“Oggi, 11 marzo, per la serie ART/TREVI, Invernomuto: Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, artisti e filmaker uniti da una sperimentazione che, dal 2003, abbraccia scultura, installazione, suono, immagini in movimento ed editoria”
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«Invernomuto ovvero Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi sono due artisti e filmaker uniti da una sperimentazione continua che, dal 2003, abbraccia scultura, installazione, suono, immagini in movimento e persino editoria . La "loro Africa" inizia a Vernasca, paese al confine tra Lombardia e Emilia, dove sono nati e dove ancora aleggiano i racconti di un soldato che, sfuggito alla guerra etiope, si rifugiò tra quelle case e fu trattato come eroe. Venne infine ricordato con festa popolare e sacrificio in piazza innalzando un fantoccio che incarnava l'ultimo Negus. Negus appunto è il nome di un loro progetto che dal 2013 si delinea in tante diverse forme: mostre, installazioni, percorsi sonori e visivi. L'ultima è un lungometraggio, ancora in lavorazione, di cui presentiamo in anteprima alcune sequenze. Negus, nel suo progetto d'insieme, è dunque il ponte che lega il "white cube" del museo e della galleria al buio della sala cinematografica. Ma Negus è anche l'esito di una ricerca sull'iconografia del colonialismo e sul mito della "négresse", che per la generazione di Simone & Simone non è dominato dalla scultura africana di memoria cubista o dalla "naiveté" di certe avanguardie storiche. È il cinema soprattutto a fornire materia per la reinvenzione di un linguaggio dell'arte che la conduce sulle sponde del documentario d'autore, del mondo-movie fino ai film di propaganda d'epoca fascista. Nella sempre più sfumata frontiera arte/cinema, su cui si incammina la nostra rassegna, diventa fondamentale la testimonianza di Invernomuto e delle loro filmiche indagini sulla memoria collettiva e sugli archetipi che la storia recente ha scolpito sui nostri schermi» (Mammì).
Rassegna a cura di Alessandra Mammì
ore 16.00 Africa addio di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi (1966, 138')
«Ma è con Africa addio (1966) che il cinema di Jacopetti tracima dalla dimensione artistica per imporsi all'attenzione della stampa internazionale. […] Nell'intento di raccontare le travagliate ore dell'Africa postcoloniale all'indomani del processo di decolonizzazione compiutosi alla metà degli anni Sessanta, la pellicola ritrae un mondo tribale soggiogato dalla violenza. […] La tesi dichiarata dagli autori è che l'Africa non sia ancora pronta a godere dell'indipendenza; lasciato a sé stesso nei giorni del trapasso di potere dalle autorità colonialiste a quelle locali, il continente nero, come dimostra il reportage, sprofonderebbe in una spirale di odio e violenza senza fine» (Loparco).
ore 18.30 Lo squadrone bianco di Augusto Genina (1936, 98')
Una delusione d'amore spinge il tenente di cavalleria Mario Ludovici (Antonio Centa) in Libia. Deve allontanarsi dal suo paese per dimenticare Cristina (Fulvia Lanzi). Con il suo squadrone, guidato dall'intrepido capitano Santelia (Fosco Giachetti), si spingerà tra le insidie del deserto per inseguire una banda di ribelli... «Il dramma del giovane tenente, dapprima sperduto, sbandato, e poi ritrovatosi in un fervore di sacrificio e di riscatto, questo dramma è proposto molto semplicemente, e poi condotto e risolto con elementi apparentemente inavvertibili. Queste figure sono scabre, perché forti, asciutte perché antiretoriche, e la marcia nel deserto è ritmata dalla fatica e dalla sete prima ancora che dalla minaccia dei predoni» (Gromo). «Gli interpreti sono bravissimi. Fosco Giachetti è una magnifica rivelazione nell'energica, sobria, scolpita figura del capitano; come è una rivelazione il giovane Centa in quella del tenente: egli rende nella seconda parte la crisi del personaggio con una sincerità e una semplicità esemplari» (Sacchi).
ore 20.30 Incontro moderato da Alessandra Mammì con Invernomuto e Roberto Silvestri
Nel corso dell'incontro verranno proiettati alcune sequenze del film Negus.
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