La paura cammina con i tacchi alti
11 Aprile 2017 - 13 Aprile 2017
Un libro che racconta dall’interno la storia non solo di un genere cinematografico (il thriller italiano), ma anche l’evolversi di una società. Stefano Iachetti, che aveva già indagato l’anima di Asia Argento con il bel volume Asia Argento. La strega rossa, retrocede nel passato più remoto del cinema italiano e, come un detective galante con impermeabile e guanti neri, lascia parlare soprattutto le protagoniste di un certo cinema italiano. Ne esce fuori un ritratto toccante, commovente, dove alle domande delicate e nostalgiche di un passato di volti, corpi e voci, che non ha avuto eredi, si contrappongono parole sempre gentili di donne, prima ancora che dive, che hanno vinto, perso, lottato, in una parola vissuto. Come scrive giustamente Stefano Iachetti nell’introduzione al suo volume La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta: «Fu l’avvento del genere thriller a imporre la presenza di attrici dalla bellezza assoluta, vittime o carnefici, in storie molto spesso ubicate in città estere e ambientate in contesti alto borghesi. La narrazione alternava intrecci morbosi tra lui, lei e l’altra/o, ovvero ricerche spasmodiche di eredità o di premi assicurativi in caso di morte (procurata). Le protagoniste dei film thriller (successivamente anche delle commedie), così come le eroine dei fumetti erotici, pur esposte senza veli e destinate soprattutto al piacere maschile, in realtà si muovevano in contesti narrativi dove l’uomo veniva ridicolizzato». Oltre alle attrici intervistate (Dominique Boschero, Ida Galli, Erika Blanc, Rosalba Neri, Erna Schurer, Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Dagmar Lassander, Femi Benussi, Nieves Navarro, Rita Calderoni, Orchidea De Santis, Gabriella Giorgelli, Daniela Giordano, Martine Brochard, Dalila Di Lazzaro, Barbara Magnolfi), ci sono le preziose testimonianze di Eugenio Alabiso, Stelvio Cipriani, Ernesto Gastaldi, George Hilton, Angelo Iacono, Silvio Laurenzi, Umberto Lenzi, Sergio Martino e Malisa Longo.
martedì 11
ore 18.00 Alla ricerca del piacere di Silvio Amadio (1972, 98′)
Tra i più oscuri thriller italiani degli anni Settanta, quello di Amadio è anche uno dei migliori e più personali esemplari del decennio, sospeso tra le atmosfere decadenti e lagunari (il film si svolge a Venezia) di un giallo formalmente impeccabile e certe baluginanti aperture antinarrative dal sapore squisitamente sleazy, che mischiano morbosità, erotismo e musiche ipnotiche di Teo Usuelli. Conosciuto anche con gli aka di Il passo dell’assassino e Replica di un delitto, il film di Amadio gioca con disinvoltura sui materiali saffici affidati al trio di starlette Bouchet-Neri-Viotti, e sulla solidità rassicurante dei volti di Farley Granger e Umberto Raho. Edwige Fenech, che all’epoca transitava spesso nei thriller del periodo, avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Rosalba Neri, quello della dissoluta e provocante compagna di Granger, ma dovette rinunciare perché rimasta incinta. «Forse mi piaceva anche farlo, non che mi senta così, però riuscivo a dare qualche sfumatura, una nota di veridicità, essere attori vuol dire anche questo. Soprattutto il film Alla ricerca del piacere […] con Barbara (Bouchet), in primavera eravamo a Venezia, splendida, con l’attore (Farley Granger) che fece Senso di Luchino Visconti (1954), ancora all’epoca abbastanza noto, anche una certa comodità di tempi» (Rosalba Neri).
ore 20.00 Il tuo dolce corpo da uccidere di Alfonso Brescia (1970, 93′)
Tormentato da una moglie crudele e nevrotica, un uomo convince l’amante della donna ad assassinarla. Ma i piani non vengono rispettati dall’amante e… Alfonso Brescia «era un omone dolcissimo, educato, rispettoso, sensibile e attento. Un professionista di tutto rispetto. I produttori si fidavano molto di lui. Sapevano che non usciva mai dal budget. […] Ecco, lui mi ha dato una possibilità di interpretare un ruolo senza che dovessi mostrare niente di più che la mia faccia. Ero molto giovane ed ero molto attratta dai viaggi e girare il film in Marocco tra Tangeri e Rabat lo colloco tra una delle più belle esperienze della mia carriera. Avevo come guida turistica Giorgio Ardisson che quei luoghi conosceva bene per aver girato più film» (Orchidea De Santis).
mercoledì 12
ore 17.00 Sette orchidee macchiate di rosso di Umberto Lenzi (1972, 93′)
Due giovani donne vengono uccise brutalmente da un noto assassino, che lascia come firma una mezzaluna d’argento. Una terza donna, Giulia, in viaggio di nozze con il marito Mario, sfugge miracolosamente a un’aggressione che si presume messa in atto dallo stesso individuo. «A proposito del film di Lenzi, in quell’epoca abitavo in via Belloni, a Vigna Clara (nda a Roma) e il film lo girammo al Lungotevere di Ponte Milvio, che non era così ripulito, era pieno di canne. Mi hanno sporcata moltissimo di sangue e dopo quella scena avrei dovuto girarne un’altra ed essere pulita. Allora dissi, vado a casa a fare una doccia. Il portiere appena mi ha vista, si è messo a piangere, pensava ad un incidente […]. Bravo regista, Umberto Lenzi, bravo nelle azioni e bravo a saper dirigere gli attori» (Gabriella Giorgielli).
