Alla morte del padre, Daniele Incalcaterra eredita 5000ettari di terreno in uno degli ultimi luoghi al mondo che abbiano resistitoalla conquista dell’uomo – il Chaco paraguayano, luogo dove al contempo entranoin gioco forze tragiche e si mette in scena una sorta di western classico: terra da colonizzare, ricchezze da sfruttare, indigeni da sterminare – e decide di restituire la terra ai nativi che lì vivono da sempre. Ma le compagnie petrolifere, i coltivatori di soia transgenica e gli allevatoriche operano nel territorio non sono dello stesso parere. Il film denuncia lestorture del passato – durante gli anni bui del regime di Stroessner, quando leterre vergini venivano cedute ad affaristi stranieri e amici del dittatore – edespone le contraddizioni dell’oggi, in un paradiso naturale devastato da unadeforestazione compiuta in nome del capitale.
I set della realtà – I film di Daniele Incalcaterra
04 Dicembre 2015 - 05 Dicembre 2015
«Una donna che urla la sua protesta, un gruppo di detenuti che canta un inno alla coca, un teschio che liberato dalla terra rivela la sua forma. E ancora, l’immagine del Che, quella di Forlani, quella di Raul che guida i compagni della Zanon. E infine, la sua, alla guida di un 4×4 che lo porta nel Chaco. Il cinema di Daniele Incalcaterra è pieno di volti che si fissano nella memoria, perni di storie da raccontare ma anche icone, simboli a volte inconsapevoli di piccole e grandi mitologie. Nei suoi documentari il termine “rappresentazione” è pieno di significato: i corpi diventano soggetti e agenti di una scena che è allo stesso tempo – e a volte nello stesso modo – sociale e filmica. Da vedere e da abitare.
Incalcaterra è convinto che bisogna vivere prima di filmare e che per filmare bene ci si deve fare attraversare dalla realtà. Il suo cinema non è mai solo osservazione; la cosiddetta giusta distanza viene percorsa avanti e indietro continuamente, strattonata, a volte, ma mai ignorata. Filmare è un atto creativo e quando la macchina da presa parte, la realtà inizia a trovare la sua forma. Il mondo che viene organizzato sullo schermo esiste davvero e si confronta con la vita di chi ha fatto il film e di chi l’ha visto. Niente è come prima: qualcosa è cambiato. Incalcaterra da sempre impugna politicamente questa consapevolezza e con i suoi film costruisce relazioni tra le persone che sfidano la contingenza e, a volte, partecipano alla Storia. Trovare il volto dei genitori desaparecidos per permettere a Karina di continuare a vivere, dare una forma all’autogestione operaia di una fabbrica perché possa diventare un esempio, o, ancora, filmare il proprio tentativo di restituire ai nativi una terra mal posseduta significa credere nella capacità del cinema di essere un agente attivo nel mondo» (Luca Mosso).
Retrospettiva a cura di Filmmaker
venerdì 4
ore 17.00 Contr@site di Fausta Quattrini e Daniele Incalcaterra (2003, 87′)
A Vallegrande, sulle montagne boliviane, un piccolo gruppodi documentaristi europei segue le ricerche di un team di antropologi cubani,decisi a ritrovare il luogo dove sono sepolte le spoglie del rivoluzionarioargentino Ernesto Che Guevara. A integrare il progetto, un sito web perraccogliere materiali e testimonianze, raccontare i loro progressi e leopinioni personali degli abitanti del luogo. InContr@site il regista abbandonano il territorio del documentario tradizionale, aprendosi alla contaminazione ealla sperimentazione dei linguaggi del web. Nel susseguirsi di sequenzefiltrate dallo schermo del computer e dalle riprese della webcam, siricostruisce un collegamento fra immagini, luoghi e utopie, di ieri e oggi.
Sottotitoli in italiano
ore 19.00Terre d’Avellaneda di Daniele Incalcaterra (1993, 84′)
Nella fossa comune clandestina nel cimitero diAvellaneda, dove gli oppositori politici del regime venivano sepolti, un gruppodi ricercatori – l’Equipo Argentino de Antropología Forense – lavora senzasosta, cerca di dare un nome e un’identità ai corpi di tanti desaparecidos, leggendo gli scheletri come fossero libri, identificando ferite, segni, fori diproiettili. Il primo passo per arrivare a incriminare gli aguzzini eristabilire quella giustizia che la politica ha scelto di non garantire. KarinaManfil ha vent’anni e vuole ritrovare i suoi genitori, militanti peronisti,spariti nel 1976. Sopravvissuta al massacro della famiglia, si apre a undialogo con gli anatomo-patologi nella speranza di seppellire i suoi morti etornare così alla vita.
Sottotitoli in italiano
ore 21.00 Repubblica nostra di Daniele Incalcaterra (1995, 78′)
Due magistrati del pool di Mani pulite: PiercamilloDavigo e Antonio Di Pietro; due candidati alle elezioni: Gianni Pilo, direttore dell’istituto di sondaggi Diakron, l’uomo che con le sue analisi fu una delle figure-chiave del successo berlusconiano, e un operaio ex comunista dell’Alfa Romeo, Alvaro Superchi. Quattro attori di una tragicommedia che racconta le elezioni del marzo 1994, il crollo della Prima repubblica e la nascita di una nuova concezione della politica. Dal marzo al dicembre 1994, il film testimonia un periodo complesso della storia italiana, squadernando i metodi organizzativi e la filosofia del “partito-azienda” e affrontando il nodo dei rapporti tra politica, magistratura e informazione nel nostro Paese.
Sottotitoli in italiano
sabato 5
ore 16.30 FaSinPat – Fábrica sin patrón di Daniele Incalcaterra (2004, 65′)
Provincia di Neuquén, Patagonia argentina. La Zanon, fabbrica di ceramiche creata durante gli anni della dittatura, usando fondipubblici, e cresciuta sotto gli auspici del governo Menem, chiude i battenti nel 2000, adducendo la crisi del mercato come causa principale. Nel 2001 gli operaidecidono di occupare la fabbrica, riavviando la produzione, creando nuovi postidi lavoro e garantendo a tutti uno stesso salario. La loro esperienza diventeràemblematica per l’intero movimento operaio latinoamericano. InFaSinPat la macchina da presa di Incalcaterra dà voce agli operai, raccontando le diverse fasi della lotta, dando conto dell’approccio democratico alla gestione della fabbrica e testimoniando la nascita di una coscienza collettiva, concedendo a tutti la parola, senza protagonismi, con una scelta di stile che è innanzitutto una scelta politica.
a seguire Chapare diDaniele Incalcaterra (1990, 60′)
Bolivia, Centro di detenzione La Granja. Un folto gruppo digiovani schierati in fila intona un canto sulla vita da detenuto. Sono extossici costretti a lavorare per i grandi coltivatori di coca. Chapare parte da questo frammento di realtà per raccontare il legame perverso tra la gestione del territorio e la coltivazione della coca, che, foglia sacra destinata a un consumo tradizionale, è diventata il fulcro del narcotraffico. I protagonisti di questa storia sono trafficanti e politici corrotti, ma anche contadini ed ex minatori disoccupati, per i quali il lavoro nelle piantagioni costituisce l’unica possibilità di sopravvivenza, un argine contro un futuro di fame e miseria. L’affresco corale che ne risulta restituisce tutta la complessità delle relazioni tra Nord e Sudamerica.
ore 19.00 Incontro con Daniele Incalcaterra
ore 21.00 El Impenetrable di Daniele Incalcaterra (2012, 92′)