Home > Alfredo Baldi modera l’incontro dedicato ad Antonio Appierto
Alfredo Baldi modera l’incontro dedicato ad Antonio Appierto
12 Marzo 2013 - 12 Marzo 2013
ore 21.00
Il martirio (1984)
Regia: Alberto Taraglio; soggetto e sceneggiatura: A. Taraglio, Luca Benedetti; fotografia: Fabio Zamarion; scenografia: Michele Della Cioppa, Marta Maffucci; costumi: Luigi Bonanno; montaggio: Luca Benedetti; interpreti: Enrico Soci, Piero D’Onofrio, Francesca Giordani, Monica Rametta, Pierpaolo Trezzini, Antonio Appierto; origine: Italia; produzione: Csc; durata: 17′
Si tratta di un metafilm comico, caratteristiche entrambe infrequenti nei saggi del CSC. In uno studio televisivo vengono intervistati in diretta, con un tono a volte frivolo, a volte seriosamente imbarazzante, alcuni giovani cineasti. Un giovane che segue la trasmissione nel suo squallido appartamento prende una pistola, esce di casa, arriva nello studio e, sotto la minaccia dell’arma, fa trasmettere dai tecnici il suo film. È un film di diploma del Centro che il ragazzo, diplomatosi a pieni voti, ha realizzato sei anni prima, ma non è riuscito a far vedere ancora a nessuno, nonostante le grandi lodi ricevute. Assistiamo quindi alla proiezione, con un imprevedibile finale. Antonio Appierto, unico anziano tra i giovani in studio, è il produttore Achille Conocchia.
Ingresso gratuito
 
a seguire
Incontro moderato da Alfredo Baldi con parenti, amici, allievi e colleghi di Antonio Appierto
 
a seguire
Porte aperte (1990)
Regia: Gianni Amelio; soggetto: dal libro omonimo di Leonardo Sciascia; sceneggiatura: Gianni Amelio, Vincenzo Cerami, con la collaborazione di Alessandro Sermoneta; fotografia: Tonino Nardi; scenografia: Franco Velchi, Amedeo Fago; costumi: Gianna Gissi; musica: Franco Piersanti; montaggio: Simona Paggi; interpreti: Gian Maria Volonté, Ennio Fantastichini, Renato Carpentieri, Renzo Giovampietro, Tuccio Musumeci, Silverio Blasi; origine: Italia; produzione: Erre Produzioni, Istituto Luce, Urania Film, in collaborazione con Rai; durata: 112′
«L’inizio è folgorante. Tre delitti in sequenza, messi in scena con pudore eppure carichi di violenza come nella miglior lezione della “freddezza” hitchcokiana. Due delitti in cui il gesto omicida è coperto dal corpo dell’assassino, quindi uno stupro in campo lunghissimo. Amelio non mostra i cadaveri, non indugia sui corpi. Preferisce, appunto, “raffreddare”. E concentrare poi la narrazione sulla violenza densa e compatta, ma – per così dire – impalpabile, che permea di sé i meccanismi inquisitori e i procedimenti giudiziari. Perché Porte aperte è una lettura dostoevskiana del tema del delitto e del castigo e, insieme, un amaro omaggio al coraggio della ragione, contro ogni conformismo etico e mentale. Se la sua civilissima perorazione contro la pena di morte ha la forza persuasiva di certi capolavori del passato (Furia di Fritz Lang, ad esempio), è poi soprattutto la razionalità pessimista con cui mette in scena la mostruosità dell’obbedienza e del consenso di massa che avvince e sconvolge» (Canova). «Il tema del film è in realtà anche questo: come si può essere fuorilegge all’interno di un sistema che invece la legge dovrebbe non solo applicarla ma viverla, come si scavalca la legge scritta per appellarsi a un tipo di morale che va al di là e al di sopra del codice. C’è un attacco al montaggio anche “ingenuo” in questo senso: Volonté che ha tra le mani il libro di Dostoevskij e a stacco il Presidente della giuria che porge ai giurati il codice penale. La giustizia vera sta in Dostoevskij forse e non nel codice penale che si deve far rispettare» (Amelio).
Ingresso gratuito

 

 

Date di programmazione