatasi tra le due guerre» (Gerosa).
 
ore 17.45 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (seconda puntata, 1975, 62′)
 
ore 18.50 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (terza puntata, 1975, 59′)
 
ore 20.00 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (quarta puntata, 1975, 68′)
 
ore 21.15 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (quinta puntata, 1975, 50′)
 
ore 22.15 Marco Visconti di Anton Giulio Majano (sesta puntata, 1975, 62′)
Copie provenienti da Rai Teche
 
Date di programmazione