In ricordo di Pasolini, incontro con Alfonso Berardinelli, Goffredo Fofi, Franco Grattarola. Modera Emiliano Morreale
02 Novembre 2015 - 02 Novembre 2015
ore 19.00 Incontro moderato da Emiliano Morreale con Alfonso Berardinelli, Goffredo Fofi, Franco Grattarola
a seguire Sopraluoghi in Palestina di Pier Paolo Pasolini (1964, 54′)
«Nel periodo che va dal 27 giugno all’11 luglio del 1963, in una pausa di lavorazione del film-inchiesta Comizi d’amore, Pasolini visita alcuni Luoghi Santi nelle terre di Galilea, Giordania e Siria: il lago di Tiberiade, il monte Tabor, Nazareth, Cafarnao, Baram, Gerusalemme, il Giordano, Bersabea, Betlemme, Damasco. È in compagnia di don Andrea Carraro e del dottor Lucio Settimio Caruso della Pro Civitate Christiana di Assisi, di Walter Cantatore dell’Arco film (la società di produzione di Alfredo Bini) e di un operatore alla macchina da presa, Aldo Pennelli. Alle riprese dei paesaggi e degli abitanti si alternano quelle in cui Pasolini espone in presa diretta le sue riflessioni, i suoi appunti di viaggio, oppure dialoga ora con don Andrea ora con i membri di un kibbutz. Da questo materiale di base prende forma Sopralluoghi in Palestina, dopo un montaggio frettoloso e un commento in over-sound di un Pasolini che parla a braccio. […] L’intento più immediato, più concreto del documentario è quello di verificare l’adattabilità di quei territori visitati alle esigenze di un film da farsi, Il Vangelo secondo Matteo appunto. Fin da prima di recarsi in Terrasanta, però, Pasolini è convinto dell’opportunità di ricreare l’ambientazione de Il Vangelo non nei suoi luoghi originari, bensì nell’Italia meridionale, “per analogia”. “L’avevo deciso – afferma il poeta-regista – già prima di andare in Palestina, cosa che ho fatto solo per mettermi in pace la coscienza”» (Loris Lepri).
ore 21.30 Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini (1965, 93′)
«Nel 1963 Pasolini girò un film-inchiesta sulla sessualità, percorrendo tutta la penisola, dalle grandi città alle campagne e chiedendo a passanti, contadini, operai, calciatori famosi, studenti, commercianti, a persone comuni appartenenti a diversi ceti sociali, che cosa ne pensassero dell’erotismo e dell’amore. Dalle risposte degli intervistati, soprattutto quelli di estrazione borghese, uscì un’immagine complessiva del nostro Paese ipocrita, costituita di frasi fatte e di luoghi comuni; le persone appartenenti a classi sociali meno abbienti fornirono risposte più spontanee. […] L’impressione che si trae oggi da questo film-inchiesta […] è quella di una grande, diffusa ignoranza anche in strati di popolazione più acculturata, di una profonda, generalizzata arretratezza e di un vero e proprio timore dell’italiano medio ad affrontare, senza assurde “vergogne” un qualsiasi confronto legato ad un tema quale quello della sessualità, che dovrebbe invece essere trattato con infinita naturalezza. Il film fa riflettere, infine, su quali siano stati nel nostro paese (all’epoca, ma ancor oggi, direi) i condizionamenti, le distorte sovrastrutture mentali, le paure instillate da un uso repressivo della religione fatto dalle istituzioni cattoliche. E anche sulle responsabilità di una classe politica che non ha dato impulsi di sorta a un rinnovamento profondo dei sistemi educativi» (Angela Molteni).