Salutato al suo debutto, nel 1983 alla Mostra di Venezia, da non poche polemiche (ma difeso da un battagliero Marco Ferreri, che molto si spese anche per la sua distribuzione in sala), Amore tossico racconta le giornate e la disperazione di alcuni giovani eroinomani, tra Ostia e la periferia romana.
Primo lungometraggio di un autore costretto a lunghi anni di silenzio prima di poter realizzare soltanto altri due film (L’odore della notte, 1998, e il postumo Non essere cattivo, 2015), il film è insieme uno dei film-simbolo del cinema italiano degli anni ’80, una testimonianza in tempo reale di un fenomeno raccontato in tutta la sua crudezza, e un’opera “di culto” per più di una generazione, tra dialoghi mandati a memoria (“ma come, dovemo svorta’ e te piji er gelato“) e scrupolo documentaristico (complice l’apporto del consulente scientifico, e co-sceneggiatore, Guido Blumir), accensioni liriche e scene che a distanza di quarant’anni continuano a far male.
Il restauro di Amore tossico è stato realizzato dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale. Il negativo originale 16mm è stato messo a disposizione da Surf Film. Per il sonoro è stata utilizzata la colonna magnetica conservata presso la Cineteca Nazionale. Tutte le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.