Dopo un’infanzia sul lago di Bolsena e la maturità al liceo scientifico di Viterbo, Paolo Bologna si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Architettura. Segue i corsi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, dove debutta come attore in due saggi del regista Guido Compagnoni; è poi nel Macbeth, con la compagnia Scenaperta. Sperimenta il cinema in super8, gira tanti cortometraggi sperimentali con il grafico e compagno di studi Alberto Hohenneger, film legati al cinema delle avanguardie storiche cinematografiche. Porta il cinema nelle performance della Postavanguardia teatrale romana, crea multi-proiezioni nei teatri off del Beat ’72 e della Piramide, lavora come scenotecnico e coregista con La Gaia Scienza, Ennio Fantastichini e Benedetto Simonelli. Nel 1982 debutta nel cinema di fiction con Fuori dal giorno, film metropolitano dal budget ridotto, scritto, diretto, montato e prodotto dallo stesso; ben accolto dalla critica, riceve qualche premio e diventa un caso, un esempio del nuovo cinema indipendente, di etichetta neorealista. Scrive tre racconti gotici per il cinema e la televisione, ma non riesce a produrli. Nel 1987 fonda con Donatella Palermo la Myskin film, casa di produzione il cui nome deriva da quello del principe del romanzo L’idiota di Dostoevskij. Insieme producono Il senso della vertigine, film noir ambientato in provincia, da lui scritto e diretto, in concorso al Mystfest di Cattolica nel 1991. Realizza qualche lavoro per la Rai e un documentario industriale. Sommerso da problemi finanziari e scoraggiato dall’eterno clima negativo del cinema italiano, nel 1993 lascia il cinema per dedicarsi all’architettura; realizza case ed appartamenti, sempre coltivando la sua vocazione di viaggiatore e fotografo; gli ultimi 10 anni li passa per buona parte dell’anno in Oriente e nel Sudest asiatico, scrive due libri di viaggio. Nel 2014 riesuma tutto il materiale filmico legato al periodo delle sue sperimentazioni cinematografiche e del teatro d’avanguardia della fine anni Settanta; lo restaura, digitalizza e aggiunge musiche ed effetti. Certo di riportare alla luce opere di valore storico ed artistico, considera il risultato (che presenta in anteprima al cinema Trevi) il traguardo più alto del suo cinema. In fondo, ritiene di essere stato sempre uno sperimentatore incapace di compromessi.
Il senso della vertigine. Il cinema di Paolo Bologna
06 Marzo 2015 - 06 Marzo 2015
ore 17.00 Il senso della vertigine di Paolo Bologna (1991, 84′)
Giacomo è un ragazzo di provincia, appassionato lettore di libri gialli. Ha abbandonato una promettente carriera calcistica in seguito ad una brutta frattura e ora lavora in una rivendita di camper e motoscafi sul lago, quello stesso lago dove si ritira a pescare. La sua vita scorre senza felicità e senza dolori, spegnendo nell’anonimato sogni e desideri. Ma l’incontro con Sara, sospettata dell’omicidio del marito, un ricco possidente della zona, cambia improvvisamente la sua esistenza. Per scriverlo Bologna segue le fasi di un processo di omicidio passionale, studia a fondo tante storie raccontate nella provincia, nella letteratura italiana; la provincia come luogo metafisico dell’esistenza. Le riprese del film, nell’estate del 1988, sono risultate particolarmente difficili, vista la grande quantità dei plein-air e con una troupe ridottissima. Il film è dedicato a Charles Williams, il grande giallista americano degli anni Cinquanta e Ottanta.
ore 18.40 Fuori dal giorno di Paolo Bologna (1982, 80′)
Nel suo doppio mestiere di piccolo spacciatore e regista filmaker, come camminatore instancabile, Leo ci conduce tra i personaggi della grande metropoli (la Roma delle periferie del boom economico), nel suo ritmo quotidiano, dall’alba al tramonto di una torrida giornata estiva. Personaggi assurdi ed iperreali, situazioni fugaci, rapporti duri. Le scene del film che sta girando e quelle della realtà sembrano intrecciarsi e confondersi quasi senza soluzione di continuità. Il soggetto attinge alla tradizione del neorealismo italiano, “film tutto in un giorno e sulla strada”, dentro Roma, come Ladri di biciclette di De Sica-Zavattini e La notte brava di Bolognini-Pasolini, oltre al protagonista piccolo delinquente metropolitano ribelle, come Accattone di Pasolini e Fino all’ultimo respiro di Godard; ma viene raccontato con i ritmi dilatati e le scatole spaziali vicini ad Antonioni de La notte e L’eclisse. Gli altri riferimenti sono la metropoli come spazio di solitudine di Taxi Driver di Scorsese-Schrader e l’uomo eternamente in fuga e cinema nel cinema di certo Hitchcock.
