Incontro con Ignazio Gori, Arianna Ninchi, Marina Ninchi. Modera Italo Moscati
18 Gennaio 2018 - 18 Gennaio 2018
Nata ad Ancona nel 1914, si trasferisce piccolissima a Trieste, città alla quale rimarrà affezionatissima tutta la vita, per poi tornare, dopo il diploma superiore, nelle sue Marche ed essere assunta per un breve periodo come impiegata all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Volendo seguire le orme dei cugini Annibale e Carlo Ninchi, già molto operativi nel mondo del teatro e del cinema, e avendo già fatto piccole esperienze a teatro da piccola, Ave decide poco più che diciottenne di dedicarsi completamente alla recitazione, dando seguito alla dinastia artistica della famiglia Ninchi. Trasferitasi dunque a Roma nel 1935, frequenta, tra mille difficoltà economiche, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica grazie a una borsa di studio. Il talento di Ave non si fa attendere e la prima compagnia teatrale a scritturarla è la prestigiosa Betrone-Capodaglio-Carini. Sui palcoscenici Ave si fa le ossa, soprattutto con gli spettacoli di varietà, uno su tutti Hai fatto un affare, per la regia di Mario Mattòli, in scena al Salone Margherita nel 1944, al fianco di Aldo Fabrizi con il quale Ave interpreterà i migliori ruoli cinematografici della sua carriera. È dello stesso anno il suo debutto sul grande schermo, una scelta quasi spontanea, voluta dallo stesso Mattòli, grande scopritore di talenti e di caratteristi per il cinema pescati nel mondo del varietà. Il film in questione si intitola Circo equestre Za-Bum, nel cui cast spicca un funambolico Aldo Fabrizi. […] I ruoli al cinema iniziano a farsi sempre più frequenti e Ave sa imporre la sua stazza come l’emblema della donna popolana, buona, impicciona, scorbutica, che non molla la presa di fronte a mariti e uomini furbi prepotenti e pasticcioni. Il primo ruolo notevole glielo offre Luigi Zampa nel 1947, ne L’onorevole Angelina […]. È sempre Zampa che la richiama a ricoprire il ruolo di Corinna, moglie di Fabrizi in Vivere in pace, interpretazione che le vale il Nastro d’Argento nel 1947, l’unico della carriera, una carriera che avrebbe meritato molti più riconoscimenti personali. La fusione con Fabrizi arriva al suo culmine grazie ad un altro film impegnato, Emigrantes, diretto dallo stesso Fabrizi […]. Nel 1950 esordisce con Totò in Totò cerca moglie di Carlo Ludovico Bragaglia, cimentandosi con l’esuberante comicità del Principe, esperimento ben riuscito che la porterà a girare altri film con lui […]. Nel 1951, in una delle commedie-capolavoro di Steno e Monicelli [Guardie e ladri, n.d.r.], è ancora una volta nel ruolo della moglie di Aldo Fabrizi, saggia massaia, una donnona di casa sempre pronta a mettere una pezza ai guai del marito pasticcione. Un personaggio che funziona talmente tanto da essere riproposto più volte, nei due divertentissimi episodi de La famiglia Passaguaiper la regia di Fabrizi – girati nel ’51 e nel ’52 – e nei due altrettanto divertenti de I prepotenti – il primo di Mario Amendola nel 1958 e il secondo di Mattòli l’anno seguente. […] Nel 1960 partecipa alla riduzione cinematografica dello spettacolo teatrale Un mandarino per Teo, per la regia di Mario Mattòli, un grande successo, ripetuto in due altre versioni, televisiva e teatrale, sotto la firma del duo Garinei-Giovannini, rispettivamente al fianco di Walter Chiari e Gino Bramieri.
In tutto il decennio dei Sessanta Ave viene “confinata” in film commerciali, in ruoli spesso simpatici o grotteschi, come negli episodi girati da Marino Girolami inseriti ne Le motorizzate, Le tardone – questo però molto gustoso – al fianco di Franco e Ciccio e ne Gli italiani e le donne, ancora una volta al fianco di Aldo Fabrizi.
La passione culinaria di Ave si manifesta al cinema per la prima volta grazie al ruolo della cuoca Cesira nei due musicarelli con Gianni Morandi, all’apice del successo, In ginocchio da te e Non son degno di te entrambi del 1964 diretti da Ettore Maria Fizzarotti. Un ruolo quasi autobiografico, vista la sua passione che sfocerà negli anni successivi nella divulgazione, televisiva e letteraria, dell’arte culinaria. […] Ave Ninchi si spegne nella sua Trieste il 10 Novembre del 1997.
ore 17.30 Domenica d’agosto di Luciano Emmer (1950, 80′)
«Ad Ostia, in una calda domenica d’agosto, nascono e muoiono piccole e grandi storie, intimi drammi. Due giovani giocano a mentirsi (si fingono ricchi) per poi alla fine accettarsi per quello che sono. Un giovane disoccupato, la cui ragazza è andata al mare con un altro, partecipa a una rapina ed è arrestato. Un uomo e una donna, non più giovani, si liberano dei rispettivi figli e passano insieme la giornata…» (Chiti-Poppi).«Domenica d’agosto, pur così difettosa, è pellicola girata anche per un’altra ragione: la spontaneità. Il gran difetto di tanti film intellettuali è infatti la noia, della quale in cotesto film non v’è traccia» (Bianchi). Con Marcello Mastroianni, Ave Ninchi, Massimo Serato, Vera Carmi, Franco Interlenghi, Elvy Lissiak.
ore 19.00 La famiglia Passaguai di Aldo Fabrizi (1951, 96′)
Le indimenticabili (dis)avventure della famiglia Passaguai in una domenica d’estate al mare. «Scatenata commedia di costume e degli equivoci dove Fabrizi […] ironizza sui comportamenti di una piccola borghesia che si confronta a fatica con i primi segni del benessere. Utilizzando l’esilissima trama come un vero e proprio canovaccio su cui innestare invenzioni e trovate, Fabrizi fonde gli elementi caratteristici della sua comicità (il tipo romano pacioso e un po’ tonto, bistrattato da tutti, a cominciare dall’ingombrantissima moglie) in una struttura che alterna elementi addirittura slapstick […] a situazioni più tradizionali, derivate dall’avanspettacolo o dal teatro boulevardier, ottenendo effetti comici spesso irresistibili» (Mereghetti). Con Ave Ninchi, Giovanna Ralli, Giancarlo Zarfati, Peppino De Filippo, Carlo Delle Piane.
ore 20.45 Incontro moderato da Italo Moscati con Ignazio Gori, Arianna Ninchi, Marina Ninchi
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Ignazio Gori, Peccati di gola. Insolito tributo ad Ave Ninchi (Ponte Sisto, 2017).
a seguire I pompieri di Viggiù di Mario Mattoli (1949, 85′)
«Un gruppo di vigili del fuoco dislocati a Viggiù è perennemente inoperoso… per mancanza d’incendi. La figlia del loro capo fugge dal collegio per intraprendere la carriera di attrice del varietà. Allora i pompieri, in mancanza d’altro, si recano in città per dissuadere la fanciulla» (Chiti-Poppi). «Il film, diciamolo pure, ha qualche cosa di umano. E proprio in questo sta la sua forza» (Flaiano). Con Carlo Campanini, Silvana Pampanini, Ave Ninchi, Carlo Croccolo, Dante Maggio. E Marina Ninchi da piccola…