ore 19.00 Gatti rossi in un labirinto di vetro di Umberto Lenzi (1975, 92′)
Un gruppo di americani in gita a Barcellona si trova improvvisamente coinvolto in una serie di efferati delitti in cui un ignoto assassino uccide a coltellate giovani donne cui strappa poi l’occhio sinistro. «Eravamo a Barcellona, quando abbiamo girato il film. Era molto bello. Ero molto magra, avevo dei problemi, stavo divorziando. Lui mi spiega la parte, dovevo avere un occhio che non funzionava. Ho cominciato a lavorare, se ho due occhi ti guardo dritto, invece ti devo guardare così (nda e mima) se ho un occhio solo. Ho lavorato pensando per tutto il film a questa cosa. Lo spettatore non se ne accorge. È vero che è diverso, non posso guardare te diritto, non è possibile. L’ultima scena è venuto l’ottico e mi hanno incollato questa protesi quindi non vedevo proprio. Ho lavorato così tutto il giorno, al trucco, in scena. La sera, al termine delle riprese, mi è stata tolta la protesi e non riuscivo più a stare in equilibrio. È stata una cosa incredibile. Se hai un occhio non sei normale, cambia tutto. Questa mancanza dell’occhio è stata un’esperienza incredibile, è stata faticosa ma sono stata molto contenta. Con Lenzi è andata tutto liscio, quando i registi sono rudi, vado da loro e: “Calma!”» (Martine Brochard).
ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Martine Brochard, Rita Calderoni, Ida Galli, Gabriella Giorgelli, George Hilton, Stefano Iachetti, Dagmar Lassander, Silvio Laurenzi, Malisa Longo
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Stefano Iachetti La paura cammina con i tacchi alti. Il giallo all’italiana raccontato dalle protagoniste e dai protagonisti del cinema degli anni Settanta (Edizioni Il Foglio, 2017)
a seguire Giochi erotici di una famiglia perbene di Francesco Degli Espinosa(1975, 82′)
Il professor Rossi (Donald O’Brien) è un convinto moralista e quando scopre la moglie (Malisa Longo) in un atteggiamento intimo, è talmente sconvolto da ucciderla. In seguito intreccia una relazione con Eva (Erika Blanc), una prostituta, e con Barbara (Maria D’Incoronato), la nipote. Ma Elisa, la moglie, non è realmente morta e… Delirio giallo-complottista ideato da Renato Polselli (soggetto e sceneggiatura) con un cast femminile strepitoso.
giovedì 13
ore 17.00 Morte sospetta di una minorenne di Sergio Martino (1975, 101′)
Milano è sconvolta dal ripetersi di numerosi crimini, tra i quali primeggia la scomparsa delle minorenni. Il commissario Paolo Germi (Claudio Cassinelli), tutt’altro che fiducioso rispetto ai metodi tradizionali della polizia, per indagare sull’assassinio di una certa Marisa e poi di Floriana e infine di Gloria si finge a sua volta piccolo scippatore e assume quale aiutante il ladruncolo, Giannino (Adolfo Caruso). Curioso pastiche di generi (poliziesco, thriller, commedia), Morte sospetta di una minorenne è tra i thriller preferiti del regista. «L’incontro con Sergio Martino avvenne con l’aiuto di un mio caro amico, Roberto Posse, anche lui nel film e della mia agenzia con cui ero sotto contratto da poco. Roberto, che frequentavo molto spesso all’epoca, mi disse che stava per fare un film con Sergio Martino e credo che gli parlò di me. Comunque sia incontrai Sergio e mi prese per Morte sospetta…, il mio primo ruolo ufficiale. Mi ricordo che ero al settimo cielo, girammo a Milano ed ero super eccitata il primo giorno per le strade milanesi, ma Sergio, devo dire un grande regista e un gentiluomo, mi fece sentire subito a mio agio» (Barbara Magnolfi).
ore 19.00 La morte cammina con i tacchi alti di Luciano Ercoli (1971, 115′)
«Trionfo di Nieves Navarro. Giallone alla Ercoli, il marito della Navarro, con il solito assassino che tormenta la bella ragazza indifesa, in questo caso spogliarellista. Vuole dei diamanti che erano in possesso del padre di lei. Chi sarà il maniaco? Oggi fa un po’ ridere, ma all’epoca piaceva» (Giusti). «È stata un’epoca molto bella, è stato l’ultimo momento della mia carriera, diciamo carriera, insomma, che è stato bello. Era bello perché eravamo le stesse persone, c’era Simon Andreu, l’operatore lo stesso, la troupe era quasi sempre la stessa, eravamo quasi una famiglia, conoscevamo tutti i “cavoli” degli altri. È stato piacevole. L’unico ricordo molto brutto: Frank Wolff. Lui si suicidò pochi giorni prima che uscisse il film […]. Era l’unico della troupe triste, era una persona che non amava più la vita, si comportava molto bene sul set, era molto bravo, educato con tutti» (Nieves Navarro).
ore 21.00 Nude per l’assassino di Andrea Bianchi (1975, 98′)
Attorno allo studio fotografico milanese Albatros si è scatenata una follia omicida. Ne sono vittime successive un medico, una aspirante fotomodella, la padrona dello studio e suo marito. Mentre la polizia si accontenta di trasferire cadaveri all’obitorio, il capofotografo, coadiuvato da una fotomodella sua amichetta, cerca di fare luce riprendendo l’assassino a raggi infrarossi. «Nude per l’assassino con Nino Castelnuovo, un film corale, con Solvi (nda: Stubing), la Fenech, la Koscina» (Femi Benussi). Last but not least: Erna Schurer.