ore 20.10 Incontro moderato da Paolo Luciani con Paolo Bologna, Enzo Bargiacchi, Bruno Di Marino, Memè Perlini, Bruno Roberti
11 filmati di cinema sperimentale di Paolo Bologna 1977-84 (54′)
Olimpica di Paolo Bologna (1977, 16′)
«La ricerca linguistica di Olimpica (è il nome della grande arteria viaria dentro Roma, creata in occasione delle olimpiadi di Roma del 1960) era quella di sperimentare una sorta di musica filmica che avesse una partitura-battitura simile a quella musicale, trovare i legami intimi tra film e musica. Ero per di più ossessionato, disgustato dalla società delle macchine e dei consumi, del suo ciclo violento e disumano, quella strada sembrava contenere il suo respiro. Questo piccolo Koyaanisqatsi ante litteram, girato e montato nel 1977, utilizzava per la proiezione lo stesso tipo di musica minimalista (Terry Riley) del film successivo di G. Reggio (Philip Glass). Olimpica risulta essere anche una danza, ipnotica ed affascinante-quanto mortale, dell’uomo macchina spersonalizzato» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Movjole-Jole catturata dalla moviola di Paolo Bologna (1977, 7′)
«Jole è stata catturata dalla moviola e non riesce ad uscire; era andata a sedersi su un muretto, a strapiombo su di un vasto panorama aereo, quando la moviola l’ha catturata. La fa andare avanti ed indietro, la bombarda di gelatine colorate, cieli improbabili, la fulmina con stop-frame continuati; il tempo non è più quello di Zeus, ma ondivago, invece che 24 fotogrammi al secondo sembra trascinato da un paio di buoi; e poi d’improvviso il quadro esce fuori dai pattini della moviola…» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Tiburtina’ Dream di Paolo Bologna (1977, 4′)
«Tiburtina’ Dream è la cinepresa presa a calci, vola in alto fra i palazzi mentre un autobus velocissimo ci porta finalmente fuori da un quartiere simbolo della Roma della speculazione intensiva del dopoguerra; enormi costruzioni senza verde, castelli […], costruiti in altezza e in larghezza, senza una curva, una traccia di armonia o grazia, al fine di ottenere il massimo spendendo il minimo, riempiendo il quartiere di nuova gente inurbata» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Expanded Jole di Paolo Bologna (1977, 8′)
«Expanded Jole si muove tra due scatole concepite come spazio dato: il tunnel-corridoio circolare di un interno di palazzo, e i tunnel notturni illuminati della metropoli. […] A portarci dentro al film è l’ombra di una cinepresa, a portarci fuori è un proiettore di cinema con la bobina oramai esaurita. Interno ed esterno, continuamente si inseguono. Jole, come sorte di corriere-guida, ci precede nel corridoio, inseguita dalla cinepresa; lo spazio è dato, immutabile, come una sua ossessione» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ocean, Man, Faeces di Palo Bologna (1977, 2′)
Un uomo fa i suoi bisogni in una costruzione aperta sulla spiaggia di fronte l’oceano.
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Jole‘ Pavane di Paolo Bologna (1977, 2′)
«Inquadratura fissa, con Jole che si muove nello spazio come fosse una nota fissa in uno spartito musicale. La pavana è una danza barocca in 4 tempi. Qui sono 4 passaggi più uno parziale e rallentato» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ketama Lumière di Paolo Bologna (1977, 3′)
«Inquadratura fissa in un cortile di una casolare sui monti del Ketama. Il riferimento è ai fratelli Lumière come tempo cinematografico puro; in questo caso privo di apparenti attrazioni se non la semplice vita che scorre» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Museo residuo del mare di Paolo Pitagora (1977, 2′)
«Quell’architettura fatiscente e abbandonata vicino alla spiaggia, isolata e lontana da qualunque altro manufatto, un luogo deserto senza traccia di umani. […] Ma la sorpresa era dentro. Era un perfetto museo d’arte contemporanea, con dipinti di vasi con fiori, graffiti alle pareti, segni e simboli su altre, enormi lettere di alfabeti diversi, muretti con paia di scarpe abbandonate; padelle come residuo di utilizzo come umano ricovero […]; oggetti abbandonati, tutto era un’esposizione di ready-made significanti. E dagli squarci del muro si vedeva il mare che caricava il tutto di una valenza temporale straordinaria» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Guerre stellari – Jole in the crowd di Paolo Bologna (1977, 2′)
«Il 1977 è l’anno della seconda grande ondata di protesta della cultura giovanile.
