Home > “La Biblioteca “Luigi Chiarini” della Scuola Nazionale di Cinema è lieta di comunicare che il Fondo Carlo Lizzani è catalogato e liberamente consultabile”
“La Biblioteca “Luigi Chiarini” della Scuola Nazionale di Cinema è lieta di comunicare che il Fondo Carlo Lizzani è catalogato e liberamente consultabile”
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Il Fondo Carlo Lizzani, grazie alla generosa donazione dei figli Flaminia e Francesco nel 2015, è stato interamente catalogato ed è liberamente consultabile. Comprende oltre settecento volumi provenienti dalla biblioteca personale dell'insigne regista e studioso, ottantotto sceneggiature, dieci pressbook, quattro testate di periodici, dieci tesi di laurea, di cui otto a lui dedicate. La parte più prettamente archivistica riguarda la corrispondenza prodotta e ricevuta, la direzione alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, i film, i progetti non realizzati, i progetti editoriali, la laurea honoris causa, gli interventi e le partecipazioni presso istituti culturali, festival e convegni. Di notevole interesse è la serie della corrispondenza contenente le minute di Lizzani e le lettere con personaggidi grande rilievo come: Rudolf Arnheim, Luciano Bianciardi, Alessandro Blasetti, Italo Calvino, Federico Fellini, Glauco Pellegrini, Vasco Pratolini, Leonardo Sciascia, Cesare Zavattini. Inoltre è presente un elenco di consistenza dei documenti ceduti all'Indiana University di Bloomington e conservati presso la locale The Lilly Library che permette agli studiosi - mettendolo in relazione con i documenti donati al CSC - di ricostruire l'archivio Lizzani nella sua totalità.

Carlo Lizzani (Roma 1922-2013) è uno dei grandi maestri del cinema italiano, una figura poliedrica che ha ricoperto ruoli differenti nei vari campi della cultura: regista, critico cinematografico, saggista, studioso, storico, attore, sceneggiatore, produttore, militante politico, sceneggiatore, docente. Attraverso i suoi film ha raccontato la storia e interpretato con lettura critica le vicende e i costumi del nostro Novecento. Alla sua direzione si deve la rinascita della Mostra del cinema di Venezia, aprendola a «un nuovo terreno di lotta per forze democratiche e culturali più avanzate» (Umberto Rossi, Venezia una mostra nel mezzo del guado, «Cinema 60», luglio-ottobre 1979). Sulle pagine di «Cinema», rivista che getta le basi del movimento neorealista, consolida il suo percorso di critico e saggista, attività che prosegue su varie testate tra cui «Cinema nuovo». Ha esordito nel cinema come sceneggiatore, attore e aiuto regista di alcuni grandi del nostro cinema, da Giuseppe De Santis a Roberto Rossellini, passando poi al documentario, si ricorda in particolare Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato (1949), dischiudendo la strada a un genere che era stata fino allora ignorato. I suoi primi lungometraggi sono Achtung! Banditi! (1951), per il quale riceve il premio per la migliore regia al Festival di Karloy Vary e Cronache di poveri amanti (1954) che ottiene il premio della giuria al Festival di Cannes e il Nastro d'argento. Tra i suoi film più importanti si segnalano: Il gobbo (1960),  Il processo di Verona (1963), Svegliati e uccidi (1966), Banditi a Milano (1968), Crazy Joe (1974), Mussolini ultimo atto (1974), Storie di vita e malavita (1975), San Babila ore 20: un delitto inutile (1976), Fontamara (1977), Mamma Ebe (1985), Caro Gorbaciov (1988), Cattiva (1991), Celluloide (1995), Hotel Meina (2007). E' stato nel tempo: direttore della Mostra del cinema di Venezia (1979-1982); docente di regia e sceneggiatura al Centro sperimentale di cinematografia (1976-78 e 1988-89); presidente dell'Associazione nazionale autori cinematografici a Roma (1994-2002); presidente del Comitato scientifico del Museo nazionale del cinema di Torino (2000-02). Ha pubblicato, tra gli altri libri, "Il cinema italiano" (Firenze, 1953), "Attraverso il Novecento" (Roma, 1998) e l'autobiografia "Il mio lungo viaggio nel secolo breve" (Torino, 2007). E' autore di notevoli filmati biografici per la Rai Trade: Luchino Visconti (1999), Roberto Rossellini (2000), Cesare Zavattini (2003), Giuseppe De Vittorio e Giuseppe De Santis (2008).Ha ricevuto la laurea honoris causa all'Università degli studi di Torino (2002) e alla Lumsa (2009); è stato insignito del titolo di cavaliere di Gran croce dell'ordine al merito della Repubblica italiana (2002) e nel 2007 ha ottenuto il premio David Donatello alla carriera.

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