“Siamo realisti, chiediamo l’impossibile!”. Le bobine di film erano due, la seconda me la sequestrò un carabiniere: erano i tempi in cui si sparava alle manifestazioni , i pacifici erano sequestrati dai violenti di ogni parte e colore. Nel montaggio ho privilegiato i momenti individuali: un ragazzo si gira a cercare qualcuno che ha perduto tra la folla; un altro si fissa a guardare delle ragazze carine come qualcosa di irraggiungibile. Il film, nei manifesti cinematografici inquadrati, dicono tanto del periodo e del cinema: Guerre Stellari, film che segnò la definitiva morte del grande cinema artigiano ed “epico” (western-horror) italiano, Squadra antitruffa (il poliziottesco che sopravvisse ancora per poco), Holocaust 2000, film sulla paura dell’energia nucleare» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire J&A+ di Paolo Bologna (1977, 3′)
«J sta a Jole. A sta ad Alberto, + sta come additivo. L’additivo era semplice hascish o più raramente marijuana. Ritrovare il gioco infantile, il “fumo” era questo; ritrovare quel momento ludico, fuori dalla realtà, significava continuare a rendere sociale, l’eredità delle sperimentazioni dei poeti dell’800 e della Beat generation, reclamare una realtà più a misura dell’infanzia dell’uomo che non dell’uomo adulto schiavo della macchina e dell’economia» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Il demone del telecomando di Paolo Bologna (1984, 5′)
«Avevo già debuttato nel cinema narrativo e facemmo un cortometraggio di fiction in bianco e nero, con dei chiari riferimenti al cinema muto narrativo classico e surreale. Buona parte del montaggio fu fatto “in macchina”, cioè calcolando anticipatamente la consequenzialità delle inquadrature e la loro durata» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
3 spettacoli della Postavanguardia teatrale romana 1979-80 (42′)
Filming and editing Il ladro di Bagdad di Paolo Bologna (1979, 22′)
«Lo scenario, il luogo delle performance, sono i giardini della Reggia di Caserta, il 22-24 giugno 1979. Barberio Corsetti è supportato, per la dicitura dei testi da Ennio Fantastichini, da Francesco Baldi ed Adriano Vecchiotti (già scenografo con il gruppo) come accompagnatori musicali, ora fissi ora itineranti, con improvvisazioni di strumenti a fiato. Le riprese (in tre luoghi dell’azione scenica) furono impostate in quadri rigorosamente fissi e dal valore pittorico, […] con una leggera variante finale (ravvicinato per il quadro tre). […] Nel montare il girato, 35 anni dopo, visto che le riprese senza sonoro risultavano particolarmente statiche, ho aggiunto […]idee in linea con tutto il meta-cinema sperimentato nei precedenti anni 1977-78» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ensemble di Paolo Bologna (1980, 10′)
«Ensamble è la terza ed ultima collaborazione con La Gaia Scienza, gruppo costitutivo della Postavanguardia teatrale italiana, (composto da Giorgio Barberio Corsetti, Nunzia Camuto, Marco Solari ed Alessandra Vanzi) riunitosi proprio in occasione dello spettacolo. La riproposizione cinetica si basa principalmente sui due filmati super8, proiettati all’interno dello spettacolo, sui testi critici di Enzo Bargiacchi, sulla brochure dello spettacolo e altri materiali» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire La battaglia di Anghiari di Paolo Bologna (1980, 10′)
«La battaglia di Anghiari è la seconda ed ultima collaborazione con Benedetto ed Esmeralda Simonelli. La riproposizione cinetica si basa principalmente sui due filmati super8, proiettati all’interno dello spettacolo, sui testi critici di Enzo Bargiacchi, sulla brochure dello spettacolo e su dichiarazioni dello stesso Benedetto Simonelli. Per effettuare le riprese Benedetto ed Esmeralda si immersero tra le onde del mare di Ostia: erano i primi giorni di gennaio di un giorno di tramontana…» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito